A che servirebbe questa superbomba, questa “soffiata” mondiale? Se guardiamo bene tra i nomi fino ad ora usciti, non c’è neanche un miliardario americano. I padroni del mondo non ci sono. Vedremo spulciando negli oltre 11 milioni di files, se troviamo un Rotschild o un Rockfeller. O anche solo un Soros. Invece chi c’è? Indovina. C’è Putin. Anzi, non c’è. Ci sono i suoi “amici”. Ma la foto di Putin campeggia sulle prime pagine di tutti i giornali. A cominciare da Repubblica. E allora ci viene un sospetto: Che le strane scoperte di questo Consorzio internazionale del Giornalismo Investigativo siano state cucinate come l’ennesima occasione per alimentare la russofobia e la Putinfobia.
Il patrimonio del presidente russo Vladimir Putin non smette di eccitare la fantasia dei media occidentali. Nei Panama Papers questi hanno concentrato la loro attenzione soltanto sui fatti legati alla Russia. Sembra che sia diventato di moda contare i soldi di Putin.
All'inizio dello scorso anno i media internazionali hanno fatto esplodere uno scandalo: il patrimonio di Putin ammonta a 200 miliardi di dollari! Ne ha parlato il fondatore dell'Hermitage Capital Management, Bill Browder, in un'intervista al canale televisivo americano CNN. La notizia è stata diffusa sotto il titolo "i miliardi di Putin", come un fatto compiuto. Malgrado lo stesso autore del fatto sensazionale, che è stato bollato come «falso», si sia espresso con molta più cautela.
"Io credo che (il patrimonio di Putin) ammonti a 200 miliardi di dollari. Dopo 14 anni la potere e (visto che) gli importi prodotti dal paese, e le somme che non sono state spese per scuole, strade, ospedali, ecc. Tutti questi soldi sono finiti in conti svizzeri, azioni, fondi speculativi intestati a Putin e ai suoi amici", ha detto Browder, citato da Forbes.
Secondo la versione di Browder, il presidente russo può rallegrarsi per l'incremento del benessere fino ad un importo astronomico e per il "conferimento" del grado di uomo più ricco del pianeta. È riuscito, secondo questa versione, non a raddoppiare, bensì a quintuplicare i suoi capitali in pochi mesi del 2014. L'autorevole quotidiano londinese Times sembra che ragionando astrattamente sul quali danni potrebbe subire il leader russo, ha indicato l'importo di gran lunga più modesto di 40 miliardi di dollari.
I voli pindarici dei media occidentali relativi al "patrimonio putiniano" sono sorprendenti. Ma sarebbe mettersi d'accordo, in modo da evitare le discrepanze.
Nel 2012 la testata svedese Svenska Dagbladet ha scritto: "il patrimonio di Vladimir Putin è di almeno $ 300.000.000.000". Allo stesso tempo, tuttavia, ha aggiunto che questo è "quanto si dice" e che "nessuno conosce l'esatta misura di questo importo".
Nel gennaio 2015, Polska Times ha giocato al ribasso: "secondo il parere dell'opposizione e degli analisti russi indipendenti, il patrimonio del presidente russo ammonta a 70 miliardi di dollari".
Ma ben presto gli americani hanno raccontato di un nuovo "arricchimento" del presidente russo: fino a 200 miliardi. Non solo, Putin durante il fine settimana vola in incognito a Monte Carlo e in un paio di giorni "si alleggerisce"di quasi tutto. E poi, a quanto pare, si è rifatto di centinaia di miliardi.
Ma questi sono solo dei pagliacci travestiti da esperti, che non sono presi sul serio non solo in Russia, ma anche nelle strutture serie occidentali.
Se avessero i fatti, senza dubbio, li "verserebbero" li dove serve. Soprattutto perché l'ex "segreto bancario" in Occidente è ormai quasi scomparso. "Trasparentei" sono diventati perfino i depositi bancari che una volta erano celebri in Svizzera.
Ma allora dove li tiene Putin i suoi miliardi? Forse nella Cassa di Risparmio russa? Allora le riserve auree della Russia sono molto più elevate rispetto ai dati ufficiali. Ma Washington continuerà a rompersi la testa perché Mosca non si piega sotto le sanzioni. 200 miliardi di dollari sono una quantità impressionante, che è pari, per esempio, al bilancio annuale della Danimarca.
«IL CHOC E LA TREPIDAZIONE IN EUROPOLLAIO»
«ШОК И ТРЕПЕТ В ЕВРОКУРЯТНИКЕ»
L’isterismo russofobo nei paesi d’Europa ha raggiunto la grandezza adimensionale e mai vista. La Russia sta attaccando. I partigiani russi vestiti delle corazze sugli orsi combattivi si preparano di occupare Tallinn in due giorni. Il sommergibile russo in posizione in emersione ed a rimorchio costringe la Svezia e la Danimarca ad essere in preda a una crisi isterica. I fervidi ragazzi della NATO stanno tremando alla vista di un orso alle manovre militari.
In una parola, il pollaio di nome «Europa» di buon'ora si è svegliato e ha trovato due uova spaccate e si è messo a schiamazzare. A nessuno non viene in mente che la Russia non ha bisogno dell’Estonia. L'Estonia è necessaria come la quinta ruota del carro o come un campanello alla lepre. Ma le galline fremono di sdegno e battono le ali e i galli politici fanno chicchirichì a squarciagola.
L'essenziale è che bisogna scoprire ed evidenziare un iniziatore di quest’onda della russofobia. E qui si evidenzia un ruolo semplice della propaganda americana. Il nocciolo della questione è semplice come un tuorlo: il padrone avvisa cento volte le galline devono temere un orso russo.
L’europollaio si affligge, freme ed aspetta quando Ivan si lancerà a galoppo fino a Lisbona. Ma i periti di pollo si sbagliano di nuovo. A che serve ai Russi la costa portoghese? Alla Russia non serve niente. Semplicemente voi, gli europei e gli americani, lasciateci in pace. Bada ai fatti suoi! Non ficcate il naso nelle faccende altrui! Paese che vai, usanza che trovi! Vivete come volete. Non mettete contro la Russia i vostri cani e leccapiedi polacchi. All’orso non servono le galline! Il miele e i lamponi sono più buoni.
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Zarevich