Arca Russa

Storia, Filosofia, Politica - «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»

Zarevich - Domenica, 07 Giugno 2009, 11:23
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«ДЖУЛЬЕТТО КЬЕЗА: НАСТОЯЩИЙ ИТАЛЬЯНСКИЙ ЖУРНАЛИСТ»

Giulietto Chiesa è un candidato alle elezioni al Parlamento Europeo.
Il noto politologo e giornalista italiano Giulietto Chiesa si presenta candidato alle elezioni al Parlamento Europeo che oggi si svolgono in Lettonia. Nella sua intervista egli ha detto che ha deciso di farlo per difendere gli interessi della popolazione russofona che in Lettonia è oggetto di discriminazione. L’attività in questo senso è nell’interesse non solo dei russofoni ma anche di tutti gli europei, — ha precisato Giulietto Chiesa. Secondo il giornalista, se in uno dei paesi dell’Ue vengono violati i diritti di una minoranz etnica, ne risentono tutti. In Lettonia abitano circa 300 mila ex cittadini dell’Urss che non hanno ancora ottenuto passaporti di cittadini della Lettonia dopo la disintegrazione dell’Urss. Esistono più di 80 restrizioni nei diritti dei cittadini e dei non cittadini, la più sostanziale delle quali consiste nel fatto che i non cittadini non hanno la possibilità di partecipare alle elezioni.

Cicerin - Domenica, 07 Giugno 2009, 16:55
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Ho saputo qualche giorno fa della sua candidatura al parlamento europeo. Peccato che sia possibile votarlo solo in Lettonia...ormai penso che abbia chiuso
con i vari partiti italiani che in passato gli avevano "concesso" di ospitarlo fra i propri candidati. Questa volta se ne è andato..
Aveva conosciuto tempo fa a Strasburgo la lettone Tatiana Zhanoka, con la quale aveva avuto modo di confrontarsi grazie all'uso condiviso della lingua russa. E' lei che gli ha chiesto di candidarsi in Lettonia. E Dzuljeto (come lo chiamano là) non ci ha pensato due volte.
Il motto che compare nel suo manifesto elettorale è «Per la difesa dei diritti umani in una Lettonia unita».
Quali sono i motivi della sua candidatura? queste sono le sue parole: «Dopo l'indipendenza i nazionalisti lettoni hanno schiacciato la minoranza russa in maniera vergognosa: 373.421 russi della Lettonia (cioè oltre un terzo della minoranza, che a sua volta è un terzo degli abitanti) non hanno alcun diritto. Neppure quello di votare. Basti dire che sul passaporto hanno scritto: 'Cittadino di uno stato inesistente' ».
Per la campagna elettorale, ha soggiornato per parecchio tempo su a Riga in modo da farsi conoscere dalla popolazione locale. Speriamo che i suoi
sforzi non siano vani e che i cittadini russofoni di questo paese baltico gli diano la propria fiducia. Del resto, con tutti gli anni che ha vissuto in Russia +
lavorando come giornalista, conosce meglio di molti altri le problematiche delle repubbliche ex sovietiche

Antonio - Domenica, 07 Giugno 2009, 17:48
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Grande Giulietto!!
Peccato che di Uomini come lui ormai ce nè siano pochi, anzi sempre meno!

Oneg - Lunedì, 08 Giugno 2009, 00:17
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Quest'uomo è degno di ogni elogio e ammirazione.
E' uno dei pochi politici seri che abbiamo ormai in questa Europa della vergogna.
Ma non mi sorprende più di tanto che i membri dell'euro-parlamento non facciano niente conto i governi delle repubbliche baltiche, infatti ormai, quando questi non sono assenti, passano tutto il loro tempo a contare gli euro dei loro altissimi extra-galattici stipendi: quello che percepiscono è una vera offesa alla dignità umana delle persone comuni.
E anche la Russia dimostra troppa pazienza, ma io dico che questi neo-nazi baltici accecati dai dollari americani meriterebbero proprio una bella e dura lezione!

orphicus - Lunedì, 08 Giugno 2009, 22:02
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Il gesto di Giulietto Chiesa è doppiamente ammirevole perché di certo non interessato al guadagno personale, che come avete già detto sembra essere l'unico interesse di molti politici.
I compensi dei parlamentari europei sono decisi dagli stati di provenienza e sono fra loro molto diversi, i più pagati sono gli italiani (circa 10.000 euro al mese). Giulietto Chiesa si è candidato in Lettonia e se è stato eletto - cosa che mi auguro di cuore - ricevera lo stipendio degli europarlamentari lettoni (meno di 1500 euro al mese) confermando una scelta fatta per convinzione e non per interesse cosa veramente molto rara.

Karenin - Martedì, 09 Giugno 2009, 10:23
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Galantuomini, merce rara!

Myshkin - Mercoledì, 10 Giugno 2009, 11:54
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Il partito "Per i diritti umani nella Lettonia unita" (Pctvl) in cui era candidato Giulietto Chiesa, ha avuto l'8,2% dei voti, ottenendo un seggio al Parlamento Europeo. Non è chiaro se in quel seggio siederà Giulietto Chiesa, giacché l'elenco degli eletti non è ancora stato pubblicato.

Karenin - Mercoledì, 10 Giugno 2009, 12:04
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
CREDO DI NO. lO STESSO cHIESA AVEVA PREANNUNCIATO L'IMPOSSIBILITA' DI UNA SUA ELEZIONE E DEL SENSO SOLO POLITICO DELLA CANDIDATURA
COMUNQUE VERIFICHIAMO LA COSA, E' COMUNQUE INTERESSANTE
poka

Myshkin - Venerdì, 28 Marzo 2014, 15:10
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Giulietto Chiesa commenta il provvedimento di censura dell'Europa al giornalista Kiseliov

Zarevich - Venerdì, 28 Marzo 2014, 19:40
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Dmitrij Kiseliov (Дмитрий Киселёв) è uno dei migliori giornalisti russi. Gli USA ed i loro paesi-nani hanno sanzionato il giornalista perché lui discorda dall'opinione della Casa Bianca e del Pentagon. È una cosa straordinaria, inconfondibile ed eccezionale. L’Europa Occidentale, la vecchia vacca, con il suo caprone transoceanico, è fuori di senno. È il Ballo di San Vito.

Angelo di fuoco - Lunedì, 07 Aprile 2014, 16:53
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Non sono d'accordo con l'asserzione che Kiselëv sia uno dei migliori giornalisti russi, ma faccio mio quanto detto da Giulietto Chiesa.

Zarevich - Lunedì, 05 Maggio 2014, 20:32
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
[b]Domenica 18 Maggio 2014 ci sarà una manifestazione a Roma per protestare contro il vergognoso atteggiamento dell'Europa che sta proteggendo il governo nazista di Kiev e le stragi che esso sta compiendo.

Zarevich - Mercoledì, 07 Maggio 2014, 09:53
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
[b]Il punto di Giulietto Chiesa - 6 maggio 2014

Zarevich - Domenica, 18 Maggio 2014, 07:43
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
NO AI FASCISTI, NO ALLA NATO IN UCRAINA!
"No to the Nazi coup d'etat in Ukraine!"

A Roma davanti all'ambasciata ucraina si è svolta una manifestazione contro la distorsione dei media europei sugli eventi in corso in Ucraina.
Hanno partecipato diverse centinaia di persone. Tra gli slogan scanditi, emerge "No ai fascisti, no alla guerra, no alla NATO in Ucraina."
L'organizzatore della manifestazione di protesta è stato Giulietto Chiesa, giornalista ed ex europarlamentare. Secondo lui, in Italia nessuno sa la verità sui fatti ucraini e la gente è “bombardata” da false informazioni.
E' convinto che gli eventi in Ucraina non siano solamente una "crisi regionale", ma rappresentano "una minaccia senza precedenti per tutti".
Nelle ultime settimane in tutta Italia è stata organizzata circa una cinquantina di eventi simili.





Zarevich - Domenica, 18 Maggio 2014, 10:18
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Centinaia di manifestanti si sono radunati davanti all'ambasciata ucraina a Roma per protestare contro la distorsione dei media europei sulla copertura della crisi dell'Ucraina . L'azione ha avuto luogo su iniziativa di Giulietto Chiesa, un personaggio pubblico italiano, noto giornalista ed ex parlamentare europeo .
"Nessuno in Italia conosce la verità su quello che sta succedendo in Ucraina. Le informazioni che stanno dando a noi sono assolutamente false. Dobbiamo dissuadere il nostro popolo, che sta lentamente venendo a capire cosa sta realmente accadendo (in Ucraina )" , ha detto Chiesa.
Egli è convinto che gli eventi in Ucraina sono più di una semplice "crisi regionale" e sono hanno determinato "una minaccia senza precedenti verso tutti" .
La morte di 48 cittadini ucraini di Odessa il 2 maggio è stata l'ultima goccia. Molti di coloro che si sono riuniti a Roma il Sabato sono venuti per esprimere la loro protesta contro la rinascita del fascismo e del nazismo in Ucraina e in Europa .
"No al fascismo , no alla guerra e no alla NATO in Ucraina" i manifestanti pacifici cantavano .
Uno dei partecipanti al azione , Ugo Moro , ha detto che i manifestanti hanno voluto esprimere solidarietà con gli ucraini , che " sono caduti vittime di un complotto e del nuovo governo nazista a Kiev"
Erano presenti anziani e giovani . La maggior parte di loro sono italiani che non credono ai media ufficiali italiani. Molti di loro sono sostenitori dei partiti di sinistra , che sono stati tradizionalmente opposti al fascismo. Ma gli italiani che condividono la posizione della Russia non solo sull'Ucraina , ma su molte altre questioni internazionali, comprendono anche i rappresentanti dei partiti di destra e altri movimenti .
Secondo Chiesa , sia i rappresentanti dei partiti di destra che di sinistra , vedono la Russia "come l'unico paese in grado di contrastare il diktat globale degli Stati Uniti"
Della manifestazione di Roma si è saputo sui social network . Molti utenti di Facebook e di altri portali hanno diffuso le foto inserite dai partecipanti alla manifestazione portando così l'azione di protesta in altre città italiane .
Giulietto Chiesa ha detto che almeno 50 azioni di protesta analoghe hanno avuto luogo in tutta Italia nelle ultime settimane.



Zarevich - Domenica, 18 Maggio 2014, 11:06
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Forse qualcuno mi spiegherà una semplice formula? Perché l’Italia così si sforza di
servire gli USA? Da dove è tale docilità servizievole? Forse io, vivendo fuori l’Italia, non sono capace di capire qualcosa? Forse è una vera rivelazione, forse una certa missione grande, il codice segreto o il segreto di stato? Perchè gli Italiani, i quali così amano ragionare in modo diligente della libertà e dalla democrazia, appena sentono la domanda simile alla mia, cercano subito di ritirarsi nel proprio guscio? Vuol dire che tutte le chiacchiere della libertà e della democrazia sono apparenze e per apparenza? Se qualcuno non ha paura di visitare il nostro forum «ARCA RUSSA» e se può lasciare la sua risposta, sarebbe molto bello. Se avete paura, allora meglio non visitate il nostro forum e dormirete tranquillamente.


Zarevich - Sabato, 06 Settembre 2014, 10:36
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Le analisi di Giulietto Chiesa sugli sviluppi della situazione Ucraina

Zarevich - Sabato, 24 Gennaio 2015, 07:43
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
PANDORA TV

Pandora TV - Un’altra visione del mondo. Un nuovo, straordinario strumento d’informazione collettiva, indipendente e democratica, nato per spiegare la crisi, svelare retroscena oscurati dal mainstream internazionale, dare voce ai cittadini divenuti merce nel mercato della comunicazione e mettere così ordine nel caos del villaggio globale informativo, dove il vero è divenuto parte del falso. PANDORA TV è la prima community video-giornalistica italiana, alimentata dai contenuti creati direttamente dagli utenti, secondo il modello del web 2.0 e del giornalismo partecipativo. È anche una multipiattaforma di informazione indipendente. Monitora in tempo reale gli eventi salienti dell'attualità internazionale, con news giornaliere del network Rt / Russia Today, in esclusiva per PANDORA TV in italiano. Produce informazione libera, con una redazione multimediale, coordinata da un grande giornalista come Giulietto Chiesa. Notizie e commenti sono proposti in forte interazione con il pubblico, protagonista diretto dell'informazione.
www.pandoratv.it


Zarevich - Sabato, 24 Gennaio 2015, 07:50
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
PANDORA TV
Pandora TV - Un’altra visione del mondo. Un nuovo, straordinario strumento d’informazione collettiva, indipendente e democratica, nato per spiegare la crisi, svelare retroscena oscurati dal mainstream internazionale, dare voce ai cittadini divenuti merce nel mercato della comunicazione e mettere così ordine nel caos del villaggio globale informativo, dove il vero è divenuto parte del falso. PANDORA TV è la prima community video-giornalistica italiana, alimentata dai contenuti creati direttamente dagli utenti, secondo il modello del web 2.0 e del giornalismo partecipativo. È anche una multipiattaforma di informazione indipendente. Monitora in tempo reale gli eventi salienti dell'attualità internazionale, con news giornaliere del network Rt / Russia Today, in esclusiva per PANDORA TV in italiano. Produce informazione libera, con una redazione multimediale, coordinata da un grande giornalista come Giulietto Chiesa. Notizie e commenti sono proposti in forte interazione con il pubblico, protagonista diretto dell'informazione.
www.pandoratv.it

Zarevich - Venerdì, 04 Settembre 2015, 21:37
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
UN EUROPA CHE AFFOGA NELL'IPOCRISIA

Le foto dei due bambini siriani morti annegati, Aylan, due anni, Ghalib, 5 anni, non solo hanno fatto il giro del mondo: sono state come un pugno nello stomaco per milioni di europei, e di occidentali.
Una vignetta campeggia sulla prima pagina di un importante quotidiano italiano. Riporta l'esclamazione di un altro bambino siriano, in questo caso vivo: “Se fate finire la guerra, ce ne torniamo a casa nostra“. Beata innocenza, risponde l'adulto.
In questa frase cè una tale enorme quantità di verità che solo i selvaggi bianchi e ben nutriti possono ignorare. Se sono qui, a invadere l'ex tranquilla Europa, questi poveri disgraziati non hanno colpa. In moltissimi casi, sicuramente la maggioranza, non ne avevano l'intenzione. Fuggono — e fuggiranno — dalle tremende conseguenze della violenza che subiscono. E di questa violenza l'Occidente e l'Europa sono stati i principali promotori.
Ma questa immane tragedia che è in corso, sta cambiando il volto stesso dell'Europa, frantuma le sue illusioni e la sua prosopopea. L'Europa si sta dividendo sotto i nostri occhi. E la linea di demarcazione, guarda caso, ci dice molte cose che molti leader europei avrebbero preferito non vedere squadernate così brutalmente. È la linea che fu della "cortina di ferro". Due pezzi di Europa che sono stati rattoppati in fretta e furia, per mostrare un volto unificato di fronte alla"minaccia russa". Il rattoppo si è rotto. L'Europa centrale e orientale non ne vuole sapere di condividere fardelli che dovrebbero essere comuni e invece non lo sono. L'Europa del sud è sotto una pressione che non può reggere da sola. Gli uni e gli altri non hanno strategie, non hanno capito cos'è successo e, dunque, non hanno le ricette per affrontarlo.

Adesso, con grave ritardo, la Germania, cerca di far valere almeno la ragione, più dell'umanità, ormai perduta. L'accordo tra Merkel e Hollande (quest'ultimo dai riflessi pachidermici) dice che l'accoglienza non può essere rifiutata e che l'onere dev'essere proporzionalmente sopportato da tutti. E si delineano punizioni e multe per quei paesi che non rispetteranno le decisioni comuni. Finalmente è arrivato l'idraulico europeo che turerà i buchi? Non penso che ci riuscirà. Perché questa Europa è piena di spazzatura ideologica, che ottunde le menti dei suoi leader e dei suoi sudditi. Non c'è spazio per i diritti e i valori umani (che avrebbero dovuto essere gli elementi distintivi della costruzione europea) là dove impera l'egoismo e l'interesse dei più ricchi e dei più forti.
Lo si è visto e lo si vede con la Grecia, verso la quale ogni idea di solidarietà è stata sacrificata sull'altare dei profitti bancari. Ma, se non c'è solidarietà tra europei, come potrebbe esserci con e verso questi "invasori" sconosciuti che arrivano a migliaia senza nemmeno bussare alla porta?
Certo c'è l'insipienza, la mancanza di lungimiranza, la vera e propria stupidità dei leaders europei. Ma c'è anche la totale impreparazione dei popoli europei a fronteggiare un collasso che nessuno aveva previsto. Nessuno aveva detto loro che, per esempio, il libero flusso dei capitali, deciso trent'anni fa dai governi già al servizio della finanza, avrebbe comportato, alla lunga, questo disastro. Alla lunga, perché il denaro viaggia alla velocità della luce, ma gli uomini sono poi costretti a inseguirlo, con la loro carne, il loro sangue, la loro vita. Ci mettono solo un po' più di tempo. Ecco, quel tempo è arrivato.
Nessuno aveva detto loro che distruggendo uno Stato, la Libia, si sarebbe creata un'onda di fuga. Nessuno aveva informato la gente che finanziando i fanatici attorno alla Siria, si sarebbe aperta una voragine, da cui sarebbero usciti milioni di profughi.
Adesso che fare? Se non si vuole affogare nell'ipocrisia, mentre loro affogano in mare, bisogna invertire tutte le rotte. Le prime dovrebbero essere quelle delle navi della Nato che, a fine settembre, cominceranno la più grande esercitazione militare del dopoguerra. Diretta contro la Russia. Si spenderanno, per niente, sei o sette miliardi di euro, forse molto di più. Ma quanti sanno che è stata la Nato a sostenere gran parte delle due guerre che hanno insanguinato la riva sud del Mediterraneo? Chi dirà la verità ai popoli europei, che camminano verso il nulla guardando dalla parte sbagliata?

Giulietto Chiesa

Zarevich - Mercoledì, 03 Febbraio 2016, 20:20
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«I PERFETTI FARABUTTI»

«FRA POCO PUTIN SARA’ NOMINATO DIAVOLO»
Mi chiedo quanti hanno capito che è in corso la demonizzazione totale di Vladimir Putin. Un passo alla settimana. Quella sc...orsa un giudice britannico ha detto che «è probabile» che abbia fatto uccidere Litvinenko. Tre giorni fa la BBC ha rivelato che, «probabilmente» Putin è l'uomo più ricco del mondo, o quasi. Oltre che ultracorrotto. E il Dip.di Stato americano ha confermato che «probabilmente» è vero. Siamo alla probabilità della probabilità.
La BBC fu una televisione imperiale ma seria. Adesso è diventata una televisione imperiale comica.
Ma una cosa non è probabile, bensì certa: che i direttori dei principali e molti importanti commentatori italiani sono dei perfetti farabutti. Questa è l'informazione, bellezza! Se ne vuoi un'altra, pagatela.
GIULIETTO CHIESA

Zarevich - Lunedì, 15 Febbraio 2016, 16:18
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«PERCHE’ DEMONIZZANO PUTIN»
Il punto di Giulietto Chiesa


«PERCHE’ DEMONIZZANO PUTIN»
Il punto di Giulietto Chiesa

E’ in corso una campagna forsennata di demonizzazione del presidente russo Vladimir Putin. Molti se ne accorgono, tanto è evidente. Non tutti ne capiscono le ragioni. Non tutti si rendono conto di chi la organizza. Mettiamo in fila i fatti. Gli ultimi, perché la faccenda va avanti da diversi anni. Da quando il presidente russo ha capito che con l’Impero c’è solo da difendersi. Deve avere letto il libro di Arnold Toynbee. Putin «aggressore» dell’Ucraina. Putin che ha «annesso» la Crimea con la forza. Putin che ha abbattuto il Boeing malaysiano. Putin che ha ammazzato la Politkovskaja. Putin che ha ammazzato Boris Nemtsov sul ponte del Cremlino. Adesso è in corso la nuova ondata. (Nuova si fa per dire). Putin che ha ammazzato Aleksandr Litvinenko, con il polonio. Lo dice un giudice inglese, che però aggiunge: «probabilmente». Le ricchezze sterminate di Putin propagandate da un documentario della Bbc senza uno straccio di prova. Ma riprese e amplificate da un ministro dell’Amministrazione americana e avallate dal portavoce di Obama. Che è come mandargli a dire: con te non discutiamo più. Mentre lui ancora si ostina a chiamarli “i nostri partners”. Che pazienza!
E, tra poco, aspettatevi un’altra «bomba»: il Tribunale Penale Internazionale annuncia di avere aperto l’indagine sulle responsabilità della guerra di Georgia dell ‘8 agosto 2008. Alla faccia della tempestività, si direbbe: dopo ben otto anni.
Il governo russo, dal canto suo, questa indagine l’ha già fatta e pubblicata otto anni fa, raccogliendo 500 volumi di dati. Ma nessuno s’inganni. All’Aja non avranno il tempo di leggerli. Infatti si sta preparando un nuovo capo d’accusa contro la Russia, per il quale non c’è bisogno alcuno di prove.
Obiettivo tenere viva la fiaccola russofobica, e incrementarla con l’afflusso di nuovi temi. Tutti, naturalmente, senza uno straccio di prove. Ma che importa? Il risultato è assicurato comunque. Infatti tutti i media occidentali, portatori della neo lingua e della neo logica orwelliane, non hanno bisogno di prove. Non sanno nemmeno più come cercarle o verificarle. Ripetono a memoria, con immutata sicurezza dell’impunità e della beata, o beota, dimenticanza delle masse, ricordando la fialetta che Colin Powell agitò al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite accusando Saddam Hussein di avere «armi di distruzione di massa».
Esiste un centro, un ufficio speciale, incaricato di coordinare questa campagna. Ne parlammo con Pino Cabras nel nostro libro «Barack Obush». Dove si trovi, fisicamente, non lo sappiamo. Ma esiste e opera a tempo pieno. Equivale a uno stato maggiore della propaganda imperiale. E non ha bisogno di risparmiare mezzi.
Putin bombarda i terroristi in Siria? No, Putin bombarda i civili, gli ospedali, le scuole, i bambini. Chi lo dice? La coalizione occidentale che ha finanziato i tagliagole di Daesh. Nessuno verifica: lo ha detto Erdogan. Lo dicono i filonazisti di Kiev. Lo dicono i simpatizzanti nazisti di Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania. Lo dice Bruxelles. Ed è tutto dire.
Gli Usa annunciano che invieranno truppe in Siria. Violazione patente di ogni legge. L’Arabia Saudita democratica e illuminata si associa. Anch’essa manderà le sue truppe. La Turchia si propone di invadere anch’essa le zone dei curdi.
Perché tutto ciò accade? Per una ragione semplice: la Russia sta distruggendo Daesh, un pezzo per volta. E l’esercito di Bashar el Assad è all’offensiva su tutti i fronti. A Washington organizzano seminari e misurano le “loro” perdite sul campo. Dunque bisogna fermare la Russia prima che sia troppo tardi, cioè prima che tutti i tagliagole siano dispersi e messi in fuga.
Ci si stupisce se il negoziato di pace a Ginevra si è fermato? I terroristi moderati protestano. E chiedono all’America: prima di negoziare la Russia deve andarsene. Cioè deve andarsene l’unico paese che, legittimamente, si trova sul territorio siriano per sostenere il governo in carica a Damasco.
Se non lo farà - l’Occidente lo fa capire apertamente — si andrà in guerra. Magari in Ucraina, magari nel Baltico, dove tutti strillano per un imminente attacco russo, mentre la Nato prepara una molto imminente provocazione contro la Russia.
Non ditemi che sono un catastrofista, per favore. Sono tutto salvo che un catastrofista. Ma non sono cieco. Tutto è molto chiaro. Indossate le mutande di ghisa, ma sappiate che non basteranno a salvarvi. Per intanto prepariamoci a entrare in guerra in Libia. Io suggerirei di cominciare a mobilitarci contro questo governo infingardo. C’è l’appello di Zanotelli: permetteremo alla signora Pinotti di portarci in un’altra guerra?


Zarevich - Sabato, 12 Marzo 2016, 17:19
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Giulietto Chiesa Джульетто Кьеза
«IL MONDO ALLA VIGILIA DELLA GUERRA» La riflessione di un europeo
«МИР НА ПОРОГЕ ВОЙНЫ» Размышления европейца
Casa Editrice «Knizhnyj mir» Mosca 2015 (Pagine 288)
Издательство «Книжный мир» Москва 2015

Giulietto Chiesa, uno dei noti giornalisti e politici italiani. L’autore del film documentario «Zero» = le pistole fumanti che dimostrano che la versione ufficiale sull'11/9 è un falso.
Nel presente libro sono presentati i suoi lavori di vari anni in cui l’autore sta analizzando la situazione internazionale, sta ragionando del ruolo della Russia nel mondo d’oggi.

Zarevich - Sabato, 30 Aprile 2016, 20:07
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Giulietto Chiesa Джульетто Кьеза
«RUSSOFOBIA 2.0: la malattia o l’arma dell’Occidente?»
«РУСОФОБИЯ 2.0: болезнь или оружие Запада?»
Casa Editrice «Eksmo» Mosca 2016 (Pagine 288)
Издательство «Эксмо» Москва 2016

Quando la russofobia ha sostituito l’islamofobia? La russofobia è una malattia o un’arme dell’Occidente? Perché della fine principale della russofobia è Vladimir Putin? Come la russofobia si manifesta nella politica di oggi? Come si deve resistere alla russofobia? La russofobia esce dalla profondità dei secoli, da che mondo e mondo. Nei paesi occidentali questo fenomeno periodicamente si acutizza, prende forza. Ci sono i russofobi anche in Russia. È un fenomeno davvero unico. Oggi nel mondo si osserva il rafforzamento straordinario, mai visto e senza precedenti l’odio verso la Russia.
Lo scrittore, giornalista e personalità italiano Giulietto Chiesa lo ha chiamato la «russofobia 2.0». L’autore del libro apre tutto il retroscena del fenomeno della russofobia mettendo in mostra la falsità e l’impostura della propaganda occidentale.
Il libro è stato pubblicato dalla Casa Editrice di Mosca «EKSMO» 2016. Ora in Italia ci sono tempi duri per la verità. Il babbo Obama osserva al binocolo le rive appenniniche piene delle sue basi militari. Obama sorveglia quelle rive come la pupilla dei suoi occhi.

Zarevich - Martedì, 03 Maggio 2016, 21:24
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Giulietto Chiesa
«PUTINOFOBIA»
Casa Editrice «Piemme» Milano 2016

Ormai è chiaro: la crisi in cui l’Occidente si sta dibattendo non assomiglia a nulla di conosciuto. È una crisi di valori, di democrazia, economica, finanziaria, ambientale, politica senza precedenti. Tutti i riferimenti stanno crollando, la leadership USA non è più invincibile, e anzi mostra la guardia. E quando il potere si sente debole, cerca un nemico da additare. Qualcuno su cui scaricare responsabilità e colpe, qualcuno di cui avere paura. Tutto pur di non ammettere la verità, cioè che le risorse stanno finendo e il sistema sta viaggiando a marce forzate verso il collasso.
La Russia è quel nemico. Lo è stato in passato, e oggi quell’ossessione ritorna in versione aggiornata. La Russia e il suo uomo forte Vladimir Putin sono il nuovo «nemico numero 1». Rispolverando gli slogan della Guerra Fredda, sono tornati a essere l’Impero del Male e Putin è un mostro da dare in pasto alle masse, opportunamente dipinto come tiranno psicopatico, responsabile di stragi o cinico tessitore di trame imperialiste. La guerra in Ucraina, le sanzioni economiche, persino la negazione del ruolo russo nella sconfitta del nazismo, tutto spinge in quella direzione.
Ma è davvero così, o la «Putinfobia» spacciata da molti media è solo un grande specchio su cui l’Occidente riflette le proprie mancanze e i propri guai?
Le cose stanno cambiando. Il risoluto intervento della Russia contro i terroristi dell’ISIS, l’azione di smascheramento delle ambiguità di Turchia e Arabia Saudita, hanno lasciato di sasso le diplomazie occidentali e gettato nel panico la propaganda russofobica. Lentamente si comincia a intravedere un’altra verità: la Russia di Putin, fenice risorta dalle proprie ceneri, può essere la sola superpotenza in grado di far deviare il treno lanciato verso la catastrofe.

Zarevich - Giovedì, 23 Giugno 2016, 07:33
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
[b][color=#190000]«OLIMPIADI DELLA DEMENZA»

Zarevich - Mercoledì, 06 Luglio 2016, 19:48
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«IL BREXIT STA PROVOCANDO SCONQUASSI DOVUNQUE»

«Milos Zeman apre i giochi europei del dopo Brexit»

Giulietto Chiesa

Il Brexit sta provocando sconquassi dovunque. In primo luogo in Europa, ma — si presume — gli effetti si faranno sentire anche sulla stessa fisionomia della Gran Bretagna.
Il primo leader europeo — già fortemente critico verso l'attuale Unione — a prendere la "palla al balzo", in pieno torneo europeo di calcio, è stato il presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman. E il suo calcio di punizione è stato potentissimo. Ancora non sappiamo se sarà un goal, ma certamente non sarà agevole pararlo.
Zeman, infatti, ha detto che, anche lui, ritiene necessario, ora, dopo il voto britannico, un referendum popolare che lasci esprimere i suoi concittadini sulla permanenza all'interno dell'Unione Europea, o meno. Il clamore (e la preoccupazione di diverse cancellerie europee) è stato moltiplicato dalla seconda proposta: che si faccia il referendum anche sulla questione della appartenenza alla Nato.
I due quesiti aprirebbero non uno ma due squarci nel muro delle idee correnti sull'Europa. Zeman ne è ben consapevole e si è affrettato a precisare che lui, personalmente, è per rimanere in Europa (significativo silenzio per quanto riguarda la Nato), ma che farà "ogni cosa per dare ai suoi concittadini la possibilità di potere esprimersi" su entrambe le questioni.
Milos Zeman sa quel che dice. Un recente sondaggio dell'Istituto CVVM ha rivelato che solo il 25% dei cittadini della Repubblica Ceca sono soddisfatti dello stato delle cose (un anno fa lo erano il 32%). Solo che, per realizzare la proposta del Presidente in carica, bisognerebbe modificare la Costituzione del paese. E, per farlo, occorrerebbe il voto favorevole di almeno il 60% dei voti del Parlamento. Una maggioranza che, se si formasse, equivarrebbe alla caduta dell'attuale governo di Bohuslav Sobotka. Il quale si è subito affrettato a dichiarare che non ha alcuna intenzione di indire un tale referendum. Non senza aggiungere che, anche lui, pensa che sia necessario inviare a Bruxelles "un chiaro segnale", prima dell'autunno, della necessità di "cambiamenti positivi".
In ogni caso la mossa di Zeman esprime un sentimento che va ben oltre il palazzo presidenziale di Praga, e sicuramente oltre i confini della Repubblica Ceca. La critica a Bruxelles, sia per la gestione della tragedia dei profughi, sia per le sanzioni contro la Russia, sia per la politica monetaria, sia per i nuovi missili installati dagli Stati Uniti in Polonia e Romania, è largamente diffusa nei paesi dell'est Europa. Ciascuno per conto proprio e con diverse agende, ma tutti guardano a Bruxelles con crescente insofferenza. Zeman in particolare è preoccupato per il completo oblio dei temi della sicurezza comune europea e non ha nascosto, a più riprese, il suo desiderio di riaprire la questione del dialogo positivo con la Russia.

Giulietto Chiesa
«SPUTNIK»

Zarevich - Sabato, 16 Luglio 2016, 21:18
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«QUALE TERRORISMO CI ATTENDE?»

Giulietto Chiesa

Strage di Nizza. Quale terrorismo? E’ un altro terrorismo? E’ equiparabile al terrorismo?

Domande legittime che si affastellano attorno a mille altre. E, in aggiunta, pure navigando in un mare di filmati youtube (questa volta subito sul web, a differenza di quanto accadde al Bataclan, nel novembre dell'anno scorso) non sappiamo quasi niente. Le notizie si accavallano, l'una più incomprensibile dell'altra.

Mi atterrò dunque al criterio più logico: non trarre conclusioni definitive sulla base di dati incerti e limitarsi ai dati certi per cercare di prevedere cosa potrebbe accadere in seguito. Su questa basi la prima considerazione che balza ai miei occhi è che, per creare una strage di immani proporzioni, tra civili inermi, non è più necessario dotarsi di armi più o meno micidiali, di esplosivi più o meno mortiferi. Non è nemmeno necessario preparare una squadra di assassini, più o meno professionali. Per un risultato di questo genere basta un camion. Chiunque è in grado di guidarlo su un assembramento numeroso di persone che non sapranno né come né dove fuggire.
E ponete attenzione alla parola «chiunque». Da oggi la strage diventa possibile mediante un larghissimo ventaglio di possibilità, ognuna delle quali è a disposizione di «chiunque». Il terrorismo esce dalla fase della specializzazione e diventa «popolare». Ora proseguite nel ragionamento facendovi aiutare dalla statistica. In ogni comunità umana è sempre esistita una certa percentuale di individui che usiamo chiamare «instabili». Non mi addentro nella definizione, né nella descrizione, poichè ciascuno può bene intendere ciò che dico. Aggiungo solo che nella società umana globale, di cui siamo parte, la percentuale di «instabilità» risulta ampiamente in crescita.

Le tensioni cui siamo tutti soggetti sono diventate dominanti. Per molti sono incomprensibili, soverchianti. Differenze sociali, povertà, assenza di lavoro, solitudine, cervelli dilavati dalla pubblicità e dalla violenza, odio distribuito a piene mani da tutti i canali televisivi, razzismo, assenza di principi e obiettivi solidali, dominio della competizione. Non ci vuole molto perché persone «instabili» maturino decisioni orribili. Non occorre che siano molte. Basta che ci siano e abbiano gli strumenti, le protesi, per agire. In questo caso la protesi è stata un camion. Altre protesi si troveranno. Saranno — come dice Olivier Roy — l'esplicitazione della radicalizzazione individuale e sociale della violenza.
L'ISIS ha subito rivendicato. Può darsi che siano loro, anche in questo caso. Ma non importa poi molto. Quello che importa, a mio avviso, è che la società globale che l'Occidente ha creato è l'equivalente di un missile. E' già partito. E' in volo. Abbiamo messo in moto — come sta accadendo in molte direzioni — meccanismi che non siamo in grado di fermare. E' come il cambiamento climatico: abbiamo rotto equilibri che la natura ha prodotto in milioni di anni, e le macerie ci cadono addosso. Sembra che vengano dal nulla: in realtà sono l'effetto presente di concause più o meno lontane, che risalgono a noi.
Noi siamo all'origine di un impazzimento collettivo, che produce mostri. Tra di noi non meno che tra di «loro». Rinsavire è forse possibile, ma richiederebbe un cambio di politica, un cambio culturale profondo, un sistema della comunicazione tolto dalle mani dei seminatori d'odio, una politica d'investimenti che riduca, da subito, le diseguaglianze. Ma noi viviamo ancora nell'epoca della «nostra» abbondanza e crediamo sia l'abbondanza di tutti. Ma non è così.

Noi crediamo di essere il centro del mondo, ma siamo solo una periferia, le cui difese si rivelano fragilissime. Nessuno si leverà a difenderci, perché abbiamo aggredito per primi. Nessuno dei morti di Nizza è colpevole, non sono stati loro a far partire il missile di cui sopra. Ma c'è stato chi, tra i loro governanti, ha fatto partire altri missili, che hanno ucciso molte altre vittime, di gran lunga più numerose di quelle della Passeggiata degl'Inglesi di Nizza.
Infine una constatazione realistica: la nostra vita quotidiana è ormai cambiata. Vivremo circondati dai metal detectors, da "misure di sicurezza" sempre più invadenti e totali. Le nostre libertà saranno drasticamente ridotte, "per proteggerci". Ed è tutt'altro che escluso che, alla fine dei conti, questo fosse il risultato che «qualcuno» si proponeva di raggiungere. Noi tutti stiamo perdendo, ma c'è sicuramente qualcuno che vince.

Giulietto Chiesa
«SPUTNIK»

Zarevich - Martedì, 26 Luglio 2016, 22:43
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«CHE GUAIO! L’INTERESSE NAZIONALE DELL’AMERICA»

«“L’INTERESSE NAZIONALE DELL’AMERICA” NEL TEMPO PRESENTE, SECONDO BRZEZINSKI»

Giulietto Chiesa

In sintesi: staccare la Russia dalla Cina, metterle l’una contro l’altra. E convincere quella delle due che ci starà a diventare un partner privilegiato degli USA.
Facile a dirsi, ma difficile da farsi. Eppure bisogna farlo, altrimenti l'alternativa che si para davanti agli Stati Uniti sarà secca e inevitabile: o perdere il proprio ruolo dominante nel mondo, o andare incontro a un «mutuo suicidio assicurato», cioè allo scontro strategico (nucleare e di altro tipo) con uno dei due antagonisti, o con entrambi.

Vecchio ma mai domo, Zbignew Brzezinski affronta di petto la situazione «catastrofica» in cui si trovano gli Stati Uniti d'America in un articolo che — come altri della sua carriera — è destinato a lunga fama. Pubblicato su «The American Interest», il saggio ha tutta l'aria di essere un consiglio per la signora Hillary Clinton, presidente americana prossima ventura. Ed è, come il solito, una brillante rassegna di crude verità, accompagnate da una totale improntitudine verso il resto del mondo.
Il «polacco» rimane convinto che l'America può fare quello che vuole, basta che decida. Certo, la situazione non è brillante: il problema è quello di individuare la giusta direzione. Ed essa si chiama «Verso un riallineamento globale» (Toward a Global Realignment). Il titolo non lascia equivoci: riallineamento del mondo dietro gli Stati Uniti, che si potrà fare ponendo fine alla stagione del «Risveglio politico globale» («Global Political Awakening»).

Brzezinski cita il «se stesso» del 2008, che pubblicò sul New York Times un articolo altrettanto epocale, il cui scopo evidente era di «dare la linea» al presidente Barack Obama (NYT 2008, 12,16). Il quale la fece propria, con gli effetti davvero catastrofici che ora il mondo intero, insieme all'America, sta sperimentando. Il trucco che Brzezinski propose a Obama non era poi molto diverso da quello che egli propose di usare contro l'Unione Sovietica dei tempi dell'invasione dell'Afghanistan. L'America cominciava a barcollare? Il nemico diventava arrogante? Ebbene: diamogli il suo bel Vietnam e vediamo come se la cava. Per fare l'operazione era stato necessario inventare Al Quaeda e scatenare i fondamentalisti islamici allevati dall'Arabia Saudita. Funzionò alla perfezione.

E funzionò perfettamente anche con l'11 settembre 2001, quando gli ex mujaheddin si trasformarono in comodi strumenti di copertura del «colpo di stato mondiale» che i neocon organizzarono per cementare l'intero Occidente attorno alla guida americana. Serviva a distrarre l'attenzione del mondo intero dal fatto — sempre più evidente — che la crisi non derivava dal nemico rosso (che ormai non c'era più), ed era tutta interna al meccanismo del cosiddetto Mercato occidentale. E dunque occorreva, al contempo, creare un altro "nemico mortale", l’«Islam». Seguirono l'Afghanistan, l'Irak, (più tardi la Libia, la Siria). Fu quello il "riallineamento" dell'epoca. Ma durò solo sette anni. Dopo i quali arrivò il crollo di Lehman Brothers, la crisi dei subprime, il fallimento di Wall Street e dell'immensa montagna di derivati di carta che l'America aveva disseminato in tutte le direzioni.

Con il «Global Political Awakening», Brzezinski (e il suo allievo Obama) prepararono un altro bel Vietman: questa volta all'Europa (e, di nuovo, alla Russia). Questa volta furono le "rivoluzioni colorate", dovunque possibile; furono le «primavere arabe»; furono i colpi di stato insufflati (incluso quello di Kiev del 2014, fino a quello di Ankara del 2016); fu (ed è) il terrorismo diffuso, capillare, organizzato (con l'apporto dei servizi segreti, a loro volta tutti controllati da quelli americani e dal Mossad, sempre in prima linea) e più o meno spontaneo; furono (e sono) le migrazioni di massa che si sono riversate sull'Europa, e che saranno intensificate; furono le massicce campagne di manipolazione dell'opinione pubblica, attraverso diffusione di notizie false; fu l'uso massiccio dei «metadata» accompagnato e integrato da quello dei social network, tutti monopolisticamente in mano agli Stati Uniti. Il «Global Political Awakening» fu, in sostanza, l'applicazione della teoria del Caos. Applicazione dedicata all'Europa.

Ma tutto questo - e bisogna dare atto a Brzezinski che sull'Europa ha funzionato — ha contagiato anche l'America. Il caos non è solo quello artificiale, prodotto verso l'esterno. E' anche il frutto velenoso del meccanismo impazzito che sono gli Stati Uniti stessi. Soprattutto non è riuscito a intaccare i nemici esterni. Russia e Cina sono ancora lì. E più passa il tempo, più appaiono in condizione di "creare improvvisamente le condizioni di rendere l'America militarmente inferiore".

Ed ecco riapparire Brzezinski con la sua nuova ricetta: il «riallineamento». Come detto sopra, qui non si parla dell'Europa. L'Europa è già dominata (o viene ritenuta tale). Obbedirà, con le buone o con le cattive. La pratica del caos organizzato, e ormai anche spontaneo, verrà, se necessario, intensificata. Il problema non è l'Europa: il problema è la Russia, che non si arrende. E la Cina, che continua la sua marcia imperterrita, nemmeno sfiorata dalla crisi dell'Occidente. Quale delle due scegliere come partner tattico? Qui Brzezinski perde la sua lucidità e oscilla incerto. La leadership americana, scrive, deve "contenere" entrambi, ma puntare a eliminare uno dei due. E il più probabile candidato «al momento è la Russia».

Solo che costringere alla resa la Russia non pare facile. Altrettanto non facile è trasformare la Cina in un partner affidabile. Che, nel presente momento, è come se un giovincello a bordo di una bicicletta si ponesse il compito di trascinare un elefante. E poi c'è il fattore tempo: «in prospettiva — scrive Brzezinski — potrebbe essere la Cina a divenire intrattabile». Che guaio!
Hillary Clinton, questa volta, viene lasciata nel dubbio. La ricetta di Brzezinski non è una ricetta. Ma sarà applicata: intensificazione del caos globale e concentrazione dell'offensiva contro la Russia.

Giulietto Chiesa
«SPUTNIK»

ALCUNE OPINIONI DEGLI ITALIANI:

Pienamente d accordo ,uno sporco criminale assassino speculatore e destabilizzatore del Mondo, un colonnello come Soros e Singer al libro paga della criminalità organizzata. Mondialista dei Rothberg e company. Il loro demoniaco impero presto sarà raso al suolo, e i loro discendenti ne pagheranno le conseguenze.
Io direi più verosimilmente che gli Usa si stanno arrampicando sugli specchi e trascineranno nel baratro anche l'Europa

Russia e Cina non si faranno sicuramente ingannare e poi ad onor del vero mi pare che la Nato faccia pressing sulla Russia e gli Usa sulla Cina,ma appena si romperà questo equilibrio inizierà la sconfitta occidentale
Anche se Trumo mi pare più propenso ad instaurare buoni rapporti con Putin che con la Cina



Zarevich - Venerdì, 05 Agosto 2016, 07:28
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«IL DIAVOLO CONTRO L’AMICO DI PUTIN PER L’ILLUSIONE DEMOCRATICA A STELLE E STRISCE»

Giulietto Chiesa

È difficile rimanere seri di fronte alla campagna elettorale della «prima democrazia» del mondo. Cioè dell’America. Dove l’aggettivo «prima» non significa in ordine di tempo (l’Inghilterra viene prima), né in ordine di grandezza (l’India è circa quattro volte più popolata).
Significa che l’America, cioè gli Stati Uniti d’America, si considera in diritto di dettare le sue regole a tutti gli altri.
I due candidati a guidare questa «grande democrazia» si stanno accapigliando pubblicamente, prima ancora di contare i voti, accusandosi di ogni nefandezza. Ché, se gli elettori americani sapessero cos'è la democrazia, non eleggerebbero mai né l'uno né l'altro e, anzi, comincerebbero a sparare sul quartier generale invece che ad ammazzarsi tra di loro in base al colore della pelle o della religione che professano. Ma poiché gli elettori americani della «prima democrazia» non hanno la minima idea di cosa sia la democrazia, evidentemente non se ne accorgono e, una piccola parte di loro finirà per eleggere uno di questi due che sono stati messi in vetrina da qualcuno che non si sa bene chi è.
Donald Trump ha recentemente accusato Hillary Clinton di essere nientepopodimeno che «il diavolo». Tra gli applausi dei suoi sostenitori che voteranno per lui pensando di votare per il Partito Repubblicano. Il quale partito non aveva nessuna intenzione di lasciarlo arrivare al punto in cui è, cioè alla soglia della presidenza, e si stanno mordendo le mani perché temono, loro più di tutti gli altri, che sia eletto.
Ma il record di questa campagna lo ha già battuto la moglie di Bill Clinton, la quale ha accusato Donald Trump di diverse «cosette» piuttosto pesanti. Primo: di essere "amico di Putin", cioè amico del nemico numero uno dell'America. In secondo luogo ha accusato Trump di avere usato I suoi legami di amicizia con Putin per entrare in possesso delle sua mail e di quelle del Partito Democratico. Che c'entri Putin con tutto ciò è impossibile da dimostrare. E infatti la Clinton non ha nessuna intenzione di dimostrare niente a nessuno. Le basta strillare ai microfoni di qualche televisione che Putin ha violato I segreti delle sue mail e li ha regalati al suo amico Trump per farlo eleggere alla presidenza della più «prima democrazia» del mondo.
La truffa è talmente evidente (purtroppo per pochi) che perfino il Washington Post ha preso le distanze dalle accuse della candidata democratica contro Putin. Se non altro prendendo atto che è almeno un decennio che USA e Russia si controllano reciprocamente attraverso il web, e dunque è impossibile dire chi è stato il primo. Adesso perfino Assange e Snowden passano in secondo piano. La colpa è solo della Russia, perfino se l'America elegge un presidente invece che un altro.
Ma ormai è l'inganno sistematico quello che decide le sorti delle elezioni «democratiche». Tutto il mainstream occidentale si è scatenato in accuse contro la Russia e contro Putin. La signora Clinton usa Putin per cercare di vincere le elezioni negli USA; il mainstream occidentale è già istruito a usare Trump per incrementare la campagna russofobica che servirà alla Clinton per aumentare il livello dello scontro mondiale: contro la Russia, oggi, contro la Cina domani.

Giulietto Chiesa

«SPUTNIK»

Zarevich - Venerdì, 09 Settembre 2016, 06:43
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«TENTATIVI (DISPERATI) DI TRIUMVIRATO»

Giulietto Chiesa

La sceneggiata di Ventotene dove, a bordo dell’unica portaerei — per segnalare l’idea della forza di cui teoricamente dispongono — Merkel, Hollande, Renzi s’incontrarono, qualche giorno fa, voleva essere, ed era, a suo modo, simbolica.Voleva dire: eccoci qua, rappresentanti attuali dei tre principali paesi fondatori dell'Unione Europea. Rimaniamo, siamo compatti, siamo convinti, potete contare su di noi.

Si capisce che Ventotene era la risposta in pompa magna al Brexit. Con quali contenuti non fu chiaro, ma lo spettacolo ha le sue regole. Lo spettacolo non ha bisogno di spiegazioni, deve piacere e basta. In effetti nulla è stato deciso, né cambiato. Solo qualche correzione d'accenti. Niente mutamenti strutturali, niente modifiche istituzionali. Business as usual, con qualche tocco di romanticismo legato ai ricordi dell'Europa che fu. Ma possono quei tre tenere insieme l'Europa dei 27? Il disegno iniziale era diverso. Non meno ambizioso, ma diverso. E allora sembrava che l'esperienza della vecchia Europa, appunto quella dei fondatori, sarebbe riuscita ad amalgamare tutte le insopprimibili diversità esistenti. Solo che, come dice il proverbio, l'appetito vien mangiando. E l'Unione Europea diventò esigente verso l'esterno. Costruì la sua politica espansiva verso l'est, pose le sue condizioni e usò la sua indubbia attrattiva per inglobare non solo tutto intero lo spazio del defunto Patto di Varsavia, ma addirittura per proiettarsi dentro quelli che furono i confini dell'Unione Sovietica Alexander Vilf
Così entrarono anche le tre repubbliche del Baltico, Estonia, Lettonia, Lituania. E ci entrarono con i loro brutti ricordi, — come del resto la Polonia — di sudditi dell'«impero sovietico», pieni di desideri di rivincita postuma e, in spirito, assai più «americani» che «europei». E, non appena i tempi delle vacche grasse finirono, cioè l'altro ieri, ecco esplodere le diversità, gli egoismi. La solidarietà, appena proclamata, veniva soverchiata dalla competizione nella divisione della torta. E, a sua volta, la divisione della torta diventava sempre più difficile tra commensali di diverse dimensioni, con diversi spiriti e diversi ricordi. Ma dove vincevano sempre e solo i più forti e grossi. E quando è cominciata l'ondata immigratoria, per esempio, si sono visti tutti i limiti di uno striminzito disegno comune. E tutte le smagliature. Ma anche prima dei ripetuti allargamenti si erano sentiti gli scricchiolii. La saggezza avrebbe consigliato un procedere più accorto, più lento. Invece ci furono gli acceleratori (americani), che volevano tutto e subito, in nome di una globalizzazione che non attendeva i tempi storici. Dunque, sostennero, «dentro anche la Turchia». Dentro anche quanti più stati era possibile della ex Jugoslavia. La Turchia per fortuna (nostra e loro)- diremmo oggi — è rimasta fuori, ma c'è da assorbire ancora la Moldova, l'Ucraina, la Georgia. Il tutto sotto la pressione della Nato, senza alcun dubbio la più avventurosa, per impazienza, delle coalizioni militari del mondo intero. Forza ragazzi, tutti in marcia contro la Russia. Poi è arrivata la batosta della Merkel, la prima da un decennio. In un piccolo lander, microscopico. Ma è stato come un lampo, seguito da un colpo di tuono potente. E adesso guardare il trio, o terzetto, fa un certo effetto. Di Angela si parla già come di una prossima candidata bollita, o addirittura di una non candidata. Sulla sorte di Hollande non c'è un allibratore disposto a metterci un centesimo. Le probabilità di una rielezione sono vicine allo zero assoluto della scala Kelvin. E il «giovane» rottamatore Matteo arranca di fronte al referendum che avrebbe dovuto essere il suo canto del cigno e assicurargli — insieme alla nuova legge elettorale — un governo tranquillo per la prossima tornata elettorale, quella che lo avrebbe incoronato Principe maggioritario con meno del 25% per voti. Ma il trono è già tutto storto. Questo triumvirato non può tenere insieme l'Europa. Tra un anno o due non saranno loro a dirigere il ballo.Leggi tutto:

Giulietto Chiesa

«SPUTNIK»

Zarevich - Sabato, 24 Settembre 2016, 21:43
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«FREDDA»? È UN CONCETTO MOLTO RELATIVO

Giulietto Chiesa

La maggior parte dei commentatori, da una parte e dall’altra dello schieramento, continuano a girare attorno all’interrogativo: siamo di nuovo alla «guerra fredda»? Con varie accentuazioni che confermano il titolo di questa riflessione. Infatti che vuol dire «fredda»? Può essere dal molto fredda al quasi fredda. Addirittura potrebbe essere per qualcuno fredda, per altri calda, per altri ancora rovente. Dipende da dove ci si trova.
Se ci si trova nei pressi di Aleppo, Siria, sarà difficile definire la guerra in corso come fredda, o tiepida. Là si muore, in grande quantità, bruciati vivi. Ecco perché suggerisco di smetterla con queste generiche chiacchiere, per lo più messe su computers installati in comodi uffici dotati di ogni servizio. Una guerra fredda l'abbiamo conosciuta. Sappiamo che fu una guerra anche assai aspra. In molti punti del pianeta combattuta per interposta persona. In molti altri combattuta altrettanto aspramente, ma con altri mezzi, non militari. In cosa è simile a quella attuale? E dove è dissimile, al punto che in nessun modo può essere definita «fredda» (almeno non con gli stessi significati di quella)? Io credo che, volendo, la differenza la si può vedere a occhio nudo. Allora tra est e ovest c'era una «differenza di sistema» che rendeva il quadro molto chiaro. Ai minimi termini della sua descrizione c'era la differenza — che fu riassunta da Ronald Reagan — tra l'Impero del Bene, l'Occidente, l'America, da un lato, e l'Impero del Male, rappresentato dal «comunismo» e cioè la Russia, tout court, perché allora non c'era altro e la Cina era ancora lontana. I due sistemi erano talmente dissimili che non era necessario aggiungere altro. Chi stava da una parte e chi stava dall'altra. Posizioni intermedie non erano nemmeno pensabili. Adesso le cose stanno diversamente. E il fatto che non sia in corso una lotta tra sistemi non rende la situazione meno pericolosa. Al contrario la incattivisce e la rende insolubile con i mezzi tradizionali della politica e perfino della diplomazia. E le differenze sono moltissime, una più spinosa dell'altra. Nessuno si azzarda a dire, per esempio, che Mosca è l'Impero del Male, ma c'è di mezzo il fatto che dieci anni fa l'Impero del Bene la considerò sparita dalla scena e ora reagisce furiosamente alla constatazione del fatto che essa è più presente di prima, e incute paura. Ma come combatterla ora, quando essa fa parte dello stesso «Mercato»? Ovvio che bisogna «demonizzarla» in altro modo. Ed ecco apparire la crisi ucraina, con migliaia di morti russi, di etnia russa, con l'entrata dell'Ucraina in Europa e nella Nato, modificando l'equilibrio strategico europeo. E modificando anche quello mondiale, mettendo in campo missili di nuovo tipo in Romania e in Polonia. E poi ci sono i baltici e la Polonia, che cercano in ogni modo una rivincita postuma alla loro epoca di «cattività» sotto il regime sovietico (così, per lo meno, descrivono la fase di quella che chiamano l'occupazione sovietica). E ora dicono di fremere per il terrore di essere invasi dalla Russia. La quale non si vede perché mai dovrebbe invaderli, non essendo interessata a loro in nessun modo. Ma - vedi come dal nulla possa venire fuori qualche cosa — questo basta per realizzare l'occupazione del Baltico da parte cella Nato. Dell'Ucraina si è già fatto cenno. Resta il dato inquietante che, in questo modo, la Russia viene trascinata in diverse confrontazioni dirette con le forze armate della Nato, cioè degli Stati Uniti d'America. Così nei cieli del Baltico, così nel Donbass che resiste all'occupazione nazista del paese, ormai trasformato in un protettorato americano. Così anche in Siria, dove ormai gli aerei americani e della "coalizione dei volonterosi" aiutanti e creatori dello Stato Islamico si sfiorano nei cieli di Aleppo. Basta un niente perché un incidente si verifichi e perché questa guerra «fredda» diventi molto calda. Ma c'è un dato del tutto innovatore. Al tempo della guerra fredda l'Occidente era l'America. L'Impero del Bene controllava i suoi sudditi con mano ferma e inflessibile. Poteva non piacere a qualcuno, ma alla fine si sapeva che aveva tirato la pietra all'Impero del Male, e costui, a seconda dei casi e delle necessità, veniva retribuito o redarguito. Dalla parte opposta il controllo era, se possibile, ancora più ferreo. Se si guarda bene, includendo Budapest 1956 e Praga 1968, l'Impero del Male regolava soprattutto i suoi problemi interni. Quando provò a mettere il naso al di fuori, in Afghanistan, mal gliene incolse. © Sputnik. Libia. Le bombe americane e l’ombra del ColonnelloGuardate ora che succede. L'America di Obama non controlla più i suoi sudditi. Nella crisi siriana (creata da Obama in persona) stiamo vedendo attori che disobbedisono all'Impero e/o fanno il doppio-gioco. Si veda la Turchia, Israele, l'Arabia Saudita. Un gregge disordinato e riottoso che non basterebbero dieci cani pastori a tenerlo in riga. E fosse solo questo il problema! Obama non controlla più nemmeno i suoi. Chi ha organizzato il golpe nazista a Kiev nel 2014? La Cia insieme ai servizi segreti polacchi, e con l'appoggio di quelli baltici. Ma non è detto affatto che queste squadre di avventurieri abbiano consultato il comandante in capo dell'Impero del Bene. E in Siria, in questi giorni, chi ha mosso le pedine? Kerry si mette d'acccordo con Lavrov, ma partono gli aerei USA e bombardano le forze di Bashar el Assad. E' Obama che fa questi pasticci? Non credo. Credo semplicemente che Obama non comandi più l'Impero. Ed è questo che dovrebbe metterci sull'avviso del pericolo che incombe su tutti noi, dal momento che uno o più gruppi ristretti di dementi sono entrati in possesso degli strumenti per provocare una guerra più grande.

Giulietto Chiesa
«SPUTNIK»

Zarevich - Mercoledì, 26 Ottobre 2016, 13:34
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«FUNERALI DEL MAINSTREAM OCCIDENTALE»

Giulietto Chiesa

Stiamo assistendo ai funerali del mainstream occidentale. L'attacco russofobico ha ormai assunto un carattere a tal punto delirante da produrre un effetto opposto. Invece che odio, curiosità. Invece che disprezzo, ammirazione. E poiché esso si basa in gran parte sul tentativo demolitorio della figura di Vladimir Putin, ecco che l'aumento della popolarità internazionale del leader russo si trasforma nel termometro di una terrificante sconfitta, di un autodafé del giornalismo occidentale.

I centri occidentali di controllo degli orientamenti delle opinioni pubbliche occidentali mostrano segni di grande sconcerto e inquietudine. L'esercito invisibile di centinaia di migliaia di propagandisti dell'occidente non sembra più in grado di produrre e riprodurre tossine sufficienti ad avvelenare i pubblici europei. Il messaggio che arriva "dalla parte del nemico" sembra divenire sempre più accattivante. Nonostante Putin sia definito apertamente assassino (e giù a ripetere l'elenco delle sue vittime: Politkovskaja, Litvinenko, Nemtsov, i morti del Boeing malaysiano, gli ospedali bombardati di Aleppo etc); ovvero corrotto (i suoi conti presunti nelle banche offshore); aggressore espansionista (per avere «occupato» l'Ucraina e «annesso» la Crimea); aggressore potenziale (per le sue intenzioni di soggiogare le repubbliche del Baltico), risulta che lettori e spettatori occidentali, l'uomo della strada europeo, provano piuttosto ammmirazione che avversione nei suoi confronti. Per esempio appare sempre più evidente, a un numero crescente di persone, che la Russia è stata il fattore decisivo per la sconfitta del cosiddetto Stato Islamico di Irak e Siria. Dunque che la Russia ha aiutato l'Europa nella lotta contro il terrorismo internazionale. Dunque che Putin è un amico e non un nemico. Gli assassini «commissionati» da Putin rimangono fissati nella memoria di molti lettori/spettatori, ma per molti altri (in crescita) appaiono invenzioni dei media, non suffragate da alcun elemento di prova, per giunta del tutto platealmente incongruenti con la realtà. La favola di una imminente aggressione russa al Baltico e alla Polonia funziona solo in parte perfino sulle popolazioni locali, ma appare ridicolmente inconsistente per milioni di europei. Le sanzioni contro la Russia non le vuole nessuno in Europa e moltissimi non riescono a spiegarsi come mai i leaders europei le abbiano decise andando contro i loro stessi interessi economici. Insomma i fatti smentiscono le congetture. Allora non resta che aumentare la dose propagandistica, fino all'ossessione di Joe Biden, il vice-presidente americano, che in tv accusa la Russia addirittura di poter e voler "modificare sostanzialmente" il risultato delle elezioni americane. Ma è un autogol, che mostra un'America addirittura vittima di un'aggressione tecnologica della Russia. Credibilità dell'accusa uguale a zero (tanto più perché tutti sanno che viene da un paese che ha inventato le "rivoluzioni colorate" in una dozzina di paesi). I social network sono tutti americani, e lavorano incessantemente per la causa dell'occidente, ma portano ormai messaggi contraddittori. Esiste RT. Esistono ancora, in Europa, cervelli non condizionati. E' finita in linea di fatto una situazione di monopolio informativo-comunicativo. Ed ecco il mainstream lanciare la nuova linea: "bloccare la propaganda" del Cremlino, visto che la nostra propaganda non funziona più come dovrebbe. Dunque in primo piano rinforzare il dogma, secondo il quale tutto ciò che viene "da quella parte" è propaganda.”Secondo punto del piano: impedire ai canali del nemico di funzionare, frapponendo ostacoli tecnici politici, amministrativi, giudiziari, di polizia; fermando i giornalisti nemici (oppure ammazzandoli, come avviene in Ucraina); chiudendo i conti bancari a RT in Gran Bretagna; oscurando le reti radiofoniche e televisive dove si mettono in onda le eresie del Cremlino. Assistiamo all'introduzione della censura in Occidente, là dove l'occidente vantava la propria libertà e il proprio pluralismo. Le parti si sono invertite. Il confronto delle idee, anche aspro, durissimo, ma utile per verificare le differenze, viene sostituito dal divieto. Entra in vigore in occidente l'orwelliano "Ministero della Verità" e, chi non ne fa parte dovrà essere fermato, impedito, eliminato, oscurato. Ecco, appunto, il funerale da cui abbiamo preso le mosse e cui stiamo assistendo. Il funerale dei principi che resero forte l'occidente e che ora risultano impraticabili all'occidente.

«SPUTNIK»

Zarevich - Domenica, 26 Aprile 2020, 13:37
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
«MORTO A 79 ANNI IL GIORNALISTA GIULIETTO CHIESA»

Il giornalista italiano e il nostro collaboratore Giulietto Chiesa è morto all'età di 79 anni. Lo conferma a Sputnik Ennio Bordato. “Aveva subito un'operazione. Sembrava essersi ripreso, ma sono iniziate le complicazioni. Forse questo è in qualche modo legato al virus (COVID-19)", ha detto il suo amico, fondatore dell'associazione «Aiutateci a Salvare i Bambini», Ennio Bordato. Ha notato che Chiesa ha sempre fatto molto per stringere legami con la Russia.Più tardi ha specificato che, secondo quanto dichiarato dalla moglie di Chiesa, Fiammetta Cucurnia, il giornalista è deceduto a causa di un infarto. Lo ha anche confermato via Twitter Vauro Senesi, il disegnatore satirico.
«Giulietto Chiesa è morto. Non riesco ancora a salutarlo. Ricordo i suoi occhi lucidi di lacrime, a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. È morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occhi sono un po’ anche i miei.» Così ha salutato il suo amico Vauro su Twitter.
Giornalista professionista, Giulietto Chiesa è stato a lungo corrispondente da Mosca per quotidiani quali L’Unità e La Stampa, e per i telegiornali italiani più importanti come il Tg1, il Tg3 e il Tg5. Autore di vari libri sull’Unione Sovietica e la Russia, Chiesa ha raccontato gli anni trascorsi a Mosca con un taglio storico, da reportage e anche con il linguaggio della cronaca. In seguito Chiesa ha concentrato la sua attività giornalistica e di scrittore sulle guerre. Con vari saggi ha raccontato in particolare della guerra in Afghanistan.
Per Sputnik Italia ha scritto gli articoli riguardo le relazioni tra Russia e Italia e la politica interna italiana.

«SPUTNIK» 26 aprile 2020

Zarevich - Venerdì, 13 Gennaio 2023, 08:33
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Giulietto Chiesa e Ekaterina Glushik
Джульетто Кьеза и Екатерина Глушик
«L'OCCIDENTE. LA PRIVATIZZAZIONE DEL PIANETA» «ЗАПАД. ПРИВАТИЗАЦИЯ ПЛАНЕТЫ»
Casa Editrice «Nashe Zavtra» Mosca 2022 (Pagine 400)
Издательство «Наше Завтра» Москва 2022

Uno dei principali problemi del mondo intero è il problema della governance. La situazione in cui la stragrande maggioranza delle risorse è controllata da un ristretto gruppo di persone non è solo fondamentalmente sbagliata, ma anche assolutamente disastrosa per il pianeta e tutto il resto. umanità. Questa pubblicazione contiene interviste, commenti, opinioni e valutazioni di un noto giornalista, scrittore e personaggio pubblico italiano, un grande amico, scioccante per la sua franchezza visionaria. Russia Giulietto Chiesa. I materiali sono stati pubblicati sui giornali russi dal 2005 al 2020. Grazie alla presentazione cronologica dei testi, è possibile avere un quadro chiaro dei cambiamenti politici, sociali e climatici in atto negli anni in Russia e nel mondo, e trovare risposte a molte domande urgenti.

Zarevich - Sabato, 14 Gennaio 2023, 09:58
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Giulietto Chiesa Джульетто Кьеза
«COSA INVECE DI UNA CATASTROFE»
«ЧТО ВМЕСТО КАТАСТРОФЫ»
Casa Editrice «Tribuna» Mosca 2014 (Pagine 368)
Издательство «Трибуна» Москва 2014

Il libro «Cosa invece di una catastrofe» («Что вместо катастрофы») è un'analisi dell'ordine mondiale in cui viviamo, un tentativo di trovare vie d'uscita dalle impasse in cui è entrata l'umanità. Dopotutto, nel suo sviluppo sfrenato, ha esaurito le riserve fornite dalla Terra. La crisi delle finanze mondiali, che in realtà sono costruite sui debiti, la crisi della politica del globalismo e del mondo unipolare è esacerbata dalla crisi della democrazia, ecologica e sociale e morale. Un sacco di crisi più profonde che poche persone conoscono davvero, un po 'più di persone indovinano. E questa è un'altra crisi, quella dell'informazione, la cui essenza è la mancanza di accesso a informazioni oggettive sui cambiamenti in atto sul pianeta, non in meglio. I media, il mainstream moderno, sono controllati da governi e società finanziarie che non sono interessati a informazioni complete, a un'analisi costruttiva dei problemi esistenti. Come uscire da questa matrice informativa, conoscere il disastro imminente e ottenere una ricetta per la sopravvivenza? A proposito di questo libro. La storia del capitalismo dice che la classica via d'uscita da una crisi è la guerra. Esiste un'alternativa alla morte dell'umanità a causa di un'apocalisse nucleare, minacciando disastri naturali, carestia? Tali problemi sono analizzati dall'autore di questo libro di ricerca profondo, ma facilmente scritto. Parlare semplicemente del supercomplesso e del globale è un segno distintivo di pensatori eccezionali. Giulietto Chiesa dimostra in pieno questa capacità nella sua nuova opera. Lo stile di presentazione gratuito e talvolta emozionante ci consente di classificare questo libro come interessante e necessario per la più ampia gamma di lettori. Inoltre, ciò di cui scrive l'autore non riguarda l'umanità astratta, ma ogni lettore. A meno che, ovviamente, questo lettore non abbia perso la capacità di pensare.

Zarevich - Lunedì, 12 Giugno 2023, 12:59
Oggetto: «GIULIETTO CHIESA: UN VERO GIORNALISTA ITALIANO»
Giulietto Chiesa Джульетто Кьеза
«ZUGZWANG PER L'UMANITÀ»
«ЦУГЦВАНГ ДЛЯ ЧЕЛОВЕЧЕСТВА»
Casa Editrice «Knizhnyj mir» Mosca 2019 (Pagine 416)
Издательство «Книжный мир» Москва 2019

Il mondo, e con esso tutte le persone che lo abitano, caddero in una posizione poco invidiabile, chiamata zugzwang negli scacchi. La natura sembrava essere furiosa e sembrava un calderone di acqua bollente ben chiuso, pronto a fare un forte «boom!», le autorità stanno conducendo una guerra senza fine di sterminio con i loro popoli, i banchieri e il mondo dietro le quinte stanno costruendo i loro intrighi, e il 99% delle persone non è nemmeno a conoscenza di tutto questo e ingoia con noncuranza ciò che i mass media corrotti si riversano nelle loro teste. Qual è il futuro di Trump? L'Europa si libererà dal giogo americano? Chi decide il destino della Russia? Ci saranno provocazioni come l'11 settembre 2001 nel prossimo futuro? O andrà ancora peggio? Il giornalista e personaggio pubblico italiano Giulietto Chiesa nel suo nuovo libro chiama ogni cosa con il suo nome proprio e mette i puntini sulle i. Non dà ricette già pronte per la salvezza, indica la direzione dov'è. E se seguiamo i suoi consigli dipende da noi e solo da noi.


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