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«LE MIE REMINISCENZE DI DOSTOJEVSKIJ»
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Messaggio «LE MIE REMINISCENZE DI DOSTOJEVSKIJ» 
 
Grazie mille! Very Happy
  



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Veramente il tema della colpa non è uno dei motivi che caratterizzano le opere né di Pushkin né di Gogol'.
Non mi viene in mente nessuna delle loro opere, almeno tra quelle che ho lette, in cui tale tema costituisca il motivo dominante o uno dei motivi principali.
Di Gogol' si deve però ricordare la profonda crisi religiosa che lo portò a bruciare il manoscritto dela seconda parte de "Le anime morte" e a rinnegare tutte le sue opere precedenti, considerate come una colpa.
Fu in quel periodo che scrisse e pubblicò i "Brani scelti della mia corrispondenza con gli amici", una raccolta di massime, pensieri e considerazioni moraleggianti, che provocò la reazione furiosa dei critici letterari, ed in particolare di Belinksij, fino ad allora il più convinto sostenitore di Gogol', che in una nota lettera prese le distanze da Gogol' denunciandone l'involuzione e le nuove concezioni filo ortodosse.
  



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Avevo pensato anch'io a questo episodio da te citato, solo che non so quanto possa essere considerato come riscontro testuale vero e proprio....solo che, come hai ben detto, in Puskin e Gogol' la colpa non è un tema affrontato, quindi la cosa si fa complicata..... Sad
  



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Caro Zarevich, Дорогой Царевич!

Ti ringrazio moltissimo per il post, perché mi ha fatto riflettere sul perché io ami tanto Dostoevskij. A volte, infatti, personalmente  corro il rischio di lodare tanto un autore solamente per frasi fatte, per vaghi ricordi, per il piacere di conoscere meglio di altri un autore di così grande fama. Mentre dovrei tornare più spesso al testo stesso, alla parola viva di questo grande, senza sdilinquirmi troppo in commenti generici. E il tuo post mi ha spinto proprio a fare questo. Sono andato a cercare un passo che mi ha colpito particolarmente, e trovatolo desidero condividerlo con voi!

Siamo nei Fratelli Karamazov, all'inizio del dialogo fra i fratelli Ivan e Alёša nella trattoria. Parla Ivan, con parole meravigliose, che sono una professione di amore incondizionato verso la vita.

(Ivan)
"<<Stavo seduto qui e mi dicevo che se non avessi più creduto nella vita, se avessi smesso di avere fede nella donna che amo e nell'ordine delle cose, e, anzi, se mi fossi convinto che tutto non è che un caos frenetico, maledetto, e forse diabolico, e se fossi poi colpito dalle più tremende disillusioni umane, allora vorrei vivere ugualmente, poiché, una volta che mi fossi accostato a questa coppa, non me ne staccherei più finche non l'avessi vuotata!
[...] so che la mia giovinezza trionferà di tutto, di ogni delusione, di ogni disgusto della vita. Molte volte mi sono chiesto se vi è al mondo una disperazione capace di soffocare questa irrefrenabile, e forse indecente, sete di vivere e sono giunto alla conclusione che, a quanto sembra non esiste
[...] Questa sete di vita certi moralisti tisici e inaciditi la definiscono spesso triviale, soprattutto i poeti. [...] Ma perché dovrebbe essere triviale? La forza centripeta sul nostro pianeta è ancora moltissima, Alёša. Si ha voglia di vivere, e io vivo, anche a dispetto della logica.
Posso magari non credere nell'ordine delle cose, ma le foglioline vischiose che spuntano a primavera mi sono care, mi è caro il cielo azzurro e mi sono care certe persone, che a volte - lo crederesti? - non si sa neppure perché si amino, e mi sono care certe conquiste umane, nelle quali, forse, ho smesso di credere da un pezzo, ma che si continuano a venerare col cuore, come vecchi ricordi.
[...] Le vischiose foglioline di primavera, il cielo azzurro: ecco ciò che amo! Qui non c'entrano né l'ingegno né la logica, qui si ama con le viscere, con i primi impulsi giovanili...
Comprendi qualcosa, Alёška, di tutto questo guazzabuglio, o no?>>

(Alёša)
<<Capisco anche troppo: si ha voglia di amare con le viscere e con il ventre e tu l'hai detto benissimo. Sono terribilmente lieto che tu abbia tanta voglia di vivere [...] Credo che tutti dovrebbero amare la vita prima di ogni altra cosa al mondo>>

(Ivan)
<<Amare la vita più del senso della vita?>>

(Alёša)
<<Proprio così: amarla prima della logica, come dici tu, assolutamente prima di ogni logica, e solo allora se ne afferrerà il senso.>>


"Amare la vita più del senso della vita", sono parole bellissime, piene di speranza, che infondono una forza e fiducia immense, tanto più che a pronunciarle è proprio Ivan, lo scettico, colui che nega il Mondo e che eppure non può soffocare il grande amore che prova per esso. E' un discorso da Karamazov, da gente che ama "con le viscere, con i primi impulsi giovanili", che vuole restare fedele alla propria natura di uomo.
Da diciannovenne quale sono non posso che sentire vibrare dentro di me le parole di Ivan Karamazov.
Leggendo il suo discorso mi sono sentito per un attimo in quella stessa trattoria "La capitale", in mezzo alle grida di richiamo, agli schiocchi delle bottiglie di birra stappate, al cozzo delle palle da biliardo, seduto al suo stesso tavolo, ad ascoltare avidamente le sue parole come un ragazzino russo, a sperare nella vita, a sperare di potere bere questa coppa e non staccarmene più finché non l'abbia svuotata.   WOW
  



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Messaggio «LE MIE REMINISCENZE DI DOSTOJEVSKIJ» 
 
— Жизнь полюбить больше, чем смысл её?


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Zarevich
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Messaggio «LE MIE REMINISCENZE DI DOSTOJEVSKIJ» 
 
"Besy" era il romanzo peferito del Velikijn Kniaz' scelto da Zarevich come avatar. Ha ragione Zarevich nella sua esegesi del termine russo: i besy sono gli angeli caduti, divenuti meschini, privi di qualsiasi grandeur. Il personaggio di Stavrogin è un banalissimo bes, e la sua morte è la miglior conferma... rileggo il romanzo per stupirmi di nuovo al vero grandeur, di Marja Timofeevna Lebiadkina
  



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Messaggio «LE MIE REMINISCENZE DI DOSTOJEVSKIJ» 
 
«LE MIE REMINISCENZE DI DOSTOJEVSKIJ»
Dall’anno 2008 sono passati parecchi anni… Allora ho scritto questo mio post «Le mie reminiscenze di Dostojevskij» ed oggi l’ho riletto e mi sono reso conto di condividere la mia propria opinione. Persino degli anni non hanno cambiato il mio sguardo su quest’argomento. Grazie a tutti quelli che hanno preso parte alla discussione su quest’argomento. Peccato che adesso quasi tutti siano lontani… Ma credo che qui verranno presto o tardi quelli che potranno esprimersi e potranno formulare una propria idea su Fiodor Dostojevskij. Ci credo molto.
Zarevich



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Zarevich
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Messaggio «LE MIE REMINISCENZE DI DOSTOJEVSKIJ» 
 
«I Demoni» «Бесы» (1872), certamente che è un romanzo-ammonimento e un romanzo-profezia in cui Fiodor Dostojevskij indica le catastrofi sociali nel futuro. La storia confermò più volte la ragione dello scrittore russo. All’anima dell’uomo minaccia la putrefazione e la morte. L’anima dovrà guarire! Qualunque teoria del riordinamento e della ristrutturazione del mondo potrà condurre alla cecità spirituale e alla pazzia, se l’uomo perderà la capacità del differenziamento del bene e del male.  

Nel romanzo «I Demoni» («Бесы») in cui Fiodor Dostojevskij documentalmente in modo preciso descrisse la natura e i meccanismi della rivoluzione russa e in cui del tutto si rivelò il dono profetico dello scrittore. Qui vorrei fermarmi sul titolo di questo romanzo e sulla sua traduzione nelle lingue straniere. Il fatto è che la parola russa «БЕС» = «БЕСЫ» («bes» in plurale «bèsy») non è affatto il demone. C’è la parola «ДЕМОНЫ» («I Demoni»), la quale corrisponde alla parola italiana «I Demoni». Ricordiamoci almeno il famoso poema in versi di Mikhail Lermontov «ДЕМОН» («IL DEMONE») dove il protagonista è l’angelo caduto, il demone, maestoso e grandioso e nello stesso tempo spaventoso. Ma la parola «БЕСЫ» con cui Dostojevskij chiamò il suo romanzo non è la stessa cosa che «I Demoni». «Bes» o in plurale «bèsy» sono i «minuti spiriti maligni» e così in Russia chiamavano delle personalità insignificanti, della nullità, degli uomini infami, perfidi e abominevoli. E così Dostojevskij chiamò quegli uomini «bèsy» i quali portarono la Russia alla catastrofe dell’anno 1917. Per quegli uomini il titolo «I Demoni» è troppo alto, non sono i «demoni», sono i «besy». Sono quei besy che generarono e allevarono successivamente nel XX secolo tali i mostri e i tiranni come Lenin, Hitler, Stalin, Mussolini… Di questo pericolo lui lanciava l'allarme e profetizzava nel suo romanzo «БЕСЫ» Fiodor Dostojevskij.  Per questa traduzione sbagliata avvengono all’estero dei malintesi e delle incomprensioni di questo romanzo.
Zarevich

  

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Zarevich
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«MUSEO DEL ROMANZO “I FRATELLI KARAMAZOV” A STARAJA RUSSA»
«МУЗЕЙ РОМАНА “БРАТЬЯ КАРАМАЗОВЫ” В СТАРОЙ РУССЕ»

Alla città di Stàraja Russa (Старая Русса) è stato aperto un nuovo Museo dedicato al romanzo di Fiodor Dostojevskij «I Fratelli Karamazov» («Братья Карамазовы»). Dostojevskij scriveva il suo romanzo in estate a Staraja Russa, invece in inverno a San Pietroburgo. Si ritiene che la maggior parte del romanzo Dostojevskij lo scrivesse proprio a Staraja Russa. Il nuovo Museo si divide in sei sale. Ogni stanza è dedicata ad un personaggio del romanzo: lo studio di Fiodor Pàvlovich (padre dei fratelli), la stanza di Katerina Ivànovna (la fidanzata di Dmitrij Karamazov), stanza dei bambini, l’osteria, la cella del monaco Zossìma. La città di Staraja Russa occupa un posto particolare nella vita di Dostojevskij. Qui lo scrittore passò otto stagioni estive e perciò spesso la chiamano la «città di Dostojevskij» («город Достоевского»). «I Fratelli Karamazov» («Братья Карамазовы») è l’ultimo romanzo scritto da Fiodor Dostojevskij. È un capolavoro assoluto della letteratura russa dell'Ottocento e di ogni tempo. Pubblicato a puntate su «Il Messaggero Russo» («Русский Вестник») dal gennaio 1879 al novembre 1880. Nei primi capitoli l'autore presenta i personaggi, iniziando dal vecchio padre Fiodor Pavlovich, proprietario terriero in un distretto di provincia, Skotoprigonjevsk (Скотопригоньевск) che ricalca la topografia di Staraja Russa sul Lago Ilmen'. Secondo l'originale progetto di Fiodor Dostojevskij, la storia dei fratelli Karamazov doveva essere la prima parte di una complessa e vasta biografia di Aleksej (Aliosha Karamazov = Алёша Карамазов), uno dei fratelli: «La Storia del Grande Peccatore» («История Великого грешника»). L'opera, dopo cinque anni, due di studio e tre di lavoro, rimase incompiuta. L'autore compose la maggior parte del testo a Staraja Russa. Stàraja Russa (Старая Русса) è un'antica cittadina della Russia, sita sulla sponda del fiume Polìst' (Полисть), immissario del Lago Ilmèn' (Ильмень), 99 km a sud del capoluogo Velìkij Nòvgorod (Великий Новгород = Novgorod la Grande). Stàraja Russa è nota per essere stato il luogo di riposo estivo per la famiglia Dostoevskij, dove lo scrittore Fiodor Dostojevskij ha composto e parzialmente ambientato il suo grande romanzo «I Fratelli Karamazov».
Zarevich

  




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Nina Perlina Нина Перлина
«LE FIGURE RETORICHE E LE ECFRASIS NEL ROMANZO DI F.M.DOSTOJEVSKIJ “L’IDIOTA”»
«ТЕКСТЫ-КАРТИНЫ И ЭКФРАЗИСЫ В РОМАНЕ Ф.М. ДОСТОЕВСКОГО "ИДИОТ"»
Casa Editrice «Aleteia» San Pietroburgo 2017 (Pagine 336)
Издательство «Алетейя» Санкт-Петербург 2017

Ekphrasis (o anche ècfrasi, ecphrasis o ècfrasis) è un termine di derivazione greca e indica la descrizione verbale di un'opera d'arte visiva, come ad esempio un quadro, una scultura o un'opera architettonica. Il modello d'appoggio della costruzione della narrazione nel romanzo di Fiodor Dostojevskij «L’Idiota» («Идиот»). L’Ekphrasis crea delle forme della descrizione verbale dell’«indicibile inesprimibile»

  

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Descrizione: Nina Perlina «LE FIGURE RETORICHE E LE ECFRASIS NEL ROMANZO DI F.M.DOSTOJEVSKIJ “L’IDIOTA”»
Casa Editrice «Aleteia» San Pietroburgo 2017 (Pagine 336) 
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«DEDICATO A DOSTOJEVSKIJ»
«ПОСВЯЩЕНО ДОСТОЕВСКОМУ»

La Mostra dei lavori artistici dedicati al romanzo di Fiodor Dostojevskij «L’Idiota» («Идиот») si è aperta al Nord d’Italia. Proprio 150 anni fa a Firenze Fiodor Dostojevskij terminò di scrivere il suo romanzo monumentale. Il Museo Letterario «DAL’» e il Museo di Fiodor Dostojevskij di San Pietroburgo hanno messo a disposizione delle loro collezioni museali delle illustrazioni per libri dipinte dai vari pittori per il romanzo «L’Idiota». Fra i lavori ci sono dei ritratti dei personaggi del romanzo dipinti dal celebre pittore Ilja Glazunòv (Илья Глазунов).

  

L'Idiota di Ilja Glazunov .jpg
Descrizione: Il Principe Myshkin «L’Idiota» di Fiodor Dostojevskij
Dipinto di Ilja Glazunov 
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L'Idiota di Ilja Glazunov .jpg







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Fiodor Dostojevskij Фёдор Достоевский
«L’IDIOTA» «ИДИОТ»
Casa Editrice «Azbuka» San Pietroburgo 2015 (Pagine 640)
Издательство «Азбука» Санкт-Петербург 2015

Il romanzo «L'Idiota» («Идиот», 1868) è stato ideato e scritto da Fiodor Dostojevskij in Svizzera, nella patria del grande illuminante Rousseau, e quindi è opportuno ricordare il suo contemporaneo Voltaire, autore de «L'Innocente», libro che fu uno dei primi tentativi di mostrare l'«uomo ideale» in questo mondo imperfetto. «L'idea principale ... - scriveva Dostojevskij a proposito del suo romanzo, - è quella di ritrarre una persona positivamente bella. Non c'è niente di più difficile al mondo...». Non è per questo che Dostoevskij ha mostrato al mondo il «Principe di Cristo» («Князь Христа»), in modo che non dimentichiamo: «La compassione è la più importante e, forse, l'unica legge dell'esistenza di tutta l'umanità». («Сострадание есть главнейший и, может быть, единственный закон бытия всего человечества»).

  

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Descrizione: Fiodor Dostojevskij «L’IDIOTA»
Casa Editrice «Azbuka» San Pietroburgo 2015 (Pagine 640) 
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