L’operazione unica della salvezza di «Madonna» è terminata al Museo delle Arti Figurative «PUSHKIN» di Mosca. I restauratori hanno restituito alla vita il capolavoro del pittore italiano Nicolò di Pietro, noto anche come Nicolò Paradiso di cui sia hanno notizie dal 1394 al 1430.
Al laboratorio di restauro del Museo il quadro del pittore veneziano «Madonna col Bambino» è capitato nello stato critico: il gonfiamento della pittura, la sgranatura e altri segni del guaio. Quando al laboratorio è stato tolto il telaio, è stato chiaro che la tavola di pioppo su cui è stato dipinto il quadro è lesa dallo scarabeo.
Questo quadro della pittura italiana è capitato in Russia nel XIX secolo prima nella collezione privata del Conte Shuvàlov, poi nel 1924 è stato trasmesso dal Palazzo di Shuvalov a Pietroburgo al Museo delle Arti Figurative «PUSHKIN» a Mosca.
A proposito, dapprima si considerava che la tela è stata dipinta dal pittore napoletano Roberto Oderisi, però più tardi il quadro è stato attribuito come il lavoro di NICOLO’ DI PIETRO.
Come nei lavori di Lorenzo, anche in Niccolò di Pietro vi era una pronunciata tendenza ad adattarsi alla pittura gotica. Gli storici ritengono che questa famiglia sia stata il principale promotore dell'influenza gotica proveniente dal nord nell'arte veneziana. D'altra parte, si può vedere nelle opere di Nicolò anche un'influenza della scuola bolognese, che nel XIV secolo da maestri come Vitale da Bologna, Tommaso da Modena e Giovanni da Bologna, aveva iniziato lo sviluppo di una più realistica narrazione dei soggetti religiosi. A questo proposito, alcuni ricercatori ritengono che Niccolò di Pietro potrebbe essere un discepolo di Giovanni da Bologna, come si legge nelle ultime volontà del 23-24 ottobre 1389 di questi ultimo, in cui si cita un «Nicolao Suo disipulo» («il suo allievo Nicolò").
Inoltre, Nicolò di Pietro era un contemporaneo del famoso maestro Gentile da Fabriano, forse il migliore artista italiano del gotico internazionale; Gentile si trovava a Venezia nel 1408 per eseguire lavori nel Palazzo Ducale e i suoi modi raffinati non potevano non influenzare le successive opere di Nicolò.
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Zarevich
