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«LA RUSSIA E LA NATO»
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In Serbia ricordano le vittime della Nato
A 11 anni di distanza in Serbia vengono ricordate le vittime dei bombardamenti Nato. Provocarono più di 2500 morti fra la popolazione civile e constrinsero più di 200 mila serbi e rappresentanti di altre etnie, non albanesi, ad abbandonare il territorio del Kosovo. L’operazione atlantica fu avviata senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Per ricordare i difensori della Serbia e del Montenegro il Patriarca della Serbia Irenej ufficierà la messa a suffraggio.

On Wednesday, Serbia pays tribute to victims of the NATO bombing of the former Yugoslavia in 1999, when more than 2,500 civilians died and about 200,000 more were displaced as the result of the alliance’s air strikes. The bombing became NATO’s largest-ever military operation on the territory of Serbia and Montenegro since the end of World War Two, experts say, pointing to the fact that the bombing was staged without being okayed by the US Security Council. Commemoration events are due to be held all across Serbia, including the capital Belgrade, later in the day, with the Serbian Orthodox Patriarch Irinej set to lead memorial service at the Belgrade St.Marcus Cathedral.



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Zarevich
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Gli aerei che andavano ad uccidere la popolazione civile serba partivano dalle basi NATO italiane.
Noi siamo stati complici di questo atto criminale e abbiamo le mani sporche di sangue di persone che non avevano nessuna colpa, se non quella di avere un governo che gli alleati atlantici volevano eliminare.
Eliminare con la menzogna e con le solite bugie, poi con la violenza assassina.
Che Dio protegga la Serbia dalla NATO!
  



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Esattamente 11 anni fa la Nato, ignorando il Consiglio di Sicurezza, inizio’ i bombardamenti sulla Jugoslavia. Fu quella nei Balcani la piu’ grande operazione militare dopo la Seconda Guerra mondiale.

Ricoridamo alcune cifre. Durarono piu’ di due mesi, dal 24 marzo all’8 giugno del 1999. Ai bombardamenti parteciparano piu’ di mille aerei che sganciarono bombe per 80 mila tonnellate di esplosivo. Secondo i dati forniti dalla Serbia, in questo periodo morirono 2500 civili,furono distrutte centinaia di case, ospedali, edifici amministrativi, monumenti di storia e di architettura.

E tutto cio’ perche’ Belgrado si rifiuto’di trattare con i separatisti albanesi del Kosovo e perche’ le autorita’ serbe avrebbero avviato la pulizia etnica nella regione. Queste le accuse ufficiali che il politologo Pavel Kandel ritiene del tutto infondate:

Sono pretesti di carattere esclusivamente formale, in quanto – primo – i negoziati fallirono proprio per colpa degli alleati occidentali con la loro proposta chiaramente inaccettabile. Secondo, con i bombardamenti l’Alleanza non riusci’ a ridurre il flusso dei profughi dal Kosovo provocato dagli scontri con i separatisti albanesi. Per cui questo argomento sembra falso. Lo scopo reale fu destabilizzare il regime di Miloscevic, ritenuto scomodo in alcune capitali europee. Il che alla fine dei conti e’ stato fatto.

L’esistenza della Jugoslavia non coincideva con gli interessi della Nato in quanto ostacolava l’avanzata ad est. Mettendo sotto controllo i Balcani gli USA e i loro partner puntavano a spostare sempre piu’ a est i loro siti strategici, al fine di essere piu’ vicino alle reti di trasporto che vanno dal Mar Caspio.

Oggi nel Kosovo si trova la piu’ grande base militare in Europa, conosciuta con il nome di Bond-Steal. Un simbolo della nuova configurazione della presenza degli USA nel continente dopo la fine della guerra fredda.

On March 24, 1999, Nato bombers started dropping their deadly cargo on the territory of the Federal Republic of Yugoslavia in a military aggression that was unleashed in violation of all the international norms, including the UN Charter and a sheaf of UN peaceful resolutions. The 78-day military operation claimed the lives of thousands of people with thousands more wounded and displaced.

The Nato operation in the Balkans once again reflected the United States’ and its staunch allies’ favorite tactics to refer to the use of force while resolving an array of sensitive international problems, believes Dmitry Rogozin, Russia’s permanent envoy to Nato. By unilaterally unleashing the Balkans aggression, Nato demonstrated that it plays down the global community’s push for promoting collective security, Rogozin laments.

Flexing its military muscles in the Balkans in 1999, the alliance openly signaled its determination to start competing with the UN in terms of defense capabilities, Rogosin contends. By doing so, Nato , in fact, made clear that it was ready and willing to go ahead with its aggressive intentions, he concludes.

Nato started its military operation against Yugoslavia under a plausible pretext of preventing a humanitarian catastrophe in the province of Kosovo, where ethnic Albanians were allegedly oppressed by the predominantly Serb population. Many analysts insist that protecting rights of Kosovo Albanians was just a cover for implementing Nato plans to take control of the strategic Balkans region at the time. For that to happen, the former Yugoslavia was to be disintegrated by all means – a task that Nato successfully fulfilled.

Some experts draw a parallel between Nato bombings of Yugoslavia and the war in Iraq. They say that the success of its military campaign in the Balkans in 1999 prompted the alliance to not think twice before beginning the US-led operation against Iraq in 2003. This is why the Russian Foreign Ministry’s Andrei Nesterenko urged the review of the 1999 tragic events in light of the current world developments. The world nations must refrain from the use of force and any form of diktat if they are to maintain international security, Nesterenko, in particular, said.



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Al summit Nato-Russia del 20 novembre, le relazioni tra le due parti sono arrivate a un punto di svolta oltre il quale l'idea di un ingresso della Russia tra i paesi dell'Alleanza non sembra più così fantasiosa. Nel concetto strategico approvato dalla Nato è scritto chiaramente che il blocco Nato non rappresenta una minaccia per la Federazione russa ed è anzi propenso a instaurare rapporti di collaborazione strategica con la parte russa. Il presidente Dmitri Medvedev ha poi avanzato una proposta clamorosa. Ha infatti suggerito alla Nato di creare un sistema antimissile tale per cui la Russia proteggerà l'Europa da eventuali minacce missilistiche in cambio di una difesa analoga da parte dell'Europa. Se questo progetto dovesse essere realizzato diventerebbe il primo caso nella storia di integrazione tra i sistemi militari di Paesi che in passato erano nemici.

Mosca e l'Alleanza Nord-atlantica (Nato), nemiche nel secolo scorso e spesso in conflitto anche negli ultimi anni, il 20 novembre sono arrivate a una riconciliazione senza precedenti. Non si tratta solo del fatto che il summit Nato-Russia di Lisbona si è concluso con la sottoscrizione di accordi che qualche tempo fa era addirittura impossibile immaginare. L'accordo sul transito attraverso la Russia di carichi della Nato (non letali) provenienti dall'Afghanistan che, come deciso a Lisbona, è entrato in vigore già dal 1° dicembre, così come la decisione di ampliare l'addestramento dei quadri per la lotta al narcotraffico proveniente sempre dall'Afghanistan, dai Paesi dell'Asia Centrale e dal Pakistan, sono di natura soprattutto tecnica rispetto agli altri accordi raggiunti.
I Paesi della Nato, inoltre, hanno finalmente deliberato sulla creazione di un fondo di trust per il cosiddetto “pacchetto elicotteri” (relativo all'acquisto da parte dell'Alleanza di elicotteri russi Mi-17 per l'equipaggiamento militare di Kabul). Il fondo servirà anche a finanziare la creazione di una base per la riparazione degli apparecchi, un centro per l'addestramento dei piloti afghani, forniture di carburante e armamenti. Le dimensioni del fondo verranno definite dopo che i Paesi membri della Nato avranno versato le rispettive quote.

Ma sono stati i risultati politici dell'incontro a superare davvero ogni aspettativa, come hanno riconosciuto i diplomatici sia russi che occidentali. Prima di tutto, il nuovo concetto strategico Nato approvato in Portogallo, contiene la dichiarazione che l'Organizzazione del Trattato “non rappresenta una minaccia per la Russia” e desidera anzi raggiungere un livello di “vera collaborazione strategica” con Mosca. In secondo luogo, nel documento politico chiave del summit, la “Rassegna congiunta delle sfide di sicurezza comuni del XXI secolo” sottoscritto dai leader dell'alleanza e dal presidente russo Dmitri Medvedev, viene riconosciuta la coincidenza delle posizioni dei due blocchi su tutte le minacce da essa indicate. Sia Mosca che la Nato infatti considerano come tali il terrorismo, la situazione in Afghanistan, la pirateria, la difesa delle infrastrutture di importanza vitale e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa, tra cui le tecnologie missilistiche. Le parti hanno fissato posizioni particolari soltanto riguardo alle minacce missilistiche sulle quali ancora non si sono accordati. Ma anche questa conclusione è considerata un successo dalla delegazione russa. “Abbiamo deciso che, se ci sono delle differenze di valutazione, generate da paure di diverso tipo, è meglio non mascherarle, ma, al contrario, indicarle onestamente”, ha dichiarato ai microfoni del Kommersant l'ambasciatore speciale della Federazione russa presso la Nato, Dmitri Rogozin.

La proposta russa di creare insieme alla Nato un sistema antimissilistico cosiddetto settoriale, ha comunque avuto grande risonanza. Prima dell'incontro portoghese, sulla stampa non era trapelata neanche una parola. E anche alla conferenza stampa sui risultati dell'incontro, Dmitri Medvedev ha accennato alla proposta in modo decisamente asciutto, senza rivelarne appieno il contenuto. Tuttavia, è proprio questa idea che, se dovesse essere realizzata, potrebbe diventare il primo progetto di vera integrazione tra la Federazione russa e l'Alleanza. In particolare, secondo le nostre informazioni, il progetto prevede che Russia e Nato definiscano un unico perimetro di sicurezza con impianti di difesa contraerea e antimissile orientati verso l'esterno. Secondo gli interlocutori del Kommersant facenti parte della delegazione russa, durante un incontro a porte chiuse con i leader dei Paesi membri della Nato, Medvedev ha annunciatola disponibilità della Russia a coprire il proprio settore, garantendo così la sicurezza ai Paesi europei da eventuali minacce provenienti dalla sua direzione.

“Il piano d'azione avanzato da Medvedev si può riassumere così: Mosca è pronta ad abbattere qualsiasi pezzo di metallo che dovesse volare in direzione dell'Europa attraverso il territorio russo o il nostro settore di responsabilità. Cioè, letteralmente, è pronta a difendere tutti i Paesi che si trovano a occidente della Russia, - ha spiegato ai microfoni del Kommersant l'alto funzionario diplomatico russo -. Allo stesso modo la Nato deve assumersi obblighi analoghi per quanto riguarda il suo settore o quelli che devono essere coperti dai singoli Paesi membri: se a qualcuno dovesse venire in mente di colpirci attraverso il perimetro di competenza della Nato, tutto ciò che vola dovrà essere abbattuto dagli americani o dagli altri membri della Nato. Si attiverebbe così una copertura reciproca, in virtù della quale i raggi d'azione dei nostri intercettori di missili e di quelli della Nato possono incrociarsi e anche scavalcare i limiti dei confini nazionali”.

L'attualità di questa proposta, secondo la dirigenza russa, sta nel fatto che, ad oggi, né la Nato né la Russia sono pronte ad aprire ad alcun estraneo l'accesso ai rispettivi scudi antimissile, desiderando mantenere su di essi il controllo sovrano. “Questo non varrebbe, se tutta la strumentazione, sensori, radar, intercettori missilistici, fossero orientati verso l'esterno e non venissero installati sulla linea di confine tra lo spazio Nato e quello della Federazione russa. Se sarà così, potremo essere assolutamente certi che lo scudo europeo non ha alcuna mira sul settore d'azione dell'arsenale nucleare strategico russo”, spiegano al ministero degli Esteri della Federazione (Mid).

Questa soluzione di compromesso, dal punto di vista di Mosca, è stata elaborata dal ministero della Difesa e, come ha spiegato al Kommersant il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, la dirigenza della Nato e i leader dei Paesi membri hanno dichiarato la propria disponibilità a riflettere sulla proposta. “La reazione è stata positiva, non ci aspettavamo niente più di questo. Non poteva certo essere entusiastica, ma non è neanche emersa nessuna impressione negativa. Quindi possiamo dire che il terreno di lavoro è stato creato”, ha dichiarato al Kommersant il portavoce del presidente russo, Sergey Prikhodko.Le parti, in effetti, sono decise a passare alla fase di discussione specifica sulla proposta russa già durante il mese di dicembre. Secondo Dmitri Rogozin, non ha senso tirarla per le lunghe, dato che il perimetro dello scudo europeo deve essere definito entro marzo 2011. L'ambasciatore speciale ha inoltre dichiarato di avere già presentato richiesta al presidente Medvedev per essere affiancato da un gruppo di negoziatori che sostengano la missione della Federazione russa presso la Nato. Si ritiene che, a questo proposito, verrà interpellato il capo del Dipartimento di Sicurezza e Disarmo del Mid, Anatoli Antonov. “Si è davvero aperta una nuova possibilità. E un lavoro effettivo in questa direzione significherà un abbassamento del livello di rischio di conflitti. Ha un'importanza fondamentale: adesso, a Occidente, per la prima volta nella storia, si sta sviluppando una situazione che fa intravedere la possibilità di una pace a lungo termine per l'Europa, se non addirittura eterna”, ha detto Rogozin.

A giudicare dall'intervento di Medvedev alla conferenza stampa conclusiva del summmit, anche il presidente è rimasto soddisfatto del lavoro svolto. “I miei colleghi non si sono sbilanciati in promesse di nessun tipo. E probabilmente questo è un bene. Io stesso ho usato il termine “storico” per sottolineare che è stato fatto un lungo cammino da certe illusioni, che, forse negli anni '90, caratterizzavano i progetti di collaborazione produttiva- ha dichiarato il presidente -. Tutti dicevano che bisogna sviluppare i rapporti di partnership, sviluppare l'alleanza. E' stato usato anche il termine “unione”. Sono concetti emotivi, certo, per ora non fanno parte di nessun documento, ma determinano l'andamento della discussione, nonostante tutte le difficoltà e le contraddizioni esistenti”.

Era da molto tempo che i politici russi non davano una valutazione così positiva dei rapporti con la Nato. L'ultima volta, commenti simili erano stati fatti da Vladimir Putin dieci anni fa: nel 2000 l'allora presidente russo aveva dichiarato che non escludeva l'ingresso della Russia nell'Alleanza Nord-Atlantica. Tuttavia, in seguito, ebbe inizio un lungo periodo di contrasti, a causa del progetto della Nato di accogliere fra i propri Paesi membri Ucraina e Georgia, che raggiunsero il culmine nel 2008. Dopo la guerra in Ossezia del Sud, le due parti avevano completamente congelato i rapporti di collaborazione. Ora, sia a Mosca che in Occidente, assicurano che tutto ciò appartiene al passato.

“Dopo due anni di pausa, il presidente Medvedev, mio amico e socio, ha partecipato al summit del Consiglio Nato-Russia,- ha annunciato a Lisbona il presidente degli Usa, Barack Obama. -Siamo riusciti ad avviare nuovamente i rapporti tra Russia e Stati Uniti, e ora abbiamo riavviato anche i rapporti tra la Russia e la Nato”. E il presidente Medvedev gli ha fatto eco: “Il periodo di freddezza e rivendicazioni è terminato. Guardiamo al futuro con ottimismo e cerchiamo di sviluppare i nostri rapporti in tutte le direzioni. Spero che continueremo a essere sempre più vicini nel nostro approccio a diverse questioni. Da questo punto di vista, dopo questo summit sono più ottimista di quanto lo fossi prima”.

Se la proposta russa sarà veramente capace di avvicinare la Russia e la Nato, diventerà chiaro già dal prossimo anno. Per ora gli esperti sottolineano il successo senza precedenti del presidente Medvedev in questo round di trattative con l'Alleanza. “A mio parere questo summit è stato un successo. Se sia stato davvero un incontro storico o no, si vedrà col tempo, - ha detto il direttore del Carnegie Moscow Center, Dmitri Trenin. - Medvedev sta cercando di creare relazioni stabili nel campo della sicurezza. I tentativi di Eltsin e poi di Putin, non sono andati a buon fine”. Secondo Trenin entrambi questi presidenti iniziarono a lavorare con la Nato in un'atmosfera positiva che però, poi, immancabilmente, si guastava: “Le relazioni di Medvedev con la Nato invece sono iniziate con una nota negativa, quella della guerra in Georgia. Chissà, può essere che questa sequenza sia più favorevole al successo. A mio parere, il criterio principale è la collaborazione sui sistemi antimissile. E questa è stata avviata”.


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Dal vertice di Lisbona accordo a tutto campo e grande sintonia tra Medvedev e l'Alleanza su priorità come la lotta al terrorismo, la situazione in Afghanistan, la sconfitta della pirateria, la difesa delle infrastrutture di importanza vitale e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa.


Al summit Nato-Russia del 20 novembre, le relazioni tra le due parti sono arrivate a un punto di svolta oltre il quale l'idea di un ingresso della Russia tra i paesi dell'Alleanza non sembra più così fantasiosa. Nel concetto strategico approvato dalla Nato è scritto chiaramente che il blocco Nato non rappresenta una minaccia per la Federazione russa ed è anzi propenso a instaurare rapporti di collaborazione strategica con la parte russa. Il presidente Dmitri Medvedev ha poi avanzato una proposta clamorosa. Ha infatti suggerito alla Nato di creare un sistema antimissile tale per cui la Russia proteggerà l'Europa da eventuali minacce missilistiche in cambio di una difesa analoga da parte dell'Europa. Se questo progetto dovesse essere realizzato diventerebbe il primo caso nella storia di integrazione tra i sistemi militari di Paesi che in passato erano nemici.

Mosca e l'Alleanza Nord-atlantica (Nato), nemiche nel secolo scorso e spesso in conflitto anche negli ultimi anni, il 20 novembre sono arrivate a una riconciliazione senza precedenti. Non si tratta solo del fatto che il summit Nato-Russia di Lisbona si è concluso con la sottoscrizione di accordi che qualche tempo fa era addirittura impossibile immaginare. L'accordo sul transito attraverso la Russia di carichi della Nato (non letali) provenienti dall'Afghanistan che, come deciso a Lisbona, è entrato in vigore già dal 1° dicembre, così come la decisione di ampliare l'addestramento dei quadri per la lotta al narcotraffico proveniente sempre dall'Afghanistan, dai Paesi dell'Asia Centrale e dal Pakistan, sono di natura soprattutto tecnica rispetto agli altri accordi raggiunti.

I Paesi della Nato, inoltre, hanno finalmente deliberato sulla creazione di un fondo di trust per il cosiddetto “pacchetto elicotteri” (relativo all'acquisto da parte dell'Alleanza di elicotteri russi Mi-17 per l'equipaggiamento militare di Kabul). Il fondo servirà anche a finanziare la creazione di una base per la riparazione degli apparecchi, un centro per l'addestramento dei piloti afghani, forniture di carburante e armamenti. Le dimensioni del fondo verranno definite dopo che i Paesi membri della Nato avranno versato le rispettive quote.

Ma sono stati i risultati politici dell'incontro a superare davvero ogni aspettativa, come hanno riconosciuto i diplomatici sia russi che occidentali. Prima di tutto, il nuovo concetto strategico Nato approvato in Portogallo, contiene la dichiarazione che l'Organizzazione del Trattato “non rappresenta una minaccia per la Russia” e desidera anzi raggiungere un livello di “vera collaborazione strategica” con Mosca. In secondo luogo, nel documento politico chiave del summit, la “Rassegna congiunta delle sfide di sicurezza comuni del XXI secolo” sottoscritto dai leader dell'alleanza e dal presidente russo Dmitri Medvedev, viene riconosciuta la coincidenza delle posizioni dei due blocchi su tutte le minacce da essa indicate. Sia Mosca che la Nato infatti considerano come tali il terrorismo, la situazione in Afghanistan, la pirateria, la difesa delle infrastrutture di importanza vitale e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa, tra cui le tecnologie missilistiche. Le parti hanno fissato posizioni particolari soltanto riguardo alle minacce missilistiche sulle quali ancora non si sono accordati. Ma anche questa conclusione è considerata un successo dalla delegazione russa. “Abbiamo deciso che, se ci sono delle differenze di valutazione, generate da paure di diverso tipo, è meglio non mascherarle, ma, al contrario, indicarle onestamente”, ha dichiarato ai microfoni del Kommersant l'ambasciatore speciale della Federazione russa presso la Nato, Dmitri Rogozin.

La proposta russa di creare insieme alla Nato un sistema antimissilistico cosiddetto settoriale, ha comunque avuto grande risonanza. Prima dell'incontro portoghese, sulla stampa non era trapelata neanche una parola. E anche alla conferenza stampa sui risultati dell'incontro, Dmitri Medvedev ha accennato alla proposta in modo decisamente asciutto, senza rivelarne appieno il contenuto. Tuttavia, è proprio questa idea che, se dovesse essere realizzata, potrebbe diventare il primo progetto di vera integrazione tra la Federazione russa e l'Alleanza. In particolare, secondo le nostre informazioni, il progetto prevede che Russia e Nato definiscano un unico perimetro di sicurezza con impianti di difesa contraerea e antimissile orientati verso l'esterno. Secondo gli interlocutori del Kommersant facenti parte della delegazione russa, durante un incontro a porte chiuse con i leader dei Paesi membri della Nato, Medvedev ha annunciatola disponibilità della Russia a coprire il proprio settore, garantendo così la sicurezza ai Paesi europei da eventuali minacce provenienti dalla sua direzione.

“Il piano d'azione avanzato da Medvedev si può riassumere così: Mosca è pronta ad abbattere qualsiasi pezzo di metallo che dovesse volare in direzione dell'Europa attraverso il territorio russo o il nostro settore di responsabilità. Cioè, letteralmente, è pronta a difendere tutti i Paesi che si trovano a occidente della Russia, - ha spiegato ai microfoni del Kommersant l'alto funzionario diplomatico russo -. Allo stesso modo la Nato deve assumersi obblighi analoghi per quanto riguarda il suo settore o quelli che devono essere coperti dai singoli Paesi membri: se a qualcuno dovesse venire in mente di colpirci attraverso il perimetro di competenza della Nato, tutto ciò che vola dovrà essere abbattuto dagli americani o dagli altri membri della Nato. Si attiverebbe così una copertura reciproca, in virtù della quale i raggi d'azione dei nostri intercettori di missili e di quelli della Nato possono incrociarsi e anche scavalcare i limiti dei confini nazionali”.

L'attualità di questa proposta, secondo la dirigenza russa, sta nel fatto che, ad oggi, né la Nato né la Russia sono pronte ad aprire ad alcun estraneo l'accesso ai rispettivi scudi antimissile, desiderando mantenere su di essi il controllo sovrano. “Questo non varrebbe, se tutta la strumentazione, sensori, radar, intercettori missilistici, fossero orientati verso l'esterno e non venissero installati sulla linea di confine tra lo spazio Nato e quello della Federazione russa. Se sarà così, potremo essere assolutamente certi che lo scudo europeo non ha alcuna mira sul settore d'azione dell'arsenale nucleare strategico russo”, spiegano al ministero degli Esteri della Federazione (Mid).

Questa soluzione di compromesso, dal punto di vista di Mosca, è stata elaborata dal ministero della Difesa e, come ha spiegato al Kommersant il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, la dirigenza della Nato e i leader dei Paesi membri hanno dichiarato la propria disponibilità a riflettere sulla proposta. “La reazione è stata positiva, non ci aspettavamo niente più di questo. Non poteva certo essere entusiastica, ma non è neanche emersa nessuna impressione negativa. Quindi possiamo dire che il terreno di lavoro è stato creato”, ha dichiarato al Kommersant il portavoce del presidente russo, Sergey Prikhodko.

Le parti, in effetti, sono decise a passare alla fase di discussione specifica sulla proposta russa già durante il mese di dicembre. Secondo Dmitri Rogozin, non ha senso tirarla per le lunghe, dato che il perimetro dello scudo europeo deve essere definito entro marzo 2011. L'ambasciatore speciale ha inoltre dichiarato di avere già presentato richiesta al presidente Medvedev per essere affiancato da un gruppo di negoziatori che sostengano la missione della Federazione russa presso la Nato. Si ritiene che, a questo proposito, verrà interpellato il capo del Dipartimento di Sicurezza e Disarmo del Mid, Anatoli Antonov. “Si è davvero aperta una nuova possibilità. E un lavoro effettivo in questa direzione significherà un abbassamento del livello di rischio di conflitti. Ha un'importanza fondamentale: adesso, a Occidente, per la prima volta nella storia, si sta sviluppando una situazione che fa intravedere la possibilità di una pace a lungo termine per l'Europa, se non addirittura eterna”, ha detto Rogozin.

A giudicare dall'intervento di Medvedev alla conferenza stampa conclusiva del summmit, anche il presidente è rimasto soddisfatto del lavoro svolto. “I miei colleghi non si sono sbilanciati in promesse di nessun tipo. E probabilmente questo è un bene. Io stesso ho usato il termine “storico” per sottolineare che è stato fatto un lungo cammino da certe illusioni, che, forse negli anni '90, caratterizzavano i progetti di collaborazione produttiva- ha dichiarato il presidente -. Tutti dicevano che bisogna sviluppare i rapporti di partnership, sviluppare l'alleanza. E' stato usato anche il termine “unione”. Sono concetti emotivi, certo, per ora non fanno parte di nessun documento, ma determinano l'andamento della discussione, nonostante tutte le difficoltà e le contraddizioni esistenti”.

Era da molto tempo che i politici russi non davano una valutazione così positiva dei rapporti con la Nato. L'ultima volta, commenti simili erano stati fatti da Vladimir Putin dieci anni fa: nel 2000 l'allora presidente russo aveva dichiarato che non escludeva l'ingresso della Russia nell'Alleanza Nord-Atlantica. Tuttavia, in seguito, ebbe inizio un lungo periodo di contrasti, a causa del progetto della Nato di accogliere fra i propri Paesi membri Ucraina e Georgia, che raggiunsero il culmine nel 2008. Dopo la guerra in Ossezia del Sud, le due parti avevano completamente congelato i rapporti di collaborazione. Ora, sia a Mosca che in Occidente, assicurano che tutto ciò appartiene al passato.

“Dopo due anni di pausa, il presidente Medvedev, mio amico e socio, ha partecipato al summit del Consiglio Nato-Russia,- ha annunciato a Lisbona il presidente degli Usa, Barack Obama. -Siamo riusciti ad avviare nuovamente i rapporti tra Russia e Stati Uniti, e ora abbiamo riavviato anche i rapporti tra la Russia e la Nato”. E il presidente Medvedev gli ha fatto eco: “Il periodo di freddezza e rivendicazioni è terminato. Guardiamo al futuro con ottimismo e cerchiamo di sviluppare i nostri rapporti in tutte le direzioni. Spero che continueremo a essere sempre più vicini nel nostro approccio a diverse questioni. Da questo punto di vista, dopo questo summit sono più ottimista di quanto lo fossi prima”.

Se la proposta russa sarà veramente capace di avvicinare la Russia e la Nato, diventerà chiaro già dal prossimo anno. Per ora gli esperti sottolineano il successo senza precedenti del presidente Medvedev in questo round di trattative con l'Alleanza. “A mio parere questo summit è stato un successo. Se sia stato davvero un incontro storico o no, si vedrà col tempo, - ha detto il direttore del Carnegie Moscow Center, Dmitri Trenin. - Medvedev sta cercando di creare relazioni stabili nel campo della sicurezza. I tentativi di Eltsin e poi di Putin, non sono andati a buon fine”. Secondo Trenin entrambi questi presidenti iniziarono a lavorare con la Nato in un'atmosfera positiva che però, poi, immancabilmente, si guastava: “Le relazioni di Medvedev con la Nato invece sono iniziate con una nota negativa, quella della guerra in Georgia. Chissà, può essere che questa sequenza sia più favorevole al successo. A mio parere, il criterio principale è la collaborazione sui sistemi antimissile. E questa è stata avviata”.


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Dmitrij Rogozin Дмитрий Рогозин
«LA NATO E LA RUSSIA» La nostra risposta alle minacce dell’Occidente
«НАТО И РОССИЯ» Наш ответ на угрозы Запада
Casa Editrice «Algoritm» Mosca 2015 (Pagine 256)
Издательство «Алгоритм» Москва 2015

In presente libro sono entrate le pubblicazioni più interessanti di Dmitrij Rogozin in cui si tratta della lotta severa per gli interessi nazionali della Russia sull’arena internazionale. L’autore racconta come le forze della NATO inevitabilmente e fatalmente si avvicinano alle frontiere russe.

  




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