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«MARCO DINELLI: SCRITTORE E TRADUTTORE»
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Messaggio «MARCO DINELLI: SCRITTORE E TRADUTTORE» 
 
«MARCO DINELLI: SCRITTORE E TRADUTTORE»
«МАРКО ДИНЕЛЛИ: ПИСАТЕЛЬ И ПЕРЕВОДЧИК»

Marco Dinelli (Terni, 1970) ha studiato all’Università di Perugia e sta scrivendo una tesi di dottorato a Mosca (Università di Mosca Lomonosov), dove è anche il responsabile dei corsi di italiano per stranieri alla scuola Costanza Vinci di Mosca presso l’Ambasciata d’Italia. Ha insegnato per quattro anni traduzione dal russo in italiano e lingua e letteratura italiana alla facoltà di lingue dell’Università di Mosca Lomonosov, ha tenuto lezioni all’Istituto di Letteratura Gorkij di Mosca, è stato professore a contratto all’Università di Pisa (traduzione dal russo in italiano). Traduce dal russo «I fiori del male russi» di Viktor Jerofeev (Roma 2001), «Nikolaj Nikolaeviсh» (Roma 2002), «Ghiaccio» Vladimir Sorokin (Einaudi, Torino 2005). È autore di articoli e recensioni che riguardano la traduzione e la cultura russa contemporanea.

Marco Dinelli:  Al suo attivo vanta collaborazioni con le più importanti case editrici italiane, di prossima pubblicazione in Italia il suo primo libro «Lenin: dalla Pravda a Prada» per la TEA Edizioni.
    

Domanda: «Perché a Mosca e da quanto tempo sei qui?»
R: «Nel 1991 ci capitai per la prima volta assieme ad un altro gruppo di Italiani, viaggi studio organizzati dall’Associazione Italia-Russia. Piena crisi economica e nessuna intenzione di restarci. Nel 1996 ci sono tornato per migliorare il mio Russo e trovare un lavoro, ormai sono 11 anni che vivo in questo Paese»

Domanda: «Di cosa ti occupi al momento?»
R: «Insegno italiano, traduco, scrivo recensioni e articoli. Ultimamente anche il progetto di un libro di prossima pubblicazione in Italia»

Domanda: «Cosa ricordi del tuo primo giorno a Mosca?»
R: «Non ricordo precisamente il primo giorno se non che era estate, una bella estate, e che arrivammo la sera tardi. Rimanemmo stupiti dall’accoglienza che ci avevano riservato, una grande tavolata imbandita di pesce, caviale ed altre prelibatezze. Il personale, gente sicuramente abituata al contatto con gli stranieri, vestita in modo impeccabile. Poi quell’odore strano e indecifrabile, un odore di vecchio che dall’aeroporto ti accompagnava fino in camera, e la gente che correva in tutte le direzioni. Più che verso una meta ben precisa sembrava un movimento dettato dalla confusione e dal sentirsi smarriti»

Domanda: «I cambiamenti che hanno contraddistinto il Paese negli ultimi anni sono numerosissimi, quali sono le immagini più forti e significative che potrebbero rendere l’entità di tali cambiamenti?"
R: «Proprio in questo libro a quattro mani che sto scrivendo, tento di far rivivere alcune di queste immagini che possono rendere l’idea del divario tra la vecchia e la nuova Mosca. Ce ne sono tantissime. Ancora erano i tempi dei negozi per soli stranieri e di quelli per i Russi dove c’erano sì e no tre o quattro prodotti ed uno era sempre terminato, i senzatetto e gli alcolizzati che popolavano la metrò in misura nettamente maggiore alla situazione odierna. Mai comunque potrò scordare le mie avventure nei bagni sovietici con lo sciacquone che non funzionava mai e le invasioni di scarafaggi. La nuova Mosca ha visto l’ingresso di prodotti chimici finalmente in grado di abbatterli»

Domanda: «Amici e famiglia come hanno preso la tua scelta di trasferirti a Mosca?»
R: «Essendo figlio unico per i miei deve essere stata traumatica. Ho incontrato resistenza ma li avevo già preparati con altri lunghi soggiorni all’estero. Oggi il loro atteggiamento è diverso, c’è comprensione e rispetto per quello che sono riuscito a fare e sto facendo. Due o tre volte l’anno rientro regolarmente a Roma mentre loro, nonostante, i ripetuti inviti non sono mai venuti a trovarmi»

Domanda: «Se la scelta di vivere a Mosca ti ha allontanato dall’Italia, quanto ti ha allontanato? Cosa ti manca della Russia e cosa ti manca dell’Italia?»
R: «Il mio occhio sull’Italia è sempre stato critico sennò non sarei partito. Quello stile di vita soft, il mammismo istituzionale e la mancanza di una situazione di solitudine radicale di cui io necessitavo. Anche i rapporti umani li trovavo molto superficiali. Sicuramente Mosca, come ogni viaggio che si rispetti, mi ha cambiato e proiettato verso una realtà più cruda e guerrigliera. I primi anni sono stati come una scuola di sopravvivenza. Dell’Italia mi manca il modo di vivere il cibo ed anche il parlarne. Cosa invece mi manca di Mosca? Beh, difficile non rimpiangere la femminilità delle donne Russe»

Domanda: «Come sono visti gli Italiani? Ci sono degli aspetti della vita di tutti i giorni, sia professionale che privata, per i quali l’essere Italiano e cresciuto in Italia ti ha avvantaggiato?»
R: «Rispondo citando un autore da me tradotto “I Russi sono degli Italiani venuti male”. L’impronta che l’Italia ha lasciato con le sue vecchie commedie e canzoni, tra le primissime straniere a fare l’ingresso nel Paese, e la stessa che oggi sta continuando a lasciare attraverso la moda e il buon gusto in generale, è quella di una popolazione capace di godersi la vita, condizione alla quale il Russo ha sempre ambito senza poter mai raggiungere. Si riscontra in genere una notevole apertura verso di noi»

Domanda: «Possibile non sentirsi straniero in Russia?»
R: «Lasciarsi invadere dalla “russità”, far piazza pulita di pregiudizi e categorie mentali quasi innate, richiede un dispendio di energia enorme. Personalmente penso, che in un’opera di testardaggine estenuante, c’è stato un punto in cui ero riuscito ad integrarmi totalmente. Da un paio di anni a questa parte ho però sentito il bisogno di allontanarmi e riconquistare la mia identità»

Domanda: «Quali difficoltà hai personalmente incontrato nell’adattarti al Paese e quali aspetti del carattere e della mentalità Russa sono ancora duri da digerire?»
R: «La lingua ha costituito all’inizio un ostacolo enorme, soprattutto se lo pensiamo come mezzo fondamentale per arrivare ad eliminare tutte le mediazioni, ideale al quale ambivo. Ancora non accetto il nazionalismo nevrotico, cavallo di battaglia della politica ufficiale, e il materialismo che, in particolare a Mosca, risulta in una visione del mondo dove tutto si misura coi soldi»

Domanda: «Può la Russia essere considerata Europa? Quali aspetti continueranno a differenziare una città come Mosca dalle altre capitali europee? Quali aspetti la stanno invece portando ad essere come tutte le sue grandi sorelle?»
R: «Mosca è una città globale in cui solo dieci anni fa ad essere stranieri ci si sentiva osservati come si fosse allo zoo. Oggi per strada non ti guarda nessuno. Persiste un substrato asiatico riscontrabile in una maggiore immobilità e una minore apertura e tolleranza verso tematiche in Europa ormai da tempo accettate, l’omosessualità e l’integrazione ad esempio. Ma è proprio della storia di questo Paese il possedere un’anima doppia sempre a cavallo tra Oriente e Occidente»

Domanda: «Cos’è che di solito gli stranieri non immaginano di Mosca e della Russia? Pensi che all’estero ci sia un immagine veritiera della Russia?"
R: “Gli Europei di vecchia generazione la associano ancora all’Unione Sovietica e al Comunismo mentre i giovani si basano su un’immagine primitiva e semplificata, spesso fitta di criminalità e politica corrotta, restituitagli dai mass media. Non è un’immagine totalmente falsata, ma in Europa non si parla né di musica né di cultura, e quando le temperature scesero a meno trenta si diceva “la gente muore per le strade di Mosca” ma a morire in realtà erano solo i barboni disfatti dall’alcool»

Domanda: «A un Italiano/a che viene qui in vacanza cosa suggeriresti di esperire e vedere oltre le classiche mete turistiche della città?»
R: «Caffè Pushkin (Tverskoi Boulevard 26° - metrò Tverskaya - tel 2295590) per un’atmosfera stile ‘800 ricreata da zero dove anche le crepe sui muri sono finte. Bilingua (Krivokolenny pereulok 10 – metrò Kitay Gorod - tel 6239660) simpatico locale per studenti e il leggendario Hungry Duck (Ulitsa Pushechnaya 9 – metrò Kunezsky Most - tel 9236158) un tempo famoso ritrovo per notti a base di alcool e sesso sfrenato. VDHX (metrò VDHX) olimpo degli dei Sovietici»

Domanda: «Quanto spendi in un mese a Mosca, quanto guadagni?»
R: «Non ho uno stipendio fisso. Mosca è comunque una grande città che ti porta a spendere molto e in più non è nella mentalità Russa risparmiare. Facile lasciarsi contagiare»

Domanda: «Com’è il tuo rapporto con le donne Russe? Ci sono delle differenze con le donne Italiane?»
R: «E’ una relazione positiva. Le donne Russe amano la femminilità e dedicarsi al loro corpo in maniera quasi maniacale. Si incontra una maggiore disponibilità al gioco, mentre in Italia la donna esige un rapporto più paritario quasi come vi dovesse essere concorrenza tra la figura maschile e quella femminile»

2008



Ultima modifica di Zarevich il 19 Feb 2021 16:12, modificato 1 volta in totale 





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Messaggio Re: Marco Dinelli 
 
MARCO DINELLI, nato il 4 novembre 1970. Pubblicista, scrittore, traduttore. Nel 1991, dopo la laurea presso l'Università degli Studi di Perugia, decide di recarsi in Russia. Per quattro anni ha insegnato lingua italiana e letteratura italiana all'Università statale di Mosca, oltre a tenere lezioni e conferenze in altri istituti di istruzione superiore russi (il Gorky Literary Institute). In Italia, ha tenuto lezioni sulla cultura russa contemporanea e sulle peculiarità della traduzione dal russo all'italiano presso le Università di Pisa, Milano, Roma. È anche un ospite frequente in radio e televisione. Marko non è solo un ricercato traduttore, ma anche l'autore di un libro delle sue prime impressioni sulla Russia in transizione, autore di articoli sulla cultura russa contemporanea per i media popolari in Russia e in Italia.
  




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