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UCRAINA: UNA GUERRA PER PROCURA DELLA CIA CHE DURA DA 75 ANN
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UCRAINA: UNA GUERRA PER PROCURA DELLA CIA CHE DURA DA 75 ANNI


Joe Biden “sta alimentando in fuoco in Ucraina.”
— Roger Waters dei Pink Floyd

Ci vuole un musicista di talento per togliere il velo della propaganda ed educare i media mainstream americani (MSM) sulla crisi tra Russia e Ucraina e sul ruolo degli Stati Uniti nell’istigare il conflitto per i propri fini nefasti.

I MSM hanno costruito una narrazione basata esclusivamente sulla “guerra di Putin” che nasconde l’espansione imperialista dell’America nell’Europa orientale. È assolutamente orwelliano il tentativo di proiettare sulla Russia ciò che gli Stati Uniti e il loro principale alleato imperiale, il Regno Unito (che un giornalista britannico ha definito “il rimorchiatore dell’America”), stanno facendo ininterrottamente dal 1945, e, in realtà, da secoli.

Guardando al passato, gli Stati Uniti sotto la presidenza Truman avevano iniziato la politica di trasformare i nemici (Germania, Giappone) in amici e gli amici (l’URSS, l’importante alleato della Seconda Guerra Mondiale) in nemici. La CIA, istituita nel 1947, era stata il principale strumento clandestino di questa politica, lavorando a stretto contatto con l’Organizzazione neonazista dei nazionalisti ucraini (OUN) per compiere azioni di sabotaggio, divisione e destabilizzazione dello Stato sovietico.

L’OUN, in particolare la fazione guidata dall’alleato tedesco Stepan Bandera e dal suo secondo in comando, Yaroslav Stetsko, OUN-B, era un’organizzazione violentemente antisemita, anticomunista e antirussa, che aveva collaborato con gli occupanti nazisti e partecipato attivamente al massacro nella regione di milioni di Polacchi, Ebrei ucraini e Comunisti di etnia russa e ucraina. Ciononostante, il Washington Post aveva trattato Stetsko come un eroe nazionale, un “patriota solitario.”

Nel 1941, l’alleanza tra l’OUN e i Tedeschi era stata sostenuta dai leader delle chiese ortodossa e greco-cattolica ucraina. L’arcivescovo di quest’ultima, Andrey Sheptytsky, aveva scritto una lettera pastorale che dichiarava: “Salutiamo l’esercito tedesco vittorioso come liberatore dal nemico. Rendiamo il nostro obbediente omaggio al governo che è stato insediato. Riconosciamo il signor Yaroslav Stetsko come Capo di Stato… dell’Ucraina.”

In occasione dell’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, l’OUN aveva affisso nella città ucraina occidentale di Lvov dei manifesti che recitavano: “Non buttate via le vostre armi ora. Prendetele in mano. Distruggete il nemico…. Popolo! Sappiate! Mosca, la Polonia, gli Ungheresi, gli Ebrei sono i vostri nemici. Distruggeteli!… Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi! Gloria al leader! [Bandera].”
C’è da notare che questo appello alla pulizia etnica non cita i Tedeschi, che allora occupavano l’Ucraina, eppure i propagandisti fascisti e neonazisti che oggi conducono una guerra nella regione del Donbass dipingono i loro antenati come eroi che avevano difeso il nazionalismo ucraino dai Sovietici e dalla Germania. Il Pentagono ha esercitato con successo pressioni sul Congresso affinché eliminasse le restrizioni all’addestramento e alla fornitura di assistenza militare a gruppi, come il Battaglione Azov, che si basano sull’ideologia fascista o neonazista.

Come in passato, la politica estera statunitense è pronta ad accogliere tali settori all’interno della sua cerchia di alleati. Il 16 dicembre 2021, una bozza di risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva come titolo “Combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza.”

Era passata con 130 voti favorevoli (principalmente il Terzo Mondo, che costituisce la grande maggioranza della popolazione mondiale), 51 astenuti (principalmente l’UE, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Canada) e due contrari, ovvero l’Ucraina e gli Stati Uniti. I Paesi dell’Europa occidentale conquistati e occupati da Hitler si rifiutano di condannare le manifestazioni odierne di nazismo e fascismo.

Harry Truman, da senatore, nel 1940, in risposta all’Operazione Barbarossa, aveva dichiarato con tristezza: “Se vediamo che la Germania sta vincendo, dovremmo aiutare la Russia e se la Russia sta vincendo dovremmo aiutare la Germania e in questo modo lasciare che uccidano il maggior numero possibile di persone.” Questo dimostra la sua scarsa considerazione per il popolo della Russia e degli altri Paesi sovietici, diventato ancora più evidente dopo ll suo ingresso alla Casa Bianca.
Durante il suo mandato, gli Stati Uniti avevano contribuito a ricostruire la capacità industriale dell’Europa occidentale (in gran parte per evitare che comunisti e socialisti vincessero le elezioni), ma avevano anche iniziato una guerra contro la Corea del Nord, distruggendo praticamente ogni struttura del Paese con bombardamenti a tappeto, comprese armi incendiarie e napalm.

Aveva dato inizio alla Guerra Fredda, aumentato massicciamente il bilancio militare, organizzato la NATO e usato le armi atomiche sulle popolazioni civili di Hiroshima e Nagasaki, in gran parte per impedire agli alleati sovietici di conquistare territori giapponesi negli ultimi giorni di guerra.

Forse l’iniziativa più distruttiva di Truman era stata la creazione della CIA, un mostro che gli era sfuggito di mano, come aveva ammesso in un secondo tempo con un amico: “Non avrei mai acconsentito alla creazione della Central Intelligence Agency nel ‘47, se avessi saputo che sarebbe diventata la Gestapo americana,” anche se, da presidente, ne aveva sostenuto le attività clandestine in Europa orientale.

L’obiettivo immediato era l’Ucraina sovietica, che la CIA sperava, attraverso i suoi progetti clandestini, di “spaccare” utilizzando sabotatori dietro le linee nemiche.
Il suo compito era analogo a quello dell’OSS, l’agenzia per le azioni segrete della Seconda Guerra Mondiale, che aveva lavorato con i gruppi partigiani che combattevano contro l’occupazione nazista. In Ucraina, gli Stati Uniti avevano semplicemente invertito il nemico, sostenendo le organizzazioni insurrezionali naziste che combattevano l’Unione Sovietica, il Paese che aveva appena salvato l’Europa dal flagello del Terzo Reich di Hitler.

Il piano della CIA, parte delle operazioni di “stay behind” in Europa centrale e orientale, prevedeva paracadutare [in Ucraina] esponenti dei gruppi ultranazionalisti, in particolare dell’OUN-B, che si sarebbero occupati di contrabbando di armi, delle comunicazione segrete via radio, del reclutamento di spie, commando, di banditismo, assassini e sabotaggi.

Una storia segreta declassificata della CIA mostra che l’Agenzia si era rifiutata di estradare ai Sovietici il criminale di guerra Stapan Bandera dell’OUN per mantenere intatto il movimento clandestino e gli sforzi di destabilizzazione in Ucraina.

Invece, due rami della CIA, l’Office of Policy Coordination (OPC) per le operazioni segrete e l’Office of Special Operations (OSO) per i progetti clandestini per i quali il governo degli Stati Uniti forniva copertura, proteggevano entrambi l’OUN e lavoravano a stretto contatto con l’Ukraine Insurgent Army (UPA) antisovietico “in attività di guerra psicologica dirette contro obiettivi polacchi, cecoslovacchi e rumeni confinanti con l’Ucraina.”
L’OPC e l’OSO “concordano sul fatto che l’organizzazione ucraina [Consiglio Supremo di Liberazione dell’Ucraina], l’organo di governo dell’OUN, offre opportunità insolite di penetrazione nell’URSS e di assistenza allo sviluppo di movimenti clandestini dietro la cortina di ferro.”

L’operazione della CIA era chiamata in codice PBCRUET-AERODYNAMIC, sulla base di un documento top-secret datato 17 giugno 1950.

L'OUN

Il congresso del partito OUN dell’agosto 1939 aveva auspicato uno Stato “etnicamente uniforme,” un concetto che si era intensificato dopo il 1941 con l’impegno ad una “operazione di pulizia contro tutti i nemici della razza.” Gli Ebrei ucraini, circa 1,5 milioni, erano stati praticamente annientati dai Tedeschi, aiutati dall’Esercito Insurrezionale Ucraino dell’OUN, dalla polizia ucraina e dai comuni cittadini ucraini. L’OUN era composto da fascisti ucraini, nazisti e altri elementi estremi, ma comprendeva anche Guardie Hlinka slovacche, SS ucraine della 14a Divisione Grenadier Waffen-SS (Galizia) e SS tedesche mercenarie.

Lo sterminio dei Polacchi (stimato tra i 100.000 e i 200.000) si era intensificato nel 1943, sempre con la partecipazione attiva dell’UPA. L’OUN-UPA aveva anche collaborato con i Tedeschi nel rastrellamento di migliaia di Russi ucraini da sterminare. Il suo autoproclamato “primo ministro,” Yaroslav Stetsko, descriveva i Russi come una razza barbara e non europea, discendente da mongoli e unni.

Dopo la guerra, gli Stati Uniti non si fecero problemi a lavorare a stretto contatto con Stetsko che, nella sua biografia (1941), aveva scritto: “Considero il marxismo un prodotto della mente ebraica, che è stato applicato nella prigione moscovita dei popoli dal popolo moscovita-asiatico con l’assistenza degli Ebrei. Mosca e l’ebraismo sono i più grandi nemici dell’Ucraina e portatori di idee bolsceviche corruttrici a livello internazionale…. Pertanto sostengo la distruzione degli Ebrei e l’opportunità di portare in Ucraina i metodi tedeschi di sterminio dell’ebraismo, impedendone l’assimilazione….“.

Né la sua follia, né i campi di sterminio nazisti, né i tre milioni di prigionieri di guerra russi morti nei campi di concentramento, né la totale barbarie delle invasioni tedesche e alleate avevano cambiato la dottrina politica ufficiale degli Stati Uniti su come nazisti e fascisti di alto livello potessero essere utili alla guerra dell’America contro il socialismo sovietico. Stetsko aveva ricevuto una calorosa accoglienza a Washington, dove era stato festeggiato da Ronald Reagan e George H.W. Bush come uno stimato leader del Blocco delle Nazioni Anti-Bolsceviche (ABN), che, in origine, era una formazione nazista tedesca (come notato da Stephen Dorril) e delegato permanente dell’ABN alla Lega Mondiale Anticomunista.

Ritorno al passato

All’inizio degli anni ‘50, dopo aver paracadutato 85 agenti in Ucraina, tre quarti dei quali erani stati catturati, la CIA aveva ammesso che il progetto era stato un fallimento. Questo non aveva dissuaso i combattenti della Guerra Fredda dall’utilizzare mercenari per il cambio di regime altrove, compreso il fallito sbarco alla Baia dei Porci un decennio dopo. Con la sconfitta del movimento insurrezionale ucraino, molti dei Banderiti, tra cui Mykola Lebed, uno dei fondatori dell’OUN e luogotenente di Bandera addestrato dalla Gestapo a metodi spietati di tortura, erano diventati emigranti.
Lebed, che era stato ministro degli Esteri dell’organizzazione e capo della sua famigerata polizia segreta, era stato descritto dall’esercito americano come un “noto sadico e collaboratore dei Tedeschi.” Dopo la guerra era emigrato a Monaco, dove aveva avuto un ruolo importante nella neonata e segreta Radio Free Europe, l’organo di propaganda finanziato dagli Stati Uniti che trasmetteva in Europa orientale. A RFE si erano poi aggiunte Radio Liberty (anch’essa gestita dalla CIA e diretta verso l’Unione Sovietica) e Voice of America non solo per trasmettere propaganda, ma anche per trasmettere messaggi in codice unidirezionali ai sabotatori “rimasti dietro il confine.”

Sembra che, durante la guerra, Lebed fosse stato un buon allievo e il pupillo della Gestapo tedesca. In seguito, trasferitosi a Monaco, Lebed aveva goduto (come Bandera) del patrocinio dell’ufficiale dell’intelligence nazista Reinhard Gehlen, che, a sua volta, aveva stretti rapporti operativi con la CIA.

Gehlen sarebbe poi diventato capo dell’intelligence per la Germania occidentale, impiegando i nazisti con cui aveva lavorato durante la guerra e aiutando la CIA con la condivisione di informazioni sull’Europa orientale. Quando Lebed era entrato in disaccordo con l’OUN-B tedesca del dopoguerra, la CIA lo aveva trasferito negli Stati Uniti, insieme a molti altri ultranazionalisti ucraini.
Con l’approvazione del direttore della CIA Allen Dulles, Lebed aveva lavorato a New York (e vissuto nella ricca contea di Westchester) sotto falso nome come risorsa dell’intelligence antisovietica, fino ad ottenere la cittadinanza. Gli Ucraini di estrema destra di allora e di oggi sono stati a lungo strumenti di una politica da Guerra Fredda. “Gli ex membri della clandestinità ucraina che si trovano ora negli Stati Uniti,” aveva scritto la CIA in un documento top-secret del 1950, “saranno sfruttati nella massima misura possibile.”

Nei primi anni della Guerra Fredda, centinaia, se non migliaia di nazisti, tra cui criminali di guerra, come l’ufficiale delle SS Otto von Bolschwing (uno dei principali organizzatori della Soluzione Finale e aiutante di Adolf Eichmann), erano stati portati negli Stati Uniti dalla Germania, dall’Ucraina, dai Balcani, dagli Stati baltici e dalla Bielorussia.

Tra loro c’era anche Adolf Heusinger, “uno dei tanti ufficiali nazisti e fascisti di alto rango che erano stati integrati nelle reti militari e di intelligence statunitensi.” Heusinger era stato capo dello Stato Maggiore dell’Esercito di Hitler e, nel 1961-1964, era stato nominato presidente del Comitato militare della NATO: talmente fluido era stato il passaggio da nazista di alto rango a comandante militare del “mondo libero.”

Nel frattempo, la richiesta di Bandera per un controllo totale dell’OUN aveva causato tensioni all’interno della leadership fascista con sede in Germania. Nel 1950, gli Stati Uniti e il Regno Unito stavano pianificando operazioni congiunte in Ucraina, ma, a quel punto, la CIA aveva deciso di lavorare più da vicino con lo ZP/UHVR (la rappresentanza estera del Consiglio Supremo di Liberazione ucraino, l’organizzazione ombrello di tutte le formazioni nazionaliste di destra), mentre l’MI6 britannico aveva ingaggiato Bandera come principale contatto tra gli Ucraini.

Quando Bandera era stato assassinato, nel 1959, dopo che gli Stati Uniti si erano rifiutati di estradarlo in Unione Sovietica per crimini di guerra, Stetsko aveva preso il controllo dell’OUN.

Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, gli Stati Uniti avevano pensato di avere finalmente in pugno la Russia. Sotto il governo autocratico di Boris Eltsin, alimentato dalla vodka, gli Stati Uniti erano stati invitati a guidare un programma neoliberista di “terapia d’urto,” che aveva portato alla completa distruzione dell’economia russa.

Il capitalismo di stampo americano aveva provocato una grave depressione con una massiccia disoccupazione, la diminuzione dei salari, la perdita delle pensioni, l’acquisizione da parte degli oligarchi di industrie precedentemente di proprietà dello Stato, l’incremento delle disuguaglianze e della povertà, l’aumento dell’alcolismo e un significativo declino della aspettativa di vita.

Sebbene Eltsin avesse opposto una certa resistenza, l’amministrazione Clinton aveva potuto espandere la NATO in Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, violando gli accordi presi tra George H.W. Bush e Mikhail Gorbaciov sulla non espansione dell’organizzazione militare “di un pollice” verso est. Questa falsa promessa era stata fatta affinché i Sovietici non bloccassero la riunificazione della Germania e la sua adesione alla NATO.

Da quel momento era iniziati il costante allargamento della NATO, che ha portato l’Ucraina alla condizione di membro associato de facto, con relative forniture di armi, addestramento alle armi e giochi di guerra coordinati con l’esercito ucraino in previsione di una guerra con la Russia, oltre a conti bancari per i politici ucraini che avevano collaborato.

Vladimir Putin si era dimostrato un leader russo di gran lunga superiore, risollevando l’economia, mettendo in riga molti oligarchi e ripristinando la fiducia nello Stato russo. In Ucraina, gli Stati Uniti avevano visto nelle elezioni presidenziali del 2004 l’opportunità di allontanare l’Ucraina dall’influenza della Russia.

Oltre alle visite nel Paese di funzionari di alto livello, gli Stati Uniti erano intervenuti utilizzando diversi altri canali, tra cui le organizzazioni per il cambio di regime, il National Endowment for Democracy, USAID, Freedom House, l’Open Society Institute di George Soros (ora Foundations) e l’immancabile CIA, per bloccare l’elezione del russo Viktor Yanukovych e insediare come presidente un neoliberale filoamericano, Viktor Yushchenko.

Con l’aiuto degli Stati Uniti, Yushchenko aveva prevalso ma aveva fallito miseramente come presidente. Per gli Stati Uniti l’allarme era nuovamente scattato nel 2010, quando era stato eletto presidente Yanukovych. A quel punto, Yushchenko era stato completamente screditato come leader, avendo ricevuto solo il 5,5% dei voti al primo turno e finendo così eliminato. Gli Stati Uniti hanno sempre avuto difficoltà a scegliere i vincitori.

Le proteste antigovernative del 2013-2014, iniziate pacificamente nella piazza Maidan di Kiev, erano state stimolate dalle visite del sottosegretario di Stato americano e specialista di cambiamenti di regime, Victoria Nuland, che aveva ripetutamente incontrato i cospiratori del colpo di Stato. A lei si erano uniti i senatori John McCain (R-AZ) e Chris Murphy (D-CT), che erano saliti sul podio insieme all leader neonazista Oleh Tyahnybok per offrire il sostegno dell’America, presumibilmente senza autorizzazione formale, al rovesciamento illegale di Yanukovych.

Questa volta la CIA era stata maggiormente coinvolta nella destituzione del presidente russo e molto probabilmente aveva contribuito a preparare i gruppi di miliziani di estrema destra (tra cui i cecchini che avevano sparato sulla folla) responsabili dei massacri di poliziotti e manifestanti nel Maidan, che avevano costretto Yanukovych a fuggire. Il New York Times aveva falsamente attribuito le sparatorie al suo governo. Questo golpe aveva scatenato la resistenza nella regione del Donbass, fortemente russofona, a cui il governo golpista di Kiev aveva risposto con un attacco armato che, fino al 2022, ha provocato la morte di 14.000 persone tra soldati e civili.

Nelle interviste rilasciate ai giornalisti europei nel giugno 2022, Petro Poroshenko, che era un informatore regolare dell’ambasciata statunitense a Kiev prima di essere sponsorizzato dagli Stati Uniti per diventare presidente nel 2014, ha detto che, mentre era in carica, aveva firmato gli accordi di Minsk con la Russia, la Francia e la Germania e aveva accettato un cessate il fuoco solo come stratagemma per guadagnare tempo per la costruzione dell’esercito e la preparazione della guerra. “Il nostro obiettivo,” ha detto, “era quello di fermare la minaccia, o almeno di ritardare la guerra, per assicurarci otto anni necessari a ripristinare la crescita economica e creare forze armate potenti.”

La guerra di propaganda

Petro Poroshenko era un informatore dell’ambasciata statunitense a Kiev prima che gli Stati Uniti lo sponsorizzassero per diventare presidente dell’Ucraina. [Source: ndtv.com]
Il presidente Biden e altri funzionari pubblici hanno ripetutamente usato l’espressione “attacco non provocato” per caratterizzare le motivazioni della Russia come se fosse esclusivamente un’aggressione territoriale. Tali affermazioni sono fatte senza prove credibili, come se l’invocazione del nome di Putin fosse sufficiente a stabilire che qualsiasi affermazione su di lui o sullo Stato russo sia una prova per il solo fatto di essere stata pronunciata.

Il problema, come molti osservatori hanno notato, è che i media mainstream sono poco più che uno strumento di trasmissione e amplificazione grafica nazionale e internazionale del consenso dello Stato e della classe dirigente. Questo, naturalmente, non è una novità: si è scoperto che più di 400 giornalisti dei MSM erano stati gli occhi e le orecchie della CIA durante gran parte della Guerra Fredda, come aveva riferito il giornalista del Watergate Carl Bernstein. C’è la prova che alcuni giornalisti continuano a fungere da messaggeri per l’Agenzia.

Questi addetti ai lavori della Beltway di Washington hanno problemi a capire cosa si intende per provocazione. L’espansione delle forze ostili degli Stati Uniti e della NATO e i giochi di guerra portati avanti fino alle porte della Russia, compreso il piano per aggiungere l’Ucraina e la Georgia alla lista dei membri dell’Alleanza, sono chiaramente provocazioni. E, se la memoria di Biden funziona ancora, ricorderà come l’amministrazione Kennedy avesse considerato la presenza di un’unica base militare sovietica nell’emisfero occidentale (a Cuba) come una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti. In quel caso, i Sovietici avevano avuto il buon senso di ritirarsi.

Il colpo di Stato di Maidan nel 2014, che persino il presidente fantoccio statunitense Poroshenko ha ammesso essere incostituzionale (cioè illegale), la successiva messa al bando della lingua russa e l’invito ad una generale pulizia etnica nelle istituzioni pubbliche e nei media da parte del suo governo sono tutte provocazioni. Così come lo sono state gli attacchi militari nella regione del Donbass, istigati dal Battaglione Azov, armato e addestrato dagli Stati Uniti, a partire dal 2015. Poco prima dell’invasione russa, Kiev aveva dislocato un forte concentramento di truppe al confine con gli oblast’ secessionisti, Donetsk e Luhansk.

La secessione del Kosovo, dopo 78 giorni di bombardamenti statunitensi sulla Serbia, alleata della Russia, aveva avuto il pieno sostegno di Washington e per i Russi era servita come precedente per l’annessione della Crimea. Prima dell’invasione russa, Volodymyr Zelensky aveva scatenato epurazioni autoritarie nei confronti dei partiti di opposizione, accusati di dare voce agli Ucraini di lingua russa. Poroshenko e Zelensky si erano rifiutati di rispettare gli accordi di Minsk. Anche queste erano provocazioni.

In effetti, i 75 anni di sforzi degli Stati Uniti per distruggere la sovranità degli Stati sovietici e russi sono una provocazione continua. L’aggressione degli Stati Uniti e della NATO contro gli alleati russi in Siria e in Serbia (e in Cina) e le “rivoluzioni colorate” in Bielorussia, Serbia, Georgia, Ucraina e altrove nell’ex regione sovietica e l’elenco sempre più lungo delle sanzioni contro la Russia sono ulteriori forme di aggressione. L’amnesia dei MSM in questa storia recente sarebbe difficile da comprendere se non si capisse che essi servono in realtà come strumenti di propaganda di Stato, quelli che Louis Althusser chiamava gli apparati ideologici dello Stato.

Come ha detto Noam Chomsky: “È piuttosto interessante che nel discorso americano sia quasi obbligatorio riferirsi all’invasione come ‘all’invasione non provocata dell’Ucraina.’ Cercate su Google e troverete centinaia di migliaia di risultati. Certo, è stata provocata. Altrimenti non si parlerebbe sempre di invasione non provocata.” Se Chomsky non fosse abbastanza convincente, forse i guerrafondai USA/NATO potrebbero dare ascolto a Papa Francesco, certamente non russofilo, secondo cui l’invasione è il risultato dell’“abbaiare della NATO alle porte della Russia. Non so dire se sia stata provocata, ma probabilmente sì.”

Il diluvio di propaganda MSM contro la Russia e l’embargo delle voci che mettono in dubbio la storia ufficiale sul colpo di Stato del 2014 e sul conflitto Russia-Ucraina espongono la democrazia statunitense come un modello non degno di emulazione. Sono pochi, se non nessuno, gli Stati autoritari in cui la soppressione delle notizie è di tale portata e così istituzionalmente radicata come negli Stati Uniti.

In altre sedi ho discusso dell’ampia presenza di ex funzionari militari e dell’intelligence legati all’industria della difesa che popolano i canali televisivi e via cavo come “analisti esperti” e dell’uso dell’ideologia suprematista bianca da parte dei giornalisti dei MSM per dipingere gli sfollati ucraini come un gruppo speciale di “vittime degne.”

Una caratteristica centrale del giornalismo e della culto delle celebrità dei MSM è stata la rappresentazione di Zelensky come un “eroe” che ha disinteressatamente difeso l’Ucraina dalla tirannia. L’immagine dell’eroe in America è un vecchio tropo, tratto da una lunga serie di esempi di militari superiori alla norma, come i personaggi di John Wayne nella Seconda Guerra Mondiale, la trasformazione in “eroe di guerra” del criminale della guerra del Vietnam John McCain, il falco Ronald Reagan, Rambo, lo sterminatore di Indiani Daniel Boone e molti altri.

La propaganda è ormai apertamente una parte importante dell’arsenale bellico degli Stati Uniti, e il governo fa poco per nasconderlo. Oltre alle massicce spedizioni di armi che gli Stati Uniti e gli alleati della NATO stanno fornendo agli Ucraini, secondo PRWeek circa 150 società di pubbliche relazioni americane e globali, tra cui una società britannica con stretti legami con il partito conservatore al potere, si sono offerte di fornire all’Ucraina strumenti di propaganda, le armi di inganno di massa.
Allo stesso tempo, non si è parlato quasi per nulla del curriculum, non proprio limpido, di Zelensky in materia di corruzione, un problema endemico per l’Ucraina, che è classificata da Transparency International, un’istituto finanziato da Stati Uniti, Regno Unito e aziende, come il Paese più corrotto d’Europa. Oltre a non essere riuscito ad abbattere gli oligarchi che governano il Paese (50 dei quali detengono il 45% della ricchezza del Paese), tra cui il suo stesso protettore, il miliardario ucraino-israeliano-cipriota Igor Kholomoisky, corrotto e sanzionato dagli Stati Uniti, lo stesso Zelensky era stato smascherato dai Pandora Papers come ladro, con milioni di dollari nascosti in conti offshore nelle Isole Vergini britanniche e in proprietà a Londra. La sua chiusura dell’intera opposizione politica, mediatica e intellettuale rende difficile per gli Ucraini venire a conoscenza delle sue macchinazioni finanziarie non proprio eroiche.

Divulgare queste realtà nei social media statunitensi e britannici o in libri e riviste porta ad essere etichettati come “bot” russi o “utili idioti di Putin.” Forse l’utile idiota più autentico è il Rambo del Russiagate, Adam Schiff, democratico californiano e presidente della House Permanent Select Committee on Intelligence, che, in occasione delle udienze per l’impeachment di Trump nel gennaio 2020, aveva dichiarato: “Combattiamo la Russia laggiù per non doverla combattere qui.”

Questo è ciò che al Congresso passa per intelligenza.

Spunti di riflessione

Bisogna prendere sul serio l’intuizione del teorico politico tedesco Carl Schmitt, il quale sosteneva che gli Stati nazionali potenti hanno bisogno di avere nemici per definire chi sono, e che le loro “azioni e motivazioni politiche possono essere ridotte alla distinzione tra amico e nemico.” Per Schmitt, il “nemico” non deve necessariamente essere inteso come malvagio, ma per gli Stati Uniti il nemico ha sempre connotazioni religiose di immoralità.
Schmitt, alla fine, aveva prestato il suo intelletto al servizio del Terzo Reich, ma gli stessi Stati Uniti, con le loro prime operazioni di “stay behind” in Ucraina e in altre parti d’Europa, avevano confermato che erano pronti ad adottare alcune delle stesse tattiche, se non addirittura l’ideologia, delle loro reclute naziste.

La caratterizzazione dell’Unione Sovietica, poi Russia, come nemico aveva come minimo tre utilità: creare una minaccia nazionale per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle massicce iniquità dell’economia capitalista corporativa; giustificare la costruzione di uno Stato e di un impero di sicurezza nazionale (di polizia, imperialista), basato su un complesso militare-industriale-mediatico, con un livello straordinario di spese militari come copertura contro la depressione; e organizzare un ampio complesso di propaganda sul modello dell’Ufficio per l’informazione bellica della Seconda Guerra Mondiale, per mantenere la legittimità dello Stato come forza morale in un mondo minacciato da leader malvagi il cui unico scopo è quello di togliere la libertà agli Americani.
In realtà, sono gli stessi Stati Uniti a spogliare il Paese delle loro decantate “quattro libertà” e a negare ad altri Paesi, in particolare del Terzo Mondo, i loro percorsi indipendenti di sviluppo e libertà.

Il punto principale dell’argomentazione antimperialista non è la difesa della guerra in Ucraina, ma l’approfondimento delle sue cause. Gli Stati Uniti sono da tempo una società altamente militarizzata e, in tutta la loro esistenza, sono stati non belligeranti solo per 15 anni.

E quando non invadono direttamente (ad oggi 84 Paesi), gli Stati Uniti sponsorizzano invasioni e colpi di Stato contro Paesi contrari ai loro interessi strategici (Cile, Nicaragua, Indonesia, Yemen, Brasile, Argentina, Angola, Venezuela, Repubblica Democratica del Congo, Gaza, Grecia, Ecuador, Ghana e molti altri).

La crisi ucraina è anche una guerra sponsorizzata, in quanto l’assalto di Kiev alla regione del Donbass è, in ultima analisi, nell’interesse degli Stati Uniti, poiché le sue risorse, tra cui “un’industria carbonifera altamente sviluppata, un’industria metallurgica ferrosa, un’industria meccanica, un’industria chimica e un’industria edile, enormi risorse energetiche, un’agricoltura diversificata e una fitta rete di trasporti” sono bramate dal capitale e dalla finanza transnazionali.
Al di là dell’Ucraina si trova il vasto territorio della Russia e un’incalcolabile ricchezza in energia, minerali strategici e altre risorse che hanno un irresistibile richiamo per un sistema capitalistico corporativo espansionista e militarista a livello globale come quello degli Stati Uniti. Ci sono certamente delle vie d’uscita dall’attuale crisi in Ucraina, ma richiedono la neutralizzazione del Paese e la sua conversione in uno Stato smilitarizzato che, con l’alleanza degli Stati Uniti, rispetti e faccia rispettare i diritti e l’uguaglianza della popolazione di etnia russa.

L’Occidente deve anche riconoscere in qualche modo i legittimi interessi di sicurezza della Russia, che sono stati compromessi dall’orda delle forze NATO troppo vicine ai suoi confini. Il concetto di sicurezza dello Stato è sancito dalla Carta delle Nazioni Unite e, per evitare una catastrofe ancora più grande, è necessario che gli Stati Uniti agiscano in conformità con i dettami di pace delle Nazioni Unite e rimuovano gli ostacoli a una soluzione negoziata, che è nell’interesse a lungo termine dell’Ucraina, della Russia e del resto del mondo.

Gerald Sussman



(fonte: https://comedonchisciotte.org/ucrai...isso-della-cia/)
  



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