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SERENATE SARDE
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SA SERENADA, UN PEGNO D'AMORE IN MUSICA.

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Legata nell'immaginario collettivo alla figura di Giulietta al balcone, la serenata è da secoli l'emblema dell'amore romantico. L'usanza di dedicare una ballata o una poesia musicale alla donna amata si ritrova incessantemente dal Medioevo in poi in tutte le latitudini del nostro continente. Dal freddo Nord Europa alle coste siciliane, le costanti di questa dedica in musica sono pressocchè le stesse. Nella nostra isola, complice la compostezza ruvida e dignitosa degli innamorati, il rito della seranata si riconduce quasi esclusivamente all'ufficialità del fidanzamento.

 Nel passato, era raro infatti che una relazione d'amore non fosse suggellata da promesse, accordi, scambi (materiali) e giuramenti ed era improbabile che un ragazzo interessato si azzardasse a corteggiare pubblicamente una giovane senza il consenso dei genitori e dell'immenso parentado. E cosa c'è di più pubblico di una serenata notturna, specie in un piccolo centro?
Come altre usanze legate al matrimonio, sa serenada o sa sonaza era una parte dei lunghissimi festeggiamenti che precedono e seguono le nozze, nei quali parenti e amici trovavano modo di svagarsi e divertirsi.

A differenza di altre zone d'Italia e d'Europa, in Sardegna sa serenada, soprattutto nel passato, aveva delle regole ben precise. Doveva essere dedicata alla fidanzata e futura sposa, e veniva organizzata per il venerdì prima delle nozze, anche se in alcuni centri della Gallura e del Sassarese era posticipata alla notte del matrimonio, dopo il banchetto, quando gli sposini si sono erano ritirati nella nuova casa.

A volte, se la sposa era anzéna (di un altro centro) la serenata veniva cantata il giovedì, per permettere al fidanzato e agli amici che lo accompagnavano di ritornare con calma al paese prima della cerimonia. La musicalità della nostra isola è sempre dolente, intensa. Nel passato, specie nelle zone più interne della Barbagia, lo sposo si faceva accompagnare da tre cantori a tenore, oppure da un chitarrista, e sotto la finestra della sua amata si lanciava in dediche struggenti e malinconiche, quasi disperate, che squarciavano il silenzio della notte. Un momento solenne e ancestrale che non lasciava spazio alla goliardia, ma anzi sanciva la sacralità dell'unione.

 Un esempio di questa magia è stato recentemente ricreato a Nuoro, nel 2014, durante su cojobiu nugoresu un matrimonio in pieno stile barbaricino, celebrato seguendo l'antico rituale e indossando i costumi della cerimonia. Anche nel matrimonio Selargino (Sa Coja Antiga Cerexina), trova posto la tradizione de sa serenada, chiamata cantos a is piccioccas (canti per le ragazze): lo sposo, il giorno precedente alle nozze, a bordo di un carro trainato da buoi, si reca insieme agli amici muniti di launeddas e organetto sotto casa della sposa. Tutti indossano il costume sardo e si cimentano nelle più belle serenate in limba, in onore della fidanzata. Al termine delle dediche vengono invitati ad entrare in casa e si beve e si banchetta a lungo.
Anticamente sa rebotta (il rinfresco) seguiva sempre la serenata e solitamente se ne occupava il padre della sposa, mettendo a disposizione dei giovani cantori su magazinu (la cantina) e i suoi vini. Anche oggi è usanza entrare in casa per brindare e organizzare un piccolo spuntino, che a seconda dei paesi prosegue fino alle prime luci dell'alba del giorno del matrimonio!

Nel passato il rituale era severamente vietato alle donne. Le uniche presenti oltre la sposa erano le sorelle o cugini nubili e ovviamente la madre, mentre oggi è ammessa qualche incursione femminile; in effetti si può dire che sa serenada nel 2016 è ancora diffusissima in città e nella provincia e sono rari i fidanzati che non si cimentano in un concerto al chiaro di luna, solitamente assistiti dai testimoni e dagli amici più cari e incoraggiati da qualche bicchiere.  Il repertorio spazia delle più famose canzoni d'amore italiane ("Serenata rap" di Jovanotti è assai gettonata) ai trallallera, motti e invettive in rima che non risparmiano nemmeno il padre della sposa che abbozza (o dovrebbe abbozzare), senza tralasciare la dedica in  sardo,In alcuni centri sa serenada è invece organizzata durante la prima notte di nozze, dopo il ricevimento: ci sono esempi nel Barbaricino ma anche in Planargia e in Gallura. In questo caso la serenata ha un valore più goliardico in quanto è destinata principalmente a disturbare gli sposi. Con le stesse modalità de su lettu, gli amici e i testimoni facevano e fanno di tutto per impedire alla coppia di consumare il matrimonio: solitamente improvvisando trallallera in rima volte a ridicolizzare la virilità dello sposino! D'obbligo intonare con voce sguaiata e cantilenante il ja l'asa fatta bella, uno dei più famosi dal sord al sud dell'isola che sostanzialmente rimpiange bonariamente i tempi prematrimoniali:

Ja l'asa fatta bella / a ti cojuare/ lea su piccu e bae a trabagliare
(già l'hai fatta bella a sposarti, ora prendi il piccone e vai a lavorare...)

e via di questo passo, tra un bicchiere e l'altro, una rima dietro l'altra, finchè la sposa non si mostra alla finestra o al balcone e gli amici sono costretti ad andare via.

Una simpatica variante alla serenata, Sa terra ruja riguarda invece le nozze non più "illibate": quelle tra vedovi, o tra un vedovo e una zitella o viceversa. Fino a qualche decennio fa era ancora molto diffusa in Logudoro, nel territorio di Ozieri. Si tratta di un rituale che veniva attuato dai soliti buon temponi nottetempo sotto casa della matura sposina. Si rovesciava della sabbia o terriccio, paglia e fieno davanti all'ingresso e un sentiero univa la sua casa a quella del futuro sposo, anche questa segnalata da un mucchietto di terra. Quindo di colpo una voce gridava

-Terra ruja! (Terra rossa!)

E un'altra voce rispondeva

-Terra ruja e ancuja e torrad'a ancujare!"
(Terra rossa ripiegata ha ricominciato a ripiegarsi)

e un'altra ancora rispondeva
-Sun innamorende! (Sono innamorati)
-È chie? (e Chi?)
-Maria... (o altro nome)
-E cun chie? (e con chi?)
-Cun Giuanne... ( con Giovanni o altro nome)
-Ehh già si cherene (eh già si vogliono)
-Ehh già est fattu ( è già combinato)
-In chiliru e in sedattu! (è stato ben passato a setaccio! cioè è sicurissimo)
-Maria est pettenada, pettenadebolla! (Maria è pettinata, pettinatevela!)

Cosìcchè si dava pubblicamente su bandu, l'annuncio del fidanzamento, rendendo partecipe tutta la comunità e affettuosamente si festeggiava la coppia che si preparava a vivere una seconda giovinezza: il piccolo prezzo da pagare era una totale violanzione della privacy.

In alcuni centri Terra ruja non era dedicato solamente agli sposi in seconde nozze ma era una sorta di pettegolezzo in rima che rivelava fidanzamenti non ancora ufficiali o solo sospettati, amori segreti, simpatie e amicizie tra uomo e donna, o semplicemente appunto solo contos: l'ultimo verso "Maria este pettenada", dovrebbe riguardare lo status della donna oramai compromessa e in un certo senso autorizzava il paese a spettegolarci su ("pettenadebbolla" , pettinatevela) con esiti a volte felici a volte meno.

Scena divertente con un insolito e tragicomico  Ugo Tognazzi in veste sarda che si cimenta in una serenata sarda tratta dal film "Una questione d'onore" . regia di Luigi Zampa anno 1966.



tratto dal sito http://www.ladonnasarda.it/magazine...-in-musica.html


 
CORO DI NUORO - APERIMI SA JANNA

https://www.youtube.com/watch?v=bhhmVXTcne4

Aperimi sa janna o frisca rosa ca so tremende che foza ’e canna.
Sa janna no l’aperio, oh no l’aperio finas ch’essit su sole in artu mare.
Aperimi sa janna o frisca rosa ca so tremende che foza ’e canna.
Tue ses in su lettu e ti reposas, a mie lassas in fora ‘e sa janna
che unu pellegrinu in sa campagna pellegrinende sa vida penosa.
Aperimi sa janna o frisca rosa ca so tremende che foza ’e canna.

APRIMI LA PORTA

Aprimi la porta Oh! Fresca rosa
Ché sto tremando qual foglia di canna

La porta io non l'apro, no io non l'apro
Fin quando sorge il sole in alto mare

Tu te ne stai nel letto e ti riposi
E a me, mi lasci fuori della porta

Come un pellegrino alla campagna
Pellegrinando la vita penosa

Aprimi la porta Oh! Fresca rosa
Chè sto tremando qual foglia di canna

Nota:
Questo è uno dei "modi" classici del
canto sardo "a chitarra" detto "a la nuorese".
Si tratta di una schermaglia amorosa,
serenata d'amore e di ironia, nella quale il sentimento, della voce
la bellezza e l'ironia miravano a
toccare il cuore della beneamata
(...."refrattaria", ma ironica a propria volta!).

Nel Nuorese e non solo si usa alcuni giorni prima delle nozze ancora oggi donare da parte dello sposo una serenata sotto le finestre della sposa questa serenata invita ad "aprire la porta", ho assistito personalmente ad una serenata  con questo importante coro di tanti elementi praticamente si e' svegliato tutto il paese Smile e alla fine "aperta la porta"   si e' dato inizio alla  festa nella via, da quella porta son uscite ogni genere di bonta' si e' dato inizio alle portate  di formaggi, prosciutto crudo, pane carasau  tutte le bonta' di produzione propria e vino, tanto vino e file ferru a fiumi e dolci, insomma si e' dato fondo alla dispensa attrezzata tutto l'anno per questo evento, questo sino alle prime ore del giorno e sino a che si regge, si va avanti con canti e balli, un assaggio della festa di Matrimonio che di li a pochi giorni attendeva gli sposi.
  



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