Oggetto: VLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN CRIMEA 2015
VLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN CRIMEA 2015
ВЛАДИМИР ПУТИН И СИЛЬВИО БЕРЛУСКОНИ В КРЫМУ 2015

Vladimir Putin e Silvio Berlusconi hanno deposto mazzi di rose rosse al memoriale di fronte al monte Gasfort, a Sebastopoli, dedicato ai soldati del Regno di Sardegna morti nella guerra di Crimea. Inoltre Putin ha ipotizzato con Berlusconi la possibilità di collocare i nomi dei caduti italiani in un futuro parco intorno al cimitero.
I mass media italiani da quest’informazione hanno avuto una crisi isterica. La Mamma pro americana «ANSA» si è soffocata dal belato antirusso.




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11 settembre 2015 Crimea 
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Oggetto: Re: VLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN CRIMEA 2015
Putin accusato di crimini di guerra dopo aver osato bere del vino invecchiato.
Vladimir Putin ha personalmente assassinato una bottiglia di vino spagnolo durante la visita in Crimea di Berlusconi. Il mondo chiede giustizia!
«Il presidente russo Vladimir Putin e l'ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi sono accusati di aver bevuto una delle più antiche bottiglie di vino della penisola annessa forzatamente», tuona il Dipartimento di Stato americano/CIA.
La scioccante denuncia prosegue: «Il pubblico ministero della Crimea che si trova adesso in esilio in Ucraina riferisce che i due leader hanno assaggiato una bottiglia di vino spagnolo con 240 anni di età, prodotto durante il regno di Caterina la Grande e portato in Crimea dal conte Mikhail Vorontsov».
Davvero disgustoso!
Immaginate cosa potrebbe accadere se Putin facesse per davvero qualcosa che possa giustificare un vero sdegno, come l'uccisione di un bambino russo con una bomba lanciata da un drone volante. Internet esploderebbe!
Fort Rus

http://russia-insider.com/…/putin-accused-war-crime-…/ri9829

 

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Oggetto: Re: VLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN CRIMEA 2015
LA CRIMEA E LA «PURGA» INTELLETTUALE ITALIANA CONTRO BERLUSCONI

Il governo di Kiev ha condannato la visita di Silvio Berlusconi in Crimea.
Non un semplice scambio di battute diplomatiche, ma una vera e propria messa in stato di accusa, che ha portato al divieto per l'ex premier di varcare i confini ucraini per tre anni.
Basterebbe tale modalità d'azione per comprendere quale concetto di libertà abbiano in questo momento a Kiev, ma c'è anche la questione della "lista nera" stilata in concomitanza con la visita di Berlusconi: un lungo elenco di giornalisti stranieri, sgraditi alle autorità ucraine, tre dei quali inizialmente persino della BBC. Di una politica del genere si può dire tutto tranne che sia ispirata a quei principi democratici di cui il governo dell'Ucraina e i suoi sostenitori europei e americani si riempiono la bocca: evidente pretesto per infangare la Russia, mentre sono loro i primi ad affossare i valori di cui si vantano.

Francamente, è fin troppo facile criticare uno Stato che da un lato piange per la libertà e grida all'occupazione del suo territorio e dall'altro lancia liste di proscrizione contro esponenti della stampa internazionale, naturalmente quelli non allineati al pensiero unico. Forse fanno le prove generali di quella democrazia a proprio uso e consumo alla quale in Occidente siamo ormai abituati. Rammentiamo il mitico annuncio di Kiev su tutte le maggiori agenzie stampa della creazione di un Ministero della Propaganda per replicare a quanto di analogo starebbe facendo la Russia. Ci stupisce però la reazione in Europa e in America: quella notizia fu salutata positivamente dai nostri mass media, pur rimaneggiata un po' per evitare di informare bene i cittadini sulla natura del Governo ucraino. Qual è differenza con la linea di comunicazione ideata da Goebbels? Certo, non si può condannare una propaganda, laddove si è conniventi… E allora tutto diventa possibile, anche essere erogatori della stessa, alla faccia del giornalismo con la "G" maiuscola.

Ma tornando a noi, della vicenda di Berlusconi sulla lista nera ci colpiscono le uscite della stampa italiana più delle intemperanze ucraine. In questi giorni si è assistito a un vero e proprio festival della banalità e dell'ipocrisia: pur di attaccare il leader del centrodestra, è stato evitato qualsiasi tentativo di analizzare l'evento in sé o la reazione scomposta delle autorità di Kiev. I giornalisti italiani lavorano per gruppi di potere ormani nemmeno più interamente italiani — e a chi col naso arricciato tira fuori la parola "complottismo" consigliamo di fare una visura camerale delle scatole cinesi alla base delle proprietà dei giornali. Dicevamo: i giornalisti italiani hanno preso di mira i personaggi che disturbano gli scopi dei loro datori di lavoro: da un lato Berlusconi, e crediamo che ne sentissero la mancanza, dopo anni in cui è stato facile bersaglio dei loro editoriali, e dall'altro Putin, per ragioni che è superfluo ricordare. La lista di proscrizione, contenente più di trenta giornalisti, non è entrata nei titoli dei principali quotidiani italiani, che si sono invece concentrati su quella che i più moderati definiscono una figuraccia diplomatica fatta dell'ex premier italiano.
Ma di quale figuraccia diplomatica si è realmente trattato? L'unica figuraccia l'ha fatta il governo ucraino, che al massimo avrebbe potuto chiedere una presa di posizione europea contro l'ex premier, non certo assumere provvedimenti concreti. E poi deporre fiori sulle tombe di combattenti italiani è un reato? Cercare di mettere una pezza sul disastro diplomatico ed economico fatto dai governanti (nostri, ma non eletti) può essere definito un crimine? Viene veramente da pensare che ormai il mondo giri alla rovescia, e la vicenda siriana ne è l'ennesima prova: mentre Putin tesse rapporti con tutto il Medioriente (compreso Israele) per affrontare l'avanzata dell'Isis, i media italiani danno fiato a tutti quegli esponenti europei e americani che blaterano ovvietà e insulsaggini senza avere né idea né intenzione di intervenire. Se a Kiev lanciano le liste di proscrizione e bandiscono stranieri dal loro Paese, in Italia gli intellettuali inaugurano nuove purghe contro chi è scomodo.
D'altra parte è uno sport già molto praticato in Italia. Si pensi a come vari colleghi trattarono Oriana Fallaci e trattano oggi Giampaolo Pansa. L'Europa ha fatto crescere una generazione di figli del pensiero unico: pennivendoli al servizio della linea dominante, che invece di raccontare la storia ragionando da uomini liberi, se la fanno dettare dalle veline dei nuovi ministri della Propaganda. Proprio il modo giusto per archiviare per sempre la libertà ed entrare in pieno nella dittatura del dio denaro.

Marco Fontana
«SPUTNIK»

 

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Oggetto: Re: VLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN CRIMEA 2015
Tutto in Crimea parla della nostra storia condivisa e del nostro orgoglio.
di G. S.

tratto dal sito: http://www.radiospada.org/about/

"Tutto in Crimea parla della nostra storia condivisa e del nostro orgoglio. Questo è il posto degli antichi Khersones, in cui il Principe Vladimiro fu battezzato. La sua decisione di adottare l’Ortodossia predeterminò la base generale della cultura, della civiltà e dei valori umani che uniscono i popoli di Russia, Bielorussia e Ucraina. Anche le tombe dei soldati Russi il cui coraggio portò la Crimea nell’impero Russo sono in Crimea. Questa è anche Sebastopoli – una città leggendaria con una magnifica storia, una fortezza che serve da luogo di nascita per la Flotta Russa del Mar Nero. La Crimea è Balaklava e Kerch, la Kurgan di Malakhov e la Cresta di Sapun. Ognuno di questi posti è caro ai nostri cuori, simbolizza la gloria militare Russa e il nostro valore eccezionale." (Vladmir Putin)

La Crimea è una penisola posta sulla costa settentrionale del Mar Nero e che lo separa dal Mare di Azov.

Circa il 57% della popolazione locale è composta da Russi e solo per il 27% da Ucraini.

Una delle quattro flotte della marina militare russa ha sede a Sebastopoli, citta situata a sud-ovest della penisola. Qui sono ospitati circa 11.000 effettivi e circa 60 navi.

Permanenza, quella della flotta, che nel 2010 il parlamento russo e quello ucraino avevano esteso fino al 2042, in cambio di uno sconto del 30% delle forniture di gas russo a Kiev.

Il controllo del porto di Sebastopoli è fondamentale affinchè la flotta russa possa mantenere sia il controllo sul Mar nero, sia lo sbocco sul Mar di Marmara e di conseguenza sul Mediterraneo.

A seguito del referendum tenutosi in Crimea a marzo dell’anno scorso, la penisola si è dichiarata autonoma dal nuovo governo di Kiev (plebiscito a favore).

Come avevamo già scritto negli articoli precedenti, la storia dell’Ucraina non può essere considerata in maniera autonoma prescindendo dall’evoluzione della Russia. A maggior ragione per quanto riguarda la Crimea, che per storia, cultura e tradizione è sempre stata più vicina a Mosca che a Kiev.

E’ utile, al fine di comprendere l’importanza della Crimea, ripercorrere in grandi linee gli avvenimenti più salienti della sua storia.

1784: Dieci anni dopo la guerra russo-turca, che aveva fatto sì che la penisola uscisse dal dominio ottomano, il Khanato di Crimea viene ufficialmente annesso all’impero russo.

1853-1856, la famosa “Guerra di Crimea”: L’impero russo si trova a fornteggiare l’impero ottomano, sostenuto da Gran Bretagna, Francia e Regno di Sardegna. Nel 1855 l’abbandono del porto di Sebastopoli da parte dello zar apre la strada alla vittoria dell’alleanza.

1941-1942, Battaglia di Crimea: Le truppe Nazionalsocialiste e Sovietiche si fronteggiano per il controllo della penisola.

A guerra conclusa Stalin ordina la deportazione della popolazione tartara (etnia ancora oggi presente nel territorio), accusata di collaborazionismo con Hitler, con documentazione.

Nel 1954, poi, la Crimea, per volontà del leader sovietico Nikita Krusciov, viene formalmente annessa alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.

A seguito della dissoluzione dell’URSS, gruppi nazionalisti filorussi, appartenenti al “Movimento Repubblicano di Crimea”, si resero protagonisti di tumulti per l’indipendenza della penisola.

E’ a marzo dell’anno scorso, però, che a seguito di un referendum, gli elettori della Repubblica autonoma di Crimea hanno deciso l’adesione della penisola alla federazione Russa. E’ stato un plebiscito che nessuno può contestare: 1.233.002 persone, il 96,77% di voti favorevoli.

Ovviamente la comunità internazionale si è scagliata contro il referendum: mancava dei requisiti legali ecc. ecc. … dicono i baroni del democraticismo massonico.

Così Putin sulla situazione:

"(…) In più, le autorità Crimeane si riferirono al ben noto precedente del Kosovo – un precedente che i nostri colleghi occidentali crearono con le loro stesse mani in una situazione molto simile, quando accettarono che la separazione unilaterale del Kosovo dalla Serbia, come la Crimea sta facendo in questo momento, era legittima e non richiedeva alcun permesso dalle autorità centrali di quel paese. Seguendo l’Articolo 2, Capitolo 1 della Carta delle Nazioni Unite, la Corte Internazionale delle Nazioni Unite accettò questo approccio e rilasciò il seguente commento a proposito della loro decisione il 22 Luglio, 2010, e cito: “Nessuna proibizione generale può essere dedotta dalla pratica del Consiglio di Sicurezza riguardo le dichiarazioni di indipendenza” e “la legge internazionale in genere non contiene alcune proibizioni sulle dichiarazioni di indipendenza”. Cristallino, come dicono loro.
Putin si dimostra anche in questo caso un eccellente stratega, rinfacciando agli occidentali la controversa indipendenza del Kosovo (che per la cronaca tutt’oggi Mosca non riconosce), situazione analoga a quella della Crimea, in quanto a seguito di un referendum la piccola regione ha raggiunto l’indipendenza dalla Serbia."

Con la differenza però che in Crimea non è stato sparato un colpo, mentre in Kosovo, ancora oggi, ci sono truppe armate a controllare la situazione in un paese strappato ad uno stato sovrano con un intervento militare.

 
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