«LA LEGGENDA DELLA CITTÀ INVISIBILE DI KITEZH E DELLA VERGINE FEVRONIA»
«СКАЗАНИЕ О НЕВИДИМОМ ГРАДЕ КИТЕЖЕ И ДЕВЕ ФЕВРОНИИ»
Opera in quattro atti e sei quadri
Опера в четырех действиях и шести картинах
Libretto di V.Bèlskij sulle leggende antiche russe
Prima rappresentazione: Teatro Mariinskij di San Pietroburgo 1907
PERSONAGGI
Principe Jurij Vsèvolodovich (basso)
Principe Vsevolod Jurjevich (tenore)
Fevrònia (soprano)
Grìshka Kutermà (tenore)
Fiodor Pojarok (baritono)
Un govinetto (mezzosoprano)
Due notabili (tenore e baso)
Il Cantastorie (basso)
L’Ammaestratore d’orsi (tenore)
Il mendicante intonatore (baritono)
Bediaj, caporione tartaro (basso)
Burundaj, caporione tartaro (basso)
Sìrin, uccello profetico (soprano)
Alkonost, uccello profetico (contralto)
Arcieri principeschi, seguaci del corteo nuziale, notabili, mendicanti, nobili, guerrieri, cavalieri, tartari
Anno 6751 della Creazione. Tale il computo medievale, secondo cui la Creazione risaliva al 5508 avanti Cristo. Perciò qui è da intendere il 1243 dell’età nostra.
Atto Primo si svolge nelle foreste di là dal Volga
Atto Secondo in Kìtezh Minore sul Volga
Atto Terzo, Quadro Primo nel Grande Kitezh, Quadro Secondo in riva al Lago Jar il Limpido
Atto Quarto, Quadro Primo nei boschi di Kèrgenets, Quadro Secondo nella Città Invisibile Kìtezh [/i]
ATTO PRIMO
Nelle fitte foreste al di là del Volga, in prossimità della città di Kitezh Minore vive una fanciulla di nome Fevrònia (Феврония). Lei è cresciuta nella fitta boscaglia, lontano dalla gente, e imparò a capire il linguaggio della natura, degli uccelli e degli animali. Un giorno si avvicina alla sua piccola capanna un giovane con un cornetto d’argento alla cintola. A giudicare dall'apparenza è un arciere principesco. Cacciando un orso lui si ferì la spalla, perse la strada ed ora non sa come uscire fuori dalla boscaglia. Fevronia lo accoglie cordialmente, gli fascia la ferita e gli dà il pane e il miele. La bellezza e la bontà di Fevronia conquistano il cuore del giovane sconosciuto. Si innamora della fanciulla e vuole sposarla, ma Fevronia è perplessa e non sa cosa rispondere. Nel bosco si ode un corno. Lo sconosciuto suona di rimando il corno d’argento che porta alla cintola. Infila nel dito di Fevronia un anello e se ne va.
Arrivano gli arcieri principeschi. Loro cercano un giovane con il corno d’argento alla cintola. Fevronia indica loro la strada su cui se n'è appena andato lo sconosciuto e domanda il suo nome. «Come, - le risponde il cacciatore Fiodor Pojarok, - Forse lo ignori, vergine? Era il nostro principe Vsèvolod, il figliolo del nostro principe Jurij di Kitezh». Fevronia batte le mani dalla sorpresa.
ATTO SECONDO
La città di Kìtezh Minore sulla riva sinistra del Volga. La piazza del mercato. Lì pure un’osteria con rimessa. Dovunque in crocchi si affolla il popolo in attesa del corteo nuziale. I mendicanti, uomini e donne, si accalcano in disperare. Vicino all’osteria l’ammaestratore suona il piffero e mostra un orso ammaestrato. Uomini, donne e ragazzi del popolo lo attorniano. Nelle vie è scesa la folla delle feste.
Solo i notabili della città non condividono l’esultanza comune. Alcuni nobili sono scontenti della scelta matrimoniale del Principe Vsèvolod (Всèволод) perché la sua fidanzata, Fevronia, è una ragazza di origini oscure. I nobili convincono l’ubriacone Grìshka Kutermà (Гришка Кутерьма) a deridere pubblicamente la sposa.
Si odono sonagli e suono di cetre. Il popolo fa silenzio e sta in ascolto. Alcuni guardano in lontananza. Grìshka Kutermà del tutto ubriaco cerca di spingersi avanti. Gli uomini glielo impediscono e lo respingono indietro. Grìshka Kutermà danza e canterella. Il popolo si gli raccoglie intorno. I notabili ridacchiano, tenendosi in disparte. Fevronia nota Grìshka. C’è chi vuol scacciare Grìshka, ma Fevrònia li trattiene con un gesto. Fa un profondo inchino al popolo. Grìshka viene spinto via dalla piazza.
D'un tratto appaiono i tartari in vesti screziate. Il popolo atterrito si disperde in varie direzioni e cerca in ogni modo di nascondersi. Sopraggiunge una folla di tartari con le sciabole ricurve e le bipenni. I tartari danno la caccia agli abitanti, li scovano e ne fanno strage. Fevronia viene legata con una corda. Il cacciatore principesco Fiodor Pojarok viene reso cieco dai tartari. I tartari si mettono in marcia per andare a conquistare la città del Grande Kìtezh. Ma i tartari non riescono a raggiungere la città e esigono dagli abitanti di indicare loro la strada. Ma il popolo non vuole condurre dei nemici alla città del Grande Kìtezh. Soltanto Grishka Kutermà è pronto a condurceli. I tartari se ne vanno con la catturata Fevronia come ostaggio. Fevronia prega Dio di rendere invisibile la città del Grande Kìtezh.
ATTO TERZO
Quadro primo
Il Grande Kìtezh. A mezzanotte in punto tutto il popolo con le armi in mano si è raccolto sul sagrato della Cattedrale dell’Assunzione (Успенский Собор). Nel vestibolo della cattedrale il principe Jurij e suo figlio Vsèvolod. Tutti si sono fatti intorno a Fiodor Pojaror, il quale sta a testa bassa, tenuto per mano da un giovinetto. Fiodor racconta al popolo ed ai principi della disgrazia. Il Kìtezh Minore cade, Fevronia è catturata, orde di tartari si muovono verso il Grande Kìtezh.
Il giovane principe Vsèvolod raccoglie la druzhìna, l’esercito (дружина = gli armigeri, cortigiani e soldati di un principe nella Russia antica) e se ne va sul campo di battaglia per affrontare il nemico. Il principe Jurij benedice il figlio e i suoi armigeri. Gli armigeri si accomiatano dalle mogli ed escono con il giovane principe dalla città.
Mentre l’esercito si allontana una chiara nebbia, dai riflessi dorati, scende piano dal cielo oscuro sulla città, dapprima trasparente, poi sempre più densa. La città accompagnata dal suono delle campane. La sanguinosa battaglia, descritta nell’intermezzo, alterna canti guerreschi a motivi musicali tartari.
Quadro secondo
Nella foresta in riva al lago Jar il Limpido (озеро Светлый Яр) c’è una oscurità impenetrabile.
La riva opposta, su cui sorge il Grande Kìtezh , è avvolta da una densa nebbia. Grìshka Kutermà, seguito dai caporioni tartari Bedjaj (Бедяй) e Burundaj (Бурундай), aprendosi il varco tra il folto dei cespugli, esce nella radura che conduce al lago. I tartari dividono il bottino di guerra e celebrano e cantano vittoria. Arriva la notte, si spartiscono il bottino della battaglia dove avevano sgominato l’esercito e ucciso il giovane principe Vsèvolod. I due guerrieri, Burundaj e Bedaj, si scontrano per il possesso di Fevronia e Bedjaj rimane ucciso. Poi tutti si addormentano. Dorme tutto l’accappamento. Grishka, pieno di rimorsi, chiede a Fevronia di liberarlo e vorrebbe gettarsi nel lago. Si ferma sulla riva come impalato. I primi raggi dell’alba rischiarono la superficie del lago e il riflesso della capitale nell’acqua sotto la riva destra. Si ode un festoso scampanio che a poco a poco diventa sempre più forte e solenne. Kutermà ritorna a precipizio verso Fevronia. Con folle meraviglia, indicando il lago. Fugge con un grido trascinandosi dietro Fevronia. Il suo grido sveglia i tartari che, alla vista dei riflessi si disperdono spaventati.
ATTO QUARTO
Quadro primo
Notte oscura. Gran folto nei boschi di Kèrzhenets (Керженец). Attraverso i fitti cespugli spinosi si apre la via Fevronia, con le vesti lacere, seguita dal folle Grìshka Kutermà. Lei cerca di consolare il povero Grishka che è sempre più disperato, impazzisce, ma lui fugge con un urlo selvaggio nel bosco.
Fevronia, rimasta sola, si sdraia sull’erba e si addormenta. Lei sogna che sui rami degli alberi si accendono ovunque ceri mistici. Sugli alberi dalla terra sbocciano a poco a poco enormi fiori mai visti. Iridi dorati, malvoni argentei e vermigli. Si sentono le voci degli uccelli profetici Sìrin (Сирин) e Alkònost (Алконост) che chiamano alla pazienza e annunciano a Fevronia che dovrà morire.
Incede lentamente lo spettro del principe Vsevolod, cinto di uno splendore dorato, sfiorando appena il suolo con i piedi. Il fantasma di Vsèvolod appare per condurla alla città di Kìtezh, mentre l’uccello profetico Sìrin, annuncia alla fanciulla vita eterna. Nell’intermezzo Fevronia abbandona il corpo e tutti e due tenendosi per mano, si allontanano lentamente, toccando appena con i piedi il terreno paludoso, e si dirigono verso la città invisibile.
Quadro secondo
Le nuvole si disperdono. La Città di Kìtezh, miracolosamente trasfigurata. La Cattedrale dell’Assunzione e la corte principesca vicino alla porta. Altri campanili, falò sulla mura, ingegnosi palazzi e verande di pietra bianca e legno di pino. Gli intagli sono adorni di perle. Gli affreschi sono color cenere, turchino e viola, con tutte le sfumature che si riscontrano nelle nuvole. Di fronte alla porta, la residenza principesca. A guardia della scalinata un leone e un unicorno dal pelo argentato. Sirin e Alkonost, uccelli profetici dai volti femminili, cantano appollaiati sulle pertiche. La folla in bianche vesti laiche con i gigli paradisiaci e ceri accesi in mano. Tra gli altri, Pojarok il veggente e il giovinetto, già guida di lui cieco. Tutti si inchinano al giovane principe e a Fevronia che entrano dalla porta. Fevronia indossa vesti lucenti. Il popolo circonda il giovane principe Vsevolod e Fevronia e intona la canzone nuziale al suono dei salteri e delle zampogne paradisiache, gettando loro sotto i piedi malvoni e iridi azzurre. Sulla gradinata della residenza principesca appare il principe Jurij.
Vsèvolod e Fevronia riprendono la cerimonia iniziale interrotta nel secondo atto. Vsèvolod la conduce all’altare. Fevronia chiede perdono a Grìshka Kutermà, la cui anima però non è ancora pronta al perdono. La fanciulla si augura che presto lo raggiunga nella città invisibile di Kìtezh.
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