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«L’ULTIMA CROCIATA»
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«L’ULTIMA CROCIATA» – PARTE I

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Dmitry Orlov
cluborlov.wordpress.com



C’è una marcata divergenza di opinioni su come caratterizzare l’azione militare attualmente in corso in ciò che rimane dell’ex Repubblica Socialista Sovietica Ucraina: si tratta di un’operazione militare speciale russa per smilitarizzare e denazificare l’ex Ucraina, o è un’invasione russa non provocata che porterà alla Terza Guerra Mondiale, a uno scambio nucleare e alla fine del mondo come lo conosciamo (the end of the world as we know it TEOTWAKI in breve)? Forse è un po’ di tutto questo, o forse niente di tutto questo…

E la Russia sta vincendo o l’Ucraina sta perdendo? Da un lato, la Russia ha appena ampliato ufficialmente il suo territorio sovrano di un centinaio di migliaia di chilometri quadrati e di alcuni milioni di cittadini e si è lanciata in una massiccia attività edilizia, sistemando i suoi nuovi territori, leggermente degradati dopo decenni di abbandono tardo-sovietico e post-sovietico seguiti da nove anni di bombardamenti ucraini. Questo indicherebbe che la Russia sta vincendo.

D’altra parte, gli Stati Uniti hanno appena promesso di dare agli Ucraini alcune batterie di difesa aerea Patriot (i dettagli variano). Si tratta delle stesse batterie Patriot che hanno fallito in modo così imbarazzante nei cieli dell’Arabia Saudita, quando non erano riuscite ad abbattere gli antichi missili sovietici SCUD lanciati dagli Yemeniti? E si tratta delle stesse batterie Patriot i cui operatori, in Polonia, non erano riusciti di recente a vedere i missili ucraini in arrivo (anch’essi di venerabile provenienza sovietica) e che lo avevano saputo solo dai notiziari? Non importa! Costano 1 miliardo di dollari per lanciatore e 3 milioni di dollari per razzo, quindi devono essere buoni per Raytheon, e ciò che è buono per Raytheon è buono per l’America, o qualcosa del genere. E allora, che importa se non hanno alcuna possibilità di contrastare le armi russe all’avanguardia? Non siate negativi!

Mentre le argomentazioni si sprecano, Henry Kissinger, il veterano della geopolitica occidentale, spunta con la testa dall’uovo di dinosauro in cui si era nascosto negli ultimi 70 milioni di anni e dice che il conflitto ucraino deve essere risolto al tavolo dei negoziati. Non importa che tutto ciò che ha proposto sia un’idiozia e un fallimento; ciò che conta è che, per poter esprimere questa opinione in questo particolare momento, i suoi peli del naso delicatamente e geopoliticamente frementi devono avergli detto che gli Stati Uniti non prevarranno in questo conflitto, a prescindere da tutto, e che è quindi giunto il momento di smettere di combattere e iniziare a parlamentare. È chiaro che a nessuno, tantomeno al regime ucraino, importa se l’Ucraina abbia vinto o perso – era destinata a fallire, almeno dalla Rivoluzione Arancione del 2004 o, piuttosto, ad essere sacrificata sull’altare dell’egemonia statunitense e gettata nelle fauci della Russia.

Se ignoriamo tutto ciò che dovrebbe essere ignorato nelle parole di infinita saggezza di Kissinger, quello che rimane è che il conflitto ucraino “deve essere concluso” e che deve essere concluso “al tavolo dei negoziati.” Ma si scopre che anche queste due perle di saggezza sono molto discutibili. In primo luogo, perché la Russia dovrebbe affrettarsi a concludere il conflitto? Ha una serie di aspettative favorevoli e un dominio dell’escalation su ogni possibile parametro: militare, economico, politico e culturale. In secondo luogo, con chi potrebbe negoziare la Russia? Con le stesse persone che avevano promesso che la NATO non si sarebbe espansa di un centimetro verso est se la Russia avesse permesso la riunificazione tedesca? Beh, prima fatelo e poi ne parliamo!

Militarmente, la Russia ha stabilito confini difendibili nell’ex Ucraina e sta lentamente consolidando quello che ora considera il proprio territorio sovrano. Ha stabilito canali di rifornimento per uomini e armi che possono sostenere simultaneamente e quasi all’infinito diversi conflitti delle dimensioni di quello in Ucraina. Può infliggere danni mirati all’approvvigionamento energetico e alle altre infrastrutture dell’Ucraina a piacimento e senza rischi per se stessa, riducendo gradualmente la capacità dell’Ucraina di sostenere qualsiasi tipo di campagna militare, portandola infine alla completa smilitarizzazione (nessuna industria – nessun potenziale bellico) e alla denazificazione (tutti i nazisti morti o espatriati in Europa o in America).

Nel frattempo, la capacità e la volontà dell’Occidente di continuare a fornire armi all’esercito ucraino (due terzi delle quali scompaiono a causa della corruzione) sta diminuendo. E poi ci sono i nuovi giocattoli della Russia: le sue armi strategiche di ultima generazione, contro le quali gli Stati Uniti non hanno contromisure, cominciano ad essere dispiegate, e, anche se la dottrina nucleare russa del no-first-strike rimane in vigore, si capisce che potrebbe essere rivista se la situazione lo richiedesse: “Bambini, comportatevi bene!”

Dal punto di vista economico, nel 2022 l’economia russa ha subito un rallentamento del 2,5%, ma la maggior parte di questa perdita si è verificata nei primi due trimestri, seguita da una ripresa costante. Con molti dei suoi concorrenti internazionali in crisi a causa delle sanzioni, l’industria nazionale russa, in particolare il settore automobilistico, quello aerospaziale e la cantieristica, è destinata a prosperare. Le esportazioni di energia, molto importanti per rimpinguare le casse federali, sono state reindirizzate dalle nazioni ostili dell’UE e del G7 verso le nazioni amiche del Sud-Est asiatico e altrove. I volumi delle esportazioni sono rimasti stabili, ma le entrate sono aumentate grazie all’aumento dei prezzi, consentendo alla Russia di mantenere un rapporto debito/PIL molto basso e un sano avanzo commerciale, nonché di investire pesantemente in progetti infrastrutturali, e senza contrarre debiti. Mentre il mondo si avvia verso la prossima era glaciale (è troppo presto per dire se si tratterà di una mini-era glaciale della durata di un secolo o di una vera e propria glaciazione di centomila anni), la Russia dovrebbe trarre grandi benefici dalle sue enormi riserve di idrocarburi e dalla sua sana industria nucleare.

Dal punto di vista politico, la Russia è finalmente in grado di scrollarsi di dosso i postumi della stanchezza tardo-sovietica, della dissipazione e della corruzione degli anni Novanta e dell’abbandono consumistico degli anni Duemila, per tornare al suo normale comunitarismo di uno per tutti e tutti per uno. Sta rapidamente riscoprendo la sua storia millenaria di eroica difesa della patria sul campo di battaglia. I demoni dell’emasculazione e del femminismo vengono esorcizzati; gli uomini tornano ad essere guerrieri e le donne guardiane del desco familiare. Per gli uomini ci sono due opzioni onorevoli – la vittoria e la morte, entrambe eroiche – e diverse disonorevoli: la codardia, il tradimento… Il carattere nazionale della Russia è determinato dalla natura della Russia: il paesaggio vasto e inospitale, la frontiera immensa e vulnerabile, la moltitudine di tribù, distinte ma frattalmente combinate – ma ciò che la mantiene in vita sono i periodici attacchi bellici. Normalmente, un aspirante egemone mondiale, che sia Papa Urbano II, Gengis Khan, Hitler, Napoleone o (non ridete!) Joe Biden, combatte la Russia, a volte come ultima risorsa.

Dal punto di vista sociale, dalla Rivoluzione Russa del 1917 (e da molto prima, a San Pietroburgo, Mosca e in alcune grandi città di provincia), la Russia si era orientata verso l’Occidente. La Russia era stato il primo Paese ad introdurre la parità di diritti per le donne e le minoranze. Nel corso del XX secolo, la Russia aveva liberalizzato le leggi sul divorzio e sul nuovo matrimonio e  depenalizzato l’omosessualità e l’aborto. Andando avanti, la Russia ha poi adottato molte tendenze moderniste e postmoderne, a volte spingendosi troppo in là per poi ritirarsi con orrore.

Nel frattempo, in Occidente, la tendenza verso i diritti individuali era stata portata all’estremo, non solo tollerando ma approvando e celebrando l’omosessualità e altri tipi di comportamenti sessuali aberranti (non riproduttivi), ed ora insistendo sulla castrazione chimica e chirurgica dei bambini. Una tendenza transumanista separata ma collegata cerca di cancellare il confine tra uomo e macchina. L’Occidente si sta muovendo anche verso la legalizzazione della pedofilia; l’eutanasia è già legale in molti Paesi e in Canada è attivamente promossa come soluzione alla povertà degli anziani. Non resta che legalizzare il cannibalismo e i sacrifici umani. Ciò che si è perso tra tutti questi diritti individuali è il diritto delle comunità a far ragionare questi individui.

In un certo senso, legalizzare il cannibalismo farebbe una differenza di grado, non di tipo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i nazisti avevano segregato i bambini russi nei campi di concentramento e li dissanguavano per fornire trasfusioni ai soldati tedeschi feriti. Ancora oggi, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, geriatri privilegiati vivono fino a un’età oscena grazie a trasfusioni segrete di sangue di bambini. E il flusso costante e abbondante di soldati ucraini feriti a morte fornisce un’abbondante risorsa di organi da donare alle cliniche in Europa e in Israele. Queste pratiche sono parte integrante dell’umanesimo occidentale.

Con l’estremizzazione di questi sviluppi, le richieste di accettazione universale di questi “valori occidentali” sono diventate più stridenti e schiaccianti – e sempre più offensive per l’85% della popolazione mondiale, socialmente conservatrice, sia all’interno che all’esterno dell’Occidente. In gran parte del mondo, il sesso prima o al di fuori del matrimonio è un crimine e i bambini nati fuori dal matrimonio sono ancora chiamati “bastardi,” il matrimonio è ancora “finché morte non vi separi,” il rispetto per i propri anziani è incondizionato e “la morte prima del disonore” è la legge non scritta. Questi sono tutti valori universali della cultura umana e qualsiasi deviazione da questi principi è temporanea e porta all’estinzione biologica. Questa lezione era stata formalizzata in Romani 6:32: “Perché il salario del peccato è la morte.” Ma la morte, a volte, tarda ad arrivare e le persone tendono a diventare impazienti nell’attesa dell’evento e decidono quindi di prendere in mano la situazione.

È qui che la Russia gioca un ruolo chiave: ha lanciato il guanto di sfida all’Occidente collettivo, dicendogli in sostanza che può diventare degenerato quanto vuole, ma che non ha il diritto di imporre a nessuno le sue nuove regole strane e contorte. In questo processo, la Russia è diventata il campione e il difensore mondiale della società e della cultura conservatrice. Altri Paesi, soprattutto quelli islamici, sono stati altrettanto inflessibili; ad esempio, l’Indonesia ha appena criminalizzato l’adulterio: non andate a Bali senza essere legalmente sposati con il vostro partner di sesso opposto o rischiate di essere rinchiusi! Ma l’approccio islamico manca di universalità, poiché si basa su ciò che all’interno dell’Islam viene definito “haram,” mentre la Russia rivendica la sovranità universale e la libertà dall’oppressione culturale occidentale.

È chiaro che non si tratta di un conflitto sull’Ucraina, che è solo l’ultima mossa di un gioco molto più ampio. Sicuramente questo conflitto era iniziato molto prima del 22 febbraio 2022, quando la Russia aveva annunciato l’inizio della sua operazione speciale per smilitarizzare e denazificare l’Ucraina. Non era nemmeno iniziato il 22 febbraio 2014, quando il presidente ucraino Yanukovych era stato costretto a fuggire dall’Ucraina verso la Russia a seguito di un colpo di Stato violento e illegale, fomentato e incoraggiato dal Dipartimento di Stato americano. All’epoca, come si era vantata Victoria Nuland, gli Stati Uniti avevano già speso 5 miliardi di dollari per destabilizzare politicamente l’Ucraina e trasformarla in un Paese anti-russo. È impossibile stabilire la data, ma il processo potrebbe essere iniziato già nel 1945, quando i nazisti ucraini, insieme a nazisti di altra provenienza, erano stati deportati e avevano trovato rifugio e sostegno negli Stati Uniti e in Canada.

Probabilmente, il conflitto tra Russia e Occidente va molto più indietro nella storia, con piccole interruzioni. C’era stato un breve periodo interbellico tra il Giorno della Vittoria, il 9 maggio 1945 e il discorso di Winston Churchill sulla “cortina di ferro” del 5 marzo 1946 – meno di un anno! Un altro periodo interbellico, più lungo, era esistito dopo la dissoluzione (illegale) dell’Unione Sovietica da parte di Eltsin e dei suoi scagnozzi a Belovezhskaya Pushcha l’8 dicembre 1991 (con il presidente George Bush senior che era stato il primo ad esserne informato da una telefonata di Eltsin) e l’inizio della guerra globale al terrore, che era partita con grande clamore l’11 settembre 2001 con la distruzione di tre grattacieli di New York, pesantemente sovra-assicurati, ottenuta per mezzo di due Boeing.

Inoltre, non è chiaro quanto si debba guardare al futuro per capire come potrebbe concludersi l’attuale fase del conflitto. Certamente il suggerimento di Kissinger che il conflitto possa essere semplicemente negoziato non è altro che un depistaggio, soprattutto dopo la rivelazione della ex Bundeskanzlerin Angela Merkel che gli accordi di Minsk tra Kiev e Donetsk/Lugansk erano solo uno stratagemma per dare a Kiev il tempo di riorganizzarsi e riarmarsi per essere meglio in grado di attaccare le Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Perché ora la Russia dovrebbe voler negoziare se l’obiettivo dichiarato del [precedente] negoziato era stato solo una tattica dilatoria – per di più fallita? Del resto, i Russi avevano scoperto lo stratagemma e avevano usato gli otto anni per… riorganizzarsi e riarmarsi al fine di smilitarizzare e denazificare con più efficacia l’Ucraina al momento opportuno.

È chiaro che l’arco di tempo in questione si estenderà probabilmente ben oltre il momento in cui l’Ucraina orientale tornerà a far parte della Russia (beh, gran parte di essa lo è già!), mentre il resto sarà trasformato in un’innocua landa desolata, in gran parte spopolata, disseminata di cadaveri in decomposizione di mercenari polacchi e pattugliata da robot da combattimento russi. Sta succedendo qualcosa di più importante: gli Stati Uniti sono affamati e devono divorare subito qualcuno o il loro castello di carte finanziario crollerà.

Gli Stati Uniti sono costituzionalmente incapaci di vivere solo con i propri mezzi, ma, dal momento che la pompa genera-ricchezza dei petrodollari non funziona più e che gran parte del resto del mondo è già stato dissanguato dal loro capitalismo vampiresco, cosa resta da divorare? L’Unione Europea, naturalmente! La base della prosperità europea era stata la fornitura costante di energia relativamente a buon mercato dalla Russia e, tagliandola, gli Stati Uniti hanno reso l’economia europea non funzionale e pronta a essere saccheggiata a piacimento. Ora, la Russia dovrebbe voler interferire con questo processo? Certo che no! Se l’Occidente collettivo vuole rosicchiare i suoi stessi membri, perché questo dovrebbe essere un problema per la Russia? “Non interrompere mai il tuo nemico quando sta commettendo un errore, sarebbe cattiva educazione,” aveva detto Napoleone durante la battaglia di Waterloo.

Se andiamo abbastanza indietro nel tempo, scopriamo che il primo Drang nach Osten era stato scatenato da Papa Urbano II il 27 novembre 1095, quando aveva aperto la strada alle Crociate e chiamato tutti i Cristiani d’Europa alla guerra contro i Musulmani per reclamare la Terra Santa, al grido di “Deus vult!” o “Dio lo vuole!” Questo era più o meno il suo pomposo modo di dire “Ho fame! Portatemi qualcosa da mangiare!” Naturalmente, nel 1147 i Tedeschi avevano attaccato gli Slavi, che erano piuttosto lontani dalla Terra Santa, ma che all’epoca dovevano sembrare gustosi, e avevano continuato ad attaccarli per oltre due secoli!

Avevano poi continuato gli Svedesi, fino a quando Pietro il Grande li aveva sconfitti a Poltava (oggi in Ucraina) il 27 giugno 1709. Negli ultimi tre secoli sono stati silenziosi come topi, ma ora stanno facendo baccano per entrare nella NATO (l’attuale alleanza dei Crociati) e potrebbe essere il momento di rispedirli al 1709 con qualche razzo, liberandoli da stravaganze come l’elettricità, il riscaldamento centralizzato, l’acqua corrente e i trasporti motorizzati. Al momento in cui scriviamo, gli Svedesi hanno ancora tempo per decidere. Lo stesso vale per i Finlandesi, che, nel corso dei secoli, sono stati condizionati a fare tutto ciò che gli Svedesi dicono loro di fare, ma lentamente.

Sono stati sei secoli di crociate, a fasi alterne! Ci sono monasteri in Russia che sono stati saccheggiati e rasi al suolo da questi “Cristiani” furiosi almeno quattro o cinque volte. E poi Napoleone aveva invaso cento anni dopo, e Hitler poco più di un secolo dopo… e ora questo… Ma non abbiamo bisogno di andare così indietro nel tempo per prevedere con ragionevole certezza che questo quasi millennio di crociate occidentali sta per finire. Per farlo, basta guardare all’11 settembre 2001 e al lancio della guerra globale al terrorismo. Ad oggi, tutti gli stratagemmi e le manovre che gli Stati Uniti hanno tentato in questa guerra sono falliti, e l’Ucraina è la loro ultima linea di difesa.

Questi fallimenti sono poco conosciuti o compresi in Occidente, dove i mass media sono esperti nel nascondere tutto ciò che non si adatta alla narrazione vincente.

Nella prossima puntata esamineremo gli sviluppi degli ultimi dieci anni. È solo un battito di ciglia nell’arco della storia, ma, a volte, il crollo avviene all’improvviso e dovremmo sentirci privilegiati nell’assistere ad una serie di eventi così importanti.



(fonte: https://comedonchisciotte.org/lultima-crociata-parte-i/)
  



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«L’ULTIMA CROCIATA» – PARTE II


Dmitry Orlov
cluborlov.wordpress.com

Siamo, per lo più inconsapevolmente, testimoni di uno sviluppo epocale: la fine della millenaria Drang nach Osten (l’inesorabile marcia verso est del cadavere rianimato dell’Impero Romano d’Occidente, con il Papa come capo simbolico e il Vaticano come capitale simbolica) nota come le Crociate. Di queste, le Crociate del Sud sono molto più note in Occidente, mentre le Crociate del Nord, lanciate nel 1147, sono molto meno conosciute. Ma erano durate molto più a lungo – fino al 22 febbraio 2022 – perché, a differenza della Cina, dell’India e di quasi tutti gli altri Paesi non occidentali, la Russia non si è mai arresa a nessuno.

Il guanto di sfida era stato lanciato nel 1252, quando Alessandro Nevskij aveva accettato un documento ufficiale, chiamato yarlyk, dal Khan Batyj dell’Orda d’Oro (parte dell’Impero Mongolo), che gli permetteva di regnare come Gran Principe di Kiev (e quindi sovrano di tutta la Russia), invece di chiedere la benedizione del Papa di Roma, come era richiesto a tutti i re occidentali. Per questi potentati occidentali, la loro pretesa di essere ordinati da Dio si basava sull’approvazione della sua sede centrale, in Vaticano; per i Russi, il Papa era solo un eretico usurpatore. La distinzione religiosa si è sviluppata nel tempo, ma l’idea che ci sia un club esclusivo di nazioni occidentali che hanno il diritto di esercitare l’autorità sul resto del mondo è rimasta fino ad oggi.

Era seguita, per la durata di molti secoli, una serie di assalti alla Russia, tutti derivanti dallo stesso semplice principio: ciò che l’Occidente non può controllare deve essere distrutto. I Tedeschi e gli Svedesi avevano continuato ad attaccarla fino al 1709. Poi i Francesi l’avevano attaccata di nuovo nel 1812 e i Tedeschi nel 1941. Gli Americani erano pronti ad attaccare nel marzo del 2022, attraverso i loro proxy ucraini/NATO, ma erano stati anticipati dall’operazione militare speciale della Russia. Così, l’ultima crociata è stata interrotta e ulteriori tentativi sembrano improbabili, poiché, a questo punto, l’Occidente non può più distruggere ciò che non riesce a controllare, e non parliamo solo della Russia, ma anche di gran parte del resto del mondo. Persino la minuscola Corea del Nord è in grado di fronteggiare l’Occidente collettivo e di mostrargli il dito medio. Lo spettacolo millenario è quasi finito.

Nei secoli precedenti, ogni volta che la Russia espelleva l’ennesimo crociato, qualche altra nazione occidentale prendeva il comando e tentava di marciare su Mosca: prima erano stati i Tedeschi (i Cavalieri Teutonici), poi gli Svedesi, i Polacchi, poi altri Svedesi, poi i Francesi con Napoleone, poi di nuovo i Tedeschi con Hitler, e ora gli Americani (travestiti da goffi e sprovveduti Ucraini) con Biden. (Sì, l’ultimo atto di questo dramma è sicuramente una farsa). Ma chi potrebbe mai ergersi a prossimo crociato del giorno? Nessuno! Non c’è più nessuno in Occidente che possa portare avanti il progetto.

Esiste una netta e curiosa correlazione tra le lingue straniere che i Russi scelgono di studiare e le capitali occidentali che poi andranno ad occupare. I Russi avevano studiato il francese e la cavalleria russa era entrata a Parigi; avevano studiato il tedesco e i carri armati russi erano entrati a Berlino. E ora i Russi studiano tutti l’inglese, a partire dalla seconda elementare. Dobbiamo forse aspettarci i fuochi d’artificio russi su Washington? Londra è capace solo di qualche altro colpo basso. Questa correlazione è un qualcosa da tenere d’occhio per il futuro.

Ma siamo già in grado di rivisitare la storia di quest’ultima e definitiva crociata che si sta concludendo. Per farlo, dobbiamo tornare indietro al 1998, 24 anni fa. L’economia russa era in rovina, la Prima Guerra Cecena era in gran parte persa e l’Occidente era impegnato a saccheggiare ciò che restava dell’economia sovietica. I sentimenti separatisti erano diffusi e il Paese avrebbe potuto crollare in qualsiasi momento, realizzando il vecchio sogno occidentale di cancellare la Russia dalla mappa politica. Ma l’Occidente non aveva potuto aspettare e aveva deciso di dare il colpo di grazia alla Russia scatenando la Seconda Guerra Cecena.

E poi qualcosa era andato storto: al posto del presidente ubriaco Eltsin era salito al potere Putin, che aveva, a tutti gli effetti, vinto la Seconda Guerra Cecena. L’apparizione di Putin sul palcoscenico mondiale era stata una sorpresa totale per lo Stato profondo occidentale, che aveva capito che, questa volta, aveva bisogno di un piano completamente nuovo per distruggere definitivamente la Russia: un nuovo Drang nach Osten globalista. L’obiettivo principale di questo nuovo assalto era il perseguimento del completo dominio degli Stati Uniti sul mondo intero, garantito dallo smembramento, dall’inghiottimento e dal divoramento del suo principale avversario geopolitico, la Russia. La Russia doveva essere attaccata contemporaneamente da ovest (attraverso l’Ucraina), da sud (attraverso il Caucaso) e da est (attraverso l’Afghanistan e l’Asia centrale). Il commercio di petrolio e gas della Russia sarebbe stato interrotto, i suoi legami economici con l’economia globale tagliati e la sua politica sconvolta dalle proteste interne.

L’11 settembre 2001, il nuovo piano era pronto ed era fragorosamente iniziato con la distruzione di tre grattacieli di New York ottenuta tramite due aerei di linea Boeing, una sorta di moderno miracolo dei pani e dei pesci che metteva in netto svantaggio tutti coloro che avevano dei problemi con l’aritmetica. Questo aveva dato agli Stati Uniti carta bianca per sospendere le libertà civili in patria e per inserire le proprie forze ovunque all’estero nell’ambito della guerra globale al terrorismo che, data la natura artificiosa dell’evento dell’11 settembre, era una finzione dentro una finzione.

Nel 2001, il primo passo era stato preparare un’incursione in Asia centrale invadendo l’Afghanistan. Questo sforzo era andato notoriamente male. In seguito, due tentativi di colpo di Stato erano falliti, uno in Turkmenistan nel 2002 e l’altro in Kirghizistan nel 2005, entrambi sventati dai servizi speciali russi. Gli Americani si erano quindi trattenuti in Afghanistan per un paio di decenni, molto più interessati al traffico di eroina, ma, quando i tossicodipendenti americani avevano iniziato a passare al fentanil di produzione cinese, molto più economico, non c’era più motivo di continuare il commercio di eroina in Afghanistan. L’ultimo regalo di addio era stato il tentativo di colpo di Stato in Kazakistan nel gennaio 2022, represso dalle truppe russe invitate dal Presidente del Kazakistan. Così era terminato lo sforzo di distruggere la Russia attraverso l’Asia centrale.

Il secondo passo era stato quello di preparare un’incursione terroristica attraverso il Caucaso. Il governo della Georgia era stato rovesciato nel 2003 e gli Stati Uniti, con l’assistenza di Israele, avevano iniziato ad addestrare l’esercito georgiano. Si era cercato di fomentare un nuovo ciclo di estremismo separatista ceceno, con l’infusione di fondamentalisti islamici attraverso la Valle del Pankisi, in Georgia. Questo avrebbe potuto essere un problema per la Russia – oppure no, non lo sapremo mai con certezza, perché l’8 agosto 2008, il presidente georgiano Saakashvili, psicologicamente instabile, aveva fatto di testa sua e aveva iniziato a bombardare le forze di pace russe in Ossezia del Sud. Questa regione era stata arbitrariamente incorporata dai Bolscevichi nella Repubblica Socialista Sovietica Georgiana ed era rimasta bloccata [nella Georgia] dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica, analogamente a quanto era accaduto al Donbass in Ucraina. La Russia aveva reagito espellendo l’esercito georgiano dalla regione e disorganizzandolo in gran parte. In sostanza, Saakashvili aveva scambiato una sconfitta tattica georgiana con una vittoria strategica russa. Da allora, la Georgia è rimasta indifesa e il piano [americano] per un’incursione da sud è rimasto nel limbo.

La terza fase era stata di gran lunga la più riuscita. La Rivoluzione arancione a Kiev nel 2004 era stata seguita da varie altre rivoluzioni e colpi di stato, culminati nella violenta Rivoluzione del Maidan, nella primavera del 2014. Ispirati dalle chimere russofobiche di Zbigniew Brzezinski, gli Stati Uniti avevano riposto grandi speranze nell’Ucraina, adottando un approccio intransigente per farne una sorta di anti-Russia. Questo sforzo ha finora permesso alla Russia di espandersi in cinque nuove regioni (Crimea, Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson), trasformando al contempo l’Ucraina in un parassita di livello mondiale, che ha inondato l’Europa con otto milioni di migranti e risucchiato un centinaio di miliardi di dollari in aiuti (utilizzati per riempire le tasche di molti oligarchi) e armi (che vengono distrutte sul fronte orientale o utilizzate per rifornire il mercato nero internazionale). L’Ucraina è ora uno Stato zombie fallito, con l’economia dimezzata, le infrastrutture a pezzi, la società distrutta e con un governo che è di gran lunga il più corrotto del pianeta. Sebbene questa parte del piano di distruzione della Russia sia quella che ha funzionato meglio, le sue possibilità di permettere agli Stati Uniti di smembrare, inghiottire e divorare la Russia sono ancora nulle.

Nel frattempo, nel 2010 un cattivo raccolto in Russia aveva fornito [agli stati Uniti] quello che avrebbe potuto essere un importante guadagno strategico in quella che sarebbe stata conosciuta come la Primavera Araba. L’aumento dei prezzi del grano nei Paesi africani e mediorientali, che vivevano in gran parte delle importazioni di grano russo, aveva causato una grande sofferenza. Di conseguenza, si erano verificati sconvolgimenti sociali, talvolta sfociati in rovesciamenti di governo e guerre civili, a Tunisi, in Egitto, nello Yemen, in Libia, in Siria, in Bahrein, ad Algeri, in Iraq, in Giordania, in Marocco, in Oman, in Kuwait, in Mauritania, in Arabia Saudita, in Sudan, a Gibuti e nel Sahara occidentale.

Questa situazione aveva permesso agli Stati Uniti di sviluppare un piano completamente nuovo per attaccare la Russia da sud, giocando ancora una volta la carta del radicalismo islamico. Questa carta aveva già fallito in modo spettacolare in Afghanistan e in Cecenia, quindi, secondo la tipica logica dei funzionari statunitensi, perché non usarla di nuovo? I giovani islamici radicalizzati provenienti da questi Paesi in difficoltà erano stati organizzati nell’ISIS, alias il Califfato o Stato Islamico, che era stato poi trapiantato in Iraq, Siria e Libia, con armi, addestramento e un generoso sostegno mediatico, completo di video di propaganda in stile hollywoodiano che mostravano decapitazioni di infedeli con indosso le tradizionali tute arancioni americane. L’esecuzione del piano non era stata priva di elementi comici: ad un certo punto, l’ISIS del Pentagono e l’ISIS del Dipartimento di Stato erano entrati in guerra tra loro, in quello che deve essere stato il primo caso al mondo di terrorismo interistituzionale.

La Siria era così diventata l’obiettivo principale. Il piano prevedeva l’insediamento dello Stato Islamico in Siria e la sua successiva espansione in Turchia, e il successivo rovesciamento del governo del Paese. In questo modo, sarebbe stato facile espandersi più a nord, nelle regioni musulmane turcofone della Russia. La Russia aveva neutralizzato questo piano in due fasi. In primo luogo, nel 2015, aveva introdotto le proprie forze in Siria e aveva iniziato a bombardare l’ISIS, permettendo al governo siriano di ristabilire la sua autorità su gran parte del Paese. In secondo luogo, nel 2016 aveva impedito un rovesciamento del governo turco organizzato dagli Stati Uniti e l’assassinio del Presidente turco Erdoǧan, avvertendolo di questa azione imminente. Erdoǧan aveva quindi colto l’occasione per fare pulizia, epurando il governo e la società turca dall’influenza statunitense, rafforzando al contempo i suoi legami con Putin, a cui ora deve la vita. Un gesto importante in questo senso era stato l’acquisto da parte della Turchia del moderno sistema di difesa aerea russo S-400, nonostante questo avesse fatto sputare sangue a Washington. Per punire la Turchia per questa disobbedienza (i membri della NATO devono acquistare solo armi di fabbricazione statunitense), i Washingtoniani avevano rifiutato di vendere alla Turchia i caccia F-35, costosi e strategicamente inutili.

Questo abisso politico è stato recentemente ampliato dallo sforzo della NATO di assorbire Svezia e Finlandia, solo per dimostrare che la NATO può espandersi dove vuole. Così facendo, la NATO ha violato i termini del Trattato di Parigi del 1947, in base al quale la Finlandia deve rimanere militarmente neutrale, e ha automaticamente riportato la Finlandia in uno stato di guerra con la Russia, il che darebbe alla Russia non solo un motivo per attaccare la Finlandia a suo piacimento, ma anche una scusa legale per farlo, ma chi a Washington ha il tempo di esaminare questi dettagli? Tuttavia, il piano si era arenato quando la Turchia si era rifiutata di ratificare l’espansione, perché la Svezia dà rifugio ai terroristi curdi e la Finlandia non si unirà alla NATO se la Svezia non potrà farlo. Come tocco finale, Erdoǧan (comandante del secondo esercito più grande della NATO) e il presidente siriano Assad (bersaglio di rovesciamento e morte violenta da parte di ogni amministrazione statunitense da Clinton in poi) hanno deciso di passare da nemici a cooperanti. I rispettivi ministri della Difesa hanno appena tenuto un proficuo incontro, naturalmente a Mosca.

Anche gli altri sforzi dell’America per destabilizzare e indebolire la Russia creando problemi nel Caucaso sono falliti. In Armenia, una rivoluzione colorata orchestrata dagli Stati Uniti aveva insediato Nikol Pashinyan, addestrato da Soros, a capo del Paese. Ma poi erano successe alcune cose che avevano in gran parte annullato questo vantaggio politico. Il garante della sovranità armena è la Russia; senza il suo sostegno, l’Armenia, un Paese piccolo, debole e senza sbocchi sul mare verrebbe inghiottito dalla Turchia e dall’Azerbaigian, che si fonderebbero allegramente in una “turcofonia” di lingua turca, magari per ripetere il genocidio armeno.

Per creare il momento propizio all’evento, nel 2020 l’Azerbaigian aveva inglobato il Nagorno-Karabakh, una provincia contesa da Armenia e Azerbaigian ma occupata dall’Armenia poco dopo la dissoluzione dell’URSS. Per fermare i combattimenti e proteggere la popolazione armena in questa regione, la Russia ha dovuto introdurre le sue forze di pace. Un fatto importante sul Nagorno-Karabakh è che si tratta di un territorio imperiale russo: la Russia lo aveva ottenuto dalla Persia con il Trattato di Gulistan nel 1813 e, da allora, è popolato da Armeni, Azeri e Russi, con il russo come lingua franca. Pertanto, la situazione attuale, con le truppe russe che mantengono la pace, può essere vista come un parziale ritorno alla norma.

Un altro fatto importante del Nagorno-Karabakh è che fornisce un corridoio terrestre dalla Russia all’Iran, passando per l’Azerbaigian, il percorso più breve da Mosca all’Iran e da lì al Mar Arabico e all’Oceano Indiano (c’è anche un percorso più lungo attraverso il Kazakistan e il Turkmenistan). Questo corridoio nord-sud consente alla Russia di accedere al commercio mondiale aggirando facilmente tutti i principali punti di strozzatura controllati dall’Occidente: il Kattegat all’imboccatura del Mar Baltico, il Bosforo e i Dardanelli tra il Mar Nero e il Mediterraneo, lo Stretto di Gibilterra all’imboccatura del Mediterraneo e il Canale di Suez.

Ma Yerevan, la capitale dell’Armenia, ospita la più grande ambasciata americana della regione e gli Americani non hanno alcuna intenzione di andarsene. Così avevano mandato Nancy Pelosy, l’ex presidente della Camera dei Rappresentanti, a fare una visita veloce alla fine dei suoi vari altri viaggi inutili. Naturalmente, qualche giorno dopo c’era stata una mini-dimostrazione a Erevan, con persone che sventolavano bandiere americane e chiedevano che l’Armenia rompesse con la Russia. Mettere Nancy dentro una pistola e spararla contro il Cremlino sarebbe stato altrettanto efficace.

A proposito di punti di strozzatura controllati dall’Occidente, un altro di questi è lo Stretto di Malacca, che collega l’Oceano Indiano, attraverso il Mare delle Andamane, al Mar della Cina e attraverso il quale passa gran parte del commercio cinese con il mondo e gran parte del petrolio che alimenta l’economia cinese. Non contenti di prendersela miseramente con la Russia, gli Stati Uniti hanno anche compiuto diversi sforzi per creare problemi alla Cina, creando tensioni tra la Cina e i suoi vicini meridionali. A tal fine, hanno cercato di dipingere la Cina come una minaccia e hanno organizzato esercitazioni di “libertà di navigazione” vicino alle isole Spratly, che la Cina rivendica e che ha trasformato in formidabili fortezze. Tutti questi sforzi sono stati vanificati da una vittoria strategica congiunta russo-cinese in Myanmar, nel 2021.

La storia del Myanmar è lunga e contorta, ma, in breve, con il sostegno cinese e russo, Aung San Suu Kyi (titolare di passaporto britannico, premio Nobel per la pace, di origine occidentale) è stata rimossa dal potere e sostituita da Min Aung Hlaing, comandante delle forze armate, il tutto nel rigoroso rispetto dei termini della Costituzione del 2008, di cui i militari sono garanti. Grazie a questa azione piuttosto limitata, è stato sbloccato un altro corridoio di trasporto nord-sud. Questo passa attraverso il Myanmar e collega la Cina direttamente all’Oceano Indiano, aggirando il punto di strozzatura dello Stretto di Malacca.

I clamorosi fallimenti della politica estera statunitense non si limitano quindi agli sforzi per contenere e indebolire la Russia; anche i tentativi per contenere e indebolire la Cina non sono meno spettacolari. Ma sto divagando.

Tornando al tema dell’ultima crociata, essendo state escluse tutte le altre possibilità di disturbo della Russia, rimane solo la tradizionale via d’accesso delle crociate: il fronte occidentale russo. Su questo fronte, la Russia sta ora smilitarizzando la NATO (avendo già ampiamente smilitarizzato l’Ucraina e distrutto l’esercito e gli armamenti di epoca sovietica) e denazificando l’Ucraina uccidendo tutti i giorni centinaia di nazisti ucraini (e alcuni mercenari stranieri). Il rapporto delle vittime tra le forze russe e ucraine è ora vicino a 1:30 a favore dei Russi: un tiro al piccione.

I Russi hanno recentemente scoperto come abbattere in modo affidabile i razzi forniti dalla NATO e come far passare i loro missili attraverso i sistemi di difesa aerea della NATO. L’aspetto più interessante è che ora i Russi sanno anche come disattivare i sistemi di difesa aerea della NATO, lanciando prima nelle loro vicinanze un’esca a volo lento, individuando le loro posizioni mentre abbattono l’esca, e infine eliminandoli con un attacco di precisione con qualcosa che non possono intercettare – magari qualcosa di ipersonico. Una volta che l’Ucraina sarà stata liberata da tutti i suoi sistemi antiaerei, la Russia avrà finalmente campo libero per usare la sua forza aerea per bombardare l’esercito ucraino fino al completo oblio, come aveva fatto con l’ISIS in Siria.

Nessuno sa esattamente quanto tempo ci vorrà; come avevo scritto in un precedente articolo, i Russi non hanno molta fretta. Ma possiamo essere certi che la politica estera e la difesa degli Stati Uniti stanno lavorando sodo a un altro piano, o due. Il più ovvio (e stupido) è quello di spingere la Polonia ad entrare in guerra, una volta terminato con l’Ucraina. A tal fine, la Polonia ha appena annunciato l’intenzione di raddoppiare le dimensioni delle sue forze armate, portandole a 250.000 uomini – il padrone lo ha ordinato e i suoi leader si sono inchinati.

Ci sono solo tre problemi in questo piano. In primo luogo, i Polacchi hanno tutti il passaporto dell’UE e hanno la possibilità di correre al confine più vicino per evitare di essere arruolati. In secondo luogo, anche se i Polacchi hanno subito il lavaggio del cervello quasi quanto gli Ucraini nel loro odio per la Russia, l’economia polacca sta andando abbastanza bene, soprattutto se paragonata al resto d’Europa, e non sono così disperati da lanciare tutti i loro giovani contro l’esercito russo. In terzo luogo, ci vuole energia per attaccare qualcosa di grande come la Russia, ma l’Occidente collettivo è già affamato di energia, e la cosa non potrà che peggiorare con il tempo. A breve scriverò della prossima carestia energetica.

È difficile fare previsioni, ma sono convinto che non ci saranno più Dränge nach Osten, inutili marce su Mosca, crociate del Nord o altri tentativi dell’Occidente di attaccare seriamente la Russia. Dopotutto, più l’Occidente cerca di mettere in difficoltà la Russia, più diventerà freddo e affamato. Ma quando se ne renderanno conto?


(fonte: https://comedonchisciotte.org/lultima-crociata-parte-ii/)
  



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