Vincentius Antonovich
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Re: «CARGO 200» di Balabanov
Dopo tutto quello, che ho letto nel forum su questo film, avevo preparato lo stomaco alla visione... e per fortuna! Tutto si può dire di questo film, così complesso, meno che si tratti di un film piacevole; non lo è, ovviamente, per la crudeltà allucinata delle situazioni, non lo è neanche per lo stile della fotografia, sempre deprimente ed ancora non lo è per la scelta degli esterni (vecchie fabbriche, case decrepite etc.). Mi sembra molto calzante il paragone, proposto da Zarevich, con Salò o le centoventi giornate di Sodoma di Pasolini (un film altrettanto imperdibile e spiacevole): ho trovato nelle due pellicole la stessa miscela di surrealismo ed iperrealismo: il delirio e la descrizione lucida e minuziosa dei fatti.
Dai precedenti commenti, è emersa nettamente una problematica: questo film dipinge un affresco storico della crisi finale dell'URSS, con le sue tinte forti, usate come metafora della violenza del regime, oppure è una riflessione sulla malvagità, intesa come un aspetto della condizione umana, nel senso più universale dell'espressione e soltanto per esempio ambientata nell'Unione Sovietica?
Se il film vuol'essere innanzitutto una critica all'URSS, allora è uscito un pò in ritardo, perché, quanto più è eroico dissentire, mentre è al potere un regime, che può annientarti, tanto più diventa ridicolo farlo, quando ormai il regime non esiste più. Sono dunque convinto, che la riflessione di Balabanov sia rivolta a tutti gli uomini di ogni luogo e di ogni tempo; tuttavia, essendo il regista un russo, gli è sembrato naturale ambientare la storia nel suo paese, piuttosto che altrove. Questo però non significa, che B. si sia limitato a girare il, film sotto casa, per pura comodità. E' fuori discussione, che il film contiene anche un grande e magnifico affresco dell'URSS di quegli anni e che individua nella perdita di fiducia verso il loro regime da parte dei popoli sovietici, seguita alla disfatta afgana, il momento di una grave crisi collettiva di coscienza; tutto questo è suggerito già nel titolo del film.
Semplicemente però non è questo il tema principale.
Con il pretesto di una situazione estrema, il film mette a confronto uomini che, possiedono dei valori con altri, che non ne possiedono affatto (e che questo accada nell'URSS o altrove è davvero insignificante). Forzando parecchio la mano, si potrebbe dire, che si tratta del confronto tra una visione del mondo con Dio ed un'altra senza Dio.
Se esistono dei mostri, ci dice B. quelli sono gli uomini, che hanno smarrito il loro senso etico, per indifferenza, per assuefazione al male, per conformismo e vigliaccheria, per avidità e corruzione oppure soltanto perché non riescono più a prestar fede ai valori nei quali hanno sempre creduto. Esiste in questi casi una sola possibilità di ritrovare la propria umanità, quella di ricercare valori più autentici, la strada che percorrerà il professore di Ateismo Scientifico alla fine del film.
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