«СТАТУЯ ЮПИТЕРА. СКУЛЬПТУРА I ВЕКА НАШЕЙ ЭРЫ, ЭПОХА ФЛАВИЕВ»
La statua di Giove è una scultura risalente alla fine del I secolo d.C. del dio Giove. In marmo bianco e bronzo, è conservata presso il Museo Ermitage di San Pietroburgo. La statua di Iupiter alta più di 3 metri, risalente alla fine del I secolo d.C. e restaurata nel XIX secolo. Proviene dalla villa di Domiziano a Castel Gandolfo. È entrata a far parte della Collezione Campana, prima di essere trasferita all'Ermitage nel 1862. La statua di Iupiter è probabilmente ispirata alla statua crisoelefantina di Zeus a Olimpia, quest'ultima opera di Fidia[2] e ospitata nell'omonimo tempio di Olimpia; considerata una delle «Sette meraviglie». La statua è andata poi perduta, probabilmente a seguito dell'incendio dello stesso provocato in base a un editto di Teodosio II o in un altro incendio, nel proprio palazzo a Costantinopoli.
Zeus salpò per Pietroburgo nell'autunno del 1861. Enorme, potente, maestoso. Pesa sedici tonnellate ed è alto circa cinque metri. Alessandro II era orgoglioso dell'acquisizione: la scultura più grande del mondo!
«Zeus, tra gli dei il più grande e il migliore», il dio del cielo, della luce del giorno, dei temporali. È il padre di tutti gli dei. Zeus trasforma costantemente il mondo, dando origine a nuovi dei.
Ispira le persone con gioia, conoscenza e dubbio. Giove non ha mai mostrato alle persone il suo volto. Dava solo segni, solo accenni.
Zeus seduto su un trono. La sua testa è ornata da una corona di ulivi. Nella mano destra, Zeus tiene Nike, la dea della vittoria, fatta di oro e avorio. Sulla sinistra c'è un segno di potere, un magnifico scettro. Scarpe e vestiti di Giove d'oro. Anche il trono è d'oro, decorato con gioielli.
Si ritiene che questa magnifica scultura, rinvenuta durante gli scavi nel palazzo dell'imperatore Domiziano, sia una copia dell'opera del grande scultore greco Fidia. Si diceva che colui che non riuscì mai a guardare Zeus fosse infelice. Questa è la settima meraviglia del mondo.
Fidia creò in un impeto di ispirazione che innalzò lo spirito al di sopra di ogni cosa terrena. Si dice che Zeus sia sceso a Fidia per posare per lui. E quando l'opera fu terminata, lo scultore chiese a Dio: «Sei soddisfatto?» Ci fu un tuono: «Sì».
Se una persona che ha vissuto molte disgrazie e preoccupazioni, con un'anima piena di amarezza, appare davanti alla statua di Giove, allora dimenticherà tutte le cose dure e terribili che la vita umana porta.
Mozart chiamò la sua ultima, Quarantunesima Sinfonia «Giove». Non l'ha chiamata così per caso. Non ha avuto il tempo di ascoltare questa composizione, ma credeva che le persone dovessero assicurarsi che gli dei fossero presenti sulla terra, in noi stessi. Siamo solo una parte del piano divino. Ma la musica aiuta a svelare questa idea.
Zeus-Giove, cosa credere? Quando gli scienziati vengono interrogati sulla fede, rispondono: c'è la fede di un cittadino, la fede di un filosofo e la fede di un poeta. Il cittadino dice: Zeus è il patrono del mondo, del potere, che dobbiamo onorare. Il filosofo osserva con calma: Zeus è una legge mondiale, senza forma né apparenza. E il poeta chiarisce: Zeus è un re celeste, che di tanto in tanto scappa dalla sua regina celeste alle donne terrene, o sotto forma di toro, poi sotto forma di pioggia dorata, poi sotto forma di cigno, poi in qualche altra forma. E tutti - il filosofo, il poeta e il cittadino - dicono la verità. Basta non mescolarli.
Il saggio Socrate suggeriva di pregare Zeus ogni giorno: «Zeus, concedici il vero bene, che lo chiediamo o no, e allontana da noi il male anche se lo cerchiamo».
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Zarevich
