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IL NAZISMO FINLANDESE E IL PATTO SUICIDA DELLA NATO
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IL NAZISMO FINLANDESE E IL PATTO SUICIDA DELLA NATO CHE RISCHIA DI INCENDIARE IL MONDO

È possibile che la guerra che pensavamo di aver vinto nel 1945 fosse solo una battaglia all'interno di una più ampia guerra di civiltà il cui esito è ancora incerto?


Matthew Ehret
strategic-culture.org

La decisione recentemente espressa dai governi finlandese e svedese di aderire al patto di suicidio collettivo della NATO non dovrebbe sorprendere più di tanto chi ha prestato attenzione alla crescita del nazismo negli ultimi 77 anni.

Non solo nell’Ucraina di oggi questa crescita sta assumendo la forma di un revival dei neonazisti  amanti del sole nero e tatuati con la svastica e il simbolo del wolfsangel, di Azov, del C14, di Svoboda e di Aidar, ma anche di un’intera riscrittura della storia della Seconda Guerra Mondiale, che ha subito un’accelerazione verso l’irrealtà nei 30 anni successivi al crollo dell’Unione Sovietica.

In tutti i Paesi membri del Patto di Varsavia assorbiti dalla NATO, come Lituania, Estonia, Albania, Slovacchia e Lettonia, i collaboratori nazisti della Seconda Guerra Mondiale sono stati glorificati con statue, targhe pubbliche, monumenti e persino scuole, parchi e strade intitolate a loro. La celebrazione dei collaborazionisti nazisti e l’abbattimento dei monumenti filo-sovietici sono quasi diventati una condizione preliminare per qualsiasi nazione che voglia aderire alla NATO.

In Estonia, che aveva aderito alla NATO nel 2004, la Società Erna, finanziata dal Ministero della Difesa, ha glorificato il gruppo di sabotatori nazisti Erna, che aveva collaborato con le Waffen SS nella Seconda Guerra Mondiale, e  gli uomini del Distaccamento da Ricognizione Erna sono stati elevati al rango di eroi nazionali. In Albania, il primo ministro Edi Rama ha riabilitato il collaborazionista nazista Midhat Frasheri, che aveva deportato nei campi di sterminio migliaia di Ebrei del Kosovo.

In Lituania, il leader del Fronte attivista lituano filo-nazista, Juozas Lukša, che si era macchiato di atroci delitti a Kaunas, è stato dichiarato eroe nazionale da un atto del Parlamento che ha approvato una risoluzione che definisce “l’anno 2021 come l’anno di Juozas Luksa-Daumantas.” In Slovacchia, il “Partito del Popolo della Nostra Slovacchia” guidato dal neonazista Marián Kotleba è passato da posizioni marginali al mainstream, avendo conquistato nel 2019 il 10% dei seggi parlamentari.

Scheletri nazisti negli armadi di Finlandia e Svezia

Anche se alla Finlandia piace celebrare il fatto che la guerra combattuta contro la Russia nel 1941-1944 non aveva nulla a che fare con la Seconda Guerra Mondiale, ma era semplicemente un’alleanza difensiva con la Germania contro la malvagia Unione Sovietica e, anche se alla Svezia piace celebrare il fatto di essere rimasta neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale, i fatti raccontano una storia molto diversa.

Non solo le due nazioni avevano giocato un ruolo aggressivo nella guerra contro l’Unione Sovietica durante l’Operazione Barbarossa e oltre, ma, dal 1940 al 1945, avevano anche fornito [alla Germania] numerosi prestiti e altri aiuti economici.

A livello puramente militare, la Svezia “neutrale” guidata dal re Gustavo V e dal primo ministro socialdemocratico Per Albin Hannson aveva fatto in modo che i propri territori fossero messi a disposizione dei nazisti durante la battaglia di Narvik del 1940, che aveva portato alla caduta della Norvegia. Quando, un anno dopo, era stata lanciata l’Operazione Barbarossa, alla Germania era stato permesso di utilizzare il territorio svedese, le sue reti ferroviarie e stradali per invadere l’Unione Sovietica attraverso la Finlandia. Soldati tedeschi e mezzi bellici erano stati trasferiti da Oslo a Haparanda, nella Svezia settentrionale, in preparazione degli assalti alla Russia.

Sul fronte economico, il 37% delle esportazioni svedesi durante tutta la guerra era stato destinato alla Germania, tra cui 10 milioni di tonnellate di minerale di ferro all’anno, nonché un’enorme quantitativo di cuscinetti a sfera, vitali per la macchina da guerra nazista, esportati attraverso i porti della Norvegia occupata dai nazisti. La famiglia filofascista von Rosen aveva avuto uno dei ruoli più determinanti nella promozione dell’ideologia nazista in Svezia: Eric von Rosen era stato cofondatore del Partito Nazionalsocialista di Svezia e, negli anni Venti-Trenta, aveva fatto da trait d’union tra l’alta nobiltà svedese e l’alto comando tedesco.

Inoltre, il conte Hugo von Rosen era stato direttore della filiale statunitense della banca svedese Enskilda e della SKF Bearing, che aveva gestito il flusso di fondi e di cuscinetti a sfera (prodotti a Filadelfia) destinati alla Wehrmacht durante tutta la guerra.

Lo storico Douglas Macdonald ha scritto: “I cuscinetti a sfera della SKF erano assolutamente essenziali per i nazisti. La Luftwaffe non poteva volare senza cuscinetti a sfera e i carri armati e le autoblindo non potevano muoversi senza di essi. I cannoni dei nazisti, i mirini, i generatori e i motori, i sistemi di ventilazione, gli U-Boot, i treni, i macchinari minerari e i dispositivi di comunicazione non potevano funzionare senza cuscinetti a sfera. In effetti, i nazisti non avrebbero potuto combattere la Seconda Guerra Mondiale se la SKF di Wallenberg non avesse fornito loro tutti i cuscinetti a sfera di cui avevano bisogno.”

Hugo era cugino di secondo grado di Goering e un altro suo cugino, Eric, avrà un ruolo importante in questa storia.

Il riesame dell’eredità nazista della Finlandia

A differenza della Svezia, la Finlandia non ha mai cercato di fingere la neutralità e, in questo senso, bisogna renderle onore per aver evitato l’ipocrisia dei cugini svedesi. Condividendo un confine di 1340 km con la Russia, che comprende un’area a 40 km di distanza dall’odierna San Pietroburgo, la Finlandia era una proprietà immobiliare di grande valore per i nazisti.

Durante la guerra avevano combattuto contro i Russi a fianco dei nazisti 8000 soldati finlandesi, molti dei quali avevano servito nelle divisioni Panzer delle SS naziste tra il 1941 e il 1943. Uno scandaloso rapporto di 248 pagine pubblicato dal governo finlandese nel 2019 aveva rivelato che almeno 1408 volontari finlandesi avevano prestato servizio nelle divisioni SS Panzer macchiandosi di numerosi crimini di guerra, tra cui lo sterminio degli Ebrei.

La causa dell’alleanza della Finlandia con i nazisti durante la guerra è molto più oscura di quanto non lascino intendere i libri di storia.

Dopo l’accordo di Monaco del 1938, che aveva visto la distruzione della Cecoslovacchia e la crescita di un mostro di Frankenstein nel cuore dell’Europa, i leader sovietici avevano osservato lo sviluppo della macchina da guerra nazista puntata contro la Russia, quasi come un disastro ferroviario al rallentatore.

Nel suo brillante “La scioccante verità sull’accordo di Monaco del 1938,” Alex Krainer dimostra che la diplomazia segreta britannica aveva fatto sì che, dalla presa di potere di Hitler in Austria fino all’invasione della Polonia nel settembre 1939, la politica accomodatrice della Gran Bretagna si limitasse a fingere un’opposizione al nazismo, mentre, in realtà, ne facilitava l’inesorabile crescita, come un mostro di Frankenstein nel cuore dell’Europa.

La corsa alla sicurezza continentale e la svolta nazista della Finlandia

Sapendo che un attacco era inevitabile, la Russia nell’agosto del 1939 aveva firmato il Patto Molotov-Ribbentrop per prendere tempo e cercare di creare una zona cuscinetto che la separasse dall’espansionismo del regime nazista.

Durante questa piccola finestra temporale si era scatenata una corsa al consolidamento delle sfere di interesse e la Russia aveva agito sulla difensiva per mettere in sicurezza il proprio ventre molle, prima che venisse lanciata l’inevitabile guerra calda. La Germania, nel frattempo, aveva riscaldato il conflitto con operazioni militari che avevano fatto espandere il Reich in tutta Europa.

La Russia aveva ottenuto diverse importanti vittorie diplomatiche e strategiche firmando patti di mutua assistenza con Lettonia, Lituania ed Estonia. Tuttavia, la Finlandia, sotto il controllo del feldmaresciallo Carl Gustaf Mannerheim e del primo ministro Risto Ryti, aveva rifiutato l’offerta della Russia.

Nell’abortito Trattato di mutua sicurezza russo-finlandese, la Russia aveva offerto di cedere la Carelia meridionale in cambio dello spostamento del confine sovietico verso ovest sull’Istmo Careliano e del permesso di stazionare basi russe in Finlandia. Il governo filo-tedesco di Ryti e Mannerheim durante gli anni Trenta si era pubblicamente avvicinato ai Tedeschi e gran parte dell’aristocrazia finlandese nutriva visioni deliranti di espansionismo, insieme alle loro controparti svedesi filo-naziste, credendo che una parte importante della Russia nord-occidentale, chiamata Carelia orientale, fosse abitata da un popolo nordico “puro,” non contaminato da sangue slavo e scandinavo.

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Nel novembre 1939, il rifiuto della Finlandia di aderire all’accordo di cooperazione aveva determinato la decisione della Russia di invadere la Finlandia, con la conseguente perdita di 20.000 soldati finlandesi, dell’11% del suo territorio, che rappresentava 1/3 del suo potenziale economico, e di un ego bruciato. La “guerra d’inverno,” durata quattro mesi, si era conclusa nel marzo 1940 con una Finlandia ridotta e umiliata, desiderosa di vendetta.

Il Feldmaresciallo Mannerheim e il Primo Ministro Ryti erano devoti credenti nel mito della “Grande Finlandia”; Mannerheim aveva dichiarato a gran voce ai suoi soldati, alla vigilia dell’accordo della Finlandia con i nazisti, che “nel 1918, durante la guerra di liberazione [contro la Russia], avevo detto ai Finlandesi e ai Careliani di Vienna che non avrei rimesso la spada nel fodero prima che la Finlandia e la Carelia orientale fossero libere.” Questo discorso rende difficile sostenere l’idea che l’alleanza della Finlandia con i nazisti fosse semplicemente “difensiva.”

Sebbene gli storici revisionisti di solito sostengano che, nell’agosto del 1940, Herman Goring aveva inviato un messaggero personale a Helsinki chiedendo il permesso di utilizzare il territorio finlandese in cambio di armi e supporto, la deposizione del 1945 del colonnello delle SS Horst Kitschmann – che era al corrente di questi scambi – aveva confermato che era stato lo stesso Mannerheim a contattare per primo Goring per suggerire l’accordo.

Documentato nel libro di Henrik Lunde “Finland’s War of Choice,” Kitschmann aveva testimoniato che: “Nel corso di queste conversazioni von Albedill [maggiore tedesco dello staff che aveva informato Kitschmann] mi disse che, già nel settembre 1940, il maggiore generale Roessing, su ordine di Hitler e dello Stato Maggiore tedesco, aveva organizzato la visita del maggiore generale Talwel, plenipotenziario del maresciallo Mannerheim, al quartier generale del Führer a Berlino. Durante questa visita venne raggiunto un accordo tra lo Stato Maggiore tedesco e quello finlandese per la preparazione congiunta di una guerra di aggressione, e della sua esecuzione, contro l’Unione Sovietica. A questo proposito, il generale Talwel mi disse, durante una conferenza presso il suo quartier generale ad Aunosa nel novembre 1941, che egli, su ordine personale del maresciallo Mannerheim, era stato uno dei primi a contattare l’Alto Comando tedesco nel settembre 1940 per preparare insieme un attacco tedesco e finlandese all’Unione Sovietica.

Nel settembre 1940 era stato approvato un trattato segreto di transito finlandese-tedesco ed era stato dato il via a quella che sarebbe stata l’Operazione Barbarossa.

Il 16 giugno 1941 Mannerheim aveva chiamato il 16% della popolazione finlandese a combattere a fianco della Wehrmacht e a prepararsi all’attacco.

Quando era stata ufficialmente lanciata l’Operazione Barbarossa, il 22 giugno 1941, in Finlandia c’erano 400.000 soldati finlandesi e tedeschi, e i campi d’aviazione finlandesi venivano utilizzati dai bombardieri nazisti. Il patto con il diavolo di Mannerheim si era tradotto in una vittoria anticipata: il suo sogno di una “Grande Finlandia” aveva finalmente preso vita, con un’enorme estensione di territorio, da Murmansk al lago Onegia rimasto sotto l’occupazione finlandese dal 1941 al 1944. Durante questo periodo l’etnia russa e gli Ebrei finlandesi erano stati inviati nei campi di lavoro forzato dove molti erano stati sterminati.

Il rapporto finlandese del 2019 afferma che: “Le sottounità e gli uomini della divisione SS Wiking impegnati durante la marcia verso l’Unione Sovietica e l’attraversamento dell’Ucraina e del Caucaso furono coinvolti in numerose atrocità… I diari e i ricordi dei volontari finlandesi mostrano che praticamente tutti tra loro dovevano essere consapevoli, fin dall’inizio, delle atrocità e dei massacri.

Mentre la Divisione finlandese SS Wiking avanzava attraverso l’Ucraina occidentale tra il luglio e l’agosto 1941, oltre 10.000 civili erano stati uccisi a Leopoli e Zhytomyr e oltre 600.000 in tutta la regione, dall’inizio dell’Operazione Barbarossa fino al marzo 1942.

Lo strano caso della svastica finlandese che dura nel tempo

È necessario spendere una parola sul particolare logo ufficiale dell’aeronautica militare finlandese, creato nel 1919 e rimasto in vigore fino al 2020, quando il logo era stato ritirato dagli aerei, dalle bandiere e dalle uniformi (sebbene sia ancora presente sulle pareti dell’accademia aeronautica).

Mi riferisco ovviamente alla strana svastica che la Finlandia post-1945 non aveva ritenuto opportuno rimuovere dai suoi aerei militari o dalle sue uniformi, nonostante la sconfitta degli alleati nazisti.

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I libri di storia sanificati si affrettano a minimizzare questo anomalo e secolare rapporto feticista con la svastica, definendolo una totale coincidenza che non ha nulla a che fare con i nazisti, visto che il partito nazista aveva adottato il simbolo un anno dopo il governo finlandese. Tuttavia, come la maggior parte delle nostre narrazioni storiche ufficiali, anche questa si sgretola alla minima pressione.

Secondo la storia, nel 1918 il conte svedese Eric von Rosen aveva lasciato in eredità all’Armata Bianca finlandese un aereo Thulin Type D decorato con svastiche, il primo dell’Aeronautica militare finlandese che aveva quindi utilizzato la svastica come logo ufficiale. Poiché von Rosen aveva già utilizzato la svastica come emblema personale, da quando l’aveva vista per la prima volta su antiche rune mentre frequentava il liceo, se ne dovrebbe dedurre che le svastiche militari finlandesi e le loro controparti naziste non potevano avere alcun legame.

Questa affermazione ignora completamente il fatto che entrambi i fratelli von Rosen, Eric e Clarence, erano nobili di primo piano che avevano sostenuto con orgoglio la causa nazista, sponsorizzato l’eugenetica svedese attraverso l’Istituto svedese di biologia razziale dell’Università di Uppsala (1922 circa), fatto pressioni per le leggi sulla sterilizzazione e presentato Hitler alla cricca dell’élite svedese. Nel 1933, Eric von Rosen era diventato membro fondatore del Nationalsocialistiska Blocket (alias “Partito Nazionalsocialista di Svezia”).

Il vigoroso sostegno ai nazisti (che comprendeva l’influenza dei von Rosen sulla banca svedese Enskilda e sulla SKF) cambia anche il modo in cui dobbiamo interpretare lo stretto rapporto che Clarence, Eric e Hugo von Rosen intrattenevano con il cognato Hermann Goring, che aveva lavorato come pilota personale per Eric von Rosen dopo la Prima Guerra Mondiale.

Era stato nel 1920, durante un lungo soggiorno al castello di Rockelstad di von Rosen, che Goring aveva conosciuto 1) le svastiche di von Rosen che decoravano il castello e l’adiacente casa di caccia, 2) la passione di von Rosen per la conservazione della natura che Goring condivideva (negli anni ’30 sarebbe diventato il primo ministro delle foreste e della conservazione del Reich nazista) e 3) la cognata di Eric von Rosen, Carin von Kantzow, che sarebbe diventata la prima la moglie di Goring, soprannominata da Hitler la “Prima Donna del Partito Nazista.”

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Eric e Clarence von Rosen erano stati seguaci di una setta occulta chiamata ariosofismo, guidata da un poeta mistico ossessionato dalle rune di nome Guido von List, che aveva semplicemente ripreso la teosofia di Madame Blavatsky e vi aveva infuso un tocco di superiorità razziale ariana con una maggiore attenzione ai miti di Wotan. In questa setta, la svastica ed altri simboli runici come la runa di Othala, la runa di Ehlaz/vita, le rune di Sig (in seguito utilizzate dalle SS) e il wolfsangle [triangolo del lupo] erano considerate immagini sacre dotate di potere magico.

Guido von List aveva organizzato la sua setta in un nucleo interno ed esterno, con gli “eletti” a cui veniva impartita un’interpretazione segreta delle rune nell’ambito di una società occulta d’élite chiamata Alto Ordine Armanico, dove lo stesso von List fungeva da Gran Maestro.

Questo arianesimo razzista e occulto, con il suo obiettivo teosofico di infondere il misticismo indù e buddista in una nuova era post-cristiana, era divenuto, in quel periodo, un fenomeno estremamente popolare in Europa tra le famiglie nobili. L’obiettivo era quello di utilizzare un’interpretazione perversa dello spiritualismo orientale, priva di sostanza, per creare un nuovo ordine basato su un'”Età dell’Acquario” che avrebbe sostituito l’obsoleta “Età dei Pesci,” che rappresentava l’obsolescenza della ragione, esemplificata da Socrate, Platone e Cristo.

Dall’Alto Ordine Armanico era derivata un’altra organizzazione segreta occulta, la Società Thule, di cui erano membri di spicco Rudolf Hess, Hans Frank, Hermann Goring, Karl Haushofer e Dietrich Eckart, il mentore di un giovane Hitler.

Un fatto scomodo deve essere affrontato adesso

È un fatto scomodo della storia che quegli stessi poteri che avevano dato origine al fascismo non siano mai stati puniti al processo di Norimberga. Gli industriali e i finanzieri di Wall Street che avevano assicurato alla Germania finanziamenti e rifornimenti prima e durante la guerra non erano stati puniti… né lo erano stati i finanzieri britannici della Banca d’Inghilterra che si erano assicurati che le casse naziste fossero piene dei bottini confiscati all’Austria, alla Cecoslovacchia e alla Polonia.

Il dopoguerra non solo ha assistito ad una vasta riorganizzazione dei assassini fascisti nell’Operazione Gladio, gestita dalla CIA/NATO, ma sappiamo anche che Allan Dulles aveva supervisionato di persona il riciclaggio del capo dei servizi segreti di Hitler, Reinhard Gehlen, nella struttura di comando dei servizi segreti della Germania occidentale, insieme alla sua intera rete. Nazisti ucraini come Stefan Bandera e Mikola Lebed erano stati prontamente assorbiti in questo stesso apparato, e Bandera aveva collaborato con Gehlen dal 1956 fino alla sua morte, nel 1959, mentre Lebed era stato integrato nell’intelligence americana, che gestiva un’organizzazione di facciata della CIA chiamata Prolog.

Come recentemente sottolineato da Cynthia Chung nel suo Sleepwalking into Fascism [tradotto qui su CDC], almeno dieci ex nazisti di alto livello avevano goduto di un grande potere all’interno della struttura di comando della NATO durante gli anni bui dell’Operazione Gladio. Scrive Cynthia: “Dal 1957 al 1983, la NATO ha avuto almeno uno, se non diversi ‘ex’ nazisti di alto livello al comando di diversi dipartimenti all’interno della NATO… La posizione di Comandante e Capo delle Forze Alleate dell’Europa Centrale (CINCENT Commander in Chief, Allied Forces Central Europe – AFCENT) è stata occupata esclusivamente da ‘ex’ nazisti per 16 ANNI DI FILA, dal 1967 al 1983.

Durante questi anni, non solo Gladio aveva organizzato attacchi terroristici contro la popolazione europea utilizzando gruppi di facciata nominalmente “marxisti” o colpendo obiettivi di alto valore, come Dag Hammarskjold, Enrico Mattei, Aldo Moro o Alfred Herrhausen quando necessario. Gli statisti che non giocavano secondo le regole del Grande Gioco non erano purtroppo destinati a rimanere a questo mondo.

L’immagine della NATO, che si autoproclama foriera di un “ordine internazionale basato su regole liberali” è unicamente di facciata se si considerano le alleanze naziste che molti estimatori della NATO al Consiglio Atlantico vorrebbero fossero dimenticate. Questa storia dovrebbe anche indurci a rivalutare le vere cause della creazione della NATO nel 1949, un vero e proprio un chiodo nella bara per la visione di Franklin Roosevelt di un‘alleanza tra Stati Uniti, Russia e Cina, che sperava avrebbe plasmato l’era del secondo dopoguerra.

La crescita della NATO intorno al perimetro della Russia dal 1998 in poi e le stragi della NATO con i bombardamenti in Bosnia, Afghanistan e Libia dovrebbero essere rivalutate tenendo conto di questo pedigree nazista.

Perché la NATO ha pubblicato le immagini di una soldatessa ucraina che, durante la celebrazione della “Giornata della donna” di quest’anno, esibisce sulla sua uniforme il sole nero della società Thule dell’occulto ? Perché i nazisti ucraini in servizio attivo nei battaglioni Azov e Aidar sono sistematicamente ignorati dagli organi di propaganda della NATO o dai media mainstream, nonostante i casi comprovati di crimini di guerra commessi nel Donbass orientale dal 2014? Perché i movimenti nazisti stanno assistendo ad una vasta rinascita nello spazio dell’Europa orientale, soprattutto nei Paesi che erano finiti sotto l’influenza della NATO dopo il crollo dell’Unione Sovietica?

È possibile che la guerra che pensavamo vinta dagli alleati nel 1945 fosse solo una battaglia all’interno di una più ampia guerra di civiltà il cui esito è ancora incerto? Certamente i patrioti finlandesi e svedesi dovrebbero riflettere a fondo sulle tradizioni oscure che rischiano di essere rivitalizzate mentre aderiscono ad questa nuova Operazione Barbarossa del XXI secolo.

Matthew Ehret

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/n...-world-on-fire/
02.06.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org


(fonte: https://comedonchisciotte.org/il-na...diare-il-mondo/)
  



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