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Alex Ross: «IL RESTO È RUMORE. ASCOLTANDO IL XX SECOLO»
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Messaggio Alex Ross: «IL RESTO È RUMORE. ASCOLTANDO IL XX SECOLO» 
 
Alex Ross: «IL RESTO È RUMORE. ASCOLTANDO IL XX SECOLO»
Алекс Росс: «ДАЛЬШЕ – ШУМ. СЛУШАЯ ХХ ВЕК»
Alex Ross: «THE REST IS NOISE: LISTENING TO THE TWENTIETH CENTURY»
Traduzione dall’inglese al russo di Mikhail Kalùzhskij e Anna Ghìndina
Casa Editrice «CORPUS» Mosca 2012 (Pagine 560)
Издательство «CORPUS» Москва 2012

Nella lingua russa è uscito il libro del rispettabile critico musicale del «New Yorker» Alex Ross (Алекс Росс). Il libro è dedicato alla musica del XX secolo. Nel mercato americano il libro subito è diventato un best-seller. Ora il turno è arrivato In Russia. Negli USA il libro «The Rest Is Noise: Listening to the Twentieth Century» è uscvito nel 2007 e subito è stato apprezzato dai critici musicali. «Il resto è rumore» ha vinto il National Book Critics Circle Award del 2007 e il Guardian First Book Award del 2008. Vincitore del Premio Napoli del 2010, il libro si è aggiudicato nel 2011 il Best Music Book Award e il Grand Prix des Muses. Il segreto della popolarità è semplice: Alex Ross ha scritto la storia della musica accademica del XX secolo la quale è facile e interessante da leggere non solo per gli accademici. ALEX ROSS è nato a Washington DC nel 1968. Ha studiato pianoforte, composizione e oboe. Ha frequentato Harvard, dove ha fatto studi di Storia europea, Letteratura inglese e Teoria musicale. Ross è il critico musicale del «New Yorker» dal 1996.
Secondo Ross la contrapposizione della musica «classica» e «pop» non ha più nessun senso. Björk è un pop-musicista contemporaneo, ma su lui aveva forte influenza il repertorio classico del XX secolo che ha conosciuto dalla scuola: le pièce elettroniche di Karlheinz Stockhausen, la musica per organo di Olivier Messiaen, il minimalismo spirituale di Arvo Pärt. Non si può persino tracciare una linea di confine fra la musica e non musica. Il libro è un intreccio di vari generi, ricco di contenuti e straordinariamente interessante. Nel libro sono entrate delle biografie, dei passaggi della critica e della storia musicale, della politica e dei ricordi dei partecipanti stessi del processo.
Nella lingua russa il libro è uscito nella Casa Editrice «Corpus» nella traduzione di Mikhail Kalùzhskij (Михаил Калужский) e Anna Ghìndina (Анна Гиндина).

PART I: 1900-1933
1. THE GOLDEN AGE: Mahler, Strauss, and the Fin de Siècle
    Excerpt
2. DOCTOR FAUST: Schoenberg, Debussy, and Atonality
3. DANCE OF THE EARTH: The Rite, the Folk, le Jazz
4. INVISIBLE MEN: American Composers from Ives to Ellington
5. APPARITION FROM THE WOODS: The Loneliness of Jean Sibelius
    Excerpt (published in The New Yorker)
6. CITY OF NETS: Berlin in the Twenties
PART II: 1933-1945
7. THE ART OF FEAR: Music in Stalin's Russia
8. MUSIC FOR ALL: Music in FDR's America
9. DEATH FUGUE: Music in Hitler's Germany
PART III: 1945-2000
10. ZERO HOUR: The U.S. Army and German Music, 1945-1949
11. BRAVE NEW WORLD: The Cold War and the Avant-Garde of the Fifties
12. "GRIMES! GRIMES!": The Passion of Benjamin Britten
13. ZION PARK: Messiaen, Ligeti, and the Avant-Garde of the Sixties
14. BEETHOVEN WAS WRONG: Bebop, Rock, and the Minimalists
15. SUNKEN CATHEDRALS: Music at Century's End

  

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Alex Ross: «THE REST IS NOISE: LISTENING TO THE TWENTIETH CENTURY»
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Zarevich
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Messaggio Re: Alex Ross: «IL RESTO È RUMORE. ASCOLTANDO IL XX SECOLO» 
 
"Il resto è rumore. Ascoltando il XX secolo"
Autore    Ross Alex
Prezzo di copertina € 29,50
Dati    2009, 874 p., brossura
Traduttore    Silvestri A.
Editore    Bompiani  (collana Overlook)


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La recensione de L'Indice

Nell'ambito della saggistica il difficile equilibrio tra approfondimento e divulgazione, tra precisione dell'analisi ed efficacia delle sintesi viene raggiunto assai di rado. Il libro di cui trattiamo offre il caso, ancor più raro e per molti versi esemplare, di una ricostruzione nella quale rigore metodologico e qualità espositiva si esercitano su un campo di osservazione di proporzioni vastissime, coincidente a grandi linee con l'intero arco della musica del Novecento di tradizione occidentale. Critico musicale del "New Yorker", studioso di composizione, storia e letteratura, Alex Ross svolge una minuziosa ricognizione sulla cultura musicale dell'ultimo secolo, mettendo a frutto le sue ampie letture (di cui recano traccia le numerose note a conclusione di ogni capitolo) e le sue puntuali esperienze di ascoltatore. I premi letterari conseguiti dall'opera, e la stessa rapidità con la quale l'editore italiano ha provveduto a realizzarne in pochi mesi una seconda edizione, testimoniano del successo di una formula che potrebbe forse contribuire a risollevare le sorti di un settore, quello della saggistica musicale, da qualche anno un po' trascurato nei programmi editoriali nostrani.
In che cosa consiste questa formula? Si tratta, in breve, di un sistematico intreccio – non certo nuovo nel suo genere, ma qui realizzato con notevole maestria – di analisi musicologica ed esposizione storica, di considerazioni tecnico-musicali e narrazione, di riflessione sui problemi compositivi e illustrazione dei contesti culturali e ambientali. Un intreccio nel quale, se non è assente la componente aneddotica e strettamente biografica, emerge tuttavia anche l'analisi dei nessi economico-sociali che condizionarono il lavoro dei compositori e la descrizione dei processi tecnologici che hanno orientato gli sviluppi musicali lungo l'intero periodo considerato. Una costante metodologica del lavoro di Ross consiste proprio nella naturalezza con la quale i prodotti "alti" della cultura musicale novecentesca di tradizione classica – proverbialmente "distanti" dai modelli della musica di consumo –– vengono illuminati attraverso il confronto con le tradizioni popolari e con i linguaggi di massa, e osservati dal punto di vista del loro immanente potenziale comunicativo.
Nell'impossibilità di riferirmi anche solo a una piccola parte delle centinaia di riflessioni che Ross dedica ai compositori maggiori e minori del Novecento, provo ora a segnalare due nodi che, da un punto di vista strettamente storico-musicale, mi paiono essere tra i più importanti affrontati nel libro. Nel descrivere il clima musicale europeo nei primi decenni del Novecento, e in modo particolare negli anni successivi alla prima guerra mondiale, Ross concede grande spazio a una tendenza che egli stesso definisce come reazione nei confronti del "teutonismo" in musica, vale a dire al tentativo dei compositori dei paesi romanzi e slavi di liberarsi dalle "ingombranti fortezze" della sinfonia beethoveniana e del dramma wagneriano. Questo primo motivo offre all'autore l'opportunità di svolgere osservazioni del tutto penetranti sulla musica francese e sui compositori dell'Europa orientale, mettendo tra l'altro in bella evidenza l'origine popolare, ad esempio nel folklore russo o iberico, di molte fra le innovazioni armoniche e ritmiche della nuova musica.
Il secondo motivo è dato dal contatto, avvenuto a partire dagli anni venti, fra la musica colta europea e la tradizione afroamericana. L'assunto centrale, da un punto di vista storico, è che il delinearsi di una linea compositiva peculiarmente americana, profondamente segnata dall'influsso del jazz e della vocalità nera, abbia allora per la prima volta sottratto alla musica tradizionalmente "classica" la sua centralità. Ross ha qui buon gioco nell'avanzare la sua opzione a favore di un'arte capace di superare la distinzione fra alta e bassa cultura e nel seguire la vicenda che vede da un lato gli artisti afroamericani appropriarsi dei materiali europei nelle forme del blues e del jazz, dall'altro i compositori di formazione classica adottare gli stilemi musicali dei neri. È un filo conduttore che attraversa tutto il libro e sospinge il lettore dalla Manhattan modernista degli anni venti all'approfondimento dei nessi che collegano le esperienze del minimalismo americano al jazz modale degli anni cinquanta e sessanta.
Molti altri aspetti dovrebbero essere ricordati: la vita musicale delle grandi capitali europee, gli scandali delle prime esecuzioni, la parabola della musica seriale, il nodo dei rapporti dei compositori con i totalitarismi del Novecento, l'impulso rivoluzionario delle avanguardie musicali del secondo dopoguerra e i diversi tentativi di reagire alla loro crisi. Ma forse è più importante sottolineare, in chiusura, come questa riflessione sul destino della composizione nel XX secolo resista tenacemente alla tentazione di interpretarne la traiettoria come un declino e indichi piuttosto i germi di una rinascita nello sgretolarsi dei grandi miti monoculturali dell'Occidente e nella possibilità di una fusione finale nella quale "artisti pop evoluti e compositori estroversi" giungano a parlare "lo stesso linguaggio".
Piero Cresto-Dina
  



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