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«GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
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Messaggio «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO» 
 
Forse qualcuno mi spiegherà una semplice formula? Perché l’Italia così si sforza di
servire gli USA? Da dove è tale docilità servizievole? Forse io, vivendo fuori l’Italia, non sono capace di capire qualcosa? Forse è una vera rivelazione, forse una certa missione grande, il codice segreto o il segreto di stato? Perchè gli Italiani, i quali così amano ragionare in modo diligente della libertà e dalla democrazia, appena sentono la domanda simile alla mia, cercano subito di ritirarsi nel proprio guscio? Vuol dire che tutte le chiacchiere della libertà e della democrazia sono apparenze e per apparenza? Se qualcuno non ha paura di visitare il nostro forum «ARCA RUSSA» e se può lasciare la sua risposta, sarebbe molto bello. Se avete paura, allora meglio non visitate il nostro forum e dormirete tranquillamente.
 
 



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Messaggio «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO» 
 
Le analisi di Giulietto Chiesa sugli sviluppi della situazione Ucraina


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PANDORA TV
 
Pandora TV - Un’altra visione del mondo. Un nuovo, straordinario strumento d’informazione collettiva, indipendente e democratica, nato per spiegare la crisi, svelare retroscena oscurati dal mainstream internazionale, dare voce ai cittadini divenuti merce nel mercato della comunicazione e mettere così ordine nel caos del villaggio globale informativo, dove il vero è divenuto parte del falso. PANDORA TV è la prima community video-giornalistica italiana, alimentata dai contenuti creati direttamente dagli utenti, secondo il modello del web 2.0 e del giornalismo partecipativo. È anche una multipiattaforma di informazione indipendente. Monitora in tempo reale gli eventi salienti dell'attualità internazionale, con news giornaliere del network Rt / Russia Today, in esclusiva per PANDORA TV in italiano. Produce informazione libera, con una redazione multimediale, coordinata da un grande giornalista come Giulietto Chiesa. Notizie e commenti sono proposti in forte interazione con il pubblico, protagonista diretto dell'informazione.
www.pandoratv.it




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PANDORA TV
Pandora TV - Un’altra visione del mondo. Un nuovo, straordinario strumento d’informazione collettiva, indipendente e democratica, nato per spiegare la crisi, svelare retroscena oscurati dal mainstream internazionale, dare voce ai cittadini divenuti merce nel mercato della comunicazione e mettere così ordine nel caos del villaggio globale informativo, dove il vero è divenuto parte del falso. PANDORA TV è la prima community video-giornalistica italiana, alimentata dai contenuti creati direttamente dagli utenti, secondo il modello del web 2.0 e del giornalismo partecipativo. È anche una multipiattaforma di informazione indipendente. Monitora in tempo reale gli eventi salienti dell'attualità internazionale, con news giornaliere del network Rt / Russia Today, in esclusiva per PANDORA TV in italiano. Produce informazione libera, con una redazione multimediale, coordinata da un grande giornalista come Giulietto Chiesa. Notizie e commenti sono proposti in forte interazione con il pubblico, protagonista diretto dell'informazione.
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Messaggio «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO» 
 
UN EUROPA CHE AFFOGA NELL'IPOCRISIA

Le foto dei due bambini siriani morti annegati, Aylan, due anni, Ghalib, 5 anni, non solo hanno fatto il giro del mondo: sono state come un pugno nello stomaco per milioni di europei, e di occidentali.
Una vignetta campeggia sulla prima pagina di un importante quotidiano italiano. Riporta l'esclamazione di un altro bambino siriano, in questo caso vivo: “Se fate finire la guerra, ce ne torniamo a casa nostra“. Beata innocenza, risponde l'adulto.
In questa frase cè una tale enorme quantità di verità che solo i selvaggi bianchi e ben nutriti possono ignorare. Se sono qui, a invadere l'ex tranquilla Europa, questi poveri disgraziati non hanno colpa. In moltissimi casi, sicuramente la maggioranza, non ne avevano l'intenzione. Fuggono — e fuggiranno — dalle tremende conseguenze della violenza che subiscono. E di questa violenza l'Occidente e l'Europa sono stati i principali promotori.
Ma questa immane tragedia che è in corso, sta cambiando il volto stesso dell'Europa, frantuma le sue illusioni e la sua prosopopea. L'Europa si sta dividendo sotto i nostri occhi. E la linea di demarcazione, guarda caso, ci dice molte cose che molti leader europei avrebbero preferito non vedere squadernate così brutalmente. È la linea che fu della "cortina di ferro". Due pezzi di Europa che sono stati rattoppati in fretta e furia, per mostrare un volto unificato di fronte alla"minaccia russa". Il rattoppo si è rotto. L'Europa centrale e orientale non ne vuole sapere di condividere fardelli che dovrebbero essere comuni e invece non lo sono. L'Europa del sud è sotto una pressione che non può reggere da sola. Gli uni e gli altri non hanno strategie, non hanno capito cos'è successo e, dunque, non hanno le ricette per affrontarlo.

Adesso, con grave ritardo, la Germania, cerca di far valere almeno la ragione, più dell'umanità, ormai perduta. L'accordo tra Merkel e Hollande (quest'ultimo dai riflessi pachidermici) dice che l'accoglienza non può essere rifiutata e che l'onere dev'essere proporzionalmente sopportato da tutti. E si delineano punizioni e multe per quei paesi che non rispetteranno le decisioni comuni. Finalmente è arrivato l'idraulico europeo che turerà i buchi? Non penso che ci riuscirà. Perché questa Europa è piena di spazzatura ideologica, che ottunde le menti dei suoi leader e dei suoi sudditi. Non c'è spazio per i diritti e i valori umani (che avrebbero dovuto essere gli elementi distintivi della costruzione europea) là dove impera l'egoismo e l'interesse dei più ricchi e dei più forti.
Lo si è visto e lo si vede con la Grecia, verso la quale ogni idea di solidarietà è stata sacrificata sull'altare dei profitti bancari. Ma, se non c'è solidarietà tra europei, come potrebbe esserci con e verso questi "invasori" sconosciuti che arrivano a migliaia senza nemmeno bussare alla porta?
Certo c'è l'insipienza, la mancanza di lungimiranza, la vera e propria stupidità dei leaders europei. Ma c'è anche la totale impreparazione dei popoli europei a fronteggiare un collasso che nessuno aveva previsto. Nessuno aveva detto loro che, per esempio, il libero flusso dei capitali, deciso trent'anni fa dai governi già al servizio della finanza, avrebbe comportato, alla lunga, questo disastro. Alla lunga, perché il denaro viaggia alla velocità della luce, ma gli uomini sono poi costretti a inseguirlo, con la loro carne, il loro sangue, la loro vita. Ci mettono solo un po' più di tempo. Ecco, quel tempo è arrivato.
Nessuno aveva detto loro che distruggendo uno Stato, la Libia, si sarebbe creata un'onda di fuga. Nessuno aveva informato la gente che finanziando i fanatici attorno alla Siria, si sarebbe aperta una voragine, da cui sarebbero usciti milioni di profughi.
Adesso che fare? Se non si vuole affogare nell'ipocrisia, mentre loro affogano in mare, bisogna invertire tutte le rotte. Le prime dovrebbero essere quelle delle navi della Nato che, a fine settembre, cominceranno la più grande esercitazione militare del dopoguerra. Diretta contro la Russia. Si spenderanno, per niente, sei o sette miliardi di euro, forse molto di più. Ma quanti sanno che è stata la Nato a sostenere gran parte delle due guerre che hanno insanguinato la riva sud del Mediterraneo? Chi dirà la verità ai popoli europei, che camminano verso il nulla guardando dalla parte sbagliata?

Giulietto Chiesa



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«I PERFETTI FARABUTTI»

«FRA POCO PUTIN SARA’ NOMINATO DIAVOLO»
Mi chiedo quanti hanno capito che è in corso la demonizzazione totale di Vladimir Putin. Un passo alla settimana. Quella sc...orsa un giudice britannico ha detto che «è probabile» che abbia fatto uccidere Litvinenko. Tre giorni fa la BBC ha rivelato che, «probabilmente» Putin è l'uomo più ricco del mondo, o quasi. Oltre che ultracorrotto. E il Dip.di Stato americano ha confermato che «probabilmente» è vero. Siamo alla probabilità della probabilità.
La BBC fu una televisione imperiale ma seria. Adesso è diventata una televisione imperiale comica.
Ma una cosa non è probabile, bensì certa: che i direttori dei principali e molti importanti commentatori italiani sono dei perfetti farabutti. Questa è l'informazione, bellezza! Se ne vuoi un'altra, pagatela.
GIULIETTO CHIESA



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Messaggio «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO» 
 
«PERCHE’ DEMONIZZANO PUTIN»
Il punto di Giulietto Chiesa


«PERCHE’ DEMONIZZANO PUTIN»
Il punto di Giulietto Chiesa
 
E’ in corso una campagna forsennata di demonizzazione del presidente russo Vladimir Putin. Molti se ne accorgono, tanto è evidente. Non tutti ne capiscono le ragioni. Non tutti si rendono conto di chi la organizza. Mettiamo in fila i fatti. Gli ultimi, perché la faccenda va avanti da diversi anni. Da quando il presidente russo ha capito che con l’Impero c’è solo da difendersi. Deve avere letto il libro di Arnold Toynbee. Putin «aggressore» dell’Ucraina. Putin che ha «annesso» la Crimea con la forza. Putin che ha abbattuto il Boeing malaysiano. Putin che ha ammazzato la Politkovskaja. Putin che ha ammazzato Boris Nemtsov sul ponte del Cremlino. Adesso è in corso la nuova ondata. (Nuova si fa per dire). Putin che ha ammazzato Aleksandr Litvinenko, con il polonio. Lo dice un giudice inglese, che però aggiunge: «probabilmente». Le ricchezze sterminate di Putin propagandate da un documentario della Bbc senza uno straccio di prova. Ma riprese e amplificate da un ministro dell’Amministrazione americana e avallate dal portavoce di Obama. Che è come mandargli a dire: con te non discutiamo più. Mentre lui ancora si ostina a chiamarli “i nostri partners”. Che pazienza!
E, tra poco, aspettatevi un’altra «bomba»: il Tribunale Penale Internazionale annuncia di avere aperto l’indagine sulle responsabilità della guerra di Georgia dell ‘8 agosto 2008. Alla faccia della tempestività, si direbbe: dopo ben otto anni.
Il governo russo, dal canto suo, questa indagine l’ha già fatta e pubblicata otto anni fa, raccogliendo 500 volumi di dati. Ma nessuno s’inganni. All’Aja non avranno il tempo di leggerli. Infatti si sta preparando un nuovo capo d’accusa contro la Russia, per il quale non c’è bisogno alcuno di prove.
Obiettivo tenere viva la fiaccola russofobica, e incrementarla con l’afflusso di nuovi temi. Tutti, naturalmente, senza uno straccio di prove. Ma che importa? Il risultato è assicurato comunque. Infatti tutti i media occidentali, portatori della neo lingua e della neo logica orwelliane, non hanno bisogno di prove. Non sanno nemmeno più come cercarle o verificarle. Ripetono a memoria, con immutata sicurezza dell’impunità e della beata, o beota, dimenticanza delle masse, ricordando la fialetta che Colin Powell agitò al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite accusando Saddam Hussein di avere «armi di distruzione di massa».
Esiste un centro, un ufficio speciale, incaricato di coordinare questa campagna. Ne parlammo con Pino Cabras nel nostro libro «Barack Obush». Dove si trovi, fisicamente, non lo sappiamo. Ma esiste e opera a tempo pieno. Equivale a uno stato maggiore della propaganda imperiale. E non ha bisogno di risparmiare mezzi.
Putin bombarda i terroristi in Siria? No, Putin bombarda i civili, gli ospedali, le scuole, i bambini. Chi lo dice? La coalizione occidentale che ha finanziato i tagliagole di Daesh. Nessuno verifica: lo ha detto Erdogan. Lo dicono i filonazisti di Kiev. Lo dicono i simpatizzanti nazisti di Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania. Lo dice Bruxelles. Ed è tutto dire.
Gli Usa annunciano che invieranno truppe in Siria. Violazione patente di ogni legge. L’Arabia Saudita democratica e illuminata si associa. Anch’essa manderà le sue truppe. La Turchia si propone di invadere anch’essa le zone dei curdi.
Perché tutto ciò accade? Per una ragione semplice: la Russia sta distruggendo Daesh, un pezzo per volta. E l’esercito di Bashar el Assad è all’offensiva su tutti i fronti. A Washington organizzano seminari e misurano le “loro” perdite sul campo. Dunque bisogna fermare la Russia prima che sia troppo tardi, cioè prima che tutti i tagliagole siano dispersi e messi in fuga.
Ci si stupisce se il negoziato di pace a Ginevra si è fermato? I terroristi moderati protestano. E chiedono all’America: prima di negoziare la Russia deve andarsene. Cioè deve andarsene l’unico paese che, legittimamente, si trova sul territorio siriano per sostenere il governo in carica a Damasco.
Se non lo farà - l’Occidente lo fa capire apertamente — si andrà in guerra. Magari in Ucraina, magari nel Baltico, dove tutti strillano per un imminente attacco russo, mentre la Nato prepara una molto imminente provocazione contro la Russia.
Non ditemi che sono un catastrofista, per favore. Sono tutto salvo che un catastrofista. Ma non sono cieco. Tutto è molto chiaro. Indossate le mutande di ghisa, ma sappiate che non basteranno a salvarvi. Per intanto prepariamoci a entrare in guerra in Libia. Io suggerirei di cominciare a mobilitarci contro questo governo infingardo. C’è l’appello di Zanotelli: permetteremo alla signora Pinotti di portarci in un’altra guerra?




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Giulietto Chiesa Джульетто Кьеза
«IL MONDO ALLA VIGILIA DELLA GUERRA» La riflessione di un europeo  
«МИР НА ПОРОГЕ ВОЙНЫ» Размышления европейца
Casa Editrice «Knizhnyj mir» Mosca 2015 (Pagine 288)
Издательство «Книжный мир» Москва 2015
  
Giulietto Chiesa, uno dei noti giornalisti e politici italiani. L’autore del film documentario «Zero» = le pistole fumanti che dimostrano che la versione ufficiale sull'11/9 è un falso.  
Nel presente libro sono presentati i suoi lavori di vari anni in cui l’autore sta analizzando la situazione internazionale, sta ragionando del ruolo della Russia nel mondo d’oggi.



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Giulietto Chiesa Джульетто Кьеза
«RUSSOFOBIA 2.0: la malattia o l’arma dell’Occidente?»
«РУСОФОБИЯ 2.0: болезнь или оружие Запада?»
Casa Editrice «Eksmo» Mosca 2016 (Pagine 288)
Издательство «Эксмо» Москва 2016

Quando la russofobia ha sostituito l’islamofobia? La russofobia è una malattia o un’arme dell’Occidente? Perché della fine principale della russofobia è Vladimir Putin? Come la russofobia si manifesta nella politica di oggi? Come si deve resistere alla russofobia? La russofobia esce dalla profondità dei secoli, da che mondo e mondo. Nei paesi occidentali questo fenomeno periodicamente si acutizza, prende forza. Ci sono i russofobi anche in Russia. È un fenomeno davvero unico. Oggi nel mondo si osserva il rafforzamento straordinario, mai visto e senza precedenti l’odio verso la Russia.
Lo scrittore, giornalista e personalità italiano Giulietto Chiesa lo ha chiamato la «russofobia 2.0». L’autore del libro apre tutto il retroscena del fenomeno della russofobia mettendo in mostra la falsità e l’impostura della propaganda occidentale.      
Il libro è stato pubblicato dalla Casa Editrice di Mosca «EKSMO» 2016.  Ora in Italia ci sono tempi duri per la verità. Il babbo Obama osserva al binocolo le rive appenniniche piene delle sue basi militari. Obama sorveglia quelle rive come la pupilla dei suoi occhi.



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Giulietto Chiesa
«PUTINOFOBIA»
Casa Editrice «Piemme» Milano 2016
  
Ormai è chiaro: la crisi in cui l’Occidente si sta dibattendo non assomiglia a nulla di conosciuto. È una crisi di valori, di democrazia, economica, finanziaria, ambientale, politica senza precedenti. Tutti i riferimenti stanno crollando, la leadership USA non è più invincibile, e anzi mostra la guardia. E quando il potere si sente debole, cerca un nemico da additare. Qualcuno su cui scaricare responsabilità e colpe, qualcuno di cui avere paura. Tutto pur di non ammettere la verità, cioè che le risorse stanno finendo e il sistema sta viaggiando a marce forzate verso il collasso.
La Russia è quel nemico. Lo è stato in passato, e oggi quell’ossessione ritorna in versione aggiornata. La Russia e il suo uomo forte Vladimir Putin sono il nuovo «nemico numero 1». Rispolverando gli slogan della Guerra Fredda, sono tornati a essere l’Impero del Male e Putin è un mostro da dare in pasto alle masse, opportunamente dipinto come tiranno psicopatico, responsabile di stragi o cinico tessitore di trame imperialiste. La guerra in Ucraina, le sanzioni economiche, persino la negazione del ruolo russo nella sconfitta del nazismo, tutto spinge in quella direzione.
Ma è davvero così, o la «Putinfobia» spacciata da molti media è solo un grande specchio su cui l’Occidente riflette le proprie mancanze e i propri guai?
Le cose stanno cambiando. Il risoluto intervento della Russia contro i terroristi dell’ISIS, l’azione di smascheramento delle ambiguità di Turchia e Arabia Saudita, hanno lasciato di sasso le diplomazie occidentali e gettato nel panico la propaganda russofobica. Lentamente si comincia a intravedere un’altra verità: la Russia di Putin, fenice risorta dalle proprie ceneri, può essere la sola superpotenza in grado di far deviare il treno lanciato verso la catastrofe.



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[b][color=#190000]«OLIMPIADI DELLA DEMENZA»


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«IL BREXIT STA PROVOCANDO SCONQUASSI DOVUNQUE»

«Milos Zeman apre i giochi europei del dopo Brexit»

Giulietto Chiesa

Il Brexit sta provocando sconquassi dovunque. In primo luogo in Europa, ma — si presume — gli effetti si faranno sentire anche sulla stessa fisionomia della Gran Bretagna.
Il primo leader europeo — già fortemente critico verso l'attuale Unione — a prendere la "palla al balzo", in pieno torneo europeo di calcio,  è stato il presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman. E il suo calcio di punizione è stato potentissimo. Ancora non sappiamo se sarà un goal, ma certamente non sarà agevole pararlo.
Zeman, infatti, ha detto che, anche lui, ritiene necessario, ora, dopo il voto britannico, un referendum popolare che lasci esprimere i suoi concittadini sulla permanenza all'interno dell'Unione Europea, o meno. Il clamore (e la preoccupazione di diverse cancellerie europee) è stato moltiplicato dalla seconda proposta: che si faccia il referendum anche sulla questione della appartenenza alla Nato.
I due quesiti aprirebbero non uno ma due squarci nel muro delle idee correnti sull'Europa. Zeman ne è ben consapevole e si è affrettato a precisare che lui, personalmente, è per rimanere in Europa (significativo silenzio per quanto riguarda la Nato), ma che farà "ogni cosa per dare ai suoi concittadini la possibilità di potere esprimersi" su entrambe le questioni.
Milos Zeman sa quel che dice. Un recente sondaggio dell'Istituto CVVM ha rivelato che solo il 25% dei cittadini della Repubblica Ceca sono soddisfatti dello stato delle cose (un anno fa lo erano il 32%). Solo che, per realizzare la proposta del Presidente in carica, bisognerebbe modificare la Costituzione del paese. E, per farlo, occorrerebbe il voto favorevole di almeno il 60% dei voti del Parlamento.  Una maggioranza che, se si formasse, equivarrebbe alla caduta dell'attuale governo di Bohuslav Sobotka. Il quale si è subito affrettato a dichiarare che non ha alcuna intenzione di indire un tale referendum. Non senza aggiungere che, anche lui, pensa che sia necessario inviare a Bruxelles "un chiaro segnale", prima dell'autunno,  della necessità di "cambiamenti positivi".
In ogni caso la mossa di Zeman esprime un sentimento che va ben oltre il palazzo presidenziale di Praga, e sicuramente oltre i confini della Repubblica Ceca. La critica a Bruxelles, sia per la gestione della tragedia dei profughi, sia per le sanzioni contro la Russia, sia per la politica monetaria, sia per i nuovi missili installati dagli Stati Uniti in Polonia e Romania, è largamente diffusa nei paesi dell'est Europa. Ciascuno per conto proprio e con diverse agende,  ma tutti guardano a Bruxelles con crescente insofferenza. Zeman in particolare è preoccupato per il completo oblio dei temi della sicurezza comune europea e non ha nascosto, a più riprese, il suo desiderio di riaprire la questione del dialogo positivo con la Russia.

Giulietto Chiesa
«SPUTNIK»



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«QUALE TERRORISMO CI ATTENDE?»

Giulietto Chiesa

Strage di Nizza. Quale terrorismo? E’ un altro terrorismo? E’ equiparabile al terrorismo?

Domande legittime che si affastellano attorno a mille altre. E, in aggiunta, pure navigando in un mare di filmati youtube (questa volta subito sul web, a differenza di quanto accadde al Bataclan, nel novembre dell'anno scorso) non sappiamo quasi niente. Le notizie si accavallano, l'una più incomprensibile dell'altra.

Mi atterrò dunque al criterio più logico: non trarre conclusioni definitive sulla base di dati incerti e limitarsi ai dati certi per cercare di prevedere cosa potrebbe accadere in seguito. Su questa basi la prima considerazione che balza ai miei occhi è che, per creare una strage di immani proporzioni, tra civili inermi,  non è più necessario dotarsi di armi più o meno micidiali, di esplosivi più o meno mortiferi. Non è nemmeno necessario preparare una squadra di assassini, più o meno professionali. Per un risultato di questo genere basta un camion. Chiunque è in grado di guidarlo su un assembramento numeroso di persone che non sapranno né come né dove fuggire.
E ponete attenzione alla parola «chiunque». Da oggi la strage diventa possibile mediante un larghissimo ventaglio di possibilità, ognuna delle quali è a disposizione di «chiunque». Il terrorismo esce dalla fase della specializzazione e diventa «popolare». Ora proseguite nel ragionamento facendovi aiutare dalla statistica. In ogni comunità umana è sempre esistita una certa percentuale di individui che usiamo chiamare «instabili». Non mi addentro nella definizione, né nella descrizione, poichè ciascuno può bene intendere ciò che dico. Aggiungo solo che nella società umana globale, di cui siamo parte, la percentuale di «instabilità» risulta ampiamente in crescita.

Le tensioni cui siamo tutti soggetti sono diventate dominanti. Per molti sono incomprensibili, soverchianti. Differenze sociali, povertà, assenza di lavoro, solitudine, cervelli dilavati dalla pubblicità e dalla violenza, odio distribuito a piene mani da tutti i canali televisivi, razzismo, assenza di principi e obiettivi solidali, dominio della competizione.  Non ci vuole molto perché persone «instabili» maturino decisioni orribili. Non occorre che siano molte. Basta che ci siano e abbiano gli strumenti, le protesi, per agire. In questo caso la protesi è stata un camion. Altre protesi si troveranno. Saranno — come dice Olivier Roy — l'esplicitazione della radicalizzazione individuale e sociale della violenza.
L'ISIS ha subito rivendicato. Può darsi che siano loro, anche in questo caso. Ma non importa poi molto. Quello che importa, a mio avviso, è che la società globale che l'Occidente ha creato è l'equivalente di un missile. E' già partito. E' in volo.  Abbiamo messo in moto — come sta accadendo in molte direzioni — meccanismi che non siamo in grado di fermare. E' come il cambiamento climatico: abbiamo rotto equilibri che la natura ha prodotto in milioni di anni, e le macerie ci cadono addosso. Sembra che vengano dal nulla: in realtà sono l'effetto presente di concause più o meno lontane, che risalgono a noi.
Noi siamo all'origine di un impazzimento collettivo, che produce mostri. Tra di noi non meno che tra di «loro». Rinsavire è forse possibile, ma richiederebbe un cambio di politica, un cambio culturale profondo, un sistema della comunicazione tolto dalle mani dei seminatori d'odio, una politica d'investimenti che riduca, da subito, le diseguaglianze. Ma noi viviamo ancora nell'epoca della «nostra» abbondanza e crediamo sia l'abbondanza di tutti. Ma non è così.

Noi crediamo di essere il centro del mondo, ma siamo solo una periferia, le cui difese si rivelano fragilissime. Nessuno si leverà a difenderci, perché abbiamo aggredito per primi. Nessuno dei morti di Nizza è colpevole, non sono stati loro a far partire il missile di cui sopra. Ma c'è stato chi, tra i loro governanti, ha fatto partire altri missili, che hanno ucciso molte altre vittime, di gran lunga più numerose di quelle della Passeggiata degl'Inglesi di Nizza.
Infine una constatazione realistica: la nostra vita quotidiana è ormai cambiata. Vivremo circondati dai metal detectors, da "misure di sicurezza" sempre più invadenti e totali. Le nostre libertà saranno drasticamente ridotte, "per proteggerci". Ed è tutt'altro che escluso che, alla fine dei conti, questo fosse il risultato che «qualcuno» si proponeva di raggiungere. Noi tutti stiamo perdendo, ma c'è sicuramente qualcuno che vince.

Giulietto Chiesa
«SPUTNIK»



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«CHE GUAIO! L’INTERESSE NAZIONALE DELL’AMERICA»

«“L’INTERESSE NAZIONALE DELL’AMERICA” NEL TEMPO PRESENTE, SECONDO BRZEZINSKI»

Giulietto Chiesa

In sintesi: staccare la Russia dalla Cina, metterle l’una contro l’altra. E convincere quella delle due che ci starà a diventare un partner privilegiato degli USA.
Facile a dirsi, ma difficile da farsi. Eppure bisogna farlo, altrimenti l'alternativa che si para davanti agli Stati Uniti sarà secca e inevitabile: o perdere il proprio ruolo dominante nel mondo, o andare incontro a un «mutuo suicidio assicurato», cioè allo scontro strategico (nucleare e di altro tipo) con uno dei due antagonisti, o con entrambi.

Vecchio ma mai domo, Zbignew Brzezinski affronta di petto la situazione «catastrofica» in cui si trovano gli Stati Uniti d'America in un articolo che — come altri della sua carriera — è destinato a lunga fama. Pubblicato su «The American Interest», il saggio ha tutta l'aria di essere un consiglio per la signora Hillary Clinton, presidente americana prossima ventura. Ed è, come il solito, una brillante rassegna di crude verità, accompagnate da una totale improntitudine verso il resto del mondo.
Il «polacco» rimane convinto che l'America può fare quello che vuole, basta che decida. Certo, la situazione non è brillante: il problema è quello di individuare la giusta direzione. Ed essa si chiama «Verso un riallineamento globale» (Toward a Global Realignment). Il titolo non lascia equivoci: riallineamento del mondo dietro gli Stati Uniti, che si potrà fare ponendo fine alla stagione del «Risveglio politico globale» («Global Political Awakening»).

Brzezinski cita il «se stesso» del 2008, che pubblicò sul New York Times un articolo altrettanto epocale, il cui scopo evidente era di «dare la linea» al presidente Barack Obama (NYT 2008, 12,16). Il quale la fece propria, con gli effetti davvero catastrofici che ora il mondo intero, insieme all'America, sta sperimentando. Il trucco che Brzezinski propose a Obama non era poi molto diverso da quello che egli propose di usare contro l'Unione Sovietica dei tempi dell'invasione dell'Afghanistan. L'America cominciava a barcollare? Il nemico diventava arrogante? Ebbene: diamogli il suo bel Vietnam e vediamo come se la cava. Per fare l'operazione era stato necessario inventare Al Quaeda e scatenare i fondamentalisti islamici allevati dall'Arabia Saudita. Funzionò alla perfezione.

E funzionò perfettamente anche con l'11 settembre 2001, quando gli ex mujaheddin si trasformarono in comodi strumenti di copertura del «colpo di stato mondiale» che i neocon organizzarono per cementare l'intero Occidente attorno alla guida americana. Serviva a distrarre l'attenzione del mondo intero dal fatto — sempre più evidente — che la crisi non derivava dal nemico rosso (che ormai non c'era più), ed era tutta interna al meccanismo del cosiddetto Mercato occidentale. E dunque occorreva, al contempo, creare un altro "nemico mortale", l’«Islam». Seguirono l'Afghanistan, l'Irak, (più tardi la Libia, la Siria). Fu quello il "riallineamento" dell'epoca. Ma durò solo sette anni. Dopo i quali arrivò il crollo di Lehman Brothers, la crisi dei subprime, il fallimento di Wall Street e dell'immensa montagna di derivati di carta che l'America aveva disseminato in tutte le direzioni.

Con il «Global Political Awakening», Brzezinski (e il suo allievo Obama) prepararono un altro bel Vietman: questa volta all'Europa (e, di nuovo, alla Russia). Questa volta furono le "rivoluzioni colorate", dovunque possibile; furono le «primavere arabe»; furono i colpi di stato insufflati (incluso quello di Kiev del 2014, fino a quello di Ankara del 2016); fu (ed è) il terrorismo diffuso, capillare, organizzato (con l'apporto dei servizi segreti, a loro volta tutti controllati da quelli americani e dal Mossad, sempre in prima linea) e più o meno spontaneo; furono (e sono) le migrazioni di massa che si sono riversate sull'Europa, e che saranno intensificate; furono le massicce campagne di manipolazione dell'opinione pubblica, attraverso diffusione di notizie false; fu l'uso massiccio dei «metadata» accompagnato e integrato da quello dei social network, tutti monopolisticamente in mano agli Stati Uniti. Il «Global Political Awakening» fu, in sostanza, l'applicazione della teoria del Caos. Applicazione dedicata all'Europa.

Ma tutto questo - e bisogna dare atto a Brzezinski che sull'Europa ha funzionato — ha contagiato anche l'America. Il caos non è solo quello artificiale, prodotto verso l'esterno. E' anche il frutto velenoso del meccanismo impazzito che sono gli Stati Uniti stessi. Soprattutto non è riuscito a intaccare i nemici esterni. Russia e Cina sono ancora lì. E più passa il tempo, più appaiono in condizione di "creare improvvisamente le condizioni di rendere l'America militarmente inferiore".

Ed ecco riapparire Brzezinski con la sua nuova ricetta: il «riallineamento». Come detto sopra, qui non si parla dell'Europa. L'Europa è già dominata (o viene ritenuta tale). Obbedirà, con le buone o con le cattive. La pratica del caos organizzato, e ormai anche spontaneo, verrà, se necessario, intensificata. Il problema non è l'Europa: il problema è la Russia, che non si arrende. E la Cina, che continua la sua marcia imperterrita, nemmeno sfiorata dalla crisi dell'Occidente. Quale delle due scegliere come partner tattico? Qui Brzezinski perde la sua lucidità e oscilla incerto. La leadership americana, scrive, deve "contenere" entrambi, ma puntare a eliminare uno dei due. E il più probabile candidato «al momento è la Russia».

Solo che costringere alla resa la Russia non pare facile. Altrettanto non facile è trasformare la Cina in un partner affidabile. Che, nel presente momento, è come se un giovincello a bordo di una bicicletta si ponesse il compito di trascinare un elefante. E poi c'è il fattore tempo: «in prospettiva — scrive Brzezinski — potrebbe essere la Cina a divenire intrattabile». Che guaio!
Hillary Clinton, questa volta, viene lasciata nel dubbio. La ricetta di Brzezinski non è una ricetta. Ma sarà applicata: intensificazione del caos globale e concentrazione dell'offensiva contro la Russia.

Giulietto Chiesa
«SPUTNIK»

ALCUNE OPINIONI DEGLI ITALIANI:

Pienamente d accordo ,uno sporco criminale assassino speculatore e destabilizzatore del Mondo, un colonnello come Soros e Singer al libro paga della criminalità organizzata. Mondialista dei Rothberg e company. Il loro demoniaco impero presto sarà raso al suolo, e i loro discendenti ne pagheranno le conseguenze.
Io direi più verosimilmente che gli Usa si stanno arrampicando sugli specchi e trascineranno nel baratro anche l'Europa

Russia e Cina non si faranno sicuramente ingannare e poi ad onor del vero mi pare che la Nato faccia pressing sulla Russia e gli Usa sulla Cina,ma appena si romperà questo equilibrio inizierà la sconfitta occidentale
Anche se Trumo mi pare più propenso ad instaurare buoni rapporti con Putin che con la Cina





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Zarevich
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Messaggio «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO» 
 
«IL DIAVOLO CONTRO L’AMICO DI PUTIN PER L’ILLUSIONE DEMOCRATICA A STELLE E STRISCE»

Giulietto Chiesa

È difficile rimanere seri di fronte alla campagna elettorale della «prima democrazia» del mondo. Cioè dell’America. Dove l’aggettivo «prima» non significa in ordine di tempo (l’Inghilterra viene prima), né in ordine di grandezza (l’India è circa quattro volte più popolata).
Significa che l’America, cioè gli Stati Uniti d’America, si considera in diritto di dettare le sue regole a tutti gli altri.
I due candidati a guidare questa «grande democrazia» si stanno accapigliando pubblicamente, prima ancora di contare i voti, accusandosi di ogni nefandezza. Ché, se gli elettori americani sapessero cos'è la democrazia, non eleggerebbero mai né l'uno né l'altro e, anzi, comincerebbero a sparare sul quartier generale invece che ad ammazzarsi tra di loro in base al colore della pelle o della religione che professano. Ma poiché gli elettori americani della «prima democrazia» non hanno la minima idea di cosa sia la democrazia, evidentemente non se ne accorgono e, una piccola parte di loro finirà per eleggere uno di questi due che sono stati messi  in vetrina da qualcuno che non si sa bene chi è.
Donald Trump ha recentemente accusato Hillary Clinton di essere nientepopodimeno che «il diavolo». Tra gli applausi dei suoi sostenitori che voteranno per lui pensando di votare per il Partito Repubblicano. Il quale partito non aveva nessuna intenzione di lasciarlo arrivare al punto in cui è, cioè alla soglia della presidenza, e si stanno mordendo le mani perché temono, loro più di tutti gli altri, che sia eletto.
Ma il record di questa campagna lo ha già battuto la moglie di Bill Clinton, la quale ha accusato Donald Trump di diverse «cosette» piuttosto pesanti. Primo: di essere "amico di Putin", cioè amico del nemico numero uno dell'America. In secondo luogo ha accusato Trump di avere usato I suoi legami di amicizia con Putin per entrare in possesso delle sua mail e di quelle del Partito Democratico. Che c'entri Putin con tutto ciò è impossibile da dimostrare. E infatti la Clinton non ha nessuna intenzione di dimostrare niente a nessuno. Le basta strillare ai microfoni di qualche televisione che Putin ha violato I segreti delle sue mail e li ha regalati al suo amico Trump per farlo eleggere alla presidenza della più «prima democrazia» del mondo.
La truffa è talmente evidente (purtroppo per pochi) che perfino il Washington Post ha preso le distanze dalle accuse della candidata democratica contro Putin. Se non altro prendendo atto che è almeno un decennio che USA e Russia si controllano reciprocamente attraverso il web, e dunque è impossibile dire chi è stato il primo.  Adesso perfino Assange e Snowden passano in secondo piano. La colpa è solo della Russia, perfino se l'America elegge un presidente invece che un altro.
Ma ormai è l'inganno sistematico quello che decide le sorti delle elezioni «democratiche». Tutto il mainstream occidentale si è scatenato in accuse contro la Russia e contro Putin. La signora Clinton usa Putin per cercare di vincere le elezioni negli USA; il mainstream occidentale è già istruito a usare Trump per incrementare la campagna russofobica che servirà alla Clinton per aumentare il livello dello scontro mondiale: contro la Russia, oggi, contro la Cina domani.

Giulietto Chiesa

«SPUTNIK»



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