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Dodik: "L'Occidente Ha Paura Di Putin"
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Dodik: "L'Occidente ha paura di Putin"


Splende il sole a Banja Luka, la capitale della Repubblica Srpska, una delle due entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina. Il centro cittadino è un brulicare incessante di giovani, i caffè sono affollati, nelle arterie principali i musicisti di strada intrattengono i passanti e niente, a un primo sguardo, fa pensare che questa regione stia affrontando una delle situazioni più critiche e di massima instabilità dalla fine del conflitto civile degli anni Novanta. Per comprendere le tensioni sociali che covano nel Paese balcanico bisogna dapprima spingersi in periferia dove sui muri campeggiano i simboli dell’ultranazionalismo cetnico e i ritratti di Ratko Mladic, il generale e criminale di guerra serbo bosniaco accusato dal Tribunale penale internazionale per l’ex Yugoslavia di essere il responsabile dell’assedio di Sarajevo e del massacro di Srebrenica. E poi un ritratto esaustivo della situazione lo dà Milorad Dodik, membro serbo della Presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina e leader dell’Unione dei socialdemocratici indipendenti. Il presidente – accusato dalla stampa e dalla comunità internazionale di portare avanti politiche secessioniste e riforme in ambito giuridico, amministrativo e militare volte ad aumentare i poteri della Repubblica Srpska a discapito delle istituzioni centrali – ci riceve nel suo ufficio e, dopo aver posato a favore della macchina fotografica baciando il tricolore serbo, accetta di rilasciare un’intervista esclusiva.


Presidente, l’11 aprile scorso la Gran Bretagna ha annunciato di aver imposto delle sanzioni contro di lei e Zeljka Cvijanovic, la presidente dell’entità della Repubblica Srpska, accusandovi di minacciare, attraverso le vostre posizioni separatiste e con l’incoraggiamento di Putin, la pace e la sicurezza nei Balcani occidentali: cosa risponde a riguardo?

Io credo che tutto l’intero occidente, e tu stesso, siate spaventati da Putin. Anche quando aprite il frigorifero voi pensate di trovarlo lì dentro. Io apprezzo Putin, io l’ho incontrato molte volte, non mi ha mai chiesto niente, mai. Lui ha cercato di parlare con noi, capire la nostra situazione. E ci ha sempre chiesto quale tipo di aiuto potesse darci. Le vostre genti invece quando vengono qua cercano di trovare chi può obbedire loro, specialmente i britannici che prima sono usciti dalla UE e ora ci dicono che noi abbiamo bisogno di entrare nella Ue. E permettetemi di rivolgere loro una domanda: se voi siete usciti dalla Ue, all’ora com’è possibile che la consideriate un’istituzione così bella e positiva per noi? In ogni caso io non ho proprietà in Gran Bretagna, io non ho visitato la Gran Bretagna negli ultimi quindici anni e non vedo motivo per cui io debba visitare la Gran Bretagna nei prossimi 100 anni e quindi non me importa nulla.


Visto che lei conosce molto bene Putin, l’ha incontrato diverse volte e ha espresso profonda stima nei suoi confronti:  secondo lei, quindi cosa dovrebbe fare il presidente russo per fermare la guerra?

Io apprezzo e rispetto la Russia, la sua gente, la sua storia, la sua letteratura. E nello stesso modo mi piace la letteratura occidentale e la storia impressionante che accompagna l’Occidente. Il popolo ucraino, come quello russo, è amico di quello serbo. Bisogna però capire che la situazione in Ucraina è un effetto collaterale del confronto  tra gli attori globali: da un lato l’Occidente, guidato da Washington e Londra, e dall’altro la Russia. La Russia aveva un accordo con l’ Occidente: che la Nato non si sarebbe ampliata considerevolmente verso est, specialmente in Ucraina. La Nato era già ai confini della Russia in Lettonia e in altri Paesi. Per la Russia, semplicemente, non era accettabile che la Nato si allargasse considerevolmente in Ucraina. Io vedo che i membri dell’Ue sono in una posizione di inferiorità in questo conflitto perché si chiede loro di essere contrari alla Russia ma dipendono dalla Russia per l’energia e allo stesso tempo però sono anche membri della Nato. Mi piacerebbe che questo conflitto finisse il prima possibile, ma quello che vediamo è qualcosa di nuovo che non abbiamo mai visto in altri conflitti. In tutte le guerre la gente soffre; ponti, edifici, ogni cosa è distrutta…c’è ingiustizia, certo, ed è molto doloroso quando i bambini soffrono. Noi abbiamo visto tutte queste cose quando la Nato ci ha bombardato, quando ha bombardato la Serbia. Una ragazzina giocava nel cortile e le bombe della Nato l’hanno colpita. Questo è il dolore che noi portiamo dentro collettivamente qui. Questo è il motivo per cui noi capiamo la sofferenza. Per gli occidentali la guerra è solo un videogioco. E ora c’è una caccia verso tutti noi che ci dichiariamo neutrali. Noi dovremmo  seguire Londra? Loro hanno ucciso così tanta gente in Africa, in Indocina…per centinaia di anni. Noi rimaniamo neutrali in tutto questo. La nostra unica posizione è di neutralità e ci auguriamo che la guerra finisca il prima possibile.


Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina molto si è letto e detto su una possibile richiesta di adesione alla Nato da parte della Bosnia e appena le voci si sono diffuse, l’ambasciatore russo a Sarajevo, Igor Kalabukhov, ha dichiarato che qualora la cosa avvenisse e rappresentasse una minaccia per la Russia, Mosca reagirebbe…

Innanzitutto non è Kalabukov a decidere. Siamo noi che decidiamo. La Nato ha bombardato la nostra città e il ripetitore della nostra Tv. L’uranio è stato pesantemente sganciato su di noi, se ti portassi all’ospedale vedresti quanti bambini con diversi tipi di cancro ci sono e sono originari soprattutto delle zone colpite dalla Nato. Vuoi che entriamo nella Nato per applaudire a tutto questo? I russi non decidono per noi, questa è soltanto una paranoia occidentale. Noi siamo gli unici che decidono qui. Voi avete tirato bombe, avete ucciso bambini che non erano ancora nati con l’utilizzo dell’uranio. Noi non vogliamo essere con voi. Questo è il nostro rapporto con la Nato.

Camminando per la sua città, Banja Luka, ho notato un murales, molto vistoso, su cui era scritto: La riunificazione (tra Repubblica Srspska e Serbia) è incominciata e niente può fermarla: Lei pensa che da un punto di vista politico, economico e culturale potrebbe essere un bene per la popolazione della Repubblica Srpska unirsi alla Serbia?

Noi non siamo serbi di Bosnia. Noi siamo serbi. Noi apparteniamo a una nazione sola : la Serbia. La Serbia di Bosnia è stata costruita dall’Occidente durante l’Impero austroungarico, quando la gente della Serbia è stata divisa. Cosa c’è di più naturale che volere essere uniti ? Le pongo una domanda: Perché la Germania è stata riunificata? I tedeschi ne hanno avuto il diritto, noi serbi invece non ce l’abbiamo. Perché?


Allora si può fare un paragone tra la Repubblica Serpska e il Donbass: in entrambi i casi due regioni abitate da popolazioni etnicamente minoritarie (la popolazione serba della Bosnia è  intorno al 35%) che vogliono riunirsi alla loro terra madre

Quando noi parliamo di certe questioni dobbiamo prendere in considerazione ciò che è scritto nella Carta della Nazioni Unite che parla del diritto dei popoli all’autodeterminazione. Ma questo principio vale per il Kosovo, per il Montenegro, per la Slovenia, per la Croazia, ma i serbi invece non ne hanno il diritto. E quindi, di nuovo: perché?


Lei non accetta il termine genocidio associato a Srebrenica. Dal suo punto vista, se non è stato un genocidio, all’ora cos’è stato il massacro di Srebrenica?

Srebrenica è un irrisolto caso di sofferenza. Ci sono molte voci e manipolazioni in merito a quello che è accaduto. La definizione di genocidio dice che si tratta di genocidio nel momento in cui un massacro è stato commesso da parte di un’intera nazione, però, per ciò che riguarda Srebrenica, è stato deciso che si trattasse di genocidio anche se ciò è stato commesso solo da alcuni individui.


(fonte: https://it.insideover.com/reportage...2283.1657553384)
  



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