Karla
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 Re: «PROGREDISCE LA RUSSOFOBIA IN OCCIDENTE»
da limes adesso il buffone è Enrico V
L DRAMMA DI ZELENSKY [di Alberto de Sanctis]
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens’kyj (Zelensky) è intervenuto alle Nazioni Unite chiedendo l’espulsione della Russia dal Consiglio di sicurezza, paragonando i militari russi «ai terroristi dell’Isis» e invocando un «processo come quello che si è tenuto a Norimberga per i criminali nazisti dopo la seconda guerra mondiale». Il supremo organo onusiano era stato convocato su richiesta dell’ambasciatore russo, Vassily Nebenzia, contro «la montatura sui fatti di Bucha».
Perché conta: In collegamento con il Palazzo di vetro, il capo di Stato ucraino ha pronunciato la requisitoria più dura contro Mosca fra le tante tenute nell’ultimo mese e oltre di guerra. Zelensky vive in prima persona il dramma di essere il leader di un paese invaso che non può prescindere dagli aiuti esterni per sopravvivere. Dal suo punto di vista, quindi, è perfettamente logico fare di tutto per esortare gli occidentali a schierarsi apertamente contro la Russia, nella lucida consapevolezza che qualsiasi esito del conflitto che dovesse prevedere la neutralità ucraina rischia soltanto di rinviare nel tempo il momento della resa dei conti con il Cremlino.
Al contempo Zelensky sperimenta in prima persona gli effetti della sostanziale indifferenza per le sorti dell’ex repubblica sovietica che pervade (con sparute eccezioni e qualche distinguo) europei e americani. Tanto da doversi muovere lungo binari narrativi anche in contraddizione fra loro: da una parte cerca garanzie securitarie persino più forti di quelle contenute nell’art. 5 dello statuto dell’Alleanza Atlantica, dall’altra deve riconoscere che le porte della Nato sono chiuse e si dice pronto alla neutralità; da una parte paragona i russi ai nazisti e ai jihadisti dello Stato Islamico, dall’altra riconosce la necessità di negoziare con loro.
In questo senso il dramma di Zelensky (e del suo popolo) è acuito dall’incapacità franco-tedesca di trovare una via d’uscita al conflitto e dal disinteresse degli Usa a spendersi seriamente per imporre la fine delle ostilità in Europa. Così al presidente ucraino non resta che affilare la sua verve retorica nei discorsi tenuti nei fori decisionali occidentali.
Alcuni lo paragonano a Winston Churchill nell’ora più buia del conflitto fra l’impero britannico e la Germania nazista, ma probabilmente lo statista inglese cui Zelensky è più vicino è Enrico V alla vigilia della battaglia di Azincourt contro la temibile cavalleria pesante francese. Anche il presidente ucraino si appresta a combattere lo scontro decisivo della guerra, con i russi pronti ad assaltare il sud-est dell’Ucraina mandando avanti le loro soverchianti forze corazzate.
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