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Doppio bequadro
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«ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»
Esiste una regola?
Per quanto io sappia:
Sulle "a", "i", "u" si mette solo quello grave: à, ù, ì.
Sulla "o" invece sia quello grave che quello acuto?
Oppure sulla finale tonica solo quello grave?
L'accento acuto sulla "e" si mette sull'ultima vocale
1. nelle parole che finiscono con "ché": perché, affinché ecc.
2. nelle alcune forme della terza pers. sing. del passato remoto dei verbi di II coniugaz.: poté, credé ecc.
3. né (negaz.)
4. ?
quello grave:
1. è (Essere)
2. ?
Purtroppo queste cose non ci sono nei nostri manuali e non si insegnano mai..
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Beowulf
Registrato: Settembre 2006
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Accento:
E' un intonazione piu' forte e prolungata, che cade su una determinata sillaba di una parola.
L'accento e' detto tonico e tonica e' la sillaba o la vocale che lo riceve.La sillaba non accentata e' detta atona:
finestra
arido
Quando l'accento tonico viene ewspresso si ricorre all'accento grafico, che puo' essere :
GRAVE quando indica un suono apertoi; e' il piu' usato e i trova sulle vocali a,e,o,i,u
città
caffè
falò
ACUTO quando indica un suono chiuso; si trova sulle vocali e,o
benché
esempio:
légge (norma)
lègge (verbo leggere)
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Angelo di fuoco
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Uso odierno
Sulle vocali a, i, o, u si mette soltanto quello grave, sulla e sia l'acuto (quando la vocale è chiusa) si il grave (quando è aperta).
Quando vuoi sapere se una vocale è chiusa od aperta, rivolgiti ad un toscano o ad un buon dizionario.
Esempio famoso: la pésca (la fanno i pescatori) e la pèsca (è un frutto di provenienza persana) son cose diverse.
Il tuo dubbio sulla o è legittimo. Nelle forme verbali del passato remoto e del futuro è sempre aperta, quindi porta l'accento grave. Esistono però parole dove la o tonica è chiusa: ad esempio, tutti i sostantivi maschili in -(t)ore, comunque questo non viene notato che nei dizionarî.
____________ Огненный ангел
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Doppio bequadro
Registrato: Settembre 2006
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Mi interessava più che altro quello grafico, quando è obbligatorio.
È necessario mettere l'accento sulla terza persona del verbo "dare": dà, dànno, o si mette solo quando non si capisce dal contesto? Si può scrivere semplicemente "da", "danno" o ci sarà la confusione con la preposizione "da" e con il sostantivo "il danno"?
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Beowulf
Registrato: Settembre 2006
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Angelo di fuoco ha scritto: Uso odierno
Sulle vocali a, i, o, u si mette soltanto quello grave, sulla e sia l'acuto (quando la vocale è chiusa) si il grave (quando è aperta).
Quando vuoi sapere se una vocale è chiusa od aperta, rivolgiti ad un toscano o ad un buon dizionario.
Esempio famoso: la pésca (la fanno i pescatori) e la pèsca (è un frutto di provenienza persana) son cose diverse.
Il tuo dubbio sulla o è legittimo. Nelle forme verbali del passato remoto e del futuro è sempre aperta, quindi porta l'accento grave. Esistono però parole dove la o tonica è chiusa: ad esempio, tutti i sostantivi maschili in -(t)ore, comunque questo non viene notato che nei dizionarî.
no e' cosi, sulla o si mette sia quello grave che quello acuto
esempio
Bòtte contenitore dove si mette il vino
Botte quando si litiga e ci si percuote l'un l'altro
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Beowulf
Registrato: Settembre 2006
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Doppio bequadro ha scritto: Mi interessava più che altro quello grafico, quando è obbligatorio.
È necessario mettere l'accento sulla terza persona del verbo "dare": dà, dànno, o si mette solo quando non si capisce dal contesto? Si può scrivere semplicemente "da", "danno" o ci sarà la confusione con la preposizione "da" e con il sostantivo "il danno"?
piu che altro serve per ricordarti che ha un suono piu' aperto della a normale.
essi danno, verbo, e il danno come sostantivo si differenziano come pronuncia dal fatto che nel primo la a e' aperta nel secondo e' piu' chiusa.
Quindi l'uso obbligatorio dell'accento sulla forma verbale
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Doppio bequadro
Registrato: Settembre 2006
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Beowulf ha scritto:
esempio
Bòtte contenitore dove si mette il vino
Botte quando si litiga e ci si percuote l'un l'altro
Mi piace quello scherzo con la "o" chiusa e quella acuta:
Avete delle domande da pòrci o da pórci
Cambiando l'accento, cambia anche il senso
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Angelo di fuoco
Registrato: Settembre 2006
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Residenza: Brema
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E qual è il verbo e quale il sostantivo in questo caso?
Non vorrei sbagliare!
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Beowulf
Registrato: Settembre 2006
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Angelo di fuoco ha scritto: E qual è il verbo e quale il sostantivo in questo caso?
Non vorrei sbagliare!
ehe eh, non vorrei sbagliare ma sono entembi sostantivi.
es:
io faccio la bòtte (io sto costruendo il contenitore per il vino)
io faccio a bótte (io picchio qualcuno)
in questo caso e' anche la presenza di una particella o dell'articolo a differenziare nel significato le due frasi.
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Myshkin
Registrato: Settembre 2006
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Ma forse il dubbio di Angelo di fuoco era su pórci e pòrci
pòrci è il sostantivo, plurale di pòrco.
pórci è il verbo: porre a noi
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Beowulf
Registrato: Settembre 2006
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Myshkin ha scritto: Ma forse il dubbio di Angelo di fuoco era su pórci e pòrci
pòrci è il sostantivo, plurale di pòrco.
pórci è il verbo: porre a noi
eh eh hai ragione.
ho preso una svista
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Angelo di fuoco
Registrato: Settembre 2006
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Myshkin ha scritto: Ma forse il dubbio di Angelo di fuoco era su pórci e pòrci
pòrci è il sostantivo, plurale di pòrco.
pórci è il verbo: porre a noi
Uff!
Ho una terribile voglia di vantarmi di non aver sbagliato nel pensiero. Posso? posso? posso?
____________ Огненный ангел
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Angelo di fuoco
Registrato: Settembre 2006
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Beowulf ha scritto: no e' cosi, sulla o si mette sia quello grave che quello acuto
esempio
Bòtte contenitore dove si mette il vino
Botte quando si litiga e ci si percuote l'un l'altro
Vero! per la differenziazione! ma è veramente obbligatorio mettere l'accento in questo caso?
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Myshkin
Registrato: Settembre 2006
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Residenza: Roma - Vologda
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Sì, in caso di omonimia bisogna usare l'accento per identificare il vocabolo, come l'esempio di Beowulf, o come anche "volto" che cambia comletamente significato con l'accento grave o con quello acuto.
Ma spesso si omette perché si capisce dal contesto. Un po' come voi russi spesso scrivete la e al posto della ё, giusto?
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Angelo di fuoco
Registrato: Settembre 2006
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Vero, anche se preferirei che si mettesse obbligatoriamente la ё ovunque la pronuncia lo richiede, come in bielarusso.
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