Donbass, testimonianze di militari ucraini che si sono arresi ai russi
Pochi giorni fa, nel corso dell’avanzata russa attorno ad Avdeevka, i militari della brigata “1a Slavyanskaya” (formazione della Milizia Popolare di Donetsk) hanno ottenuto il controllo di nuove posizioni nei pressi della cava di Vodyanoe, dove si trovavano sei militari ucraini. Coloro che hanno opposto resistenza sono rimasti uccisi, mentre gli altri tre si sono arresi.
I militari russi hanno trovato di fronte a loro persone impreparate alla guerra, mandate al fronte in posizioni a loro sconosciute, “come carne da cannone”, a tappare i buchi dovuti alle ingenti perdite. Queste persone, ritrovatesi a dover imbracciare un’arma per via della mobilitazione scriteriata, sono finite in prigionia nel corso del loro secondo giorno in prima linea.
“Khohkol”, l’ufficiale della brigata 1a Slavyanskaya che ha coordinato l’avanzata russa verso la cava, ha spiegato che questa situazione, negli ultimi tempi, non è una novità: “gran parte dei militari ucraini inviati dai loro comandanti presso le prime linee sono impreparati ai combattimenti. Questo può significare che stanno conservando gli uomini capaci di combattere, oppure che questi reparti sono già stati sconfitti”.
L’assalto dei russi non è stato l’unico momento in cui hanno fischiato la loro vita. Una volta che le posizioni sono passate sotto il controllo russo, l’artiglieria ucraina ha iniziato a colpirle.
“Per loro non eravamo nessuno - ha raccontato uno dei prigionieri riferendosi ai russi che hanno conquistato le sue posizioni-, avrebbero potuto spararci e nessuno gli avrebbe detto nulla. Al contrario, ci hanno salvati dai bombardamenti dei nostri commilitoni”.
I tre militari che si sono arresi, attualmente in cura presso uno degli ospedali di Donetsk, hanno accettato di raccontare la loro esperienza.