Arca Russa

Opera - L’ORATORIO «JEPHTE» DI GIACOMO CARISSIMI

Zarevich - Sabato, 25 Agosto 2012, 07:35
Oggetto: L’ORATORIO «JEPHTE» DI GIACOMO CARISSIMI
L’ORATORIO «JEPHTE» DI GIACOMO CARISSIMI
ОРАТОРИЯ «ИЕФФАЙ» ДЖАКОМО КАРИССИМИ

Il 5 settembre 2012 a San Pietroburgo sarà presentato il programma «La nascita dell’opera» («Рождение оперы») che si compone della musica dei compositori italiani: Emilio de'Cavalieri (1550-1602), Giacomo Carissimi (1605-1674), Claudio Monteverdi (1567-1643), Cristofano Malvezzi (1547-1597), Andrea Falconiero (1585-1656). Al concerto sarà eseguito l’oratorio drammatico a sei voci, strumenti e basso continuo «Jephte» («Иеффай») di Giacomo Carissimi ed anche i brani dalle opere liriche e degli intermezzi fiorentini. L’allestimento scenico sarà realizzato dallo «Studio dell’Opera di Barocco» di Pietroburgo e dagli esperti della musica antica Andrew Lawrence-King (arpa doppia, basso continuo, Gran Bretagna) e Marco Beasley (tenore, Italia). Al concerto prendono parte il Complesso della musica antica «Prattica Terza» (San Pietroburgo), il Complesso degli strumenti a fiato «Alta Capella» (Mosca) ed anche il soprano Angelina Bychkòva (Ангелина Бычкова), il basso Andrej Akhmètov (Андрей Ахметов).
Iefte (o Jephta) è un personaggio biblico del Libro dei Giudici, che servì come giudice di Israele per un periodo di sei anni (Giudici 12:7) della tribù di Manasse. Nel libro dei Giudici dell'Antico Testamento viene narrata la vicenda di Iefte e della figlia. Durante la guerra con gli Ammoniti, Iefte pronunciò un voto a Dio, promessa che avrebbe mantenuto se avesse vinto la battaglia: "Se darai nelle mie mani i figli d'Ammon, quando io ritornerò vincitore, chiunque per primo uscirà da casa mia per venirmi incontro, sarà del Signore e lo offrirò in olocausto". Iefte combatté e vinse. Al suo ritorno a Masfa gli si fece incontro la sua unica figlia, danzando per festeggiarlo. Appena la vide il padre, preso dalla disperazione, si lacerò le vesti. La fanciulla, turbata dal gesto chiese quale fosse il motivo di tanto lamento. Il padre le parlò quindi del voto fatto a Dio ed ella gli rispose soltanto di compiere quello che aveva promesso, ma di permetterle di trascorrere due mesi sulle montagne per piangere la sua verginità con le compagne. Trascorso il tempo la fanciulla fece ritorno a casa e si lasciò sacrificare dal padre.


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