Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Il monumento a Gogol si trova a Villa Borghese. E' una grande statua in bronzo dello scultore Zurab Zereteli che il Governo russo ha donato alla città di Roma nell'anno 2002. Due anni prima, Mosca aveva donato a Roma un'altra importante statua, quella di Aleksandr Pushkin,. realizzata dall'artista russo Yuri Orekhov. Anche questo munumento si trova a Villa Borghese, non distante dal monumento a Gogol
Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Nikolaj Gogol'
«Dall'Italia. Autobiografia attraverso le lettere»
Editore Voland, Roma, 1995 - 240 pagine
«Polnoe sobranie socinenij - Полное собрание сочинений» (1940)
Traduzione di Maria Giuseppina Cavallo
A MARIA IVANOVNA GOGOL'
Roma. 28/16 marzo [1837].
Sono qui da due giorni. Il mio trasferimento in Italia, o meglio a Roma, si è trascinato per quasi tre settimane. Ho viaggiato per mare e per terra con ritardi e fermate ma, nonostante tutto, sono arrivato in tempo per le feste. Ho ascoltato la messa nella chiesa di San Pietro, celebrata dal Papa in persona. Ha una sessantina d'anni e l'hanno portato dentro su una magnifica sedia con il baldacchino. I portatori hanno dovuto fermarsi diverse volte in mezzo alla chiesa perché il Papa aveva dei giramenti di testa. La chiesa di Pietro è cosi immensa che di lunghezza sarà quasi mezza versta. Anche l'affluenza a Roma era immensa. In chiesa c'erano alcune migliaia di persone, eppure sembrava ancora vuota.
Le giornate sono estive, il sole è bellissimo, le stelle brillano di piú, tanto piú luminose che da noi. In breve, un vero cielo italiano. La primavera quasi non si avverte, perché sono pochissimi gli alberi che devono gettare. Sono tutti quasi perennemente verdi, e non perdono le foglie durante l'inverno. Ho fatto in tempo a visitare solo una parte delle antichità e delle rovine; ce ne sono tante e a ogni piè sospinto, e capita spesso che in una nuova casa venga incorporata parte di una rovina - un pezzo di muro, oppure una colonna o un bassorilievo. Non ho ancora visitato né le pinacoteche né gli innumerevoli palazzi d'ogni genere, dove ci sarebbe da vedere per un anno intero. Tutta la terra odora e respira di pittori e di quadri. I mosaici e le antichità si vendono a mucchi. In strada ci sono scuole di pittura e di scultura quasi a ogni porta. Prima di Roma sono riuscito a visitare, oltre a molte altre, due celebri città, Genova e Firenze. Genova è magnifica, moltissime case somigliano piuttosto a palazzi, adorne di quadri dei migliori pittori italiani, però le strade sono cosi strette che due persone affiancate non riescono a passarci. In compenso, sono lastricate di marmo e molto pulite. Poi, nella prossima lettera, vi scriverò di quel che vedrò a Roma; adesso ho fretta di concludere: vado al sole, dove mi è stato prescritto di restare il piú possibile.
Statemi bene. Vi bacio le mani. Abbraccio mia sorella Marija, e Olin'ka, e mio nipote Kolja.
Il vostro devoto figlio Nikolaj.
Il mio indirizzo: Roma via di Isidoro Casa Giovanni Masuci, n. 17 (vicino alla piazza Barbierini).
AD ALEKSANDR SEMENOVIC DANILEVSKIJ
15 aprile [n.st.1837]. Roma.
(...) Ma come ti è saltato il ticchio di andare in Svizzera, io ti aspettavo di giorno in giorno, credevo non ti saresti sottratto alla tua promessa e pensavo che da un momento all'altro la porta si sarebbe aperta e tu saresti entrato nella mia stanza - quand'ecco una lettera da Ginevra. E guarda un po' che periodo vai a scegliere! O forse non lo sai, e io non te l'avevo detto, che in primavera non si può andare in Svizzera.(...) E non ci hai guadagnato niente neppure per quanto riguarda il portafoglio. La Svizzera è piú cara. Io poi adesso non posso proprio raggiungerti. Non posso, in primo luogo perché è ancora presto; e in secondo luogo soprattutto perché sono rimasto senza soldi. Sono arrivato a Roma con duecento franchi soltanto, e se non fosse che tutto è terribilmente a buon mercato e che elimino quello che svuota il portafoglio, non ci sarebbero piú da un bel pezzo. (Per la stanza, vale a dire una vecchia sala con quadri e statue, pago trenta franchi al mese ed è l'unica cosa cara. Il resto costa tutto poco o niente. Se la mattina bevo un bicchiere di cioccolata pago poco piú di quattro sou, col pane e tutto. A pranzo le pietanze sono molto buone e fresche e me la cavo con quattro sou, a volte con sei. Di gelato ne mangio soltanto per quattro sou, e qualche volta per otto, non di piú. Ma in compenso un gelato cosi tu non te lo sei mai neanche sognato! Non quella porcheria che mangiavamo a Tortona e che a te piaceva tanto. Un burro!) Ormai sono diventato cosi taccagno che se spendo un baiocco di troppo (quasi un sou), poi mi rincresce per tutto il giorno. (...) Che dirti in generale dell'Italia? L'impressione che ho è di essere capitato da possidenti ucraini di vecchio stampo. Le case hanno le stesse porte decrepite, piene di buchi inutili, che sporcano i vestiti di gesso; antichi candelabri e lampade come quelle delle chiese. I cibi sono tutti particolari, tutti cucinati all'antica. Fin qui ho visto dappertutto un quadro di cambiamenti. Qui invece tutto si è fermato in un punto, e non va piú avanti. Quando sono arrivato a Roma la prima volta, non riuscivo a rendermene chiaramente conto. Mi era sembrata piccola. Ma col passare del tempo mi sembra sempre piú grande, gli edifici piú imponenti, i panorami piú incantevoli, il cielo piú bello, e di quadri poi, di rovine e antichità ce ne sarebbe da vedere per tutta la vita. Di Roma ti innamori molto lentamente, un po' alla volta - e per sempre. Insomma, tutta l'Europa è fatta per essere visitata, ma l'Italia è fatta per viverci. Lo dicono tutti quelli che sono rimasti a vivere qui. Del resto, è anche vero che è difficile scovare una terra dove si possa vivere cosi a buon mercato. Niente gingilli e nulla di tutto quanto a Parigi il gusto famelico escogita per divertirsi. Nei negozi ci sono soltanto Ossija e antichità. Ma in compenso per i piaceri delle arti... Non puoi avere la minima idea di cosa sia Raffaello. Rimarrai in piedi dinanzi a lui muto e tutt'occhi come un tempo restavi incollato alla sedia dinanzi alla Grisi. Però, che il diavolo ti porti! Avevo preparato per te l'appartamento e mi preparavo a farti da cicerone, e invece... Scrivi almeno dove pensi di essere fra un mese e mezzo, perché fra un mese e mezzo partirò dall'Italia per dare un'occhiata a qualche località termale tedesca. (...) Comunque, in ogni caso scrivi piú spesso, per favore, e fammi sapere di tutti i cambiamenti che mi hai tenuti nascosti, credo che te ne debbano capitare non pochi. Qualcosa di bello dobbiamo guardarlo assieme. Oppure tu fai apposta a prendermi per il naso. L'anno scorso, dopo avermi dato la tua parola di venire da me in Svizzera, te la sei svignata a Parigi. Adesso mi avevi promesso di venire senz'altro in Italia e te la sei svignata in Svizzera. Devi proprio avere un diavolo in corpo, che ti fa andare qua e là per dispetto. Dovresti, devi assolutamente provare la vita monastico-artistica dell'Italia, assaggiare il marmo e il gesso di cui qui c'è abbondanza, inebriarti delle stelle della notte che qui risplendono di uno straordinario fulgore, saziarti gli occhi di monaci e abati disseminati nelle strade come semini di papavero su una focaccia. Sono arrivato a Roma proprio alla vigilia della grande festa, e la prima cosa che ho visto è stato il Papa. Cosí ho rispettato una vecchia regola. Ho ascoltato la messa nella sconfinata San Pietro, che per quanta gente ci fosse dentro continuava a sembrare vuota. (...)
A VARVARA OSIPOVNA BALABINA
Baden Baden. 16 luglio [n.st.] 1837.
Avevo promesso di scrivervi appena giunto nel luogo dove sarò costretto ad abbeverarmi, e riferirvi le impressioni suscitate in me dalla Svizzera dopo l'Italia. Mi è dispiaciuto lasciare Roma anche solo per un mese. E quando, addentrandomi nell'Italia settentrionale, al posto dei cipressi e dei pini a cupola di Roma ho visto i pioppi, ho avuto come una sensazione penosa. I pioppi snelli, alti, di fronte ai quali prima sarei senza dubbio andato in estasi, ora mi sono sembrati volgari. Per essere imparziale, avevo cercato di prepararmi in anticipo a come guardare la Svizzera e a non fare confronti fra questi due paesi.
Pensavo che la natura dell'Italia fosse una strana architettura greco-romana con colonne, cupole piatte e piatte architravi. Che la natura della Svizzera fosse tetra, un'architettura gotica con volte angolose e guglie appuntite che svettano nel cielo, che fosse maestosa e ispirasse pensieri sconfinati; che la natura dell'Italia agisse sui sentimenti e quella svizzera sulla mente e altre sciocchezze del genere; casi pensavo, cercando di convincermi che mi sarebbe piaciuto dare un'occhiata alla Svizzera dopo l'Italia, cosí come dopo il Colosseo visitare la cattedrale di Colonia o dopo un pranzo ottimamente cucinato leggere i versi di Puskin. Sarà forse perché ho attraversato la deserta Savoia, perché ho visto i costoni nudi delle rocce, coperti da sparuti cespugli e pini appuntiti, simili ai nostri pini nordici, però in quel momento la Svizzera mi è sembrata la Siberia. Se avessi visto le valli di Chamonix o lo Jungfrau sono sicuro che le mie impressioni sarebbero state diverse. L'animo avrebbe provato un dolce tremito e un sacro orrore, gli occhi si sarebbero tuffati con voluttà in baratri spaventosamente belli vicino ai quali crescono come erbetta i boschi, i pini si arrampicano sui massi e zampillano le cascate, e allora la mia mente come uno zar sarebbe volata dalle cime innevate delle Alpi, rosee come l'ambra chiara, alle gole buie e alle verdi vallate. Un piacere selvaggio e al tempo stesso sublime!
A propos, a Torino ci sono degli eccellenti biscotti da tè.
Ecco la mia opinione: chi è stato in Italia può dire addio agli altri paesi. Chi è stato in cielo non avrà mai voglia di tornare sulla terra. Mi sembra che l'anima non sarà piú in grado di godere lo splendido panorama di una qualsiasi località: ricorderà ciò che è piú bello e ormai nulla sarà piú in grado di cacciarlo via. Quelle montagne che mi parevano azzurre prima dell'Italia, ora mi sembrano grigie. Non c'è aria, quell'aria diafana, trasparente. Il sole qui non ama la terra e gli uomini come in Italia. Là esso dà loro un colorito gioioso, scintillante. Insomma, l'Europa a confronto dell'Italia è lo stesso che una giornata cupa a confronto di una giornata di sole. Vi consiglierei di fare una cosa: stare in Italia una settimana di piú e poi attraversare tutta l'Europa in un colpo solo, il piú velocemente possibile, senza fermarvi in nessun posto. Allora essa acquisterà una sua dignità e vista in velocità, forse, vi sembrerà piacevole. Per niente al mondo mi risolverei a vivere nel mezzo dell'Europa; in questo caso stare nel mezzo mi ripugna. (...)
A MARIJA IVANOVNA GOGOL'
Milano. 24 novembre [n.st.1837].
(...) L'idea di rivedere l'Italia ha fatto nuovamente si che lasciassi la Svizzera come un detenuto lascia la prigione. Questa volta ho scelto un'altra strada, via terra, attraverso le Alpi, la piú pittoresca che abbia mai avuto la fortuna di vedere. Immense montagne mostruose, selvagge, sfrecciavano lungo tutta la strada accanto ai finestrini della nostra diligenza, balenavano cascate tumultuose, tutte di polvere d'acqua. Per mezza giornata ci siamo arrampicati sul Sempione, una montagna che non è neppure delle piú alte, la nostra strada si avvolgeva intorno alla montagna dinanzi a intere catene di altri monti. Sul lato destro della strada i precipizi diventavano sempre piú profondi e spaventosi. Adesso tutto era finito in basso, quelle montagne che prima, come si suol dire, era difficile guardare senza farsi cadere il cappello di testa, ora sembravano nanerottoli; le rocce, i massi, le cascate, tutto si trovava sotto i nostri piedi. La nostra strada passava spesso attraverso la roccia, lungo un corridoio scavato nella pietra. Spesso eravamo sovrastati da una volta naturale. Spesso attraversavamo una lunga galleria artificiale di pietra, perché senza di essa la strada sarebbe stata ingombra di neve. E dopo aver trovato sulla vetta del Sempione quasi 20 gradi sotto zero, finalmente abbiamo iniziato una rapida discesa, passando accanto alle rocce, accanto alle cascate. Non potreste immaginare nulla di piú pittoresco. Nei dipinti non avete mai visto nulla di simile. Avevamo già lasciato la slitta per salire in carrozza e continuavamo a sfrecciare per strade tortuose circondate da monti simili a quadri. Siamo scesi in meno di tre ore da quelle montagne sulle quali ci eravamo arrampicati per quasi un'intera giornata e il clima alla fine era cosi cambiato che invece del ghiaccio abbiamo trovato quasi 12 gradi sopra zero. Le vallate italiane che si estendevano in lontananza offrivano una veduta cosi straordinaria! Finalmente è apparso il celebre Lago Maggiore con i suoi meravigliosi isolotti; forse avete sentito parlare dell'Isola Bella, uno degli isolotti, formato di nove livelli, di terrazze, palazzi e tutte le possibili piante del mondo. Superate alcune città ormai del tutto italiane sono giunto a Milano. È una città grande, forse piú grande di tutte le altre città italiane per popolazione, e ricorda un po' Parigi. Ma ciò che soprattutto colpisce è la vista della cattedrale. Immaginate una mole immensa, tutta marmo, statue e ornamenti traforati, simile a un merletto. Il teatro di Milano per dimensioni è il primo del mondo dopo quello napoletano. La pinacoteca, come in tutte le città italiane, è bellissima e per visitarla ci vorrebbero alcune giornate. Rimarrò ancora un giorno a Milano, poi partirò per Firenze e quindi andrò a Roma. Sono appena rientrato in Italia e mi sento già meglio. Ho già respirato la sua aria benedetta. Addio, a un altro momento. Statemi bene assieme a tutta la famiglia, che vi adora.
Il vostro devoto figlio
Nikolaj
AD ALEKSANDR SEMENOVIC DANILEVSKIJ
2 febbraio [n.st.] Roma 1838.
(...) Quanto a me, non mi sono mai sentito cosi immerso in una tale placida beatitudine. Oh Roma, Roma! Oh Italia! Quale mano mi strapperà da qui! Come va la tua Grisi? Mi sembrano cinquecento volte piú belle di prima. (A proposito della Grisi: ho sognato che arrivavi a Roma insieme alla Grisi in carrozza e me la presentavi come tua moglie o tua amante, non ricordo bene, e la carrozza era tutta dorata.) Che cielo! Che giornate! L'estate non è estate, la primavera non è primavera, ma sono piú belle dell'estate e della primavera che ci sono negli altri angoli del mondo. Che aria! La bevo e non riesco a saziarmene, guardo e non mi stanco mai. Nell'anima ho il cielo e il paradiso. Adesso a Roma ho pochi amici, o meglio, quasi nessuno (i Repin sono a Firenze). Ma non sono mai stato cosi allegro, cosi soddisfatto della mia vita.
(...) Adesso è tempo di carnevale: Roma fa baldoria senza ritegno. Il carnevale è un fenomeno straordinario in Italia, e soprattutto a Roma: tutti senza eccezione scendono in strada, tutti senza eccezione sono in maschera. Chi poi non ha la possibilità di travestirsi rivolta il pellicciotto o si impiastriccia il muso di fuliggine. Per le strade viaggiano alberi e intere aiuole, spesso si fa largo un carro tutto foglie e ghirlande, con le ruote decorate di foglie e rami che, girando, fanno un effetto straordinario, e nel carro è seduto un gruppo nello stile delle antiche festività di Cerere o di un quadro dipinto da Roberti. Sul Corso per la farina sembra nevicato. Avevo sentito parlare dei confetti, ma non credevo proprio che fosse cosi bello. Figurati che puoi gettare in faccia alla piú carina, foss'anche una Borghese, un intero sacchetto di farina e lei non si arrabbierà, ma ti ripagherà della stessa moneta. Bellimbusti e gentiluomini spendono diverse centinaia di scudi solo per la farina. Le carrozze sono tutte, dalla prima all'ultima, mascherate. Servitori, vetturini, tutti sono in maschera. Dalle altre parti solo il popolo gozzoviglia e si traveste. Qui tutto si rimescola. Una libertà straordinaria, della quale tu saresti senza dubbio entusiasta. Puoi parlare e offrire fiori assolutamente a qualsiasi donna. Puoi addirittura salire in carrozza e sederti fra loro. Le carrozze vanno tutte al passo. E per questo spesso delle birbe, arrampicati sui balconi, possono gettare per interi quarti d'ora palline di farina a manciate e a secchi a chi è seduto in carrozza, il piú delle volte sulle signore, che si fanno male ma ridono, e si limitano a coprirsi molto graziosamente gli occhi con la mano e a pulirsi il viso. Per gli intrighi amorosi è un periodo straordinariamente felice. In mia presenza sono state allacciate innumerevoli relazioni delle piú romantiche con alcuni miei conoscenti e persino con alcuni nostri pittori fatta eccezione, ovviamente, per Durnov. Tutte le belle donne di Roma sono venute allo scoperto, adesso ce n'è una tal quantità che da dove siano spuntate fuori lo sa solo Dio. Sino ad ora non le avevo mai incontrate: non ne conoscevo neanche una. A proposito, hai consigliato Durnov di fare meno il cascamorto. No, il suo è un difetto incorreggibile. La sua finanziera accademica marrone, che credo ti sia ben nota, è stata rifatta: vi ha aggiunto non so che mostre, o risvolti, tipo velluto. Sono arrivati alcuni nuovi pittori, tutte persone dall'aria imponente, robusti, piú eleganti dei vecchi, ma l'unico ad avere del talento è Loganovskij, che conosci per i versi scritti da Puskin sul suo giocatore di svajka. (...) Mammetta scrive che anche da noi ci sono le maschere, per il suo onomastico sono venute molte persone mascherate che hanno interpretato benissimo i loro ruoli. Poi, come al solito, aggiunge un invito a tornare a Vasil'evka, e dice che il clima ucraino è lo stesso dell'Italia e che Kricevskij guarisce tutte le malattie senza eccezione. Tormenta terribilmente mia sorella perché si sposi, o almeno dalle parole quanto mai enigmatiche e confuse della lettera traggo questa conclusione. Sono quasi pronto a scommettere che proprio mentre ti scrivo questa lettera lei è già in chiesa sotto la corona. Ma basta annoiarti. Non ho piú niente da scriverti o meglio, tutto quello che resta bisogna o annusarlo, o guardarlo, e inebriarsene. Lo sai da te. Addio! Sii saggio e scrivimi. Addio. Dimentica quanto ti ho annoiato e ricorda solo quanto ti voglio bene, a te, al mio compagno di viaggio, che cammina spalla a spalla con me lungo tutta la strada della vita, da quella volta che hai mangiato per la prima volta il ribes a casa mia. Non esser pigro e scrivi, indirizza non alla poste restante, ma al mio appartamento (tutto al sole): Strada Felice n. 126. Ultimo piano.
[...]
Cosa posso dirvi ora del popolo romano? Adesso sono preso dal desiderio di conoscerlo a fondo, di penetrarne il carattere, li osservo in tutto, leggo tutte le opere popolari che lo ritraggono e vi dirò che, forse, è il primo popolo del mondo dotato in cosi gran misura di senso estetico, dell'innata capacità di comprendere quel che viene compreso soltanto da una natura ardente, alla quale il freddo, calcolatore, mercantile intelletto europeo non ha potuto imporre le briglie. Come mi sono sembrati rivoltanti dopo gli italiani i tedeschi, con tutta la loro meschina onestà e il loro egoismo! Ma di questo credo di avervi già scritto. Penso che anche voi abbiate già sentito molti tratti di spirito del popolo romano, quell'arguzia per cui un tempo erano celebri gli antichi romani e ancor piú il gusto attico dei greci. Qui non accade niente senza che nel popolo nasca una qualche facezia o un epigramma. Durante le celebrazioni e le feste per la nomina dei cardinali, quando la città è stata illuminata per tre giorni - e a questo proposito voglio dirvi che il nostro amico Mezzofanti è stato fatto anche lui cardinale e va a spasso con le calzette rosse - durante queste feste è stato quasi sempre brutto tempo. Nei primi giorni di carnevale, invece, le giornate sono state perfettamente italiane, quelle giornate chiare, senza la piú piccola nuvoletta, che conoscete cosi bene, quando sullo sfondo azzurro del cielo splendono i muri delle case, tutti illuminati dal sole, con un bagliore che l'occhio nordico non riesce a sopportare, e il popolo immediatamente ha coniato una battuta: "I dio vuol carnavale e non vuol cardinale". Questo mi fa tornare alla mente una facezia che circolava l'anno scorso, quando il Papa vietò il carnevale. Sapete che l'attuale Papa, a causa del suo gran naso, è stato ribattezzato pulcinella; ed ecco la battuta:
"Oh! questa si ch'è bella!
proibisce il carnavale pulcinella!"
Conoscevate i trasteverini, vale a dire gli abitanti dell'altra sponda del Tevere, che sono cosi fieri della loro pura origine romana? Essi considerano autentici romani solo se stessi. Un trasteverino non si è ancora mai sposato con una straniera (e considerano straniere tutte le donne che non sono della loro città) e mai una trasteverina si è maritata con uno straniero. Vi è mai capitato di ascoltarne la lingua e avete mai letto il loro celebre poema Il Meo Patacca, che è stato illustrato dal Pinelli? Ma voi, sicuramente, non avete avuto occasione di leggere i sonetti del poeta romano contemporaneo Belli che, del resto, vanno ascoltati quando li legge egli stesso. In essi, in questi sonetti, vi è tanto sale e tanta arguzia, assolutamente inattesa, la vita dei trasteverini di oggi vi è rispecchiata cosi fedelmente che vi farebbero ridere, e quella pesante nube che spesso incombe sulla vostra testa si dileguerebbe insieme alla vostra molesta e insopportabile emicrania. Sono scritti in Lingua romanesca e non sono stati pubblicati, ma poi ve li manderò. A proposito, visto che abbiamo cominciato a parlare di letteratura. Noi conosciamo solo la letteratura epica degli italiani, vale a dire la letteratura del tempo passato, del XV e XVI secolo. Ma bisogna sapere che nello scorso secolo XVIII, e persino alla fine del XVII, negli italiani s'è manifestata una forte inclinazione per la satira, per l'allegria. E se volete studiare lo spirito degli italiani di oggi, dovete studiarli nei loro poemi eroicomici. Figuratevi che la raccolta Autori burleschi italiani è composta di quaranta grossi volumi. In molti di essi brilla un tale umorismo, un umorismo cosi originale che sorprende che nessuno ne parli. Del resto, bisogna anche dire che solo le tipografie italiane possono stamparli. In molti vi sono certe espressioni indelicate che non a tutti è lecito leggere.
«Dall'Italia. Autobiografia attraverso le lettere»
Editore Voland, Roma, 1995 - 240 pagine
«Polnoe sobranie socinenij - Полное собрание сочинений» (1940)
Traduzione di Maria Giuseppina Cavallo
A MARIA IVANOVNA GOGOL'
Roma. 28/16 marzo [1837].
Sono qui da due giorni. Il mio trasferimento in Italia, o meglio a Roma, si è trascinato per quasi tre settimane. Ho viaggiato per mare e per terra con ritardi e fermate ma, nonostante tutto, sono arrivato in tempo per le feste. Ho ascoltato la messa nella chiesa di San Pietro, celebrata dal Papa in persona. Ha una sessantina d'anni e l'hanno portato dentro su una magnifica sedia con il baldacchino. I portatori hanno dovuto fermarsi diverse volte in mezzo alla chiesa perché il Papa aveva dei giramenti di testa. La chiesa di Pietro è cosi immensa che di lunghezza sarà quasi mezza versta. Anche l'affluenza a Roma era immensa. In chiesa c'erano alcune migliaia di persone, eppure sembrava ancora vuota.
Le giornate sono estive, il sole è bellissimo, le stelle brillano di piú, tanto piú luminose che da noi. In breve, un vero cielo italiano. La primavera quasi non si avverte, perché sono pochissimi gli alberi che devono gettare. Sono tutti quasi perennemente verdi, e non perdono le foglie durante l'inverno. Ho fatto in tempo a visitare solo una parte delle antichità e delle rovine; ce ne sono tante e a ogni piè sospinto, e capita spesso che in una nuova casa venga incorporata parte di una rovina - un pezzo di muro, oppure una colonna o un bassorilievo. Non ho ancora visitato né le pinacoteche né gli innumerevoli palazzi d'ogni genere, dove ci sarebbe da vedere per un anno intero. Tutta la terra odora e respira di pittori e di quadri. I mosaici e le antichità si vendono a mucchi. In strada ci sono scuole di pittura e di scultura quasi a ogni porta. Prima di Roma sono riuscito a visitare, oltre a molte altre, due celebri città, Genova e Firenze. Genova è magnifica, moltissime case somigliano piuttosto a palazzi, adorne di quadri dei migliori pittori italiani, però le strade sono cosi strette che due persone affiancate non riescono a passarci. In compenso, sono lastricate di marmo e molto pulite. Poi, nella prossima lettera, vi scriverò di quel che vedrò a Roma; adesso ho fretta di concludere: vado al sole, dove mi è stato prescritto di restare il piú possibile.
Statemi bene. Vi bacio le mani. Abbraccio mia sorella Marija, e Olin'ka, e mio nipote Kolja.
Il vostro devoto figlio Nikolaj.
Il mio indirizzo: Roma via di Isidoro Casa Giovanni Masuci, n. 17 (vicino alla piazza Barbierini).
AD ALEKSANDR SEMENOVIC DANILEVSKIJ
15 aprile [n.st.1837]. Roma.
(...) Ma come ti è saltato il ticchio di andare in Svizzera, io ti aspettavo di giorno in giorno, credevo non ti saresti sottratto alla tua promessa e pensavo che da un momento all'altro la porta si sarebbe aperta e tu saresti entrato nella mia stanza - quand'ecco una lettera da Ginevra. E guarda un po' che periodo vai a scegliere! O forse non lo sai, e io non te l'avevo detto, che in primavera non si può andare in Svizzera.(...) E non ci hai guadagnato niente neppure per quanto riguarda il portafoglio. La Svizzera è piú cara. Io poi adesso non posso proprio raggiungerti. Non posso, in primo luogo perché è ancora presto; e in secondo luogo soprattutto perché sono rimasto senza soldi. Sono arrivato a Roma con duecento franchi soltanto, e se non fosse che tutto è terribilmente a buon mercato e che elimino quello che svuota il portafoglio, non ci sarebbero piú da un bel pezzo. (Per la stanza, vale a dire una vecchia sala con quadri e statue, pago trenta franchi al mese ed è l'unica cosa cara. Il resto costa tutto poco o niente. Se la mattina bevo un bicchiere di cioccolata pago poco piú di quattro sou, col pane e tutto. A pranzo le pietanze sono molto buone e fresche e me la cavo con quattro sou, a volte con sei. Di gelato ne mangio soltanto per quattro sou, e qualche volta per otto, non di piú. Ma in compenso un gelato cosi tu non te lo sei mai neanche sognato! Non quella porcheria che mangiavamo a Tortona e che a te piaceva tanto. Un burro!) Ormai sono diventato cosi taccagno che se spendo un baiocco di troppo (quasi un sou), poi mi rincresce per tutto il giorno. (...) Che dirti in generale dell'Italia? L'impressione che ho è di essere capitato da possidenti ucraini di vecchio stampo. Le case hanno le stesse porte decrepite, piene di buchi inutili, che sporcano i vestiti di gesso; antichi candelabri e lampade come quelle delle chiese. I cibi sono tutti particolari, tutti cucinati all'antica. Fin qui ho visto dappertutto un quadro di cambiamenti. Qui invece tutto si è fermato in un punto, e non va piú avanti. Quando sono arrivato a Roma la prima volta, non riuscivo a rendermene chiaramente conto. Mi era sembrata piccola. Ma col passare del tempo mi sembra sempre piú grande, gli edifici piú imponenti, i panorami piú incantevoli, il cielo piú bello, e di quadri poi, di rovine e antichità ce ne sarebbe da vedere per tutta la vita. Di Roma ti innamori molto lentamente, un po' alla volta - e per sempre. Insomma, tutta l'Europa è fatta per essere visitata, ma l'Italia è fatta per viverci. Lo dicono tutti quelli che sono rimasti a vivere qui. Del resto, è anche vero che è difficile scovare una terra dove si possa vivere cosi a buon mercato. Niente gingilli e nulla di tutto quanto a Parigi il gusto famelico escogita per divertirsi. Nei negozi ci sono soltanto Ossija e antichità. Ma in compenso per i piaceri delle arti... Non puoi avere la minima idea di cosa sia Raffaello. Rimarrai in piedi dinanzi a lui muto e tutt'occhi come un tempo restavi incollato alla sedia dinanzi alla Grisi. Però, che il diavolo ti porti! Avevo preparato per te l'appartamento e mi preparavo a farti da cicerone, e invece... Scrivi almeno dove pensi di essere fra un mese e mezzo, perché fra un mese e mezzo partirò dall'Italia per dare un'occhiata a qualche località termale tedesca. (...) Comunque, in ogni caso scrivi piú spesso, per favore, e fammi sapere di tutti i cambiamenti che mi hai tenuti nascosti, credo che te ne debbano capitare non pochi. Qualcosa di bello dobbiamo guardarlo assieme. Oppure tu fai apposta a prendermi per il naso. L'anno scorso, dopo avermi dato la tua parola di venire da me in Svizzera, te la sei svignata a Parigi. Adesso mi avevi promesso di venire senz'altro in Italia e te la sei svignata in Svizzera. Devi proprio avere un diavolo in corpo, che ti fa andare qua e là per dispetto. Dovresti, devi assolutamente provare la vita monastico-artistica dell'Italia, assaggiare il marmo e il gesso di cui qui c'è abbondanza, inebriarti delle stelle della notte che qui risplendono di uno straordinario fulgore, saziarti gli occhi di monaci e abati disseminati nelle strade come semini di papavero su una focaccia. Sono arrivato a Roma proprio alla vigilia della grande festa, e la prima cosa che ho visto è stato il Papa. Cosí ho rispettato una vecchia regola. Ho ascoltato la messa nella sconfinata San Pietro, che per quanta gente ci fosse dentro continuava a sembrare vuota. (...)
A VARVARA OSIPOVNA BALABINA
Baden Baden. 16 luglio [n.st.] 1837.
Avevo promesso di scrivervi appena giunto nel luogo dove sarò costretto ad abbeverarmi, e riferirvi le impressioni suscitate in me dalla Svizzera dopo l'Italia. Mi è dispiaciuto lasciare Roma anche solo per un mese. E quando, addentrandomi nell'Italia settentrionale, al posto dei cipressi e dei pini a cupola di Roma ho visto i pioppi, ho avuto come una sensazione penosa. I pioppi snelli, alti, di fronte ai quali prima sarei senza dubbio andato in estasi, ora mi sono sembrati volgari. Per essere imparziale, avevo cercato di prepararmi in anticipo a come guardare la Svizzera e a non fare confronti fra questi due paesi.
Pensavo che la natura dell'Italia fosse una strana architettura greco-romana con colonne, cupole piatte e piatte architravi. Che la natura della Svizzera fosse tetra, un'architettura gotica con volte angolose e guglie appuntite che svettano nel cielo, che fosse maestosa e ispirasse pensieri sconfinati; che la natura dell'Italia agisse sui sentimenti e quella svizzera sulla mente e altre sciocchezze del genere; casi pensavo, cercando di convincermi che mi sarebbe piaciuto dare un'occhiata alla Svizzera dopo l'Italia, cosí come dopo il Colosseo visitare la cattedrale di Colonia o dopo un pranzo ottimamente cucinato leggere i versi di Puskin. Sarà forse perché ho attraversato la deserta Savoia, perché ho visto i costoni nudi delle rocce, coperti da sparuti cespugli e pini appuntiti, simili ai nostri pini nordici, però in quel momento la Svizzera mi è sembrata la Siberia. Se avessi visto le valli di Chamonix o lo Jungfrau sono sicuro che le mie impressioni sarebbero state diverse. L'animo avrebbe provato un dolce tremito e un sacro orrore, gli occhi si sarebbero tuffati con voluttà in baratri spaventosamente belli vicino ai quali crescono come erbetta i boschi, i pini si arrampicano sui massi e zampillano le cascate, e allora la mia mente come uno zar sarebbe volata dalle cime innevate delle Alpi, rosee come l'ambra chiara, alle gole buie e alle verdi vallate. Un piacere selvaggio e al tempo stesso sublime!
A propos, a Torino ci sono degli eccellenti biscotti da tè.
Ecco la mia opinione: chi è stato in Italia può dire addio agli altri paesi. Chi è stato in cielo non avrà mai voglia di tornare sulla terra. Mi sembra che l'anima non sarà piú in grado di godere lo splendido panorama di una qualsiasi località: ricorderà ciò che è piú bello e ormai nulla sarà piú in grado di cacciarlo via. Quelle montagne che mi parevano azzurre prima dell'Italia, ora mi sembrano grigie. Non c'è aria, quell'aria diafana, trasparente. Il sole qui non ama la terra e gli uomini come in Italia. Là esso dà loro un colorito gioioso, scintillante. Insomma, l'Europa a confronto dell'Italia è lo stesso che una giornata cupa a confronto di una giornata di sole. Vi consiglierei di fare una cosa: stare in Italia una settimana di piú e poi attraversare tutta l'Europa in un colpo solo, il piú velocemente possibile, senza fermarvi in nessun posto. Allora essa acquisterà una sua dignità e vista in velocità, forse, vi sembrerà piacevole. Per niente al mondo mi risolverei a vivere nel mezzo dell'Europa; in questo caso stare nel mezzo mi ripugna. (...)
A MARIJA IVANOVNA GOGOL'
Milano. 24 novembre [n.st.1837].
(...) L'idea di rivedere l'Italia ha fatto nuovamente si che lasciassi la Svizzera come un detenuto lascia la prigione. Questa volta ho scelto un'altra strada, via terra, attraverso le Alpi, la piú pittoresca che abbia mai avuto la fortuna di vedere. Immense montagne mostruose, selvagge, sfrecciavano lungo tutta la strada accanto ai finestrini della nostra diligenza, balenavano cascate tumultuose, tutte di polvere d'acqua. Per mezza giornata ci siamo arrampicati sul Sempione, una montagna che non è neppure delle piú alte, la nostra strada si avvolgeva intorno alla montagna dinanzi a intere catene di altri monti. Sul lato destro della strada i precipizi diventavano sempre piú profondi e spaventosi. Adesso tutto era finito in basso, quelle montagne che prima, come si suol dire, era difficile guardare senza farsi cadere il cappello di testa, ora sembravano nanerottoli; le rocce, i massi, le cascate, tutto si trovava sotto i nostri piedi. La nostra strada passava spesso attraverso la roccia, lungo un corridoio scavato nella pietra. Spesso eravamo sovrastati da una volta naturale. Spesso attraversavamo una lunga galleria artificiale di pietra, perché senza di essa la strada sarebbe stata ingombra di neve. E dopo aver trovato sulla vetta del Sempione quasi 20 gradi sotto zero, finalmente abbiamo iniziato una rapida discesa, passando accanto alle rocce, accanto alle cascate. Non potreste immaginare nulla di piú pittoresco. Nei dipinti non avete mai visto nulla di simile. Avevamo già lasciato la slitta per salire in carrozza e continuavamo a sfrecciare per strade tortuose circondate da monti simili a quadri. Siamo scesi in meno di tre ore da quelle montagne sulle quali ci eravamo arrampicati per quasi un'intera giornata e il clima alla fine era cosi cambiato che invece del ghiaccio abbiamo trovato quasi 12 gradi sopra zero. Le vallate italiane che si estendevano in lontananza offrivano una veduta cosi straordinaria! Finalmente è apparso il celebre Lago Maggiore con i suoi meravigliosi isolotti; forse avete sentito parlare dell'Isola Bella, uno degli isolotti, formato di nove livelli, di terrazze, palazzi e tutte le possibili piante del mondo. Superate alcune città ormai del tutto italiane sono giunto a Milano. È una città grande, forse piú grande di tutte le altre città italiane per popolazione, e ricorda un po' Parigi. Ma ciò che soprattutto colpisce è la vista della cattedrale. Immaginate una mole immensa, tutta marmo, statue e ornamenti traforati, simile a un merletto. Il teatro di Milano per dimensioni è il primo del mondo dopo quello napoletano. La pinacoteca, come in tutte le città italiane, è bellissima e per visitarla ci vorrebbero alcune giornate. Rimarrò ancora un giorno a Milano, poi partirò per Firenze e quindi andrò a Roma. Sono appena rientrato in Italia e mi sento già meglio. Ho già respirato la sua aria benedetta. Addio, a un altro momento. Statemi bene assieme a tutta la famiglia, che vi adora.
Il vostro devoto figlio
Nikolaj
AD ALEKSANDR SEMENOVIC DANILEVSKIJ
2 febbraio [n.st.] Roma 1838.
(...) Quanto a me, non mi sono mai sentito cosi immerso in una tale placida beatitudine. Oh Roma, Roma! Oh Italia! Quale mano mi strapperà da qui! Come va la tua Grisi? Mi sembrano cinquecento volte piú belle di prima. (A proposito della Grisi: ho sognato che arrivavi a Roma insieme alla Grisi in carrozza e me la presentavi come tua moglie o tua amante, non ricordo bene, e la carrozza era tutta dorata.) Che cielo! Che giornate! L'estate non è estate, la primavera non è primavera, ma sono piú belle dell'estate e della primavera che ci sono negli altri angoli del mondo. Che aria! La bevo e non riesco a saziarmene, guardo e non mi stanco mai. Nell'anima ho il cielo e il paradiso. Adesso a Roma ho pochi amici, o meglio, quasi nessuno (i Repin sono a Firenze). Ma non sono mai stato cosi allegro, cosi soddisfatto della mia vita.
(...) Adesso è tempo di carnevale: Roma fa baldoria senza ritegno. Il carnevale è un fenomeno straordinario in Italia, e soprattutto a Roma: tutti senza eccezione scendono in strada, tutti senza eccezione sono in maschera. Chi poi non ha la possibilità di travestirsi rivolta il pellicciotto o si impiastriccia il muso di fuliggine. Per le strade viaggiano alberi e intere aiuole, spesso si fa largo un carro tutto foglie e ghirlande, con le ruote decorate di foglie e rami che, girando, fanno un effetto straordinario, e nel carro è seduto un gruppo nello stile delle antiche festività di Cerere o di un quadro dipinto da Roberti. Sul Corso per la farina sembra nevicato. Avevo sentito parlare dei confetti, ma non credevo proprio che fosse cosi bello. Figurati che puoi gettare in faccia alla piú carina, foss'anche una Borghese, un intero sacchetto di farina e lei non si arrabbierà, ma ti ripagherà della stessa moneta. Bellimbusti e gentiluomini spendono diverse centinaia di scudi solo per la farina. Le carrozze sono tutte, dalla prima all'ultima, mascherate. Servitori, vetturini, tutti sono in maschera. Dalle altre parti solo il popolo gozzoviglia e si traveste. Qui tutto si rimescola. Una libertà straordinaria, della quale tu saresti senza dubbio entusiasta. Puoi parlare e offrire fiori assolutamente a qualsiasi donna. Puoi addirittura salire in carrozza e sederti fra loro. Le carrozze vanno tutte al passo. E per questo spesso delle birbe, arrampicati sui balconi, possono gettare per interi quarti d'ora palline di farina a manciate e a secchi a chi è seduto in carrozza, il piú delle volte sulle signore, che si fanno male ma ridono, e si limitano a coprirsi molto graziosamente gli occhi con la mano e a pulirsi il viso. Per gli intrighi amorosi è un periodo straordinariamente felice. In mia presenza sono state allacciate innumerevoli relazioni delle piú romantiche con alcuni miei conoscenti e persino con alcuni nostri pittori fatta eccezione, ovviamente, per Durnov. Tutte le belle donne di Roma sono venute allo scoperto, adesso ce n'è una tal quantità che da dove siano spuntate fuori lo sa solo Dio. Sino ad ora non le avevo mai incontrate: non ne conoscevo neanche una. A proposito, hai consigliato Durnov di fare meno il cascamorto. No, il suo è un difetto incorreggibile. La sua finanziera accademica marrone, che credo ti sia ben nota, è stata rifatta: vi ha aggiunto non so che mostre, o risvolti, tipo velluto. Sono arrivati alcuni nuovi pittori, tutte persone dall'aria imponente, robusti, piú eleganti dei vecchi, ma l'unico ad avere del talento è Loganovskij, che conosci per i versi scritti da Puskin sul suo giocatore di svajka. (...) Mammetta scrive che anche da noi ci sono le maschere, per il suo onomastico sono venute molte persone mascherate che hanno interpretato benissimo i loro ruoli. Poi, come al solito, aggiunge un invito a tornare a Vasil'evka, e dice che il clima ucraino è lo stesso dell'Italia e che Kricevskij guarisce tutte le malattie senza eccezione. Tormenta terribilmente mia sorella perché si sposi, o almeno dalle parole quanto mai enigmatiche e confuse della lettera traggo questa conclusione. Sono quasi pronto a scommettere che proprio mentre ti scrivo questa lettera lei è già in chiesa sotto la corona. Ma basta annoiarti. Non ho piú niente da scriverti o meglio, tutto quello che resta bisogna o annusarlo, o guardarlo, e inebriarsene. Lo sai da te. Addio! Sii saggio e scrivimi. Addio. Dimentica quanto ti ho annoiato e ricorda solo quanto ti voglio bene, a te, al mio compagno di viaggio, che cammina spalla a spalla con me lungo tutta la strada della vita, da quella volta che hai mangiato per la prima volta il ribes a casa mia. Non esser pigro e scrivi, indirizza non alla poste restante, ma al mio appartamento (tutto al sole): Strada Felice n. 126. Ultimo piano.
[...]
Cosa posso dirvi ora del popolo romano? Adesso sono preso dal desiderio di conoscerlo a fondo, di penetrarne il carattere, li osservo in tutto, leggo tutte le opere popolari che lo ritraggono e vi dirò che, forse, è il primo popolo del mondo dotato in cosi gran misura di senso estetico, dell'innata capacità di comprendere quel che viene compreso soltanto da una natura ardente, alla quale il freddo, calcolatore, mercantile intelletto europeo non ha potuto imporre le briglie. Come mi sono sembrati rivoltanti dopo gli italiani i tedeschi, con tutta la loro meschina onestà e il loro egoismo! Ma di questo credo di avervi già scritto. Penso che anche voi abbiate già sentito molti tratti di spirito del popolo romano, quell'arguzia per cui un tempo erano celebri gli antichi romani e ancor piú il gusto attico dei greci. Qui non accade niente senza che nel popolo nasca una qualche facezia o un epigramma. Durante le celebrazioni e le feste per la nomina dei cardinali, quando la città è stata illuminata per tre giorni - e a questo proposito voglio dirvi che il nostro amico Mezzofanti è stato fatto anche lui cardinale e va a spasso con le calzette rosse - durante queste feste è stato quasi sempre brutto tempo. Nei primi giorni di carnevale, invece, le giornate sono state perfettamente italiane, quelle giornate chiare, senza la piú piccola nuvoletta, che conoscete cosi bene, quando sullo sfondo azzurro del cielo splendono i muri delle case, tutti illuminati dal sole, con un bagliore che l'occhio nordico non riesce a sopportare, e il popolo immediatamente ha coniato una battuta: "I dio vuol carnavale e non vuol cardinale". Questo mi fa tornare alla mente una facezia che circolava l'anno scorso, quando il Papa vietò il carnevale. Sapete che l'attuale Papa, a causa del suo gran naso, è stato ribattezzato pulcinella; ed ecco la battuta:
"Oh! questa si ch'è bella!
proibisce il carnavale pulcinella!"
Conoscevate i trasteverini, vale a dire gli abitanti dell'altra sponda del Tevere, che sono cosi fieri della loro pura origine romana? Essi considerano autentici romani solo se stessi. Un trasteverino non si è ancora mai sposato con una straniera (e considerano straniere tutte le donne che non sono della loro città) e mai una trasteverina si è maritata con uno straniero. Vi è mai capitato di ascoltarne la lingua e avete mai letto il loro celebre poema Il Meo Patacca, che è stato illustrato dal Pinelli? Ma voi, sicuramente, non avete avuto occasione di leggere i sonetti del poeta romano contemporaneo Belli che, del resto, vanno ascoltati quando li legge egli stesso. In essi, in questi sonetti, vi è tanto sale e tanta arguzia, assolutamente inattesa, la vita dei trasteverini di oggi vi è rispecchiata cosi fedelmente che vi farebbero ridere, e quella pesante nube che spesso incombe sulla vostra testa si dileguerebbe insieme alla vostra molesta e insopportabile emicrania. Sono scritti in Lingua romanesca e non sono stati pubblicati, ma poi ve li manderò. A proposito, visto che abbiamo cominciato a parlare di letteratura. Noi conosciamo solo la letteratura epica degli italiani, vale a dire la letteratura del tempo passato, del XV e XVI secolo. Ma bisogna sapere che nello scorso secolo XVIII, e persino alla fine del XVII, negli italiani s'è manifestata una forte inclinazione per la satira, per l'allegria. E se volete studiare lo spirito degli italiani di oggi, dovete studiarli nei loro poemi eroicomici. Figuratevi che la raccolta Autori burleschi italiani è composta di quaranta grossi volumi. In molti di essi brilla un tale umorismo, un umorismo cosi originale che sorprende che nessuno ne parli. Del resto, bisogna anche dire che solo le tipografie italiane possono stamparli. In molti vi sono certe espressioni indelicate che non a tutti è lecito leggere.
Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Volevo ringraziare Zarevich per averci rivelato la parte meno conosciuta (ma indubbiamente non meno significante) dell'opera e della personalità di Nikolaj Gogol – la sua prosa ed i suoi pensieri spirituali. Può darsi, però, che un “altro Gogol” susciti una certa meraviglia dei lettori i quali conoscono ed i quali si sono abituati al Gogol comico, al Gogol satirico. Ma benché gli argumenti di Gogol presentati nel libro “La Prosa Spirituale” siano insoliti, non si può apprendere il più grande scrittore satirico russo senza fare la conoscenza dei suoi pensieri e convinzioni religiosi, senza comprensione della sua fede profonda. Anche se conosco “I Passi scelti dalla corrispondenza con gli amici” da un pezzo, il libro che presenta la major parte delle Opere Spirituali di Gogol è stata per me una vera rivelazione. Zarevich mi ha aiutato a fare questa scoperta letteraria e gliene sono molto riconoscente!
Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Ultima modifica di Zarevich il 23 Feb 2018 12:20, modificato 5 volte in totale
Andrej Sinjavskij (Андрей Синявский 1925–1977), il critico letterario e scrittore, nato nel 1925 a Mosca, già collaboratore dell'Istituto di letteratura mondiale dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, critico letterario di «Novyj mir» («Новый Мир») e scrittore «clandestino» con lo pseudonimo di Abram Terz (Абрам Терц), dopo un clamoroso processo e sei anni di campo di lavoro, ha lasciato il suo paese nel 1973 e insegnava alla Sorbona. È autore, inoltre, di «Una voce dal coro» («Голос их хора») e «Passeggiate con Puskin» («Прогулки с Пушкиным»).
«NELL'OMBRA DI GOGOL» («В ТЕНИ ГОГОЛЯ») uno dei più brillanti libri di Andrej Sinjavskij scritto negli anni 1970-1973. Andrej Sinjavskij cerca di esaminare la personalità di Gogol sotto tutti gli aspetti e di sciogliere un nodo dal nome il “mito di Gogol”.
ABRAM TERZ (ANDREJ SINJAVSKIJ 1925–1977)
OPERE SCELTE IN DUE VOLUMI
Casa Editrice «START» Mosca 1992
Издательство «СТАРТ» Москва 1992
Volume I
«Любимов» «Liubimov»
«Рассказы» «Racconti»
«Мысли врасплох» «Pensieri improvvisi»
«Прогулки с Пушкиным» «Passeggiate con Pushkin»
«Голос из хора» «Una voce dal coro»
Volume II
«В тени Гоголя» «Nell’Ombra di Gogol»
«Спокойной ночи» «Buona Notte»
«Крошка Цорес» «Il cecino Zores»
«NELL'OMBRA DI GOGOL» («В ТЕНИ ГОГОЛЯ») uno dei più brillanti libri di Andrej Sinjavskij scritto negli anni 1970-1973. Andrej Sinjavskij cerca di esaminare la personalità di Gogol sotto tutti gli aspetti e di sciogliere un nodo dal nome il “mito di Gogol”.
ABRAM TERZ (ANDREJ SINJAVSKIJ 1925–1977)
OPERE SCELTE IN DUE VOLUMI
Casa Editrice «START» Mosca 1992
Издательство «СТАРТ» Москва 1992
Volume I
«Любимов» «Liubimov»
«Рассказы» «Racconti»
«Мысли врасплох» «Pensieri improvvisi»
«Прогулки с Пушкиным» «Passeggiate con Pushkin»
«Голос из хора» «Una voce dal coro»
Volume II
«В тени Гоголя» «Nell’Ombra di Gogol»
«Спокойной ночи» «Buona Notte»
«Крошка Цорес» «Il cecino Zores»
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Descrizione: | ABRAM TERZ (ANDREJ SINJAVSKIJ 1925–1977) OPERE SCELTE IN DUE VOLUMI Casa Editrice «START» Mosca 1992 |
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Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Che bello!
Immagino che, considerato l'autore della sceneggiatura, sarà molto ben fatto, di sicuro dal punto di vista storico.
Non si conosce ancora il titolo del film? Lo trasmetteranno in tv tra non molto, quindi.
Sono molto curioso.
Immagino che, considerato l'autore della sceneggiatura, sarà molto ben fatto, di sicuro dal punto di vista storico.
Non si conosce ancora il titolo del film? Lo trasmetteranno in tv tra non molto, quindi.
Sono molto curioso.
Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Ultima modifica di Zarevich il 23 Feb 2018 12:22, modificato 2 volte in totale
Igor Zolotùsskij Игорь Золотусcкий
«IL RISO DI GOGOL» «СМЕХ ГОГОЛЯ»
Casa Editrice «Moskovskije ucebniki» Mosca 2005
Издательство «Московские учебники» Москва 2005
NIKOLAJ GOGOL (1809-1852)
L’anno prossimo, il 2009, è stato dichiarato dall’UNESCO l’anno di Gogol, in occasione della celebrazione del suo 200 anniversario. Nikolaj Gogol è piuttosto il più problematico degli scrittori russi. Non si capisce dove si deve collocarlo. Tra i satirici? Tra i romantici? Tra i pensatori religiosi? «Le Anime morte» («Мёртвые души») è una grande opera ma, evidentemente, nella sua idea c’era una certa bomba su cui esplose l’autore stesso. «L’Ispettore Generale» («Ревизор») è un'opera comica o un dramma? «Le Veglie alla fattoria presso Dikan'ka» («Вечера на хуторе близ Диканьки») sono dei scherzetti folcloristici o la mistica seria? «Il Naso» («Нос») è un corsivo fantasmagorico o è la prima opera in genere di assurdità? Che cosa è «Taras Bùlba» («Тарас Бульба»)? Con Gogol non è tutto semplice. Non è senza una ragione che uno dei più misteriosi racconti è «Il calesse» («Коляска») in cui tutto è costruito sulla gaffe. La gaffe accompagnò per tutta la vita Gogol. Secondo i ricordi dei suoi contemporanei Gogol spesso si trovava nelle situazioni di gaffe. Il nuovo libro di Igor Zolotùsskij «Il Riso di Gogol» («Смех Гоголя») dovrebbero leggerlo senz’altro tutti quelli che prenderanno parte al progetto «Gogol-2009» per evitare una gaffe e non cadere in un incubo.
Igor Zolotusskij è il più grande biografo di Gogol e i suoi libri sono conosciuti. Nel nuovo libro «Il Riso di Gogol», pubblicato di recente, l’autore ha raccolto i suoi articoli su Gogol e li ha uniti in una tema comune. Questo libro è un sistema di specchi in cui Gogol si riflette diversamente. L’autore spiega la fonte autentica del racconto lungo «Diario di un pazzo» («Записки сумасшедшего»). Come epigrafe Igor Zolotusskij prende una citazione di Vladimir Nabokov: «In Gogol il “Comico” è separato dal “Cosmico” solo dalla lettera “S”» («Комическое отделено у Гоголя от космического одной свистящей буквой "с"»). Naturalmente è un calembour o un gioco di parole nello stile di Nabokov, ma è la verità perché in Gogol c’è sempre una distanza così breve fra il riso e la tristezza, fra il riso e l’orrore, fra il riso e l’incubo. Con Gogol si può ridere fino alla camicia di forza. Zolotusskij propone una chiave per la comprensione della natura del riso gogoliano. Per dirla grossolanamente, con Gogol non si può sbellicarsi o ridere sguaiatamente. Si deve capire sempre che alla base del suo riso c’è una profonda umanità. Il principale personaggio de «l’Ispettore Generale», Khlestakòv, è ridicolo, ma nello stesso tempo è un piccolo funzionario disgraziato che per tutta la vita sogna di scendere dal suo quarto piano al primo piano, piano nobile.
Sul nostro forum io scrivevo del libro di Igor Zolotusskij «GOGOL» uscito nelle seria “Vita degli Uomini Eccellenti” («ЖЗЛ» - «Жизнь Замечательных Людей») nella Casa Editrice «Molodaja Gvardia».
«IL RISO DI GOGOL» «СМЕХ ГОГОЛЯ»
Casa Editrice «Moskovskije ucebniki» Mosca 2005
Издательство «Московские учебники» Москва 2005
NIKOLAJ GOGOL (1809-1852)
L’anno prossimo, il 2009, è stato dichiarato dall’UNESCO l’anno di Gogol, in occasione della celebrazione del suo 200 anniversario. Nikolaj Gogol è piuttosto il più problematico degli scrittori russi. Non si capisce dove si deve collocarlo. Tra i satirici? Tra i romantici? Tra i pensatori religiosi? «Le Anime morte» («Мёртвые души») è una grande opera ma, evidentemente, nella sua idea c’era una certa bomba su cui esplose l’autore stesso. «L’Ispettore Generale» («Ревизор») è un'opera comica o un dramma? «Le Veglie alla fattoria presso Dikan'ka» («Вечера на хуторе близ Диканьки») sono dei scherzetti folcloristici o la mistica seria? «Il Naso» («Нос») è un corsivo fantasmagorico o è la prima opera in genere di assurdità? Che cosa è «Taras Bùlba» («Тарас Бульба»)? Con Gogol non è tutto semplice. Non è senza una ragione che uno dei più misteriosi racconti è «Il calesse» («Коляска») in cui tutto è costruito sulla gaffe. La gaffe accompagnò per tutta la vita Gogol. Secondo i ricordi dei suoi contemporanei Gogol spesso si trovava nelle situazioni di gaffe. Il nuovo libro di Igor Zolotùsskij «Il Riso di Gogol» («Смех Гоголя») dovrebbero leggerlo senz’altro tutti quelli che prenderanno parte al progetto «Gogol-2009» per evitare una gaffe e non cadere in un incubo.
Igor Zolotusskij è il più grande biografo di Gogol e i suoi libri sono conosciuti. Nel nuovo libro «Il Riso di Gogol», pubblicato di recente, l’autore ha raccolto i suoi articoli su Gogol e li ha uniti in una tema comune. Questo libro è un sistema di specchi in cui Gogol si riflette diversamente. L’autore spiega la fonte autentica del racconto lungo «Diario di un pazzo» («Записки сумасшедшего»). Come epigrafe Igor Zolotusskij prende una citazione di Vladimir Nabokov: «In Gogol il “Comico” è separato dal “Cosmico” solo dalla lettera “S”» («Комическое отделено у Гоголя от космического одной свистящей буквой "с"»). Naturalmente è un calembour o un gioco di parole nello stile di Nabokov, ma è la verità perché in Gogol c’è sempre una distanza così breve fra il riso e la tristezza, fra il riso e l’orrore, fra il riso e l’incubo. Con Gogol si può ridere fino alla camicia di forza. Zolotusskij propone una chiave per la comprensione della natura del riso gogoliano. Per dirla grossolanamente, con Gogol non si può sbellicarsi o ridere sguaiatamente. Si deve capire sempre che alla base del suo riso c’è una profonda umanità. Il principale personaggio de «l’Ispettore Generale», Khlestakòv, è ridicolo, ma nello stesso tempo è un piccolo funzionario disgraziato che per tutta la vita sogna di scendere dal suo quarto piano al primo piano, piano nobile.
Sul nostro forum io scrivevo del libro di Igor Zolotusskij «GOGOL» uscito nelle seria “Vita degli Uomini Eccellenti” («ЖЗЛ» - «Жизнь Замечательных Людей») nella Casa Editrice «Molodaja Gvardia».
Ultima modifica di Zarevich il 23 Feb 2018 12:22, modificato 2 volte in totale
IL RISO DI GOGOL di Igor Zolotusskij.jpg | |
Descrizione: | Igor Zolotùsskij «IL RISO DI GOGOL» «СМЕХ ГОГОЛЯ» Casa Editrice «Moskovskije ucebniki» Mosca 2005 |
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Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
200 anni di Gogol! Suppongo che il prossimo anno ci saranno molte iniziative volte a celebrare il grande scrittore.
Sì, le gaffe di Gogol sono un suo tratto molto caratteristico, e la sua grande comicità non è mai superficiale o fine a se stessa, ma sempre pervasa di una profonda umanità e tragicità, e i contrasti tra le situazioni divertenti, le gaffe dei suoi personaggi e le loro condizioni esistenziali sono sempre molto forti.
Non conosco il racconto «Il calesse», mi incuriosisce dalla presentazione che ne hai fatto, e devo controllare se è compreso nella raccolta di racconti che ho.
Sì, le gaffe di Gogol sono un suo tratto molto caratteristico, e la sua grande comicità non è mai superficiale o fine a se stessa, ma sempre pervasa di una profonda umanità e tragicità, e i contrasti tra le situazioni divertenti, le gaffe dei suoi personaggi e le loro condizioni esistenziali sono sempre molto forti.
Non conosco il racconto «Il calesse», mi incuriosisce dalla presentazione che ne hai fatto, e devo controllare se è compreso nella raccolta di racconti che ho.
Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Ultima modifica di Zarevich il 23 Feb 2018 12:23, modificato 1 volta in totale
Sì, nell’anno prossimo si svolgeranno delle celebrazioni di Gogol e noi sul nostro forum abbiamo già cominciato di celebrare. Spero che scriviamo ancora tante parole su Gogol e sulle sue opere.
Il racconto «Il Calesse» cioè «Коляска» (Koljàska), spero che lo troverai nelle opere scelte di Gogol. Spero che sia tradotto in italiano. È un racconto molto forte come il suo «Cappotto» («Шинель»). Tu hai scritto una volta citando le parole di Dostojevskij che tutta la letteratura russa è uscita dal «Cappotto» di Gogol. È vero!
Akàkij Bashmàchnikov con il suo cappotto diede avvio a tutta la letteratura russa compreso Dostojevskij stesso. È un inizio di tutti gli inizi nella letteratura russa.
Il racconto «Il Calesse» cioè «Коляска» (Koljàska), spero che lo troverai nelle opere scelte di Gogol. Spero che sia tradotto in italiano. È un racconto molto forte come il suo «Cappotto» («Шинель»). Tu hai scritto una volta citando le parole di Dostojevskij che tutta la letteratura russa è uscita dal «Cappotto» di Gogol. È vero!
Akàkij Bashmàchnikov con il suo cappotto diede avvio a tutta la letteratura russa compreso Dostojevskij stesso. È un inizio di tutti gli inizi nella letteratura russa.
Ultima modifica di Zarevich il 23 Feb 2018 12:23, modificato 1 volta in totale
Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Eh sì, bisognerà ancora parlare molto di Gogol, non sono mai abbastanza le parole spese per commentare le sue opere. Possiamo dire che la letteratura russa è cominciata proprio con Gogol e, ovviamente, con Pushkin.
Un po' come Cechov e il Teatro d'Arte hanno il loro precursore in Griboedov, mi sembra. A proposito, mi sembra che bisognerebbe proprio avviare un discorso sull'evoluzione del teatro, e sull'influenza del Teatro d'Arte di Stanislavskij e Danchenko.... ma questo è un altro discorso, e un altro topic.
Un po' come Cechov e il Teatro d'Arte hanno il loro precursore in Griboedov, mi sembra. A proposito, mi sembra che bisognerebbe proprio avviare un discorso sull'evoluzione del teatro, e sull'influenza del Teatro d'Arte di Stanislavskij e Danchenko.... ma questo è un altro discorso, e un altro topic.
Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Ho trovato il racconto “Il calesse” nella raccolta di Mirgorod e l’ho letto subito, essendo di poche pagine.
Pifagòr Pifagòrovich Chertokutskij. E’ certo che i nomi dei personaggi di Gogol’ sono tutto un programma, e non sono mai scelti a caso. Mi ricorda l’Akakij Akakievich del “Cappotto”.
In effetti è un racconto abbastanza enigmatico e misterioso; è un aneddoto costruito su una grottesca gaffe, il cui epilogo è l’acme stesso della assurda situazione in cui viene a trovarsi Pifagor Pifagorovich. Un ridicolo incubo, che si sviluppa e consuma tutto rapidamente e del quale non vediamo il risveglio.
E’ molto forte.
Pifagòr Pifagòrovich Chertokutskij. E’ certo che i nomi dei personaggi di Gogol’ sono tutto un programma, e non sono mai scelti a caso. Mi ricorda l’Akakij Akakievich del “Cappotto”.
In effetti è un racconto abbastanza enigmatico e misterioso; è un aneddoto costruito su una grottesca gaffe, il cui epilogo è l’acme stesso della assurda situazione in cui viene a trovarsi Pifagor Pifagorovich. Un ridicolo incubo, che si sviluppa e consuma tutto rapidamente e del quale non vediamo il risveglio.
E’ molto forte.
Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
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«GOGOL SENZA LUCENTEZZA» «ГОГОЛЬ БЕЗ ГЛЯНЦА»
A cura di Pavel Fòkin
Составитель: Павел Фокин
Casa Editrice «AMPHORA» San Pietroburgo 2008 (Pagine 432)
Издательство «АМФОРА» Санкт-Петербург 2008
«GOGOL SENZA LUCENTEZZA» è un mosaico documentario composto da brani dei ricordi dei contemporanei dello scrittore ed anche dai documenti e dalle deposizioni raccolte dai suoi primi biografi. Ci sono presentati anche delle dichiarazioni e delle lettere di Gogol stesso. Tutto questo permette di guardare la personalità misteriosa e tragica del grande scrittore da vari punti di vista. Il libro combina in sé degli elementi della narrazione storica e della ricerca artistico-letteraria.
A cura di Pavel Fòkin
Составитель: Павел Фокин
Casa Editrice «AMPHORA» San Pietroburgo 2008 (Pagine 432)
Издательство «АМФОРА» Санкт-Петербург 2008
«GOGOL SENZA LUCENTEZZA» è un mosaico documentario composto da brani dei ricordi dei contemporanei dello scrittore ed anche dai documenti e dalle deposizioni raccolte dai suoi primi biografi. Ci sono presentati anche delle dichiarazioni e delle lettere di Gogol stesso. Tutto questo permette di guardare la personalità misteriosa e tragica del grande scrittore da vari punti di vista. Il libro combina in sé degli elementi della narrazione storica e della ricerca artistico-letteraria.
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GOGOL SENZA PATUNATO.jpg | |
Descrizione: | «GOGOL SENZA LUCENTEZZA» A cura di Pavel Fòkin Casa Editrice «AMPHORA» San Pietroburgo 2008 |
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Nikolaj Gogol Николай Гоголь
«BISOGNA AMARE LA RUSSIA»
Serie: «La civilizzazione russa»
«НУЖНО ЛЮБИТЬ РОССИЮ»
Серия: «Русская цивилизация»
Casa Editrice «Institut Russkoj Civilizazji» Mosca 2008
Издательство «Институт русской цивилизации» Москва 2008
Nikolaj Gogol, il grande scrittore russo, l’eminente interprete degli ideali della Russia.
Nel presente libro sono entrate le sue opere letterario-critiche, pubblicistiche, spirituali e morali. Le opere legate con l’argomento dell’ideologia russa e del futuro spirituale della Russia. BISOGNA AMARE LA RUSSIA, diceva Gogol. La presente edizione è fissata per la data prestabilita del 200mo anniversario dalla nascita del grande scrittore, del grande patriota della Russia.
«BISOGNA AMARE LA RUSSIA»
Serie: «La civilizzazione russa»
«НУЖНО ЛЮБИТЬ РОССИЮ»
Серия: «Русская цивилизация»
Casa Editrice «Institut Russkoj Civilizazji» Mosca 2008
Издательство «Институт русской цивилизации» Москва 2008
Nikolaj Gogol, il grande scrittore russo, l’eminente interprete degli ideali della Russia.
Nel presente libro sono entrate le sue opere letterario-critiche, pubblicistiche, spirituali e morali. Le opere legate con l’argomento dell’ideologia russa e del futuro spirituale della Russia. BISOGNA AMARE LA RUSSIA, diceva Gogol. La presente edizione è fissata per la data prestabilita del 200mo anniversario dalla nascita del grande scrittore, del grande patriota della Russia.
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Nikolaj Gogol 1.jpg | |
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Nikolaj Gogol 2.gif | |
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Igor Gàrin Игорь Гарин
«IL MISTERIOSO GOGOL» «ЗАГАДОЧНЫЙ ГОГОЛЬ»
Casa Editrice «Terra-Knizhnyj Klub» Mosca 2002 (Pagine 640)
Издательство «Терра-Книжный клуб» Москва 2002
Cosa sono gli enigmi di Gogol? Tutta la sua vita! Le sue fughe continue, gli smarrimenti, i rifiuti, gli incenerimenti delle sue opere, gli amori misteriosi, le amicizie strane, i suoi rapporti con le confessioni religiose non chiariti fino alla fine, la storia del secondo volume di «Le Anime Morte», le malattie non diagnosticate e infine, la sua morte orribile. La misteriosa personalità del grande scrittore russo. Sono sorprendenti i suoi atteggiamenti verso il proprio Paese, dalle meravigliose visioni della «trojka-uccello» corrente ai musi e ceffi. L’autore di questo libro Igor Gàrin non pretende di sciogliere gli enigmi di Gogol. Il compito principale dell’autore è dare la parola a Gogol stesso e tentare di parlare di quello che è poco conosciuto nella vita dello scrittore.
«IL MISTERIOSO GOGOL» «ЗАГАДОЧНЫЙ ГОГОЛЬ»
Casa Editrice «Terra-Knizhnyj Klub» Mosca 2002 (Pagine 640)
Издательство «Терра-Книжный клуб» Москва 2002
Cosa sono gli enigmi di Gogol? Tutta la sua vita! Le sue fughe continue, gli smarrimenti, i rifiuti, gli incenerimenti delle sue opere, gli amori misteriosi, le amicizie strane, i suoi rapporti con le confessioni religiose non chiariti fino alla fine, la storia del secondo volume di «Le Anime Morte», le malattie non diagnosticate e infine, la sua morte orribile. La misteriosa personalità del grande scrittore russo. Sono sorprendenti i suoi atteggiamenti verso il proprio Paese, dalle meravigliose visioni della «trojka-uccello» corrente ai musi e ceffi. L’autore di questo libro Igor Gàrin non pretende di sciogliere gli enigmi di Gogol. Il compito principale dell’autore è dare la parola a Gogol stesso e tentare di parlare di quello che è poco conosciuto nella vita dello scrittore.
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Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
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«NELL'OMBRA DI GOGOL» («В ТЕНИ ГОГОЛЯ») uno dei più brillanti libri di Andrej Sinjavskij scritto negli anni 1970-1973.
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GOGOL.jpg | |
Descrizione: | «NELL'OMBRA DI GOGOL» uno dei più brillanti libri di Andrej Sinjavskij scritto negli anni 1970-1973 |
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SINJAVSKIJ 1.jpg | |
Descrizione: | «NELL'OMBRA DI GOGOL» uno dei più brillanti libri di Andrej Sinjavskij scritto negli anni 1970-1973 |
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Oggetto: «NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
In occasione del duecentesimo anniversario della nascita di Nikolaj Vassiljevich Gogol’ é stato girato un nuovo film sulla sua vita. Il film “L’Uccello Gogol” diretto dal noto giornalista Leonid Parfenov e girato in Russia, in Ucraina, in Francia ed in Italia uscirà evidentemente questa primavera.
http://www.youtube.com/watch?v=8fqW...player_embedded
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