IL MARE GLACIALE SARA’ «RUSSO»?
СТАНЕТ ЛИ РУССКИМ ЛЕДОВИТЫЙ ОКЕАН?
WILL THE ARCTIC OCEAN BECOME RUSSIAN?

Il professore dell’Università di Mosca Nikolaj Pavluk, direttore dell’Istituto Nazionale russo di Valutazione presso l'ateneo di Mosca, propone di mutare il nome del Mare Glaciale Artico in Mare Glaciale Russo. Secondo lui, c’è tutta una serie di motivi oggettivi per farlo, il principale è quello geografico.
La Russia ha nel nord il più lungo confine per il perimetro del Mare Glaciale Artico. Il maggiore numero di isole in questo Mare appartiene alla Russia. Anzi, praticamente tutte le isole, ad eccezione di una piccola isola che la Russia condivide con la Norvegia.
Il Mare Glaciale Artico è il più piccolo per la sua area sulla nostra Terra. Ma per il numero delle isole, di origine prevalentemente continentale, esso occupa il secondo posto dopo il Pacifico.
Se aggiungiamo che le vie artiche e queste isole furono scoperte dagli esploratori polari russi, diventa assolutamente chiaro che il mare deve ricevere il nome del paese da cui provengono questi esploratori, - ossia Mare Russo.
L’area totale dei possedimenti polari della Russia è la più grande in Artide. Il Canada, cui appartiene il secondo, per lunghezza, confine del Mare Glaciale Artico, possiede le aree polari la cui superficie è di quattro volte inferiore, - ricorda il professore Pavluk. – La secolare tradizione storica di dare ai mari ed oceani i nomi dei paesi che dominano una concreta area d’acqua – avvalora la possibilità di mutarne il nome,- ritiene lo scienziato. Esistono molti mari ed oceani che pure si identificano in un certo modo con uno Stato – per esempio l’Oceano Indiano e il Mare del Giappone.
Anzi, lo stesso Mare Glaciale Artico aveva mutato il suo nome più di una volta. Nell’arco di secoli lo si chiamava Mare Iperborico, Mare Scitico, Mare Glaciale, e anche Mare Tartaro. Come dimostra la storia, i nomi di molti siti geografici si mutavano a seconda di vari fattori.
La proposta di mutare il nome del Mare Glaciale Artico ha suscitato una reazione tumultuosa tra gli esperti. Il direttore dei programmi russi ed asiatici dell’Istituto di Sicurezza Mondiale a Washington Nikolaj Zlobin, per esempio, ritiene che ciò implica delle difficoltà nel settore aeronautico e nella pubblicazione delle mappe internazionali.
Nikolaj Pavluk studia attentamente le varie valutazioni della sua proposta da parte della comunità degli esperti. In riferimento al punto di vista che ciò potrebbe deteriorare la situazione internazionale poiché altri paesi possono accusare la Russia di volere farsi suo il fondale del Mare considerato comune, lo scienziato dice corto: i confini e il nome sono cose assolutamente diverse! Nikolaj Pavluk è interessato ad una discussione costruttiva della sua iniziativa poiché ritiene che qualsiasi iniziativa possa avere un completamento logico solo dopo aver fatto un iter di valutazione pubblica.