«L’INDIMENTICABILE RESITENZA ITALIANA»
«НЕЗАБЫВАЕМОЕ ИТАЛЬЯНСКОЕ СОПРОТИВЛЕНИЕ»
Il 25 aprile tutto il popolo italiano celebra l’anniversario della Resistenza italiana. Sono noti i nomi di molti eroi, periti per la liberazione del paese, come i sette figli di Alcide Cervi, i partigiani sovietici Fiodor Poletajev, Nicolaj Bujanov, e molti altri. Luigi Longo, uno dei dirigenti e organizzatori della lotta partigiana in Italia, scrisse: «Quando è nata la Resistenza italiana? La risposta è facile e sicura: essa è nata col fascismo stesso. Fin dal primo giorno, fin dalle prime manifestazioni di violenza organizzata e armata contro il popolo, il popolo si è levato alla difesa della Resistenza e alla lotta».
(Luigi Longo «Un popolo alla macchia», Verona, 1947).
Nell’inizio del 1943 l’opposizione al fascismo si estese sempre più, nelle forme più diverse; in marzo esplosero grandi scioperi a Milano, a Torino e anche in Sicilia. In diverse città d’Italia apparvero tipografie clandestine che pubblicarono giornali antifascisti. A Milano l’«Unità» cominciò a uscire regolarmente dal 1942. Verso l’estate del 1943, sotto l’influsso delle vittorie dell’esercito sovietico sulle truppe hitleriane, la lotta antifascista assunse un carattere di massa. Il 25 luglio 1943 cadde il governo di Mussolini e il regime fascista. I circoli reazionari volevano conservare gli ordinamenti fascisti, ma le masse popolari, con a capo il partito comunista italiano, esigevano l’eliminazione completa del regime fascista, l’instaurazione delle libertà democratiche e immediata fine della guerra. Dai primi giorni, dell’occupazione tedesca, dal settembre 1943, il popolo italiano insorse alla lotta armata contro gli invasori. La prima battaglia per la libertà fu combattuta a Roma, dove soldati italiani insieme al popolo tentarono eroicamente di contrastare il passo ai tedeschi3. Ed è appunto dall’eroica difesa di Roma che scocca la scintilla della vittoriosa guerra di liberazione nazionale (1943—1945). Dal novembre 1943 si formarono le brigate d’assalto «Garibaldi» che ottennero successi militari; i garibaldini erano conosciuti come partigiani coraggiosi. Nella lotta partigiana il partito comunista italiano ebbe sempre un ruolo dirigente. Stando a capo della lotta dei lavoratori italiani, il PCI conquistò calda simpatia nelle masse popolari. Il 25 aprile 1945 lo stato maggiore delle forze armate partigiane e il Comitato di Liberazione Nazionale con a capo Luigi Longo, gettò l’appello all’insurrezione generale. Il popolo stesso liberò dai nazifascisti grandi città come Torino, Milano, Bologna, e tutto il Veneto; quel giorno della liberazione completa del paese dai nazifascisti, il 25 aprile, è diventato festa nazionale della Resistenza italiana.
«EROI DELLA RESISTENZA ITALIANA»
«ГЕРОИ ИТАЛЬЯНСКОГО СОПРОТИВЛЕНИЯ»
Il brano è riprodotto del libro «I miei sette figli», scritto da Alcide Cervi, papà Cervi, contadino italiano, i cui sette figli furono fucilati dai nazifascisti nel 1943. Il padre ricorda il momento, quando vide per l’ultima volta i suoi sette figli, prima della loro morte. La moglie mi disse: «I nostri figli non torneranno più. Sono stati fucilati tutti i sette». Rimasi fermo e zitto, poi chiesi senza chiedere: «Non torneranno più?». E la moglie: «No, non torneranno più, sono morti tutti e sette». Dopo che avevo saputo, mi venne un grande rimorso. Non avevo capito niente, niente, e li avevo salutati con la mano, l’ultima volta, con la speranza che andavano al processo… E invece andavano a morire. Loro sapevano, ma hanno voluto lasciarmi l’illusione, e mi hanno salutato, sorridendo: con quel sorriso mi davano l’ultimo addio. Figli, perché avete avuto pietà della vecchiezza mia, perché non mi avete detto che andavate alla fucilazione? Avrei urlato ai fascisti e forse non sareste morti. Adesso che mi hanno detto tutto, e i compagni di carcere mi hanno ripetuto le frasi vostre, rimorso mio è grande. Perché avete fatto cosi, figli miei? È colpa mia, se ho sempre creduto in voi che nessuno l’avrebbe vinta su di voi? Non è sempre stato cosi, quando eravamo insieme e tornavate vincitori dai processi, dalle carceri, dalle lotte coi fascisti, dai colpi partigiani3? Ma alla morte, alla morte non ci avevo mai pensato. Eravate tutti e sette insieme, anche davanti alla morte, e so che vi siete abbracciati, vi siete baciati, e Gelindo prima del fuoco ha urlato: «Voi ci uccidete, ma noi non morremo mai!. È vero, figli miei, vostro padre aveva ragione, voi non potete morire. E questa è la forza che mi fa andare avanti, che non mi fa piegare dal sentimento, altrimenti, sarei venuto con voi presto, come la mamma vostra».
(Riduzione da: A.Cervi-R.Nicolai «I miei sette figli». Roma, 1969)
«PARTIGIANI SOVIETICI IN ITALIA»
«СОВЕТСКИЕ ПАРТИЗАНЫ В ИТАЛИИ»
Molti cittadini sovietici, capitati in Italia come prigionieri di guerra, fuggirono dai campi di concentramento tedeschi per riprendere la lotta a fianco dei partigiani italiani nel movimento della Resistenza, e molti diedero la loro vita per la liberazione dell’Italia e dell’Europa dal giogo fascista. Dopo la fine della guerra abbiamo saputo il vero nome dell’eroe leggendario della Resistenza italiana, Fiodor «Poetali», contadino di Rjazàn’ (Рязань), sergente artillerista della divisione siberiana, Fiodor Poletàjev (Фёдор Полетаев), che peri da eroe il 2 febbraio 1945 in Liguria, nei pressi della città8 di Cantalupo. Nel 1947 per le sue gesta eroiche il governo italiano lo decorò della medaglia d’oro, la piu alta onorificenza della Repubblica italiana. La sua tomba si trova a Genova, ornata sempre di bellissimi garofani rossi. In Liguria, dove peri Fiodor Poletajev, combattevano molti altri partigiani sovietici. Non saranno mai dimenticati i nomi di Nicolaj Poljasciuk (Josef), Nicolaj Pòronov, Jakov Gòrev, Dmitrij Stolètov. In Toscana, fra gli uomini sovietici, partecipanti alla Resistenza italiana, era noto il nome di Nicolaj Bujanov (Николай Буянов) che lottava nella provincia di Arezzo. Deportato dai tedeschi in Italia sedicenne, quattro volte tentò la fuga, ma senza successo; finalmente riusci e raggiunse i partigiani italiani nel giugno 1944. L’otto giugno 1944 la sua compagnia «Chiatti» fu circondata dai tedeschi, e Nicolaj Bujanov, che era fuori dell’accerchiamento, potè salvare 60 partigiani italiani. Nicolaj Bujanov mori eroicamente in quel combattimento.
Il Presidium del Soviet Supremo dell’URSS ha decorato otto italiani per l’audacia e il coraggio nel salvamento e aiuto ai soldati e ufficiali sovietici durante la seconda guerra mondiale. Fra questi vediamo il nome di Alcide Cervi, i cui sette figli erano fucilati dai nazifascisti.
Ultima modifica di Zarevich il 17 Lug 2018 16:44, modificato 1 volta in totale
____________
Zarevich