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«JEVGHENIJ PERMJAK: UNO SCRITTORE RUSSO»
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Messaggio «LA FAVOLA DEL PAESE TERRA-FERRO» 
 
Evghenij Permjak Евгений Пермяк
«LA FAVOLA DEL PAESE TERRA-FERRO»
«СКАЗКА О СТРАНЕ ТЕРРА-ФЕРРО»
Casa Editrice «Ripol Klassik» Mosca 2010
Издательство «Рипол Классик» Москва 2010

Alla base del soggetto della fiaba c’è un racconto del nonno al suo nipotino del Paese Terra-Ferro dove la gente viveva in pace e felicemente, passando i giorni nel lavoro. Ma una volta nel Paese arrivano tre re avidi e malvagi: il Re di Legno (Деревянный Король), il Re di Ferro (Железный Король) ed il Re d’Oro (Золотой Король).
Nell’inseguimento per il potere e per il proprio tornaconto, i re di legno e di ferro provano rancore verso di sé. Alla resa dei conti soffrono i semplici cittadini. Ma arriva il giovanotto forte e coraggioso, rompe l'incanto e salva il suo Paese dai tiranni.
Il libro di Evghenij Permjàk «LA FAVOLA DEL PAESE TERRA-FERRO» («СКАЗКА О СТРАНЕ ТЕРРА-ФЕРРО») è uscito con le bellissime illustrazioni del pittore Ilja Kabakòv (Илья Кабаков).
Il libro nella forma accessibile e conoscitiva senza didattismo racconta al bambino del bene e del male, della giustezza e degli altri aspetti della vita umana. È una fiaba del bene e del male e dove il bene sempre dovrà vincere.

Evghenij Permjàk (Евгений Пермяк 1902-1982), il famoso favolatore uralico, l’autore delle numerosissime fiabe e dei libri scientifico-popolari per i ragazzi come «I Colori Incantati» («Волшебные краски»), «Come il Fuoco sposò l’Acqua» («Как Огонь Воду замуж взял»), « I Nodi al fazzoletto» («Памятные узелки»), «Il Lago diversivo» («Обманное озеро») e molte molte altre raccolte delle fiabe e novelle fra le quali un posto particolare occupa «LA FAVOLA DEL PAESE TERRA-FERRO».

  

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«LA FAVOLA DEL PAESE TERRA-FERRO»
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Zarevich
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«JEVGHENIJ PERMJAK: UNO SCRITTORE RUSSO»
«ЕВГЕНИЙ ПЕРМЯК: РУССКИЙ ПИСАТЕЛЬ»

Jevghenij Permjak o Permyak, 1902-1982 (vero nome Jegbhenij Vìssov) è uno scrittore in prosa, drammaturgo e giornalista russo. All'inizio degli anni '1930, Jevghenij Permjak si trasferì a Mosca e si dedicò ad attività letterarie professionali. Collabora alle varie riviste. Si dichiara drammaturgo. Dei drammi dei primi anni '30, il più famoso è «La Foresta stormisce» («Лес шумит», 1937). Durante la Guerra, Jevghenij Permjak con un gruppo di scrittori di Mosca era a Sverdlovsk. Collabora attivamente con il «Sovinformburo», risponde agli eventi attuali con il giornalismo nel quotidiano «Sverdlovsk», «Nizhnij Taghil», «Celjabinsk», parla nelle fabbriche. In quel momento, si avvicinò allo scrittore Pavel Bazhov (Павел Бажов), lo aiutò a gestire l'organizzazione degli scrittori locali. Questa relazione è diventata un'amicizia duratura. Successivamente, Jevghenij Permjak dedicò a Pavel Bazhov il libro «Maestro di lunga vita» («Долговекий мастер»).
Jevghenij Permyak è l'autore di libri scientifici popolari per bambini «Dal falò al calderone» («От костра до котла», 1959), «La storia della Terra Ferro» («Сказка о стране Терра-Ферро», 1959), «La storia del gas» («История газа», 1957) e altri, I libri giornalistici su argomenti economici e politici: «On the Seven Athletes» (1960), «The ABC of Our Life» (1963). Uniti dall'importanza del lavoro, mostrano il «segreto del prezzo» del lavoro umano, la necessità di unirsi al lavoro fin dall'infanzia, perché le brave persone, padroni del loro paese e destino, cresceranno da laboriosi piccoli cittadini sovietici.
Jevghenij Permjak è considerato uno dei creatori della fiaba moderna. Facendo affidamento su tradizioni favolose, utilizzando forme favolose e fantastiche, inserisce un nuovo contenuto moderno nel genere tradizionale. La finzione, la fantasia audace nelle fiabe di Permyak è reale, praticamente giustificata, il più vicino possibile alla vita. Gli eroi delle fiabe di Permjak non cercano aiuto da poteri magici. Prevalente la conoscenza indagatrice, il lavoro è il sempre nuovo «potere magico» che rimane sempre moderno. Solo attraverso il lavoro si ottiene la felicità, solo nel lavoro è il potere dell'uomo, la fonte della sua vita.
Nei romanzi, Permjak cerca nuove forme narrative, usa le forme della fiaba, era lei allegoria, simbolismo fiabesco, fantastici motivi, realizzati nella succosità linguistica delle descrizioni dell'autore, la saggia astuzia di un narratore esperto. Insieme a questo, i romanzi di Permjak sono caratterizzati dalla rapidità dello sviluppo dell'azione, dall'imprevisto dei colpi di scena e dalla brevità delle caratteristiche dell'autore.  
Jevghenij Permjak si è sempre considerato Permiano per origine, Ural. Molti dei suoi romanzi sono scritti sul materiale degli Urali. Nel 1970 Mosca pubblicò il libro di Permjak «La mia terra» («Мой край»), interamente dedicato agli Urali – «Terra dei miracoli e innumerevoli tesori». Uno dei capitoli del libro parla della regione di Perm (Пермь). Jevghenij Permyak è giustamente considerato uno dei creatori di una fiaba letteraria moderna. I libri di Permjak sulle professioni e le storie particolari per bambini, ovviamente, sono inclusi nel fondo d'oro della letteratura. Nella letteratura per bambini Jevghenij Permjak rivendica la grande importanza del lavoro, il «prezzo segreto» dell'uomo. Jevghenij Permyak è uno dei creatori di una fiaba moderna in cui una fantasia popolare audace, un sogno passato irrealizzabile diventa realtà.

  

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Jeghenij Permjak Евгений Пермяк
«IL BRUTTO ABETE» «НЕКРАСИВАЯ ЁЛКА»
Traduzione dal russo all’italiano di Tatiana Bogdanova Rossetti

In un bosco misto, parlante danese, crescevano alberi parlanti danesi che si esprimevano tra loro nell'unica lingua che conoscevano, il danese.
Nelle giornate caldissime di sole, spossati dalla calura, gli alberi parlavano tra di loro sottovoce, talmente piano, che persino gli uccelli dall'udito sensibile non potevano distinguere una parola di ciò che sussurravano. Però, non appena si alzava il vento, nel bosco si sollevavano dei discorsi tanto agitati e rumorosi che chiunque avrebbe potuto ascoltare facilmente i loro temi.
Il più chiacchierone di tutti era il Tremolo. La sua voce sonante di undicimila foglie non si zittiva neppure a mezzogiorno. Il Tremolo adorava darsi al pettegolezzo, come, peraltro, la Betulla. L'Abete invece era fatto di una pasta opposta a loro due. L'Abete era estremamente taciturno e pensieroso. Lui, a differenza dei suoi belli e slanciati fratelli, veniva su non tanto bello. Anzi, diciamolo pure, cresceva proprio brutto: tutto da una parte e storto.
L'Abete non era benvoluto dai confratelli del bosco, anche se a nessuno di loro aveva fatto alcun male. Non copriva loro il sole, non gettava loro ombra, non li privava dell'umidità, non frusciava per disturbare il loro riposo, come facevano, per esempio, il Frassino e il Rovere. Insomma, il suo comportamento era molto tranquillo. Gli alberi, però, avevano una pessima maniera di rapportarsi tra loro, privilegiando su ogni cosa l'aspetto fisico, l'abito, la bellezza dei rami e la conformazione delle fronde. L'Abete invece non era attraente, era brutto. Proprio questo servì da pretesto perché fosse perennemente deriso dal narcisista Frassino, dal giovane bellissimo Acero e dalla Betulla, il cui vanto maggiore era, oltre a tutti gli altri, di avere dei rami raffinatamente sottili.
Tutti loro non volevano bene all'Abete, in virtù anche di un altro importante motivo. Infatti, uno Scrittore di favole che godeva di grande rispetto presso tutti gli alberi e gli altri abitanti del bosco, ma che proprio al brutto Abete mostrava maggior riguardo e attenzione, spesso si sedeva sotto l'Abete con i suoi quaderni per scrivere le sue favole o soltanto per sognare pensierosamente.
Nessuno sapeva perché preferisse proprio la sua ombra, ma c'erano tante chiacchiere nel bosco a questo proposito.
Il Frassino sosteneva che lo Scrittore di favole, così come l'Abete, era solo, brutto e spilungone. L'Acero trovava la ragione nel fatto che l'Abete, per farsi ben volere, faceva cadere apposta per terra i suoi aghi più morbidi perché lo scrittore stesse seduto più comodo. La Betulla diceva certe cose che sarà molto meglio non ripetere. Comunque, non vogliamo di certo assumere il ruolo del Vento, che senza ritegno spargeva tutte le insensate voci nel bosco. Peraltro bisogna adesso passare agli avvenimenti più importanti del nostro racconto...
...Un giorno nel bosco arrivarono i tagliaboschi ed abbatterono il vecchio Rovere. Si sentì il pianto disperato degli altri alberi: piansero figli, nipoti, pronipoti e amici del vecchio Rovere. Avevano la sensazione che tutto fosse finito per sempre. Soprattutto dopo che il vecchio Rovere fu segato in tanti ceppi e portato via dal bosco.
Nel momento in cui tutta la parentela della quercia-rovere pianse sul fresco taglio del ceppo rimasto del Rovere, apparve lo Scrittore di favole. Gli dispiacque tanto che il bosco fosse stato privato del suo verde Ercole, il grande, fronzuto Rovere di tre secoli, cosicché pure una sua lacrima cadde sul taglio fresco del ceppo rimasto.
Ma le lacrime non risolvono le disgrazie. Sapendo questo, decise di raccontare una favola su quello che succede agli alberi, quando li portano via dal bosco.
«Signori,» – disse in danese, rivolgendosi agli alberi, – «volete ascoltare una favola sul vostro futuro?»
Nel bosco parlante tutto tacque. Gli alberi drizzarono le foglie e si misero ad ascoltare.
«Nessuno di voi, come peraltro nemmeno io» – cominciò lo Scrittore di favole, – «vorrebbe abbandonare questo stupendo bosco. Ma non tutti, andando via di qua, smettono di vivere. Non tutti, una volta abbattuti, muoiono.»
Il bosco rumoreggiò e aggrottò la fronte. L'inizio della favola sembrò agli alberi solo una consolante menzogna.
Lo Scrittore di favole fece un segno e nel bosco ritornò il silenzio.
«Ditemi, cari signori, se siete a conoscenza che il Rovere vivrà ancora molte centinaia di anni, divenendo il bel soffitto intagliato di rovere di una biblioteca? Quindi, che lui diverrà un soffitto è una certezza! Non è male come futuro, non vi pare, signori alberi?»
Gli alberi cominciarono a stormire in segno di approvazione. A questo punto lo Scrittore di favole, impostosi all'attenzione degli ascoltatori, si accomodò tranquillamente sul tappeto dorato del morbido ammasso di aghi d'abete e si mise parlare loro di quel tempo futuro in cui nel bosco sarebbero arrivati nuovamente i tagliaboschi e avrebbero abbattuto gli alberi maturi, non lasciandoli marcire sulle radici e finire in nulla. In questo modo gli alberi abbattuti sarebbero diventati una casa, un ponte, degli strumenti musicali, dei mobili, dei pavimenti di parquet, per continuare a vivere e servire a generazioni.
«Non è male come futuro, non vi pare, signori alberi?» – ripeté e continuò la favola in cui un Pino sognatore divenne l'albero maestro di un veliero, visitando l'India, la Cina e le isole Kurili... Dopo raccontò di un Tremolo che da uno, era diventato trentatré di numero, tra vasche da bucato e truogoli.
«La trasformazione nelle vasche da bucato e nei truogoli non sarà, probabilmente, una tra le più fortunate prospettive» – disse, – «tuttavia diventare una vasca da bucato o un truogolo è molto meglio che essere nessuno.»
«Certo,» – osservò il Tremolo leggermente rammaricato, – «trasformarsi in una vasca da bucato o in truogolo è sempre più piacevole che diventare legna. Sì, legna» – ripeté, dando un'occhiata di sbieco al brutto Abete e poi misurandolo con uno sguardo ostile dalle radici alla cima.
Notando lo sguardo, il narcisissimo Frassino chiese allo Scrittore di favole: «Perché non ci racconta qualcosa dell'ottima legna d'abete?»
«Ecco, davvero!» – si associò il borioso Acero. «Questo farebbe infondere speranze di successo ad un nostro comune conoscente.»
Lo Scrittore di favole si sentì confuso. Non desiderava amareggiare il brutto Abete. Gli voleva bene. Si dispiaceva per lui. Ma la verità è superiore alla pietà e all'amore.
«Signori,» – disse piano lo Scrittore di favole, – «non è affatto male bruciare per gli altri. Ci deve essere comunque qualcuno per rallegrare i bambini col suo fuoco e riscaldarli nei gelidi freddi d'inverno. Ci deve essere qualcuno per cuocere il pane e fondere il metallo.»
«Sì, ha ragione, signor Scrittore di favole, qualcuno lo deve fare» – concordò il Frassino. «Non potrà negare, tuttavia, che è assai meglio trasformarsi in un tavolo levigato a specchio o in una bella credenza, piuttosto che diventare cenere.»
«Anche se,» – sghignazzò la Betulla, – «pure la cenere a qualcosa serve. Pare che venga usata per lucidare le pentole e per cospargerne i marciapiedi. Non è male come futuro, non vi pare, signori alberi?» – stormì, ripetendo beffardamente la frase dello Scrittore di favole.
Gli alberi scoppiarono in una risata fragorosa.
Lo Scrittore di favole tacque nuovamente e poi, sfiorando con la mano l'Abete, disse meditabondo: «Del resto, nessuno sa che piega prenderà il destino. Alcuni, promettendosi di vivere nei secoli, vengono scordati ancor prima dell'appassire dei fiori sulle loro tombe. Altri, vivendo senza clamore, modestamente, non pretendendo più di tanto per se stessi, non pensando all'immortalità, tuttavia l'immortalità li attende nel loro futuro. Non si abbandoni alla disperazione, brutto Abete! Non è detta ancora l'ultima parola, forse il destino girerà a Suo favore.»
Da allora passarono tanti anni. Gli alberi crebbero e si rinvigorirono. Sotto il brutto Abete si costruirono una grande casa le formiche. Lo Scrittore di favole da tempo non si faceva vedere nel bosco e, come annunciò il Vento, l'Abete non lo avrebbe mai più protetto con la tenera, fresca ombra dei suoi rami. Due tagliaboschi – Tempo ed Età – avevano fatto il loro mestiere.
«E sì!» – disse il Frassino. «Anche se lui ardeva vivamente... anche se ci portava calore e gioia, però bruciò, come brucia la legna.»
«Ecco, davvero» – confermò l'Acero, divenuto intanto ancor più alto, prestante e borioso. «Esprimendosi in senso figurato, lui, fra gli uomini, non fu più di un brutto Abete. E' l'opposto di noi! Siamo alberi di valore! Possiamo trasformarci in ogni cosa: in una camera da letto della regina e in un trono di un Sovrano.»
L'Abete ascoltò in silenzio i loro presuntosi e autocompiaciuti discorsi e soltanto rivoli sottili di resina scendevano lentamente lungo la sua ruvida corteccia. L'Abete non smise di credere che avrebbe incontrato ancora il suo unico amico – lo Scrittore di favole – e che avrebbe sentito ancora le parole conosciute delle sue favole preferite.
Invano. Con lui ora si poteva incontrare soltanto in sogno. Per questo l'Abete spesso sonnecchiava, sperando di fare un sogno d'oro, che tardava, però, ad arrivare. Arrivarono, invece, i tagliaboschi.
I tagliaboschi abbatterono gli alberi maturi, ognuno dei quali ebbe la sua destinazione. Il Pino abbattuto, dopo che gli furono staccati i rami e la cima, fu portato in un cantiere navale. Il Pino sarebbe diventato l'albero maestro di un panfilo.
Il Frassino, l'Acero e la Betulla furono spediti in un mobilificio. Il Tremolo non sfuggì al suo destino, diventando da uno solo, trentatré tra vasche da bucato e truogoli.
Arrivò il turno del brutto Abete, che segarono in piccoli ceppi.
«E' proprio vero» – pensò l'Abete, – «sono diventato legna. Ora non mi rimane altro che desiderare di poter ardere vivamente come bruciò Lei, caro amico, illuminando tutti con la luce delle Sue favole.»
Preparandosi ad essere spedito nel focolare di una caldaia o di un camino, l'Abete si scordò completamente delle parole dello Scrittore di favole, che dicevano: «Nessuno sa che piega prenderà il destino.»
Il destino del brutto Abete cambiò in modo del tutto inatteso. L'Abete capitò in una cartiera e fu trasformato in consistenti sottili fogli di carta bianca smagliante.
Davanti gli si aprirono le porte a tante possibilità. Poteva diventare delle buste ed effettuare viaggi postali con tutti i tipi di trasporto. Poteva ritrovarsi in veste di giornale o di carta geografica. Poteva diventare un bel cartellone invitante per una rappresentazione teatrale.
Si sa, l'impiego della carta è pressappoco illimitato... Quindi non ci metteremo a costruire supposizioni. Tutto risultò essere assai meglio di quello che avrebbe potuto dipingere l'immaginazione più fervida.
La carta d'Abete fu spedita nella tipografia, dove cominciò a diventare un libro. Quale? C'è libro e libro. Il suo destino era invidiabile, meravigliosamente ebbe inizio la sua trasformazione in uno stupendo libro di favole. Lo avvertirono all'istante, non appena sopra apparvero stampate nitidamente, con l'inchiostro nero e lucido, le parole care al suo cuore...
Erano le favole che aveva ascoltato nell'adolescenza nel bosco parlante.
«Stento a credere che ci siamo incontrati di nuovo!» – disse l'Abete, divenuto carta e vide lo Scrittore di favole.
Apparve sulla prima pagina del libro, il suo ritratto, eseguito con ottimi inchiostri da stampa.
«Adesso vedo» – aggiunse, – «che davvero non tutti, una volta abbattuti, muoiono. Ambedue continuiamo a vivere nel libro di favole.»
Le mani abili del rilegatore si misero a rivestire il libro con un bell'abito con rifiniture d'oro ed un'elegante stampa in rilievo.
Ma quanto era bello adesso! Si poteva ammirarlo per ore e ore, leggerlo o ascoltarlo notte e giorno senza interruzione. Veniva preso con ogni riguardo e sfogliato delicatamente. Le favole generavano allegre risate. Le favole insegnavano la saggezza, elevavano le anime, scaldavano i cuori, svegliavano l'odio verso il male ed affermavano il bene.
Molto presto il brutto Abete, divenuto un bel libro, si trovò su un ripiano argenteo di Betulla del miglior mobile-libreria di Frassino di una biblioteca.
Riconobbe subito questo mobile-libreria. Era rimasto pieno dello stesso narcisismo con cui era cresciuto nel fiabesco bosco parlante. Il mobile-libreria di Frassino si vantava a voce alta del suo nuovo abitante sul ripiano centrale: «Lo vedi, scrivania d'Acero, quale grande tesoro adesso è stato depositato alle mie cure?»
«Sì, lo vedo» – rispose la scrivania d'Acero. «E in questo c'è un'altra conferma che siamo davvero alberi nobili!»
«Come ci invidierebbe adesso il brutto Abete!» – gioì il ripiano di Betulla. «Diverrebbe nero d'invidia se vedesse la nostra stupefacente trasformazione! Cosa mi dici su questo, vecchio Rovere?» – si rivolse il ripiano di Betulla al soffitto intagliato.
Il saggio soffitto intagliato ghignò astutamente dall'altezza dei suoi ingegnosi disegni e, non dicendo una parola, rimase immobile con lo stupendo ornamentale sorriso della sua volta.
Evidentemente aveva compreso tutto.
A questo punto, l'Abete avrebbe avuto motivazioni più che a sufficienza per pronunciare una degna, compunta risposta, indirizzata all'Acero, al Frassino ed a qualcun altro che lo aveva deriso sempre in modo così oltraggioso. Ma non disse nulla, perché era buono, generoso, lui era un vero Abete. E sì che avrebbe potuto redarguirli adesso non soltanto in danese, ma in inglese, in tedesco, in russo, in francese, in italiano, in quanto l'universalmente famoso libro dello scrittore danese di favole parlava in tutte le lingue del mondo. Persino in quelle che non hanno ancora né lettere né grammatica. Avrebbe potuto rimproverarli anche in queste lingue...
Ma è davvero possibile trarre soddisfazione nell'esultanza di bassa, vile passione di vendetta? E' una misera gioia, meschina, propria dei deboli. Per questo non varrebbe la pena di narrare una favola sull'immortalità del bello.
Ecco tutto.



Ultima modifica di Zarevich il 15 Dic 2019 16:19, modificato 1 volta in totale 





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Jeghenij Permjak Евгений Пермяк
«НЕКРАСИВАЯ ЁЛКА» «IL BRUTTO ABETE»

В датском говорящем лесу росли датские говорящие деревья. Они разговаривали только по-датски.
 В жаркие солнечные дни, изнемогая от зноя, деревья перешептывались друг с другом так тихо, что даже чуткие птицы не могли разобрать, о чем они шепчутся. Зато как только поднимался ветер, в лесу начинался такой шумный разговор, что его без труда мог услышать всякий.
 Самой болтливой в лесу была Осина. Ее голос, звенящий одиннадцатью тысячами листочков, не умолкал и в полдень. Осина любила позлословить, как, впрочем, и Береза. А Елка наоборот. Елка была на редкость молчалива и задумчива. Она, в отличие от своих стройных и красивых сестер, росла не очень красивой. Даже, скажем прямо, совсем некрасивой: однобокой и кривой.
 Елку не любили ее лесные братья, хотя ни одному из них она не сделала ничего дурного. Она не затеняла им солнца, не лишала их влаги, не шелестела, как Дуб или Ясень. Вообще она вела себя очень скромна. Но деревья усвоили отвратительную манеру отношения друг к другу — по внешности. По одежке. По красоте ветвей и строению кроны. А Елка была дурнушкой. Это и послужило поводом для насмешек самовлюбленного Ясеня, молодого красавца Клена и Березы с изысканно тонкими ветвями.
 Не любили они Елку и потому, что ей оказывал особое внимание Сказочник, пользовавшийся большим уважением в лесу. Он часто садился под елью со своими тетрадями и писал сказки или задумчиво мечтал.
 Почему он предпочитал именно ее тень, никто не знал, но болтали в лесу разное.
 Ясень говорил, что Сказочник, так же как и Елка, одинок, некрасив и долговяз. Клен находил, будто Елка специально для Сказочника осыпает мягкие иглы, чтобы ему было удобнее сидеть под нею. Береза городила такое, что лучше не повторять этого. И вообще мы не должны брать на себя роль Ветра, который разносит нелепые лесные слухи. К тому же нам давно пора приступить к главному и начать с того, как в лес однажды пришли лесорубы и срубили старый Дуб и как в лесу раздался громкий плач. Плакали дети, внуки, племянники и друзья старого Дуба. Им казалось, что уже все кончено. И особенно после того, как старый Дуб был распилен на кряжи и увезен из леса.
 Когда дубовая родня оплакивала свежий пень, появился Сказочник. Ему тоже было жаль, что в лесу не стало зеленого богатыря, трехсотлетнего Дуба. И его слеза капнула на срез пня.
 Но слезы никогда не помогают горю. Зная об этом, он решил рассказать сказку о том, во что иногда превращаются деревья, когда их увозят из леса.
 — Господа, — сказал он по-датски, обращаясь к деревьям, — не угодно ли вам прослушать сказку о вашем завтрашнем дне?
 В говорящем лесу стало тихо. Деревья насторожили свои листья и стали слушать.
 — Никому из вас, как, впрочем, и мне, — начал Сказочник, — не хочется покидать этот прекрасный лес. Но не все, уходя из него, перестают жить. Не все, оказавшись срубленными, умирают.
 Лес зашумел и насупился. Начало сказки деревьям показалось не более чем утешительным враньем.
 Сказочник подал знак. В лесу стало снова тихо.
 — А известно ли вам, господа, что Дуб проживет еще сотни и сотни лет, когда он станет дубовым резным потолком библиотеки? А он станет именно им. Так ли уж плохо это, господа деревья?
 Деревья одобрительно зашелестели. Теперь Сказочник, овладев вниманием слушающих, спокойно уселся на золотой ковер мягкой еловой осыпи и стал говорить о том, как снова придут в лес лесорубы и спилят созревшие деревья, не давая им сгнить на корню и превратиться в ничто. Спиленные деревья станут домом, мостом, музыкальными инструментами, мебелью или паркетным полом, чтобы жить и служить поколениям.
 — Так ли уж это плохо, господа? — сказал он и продолжил сказку о том, как одна мечтательница Сосна превратилась в корабельную мачту и побывала в Индии, Китае, на Курильских островах… Стал рассказывать, как одна Осина стала тридцатью тремя корытами.
 — Превращение в корыта хотя и не так заманчиво, — сказал он, — все же стать корытом лучше, чем никем, ничем и ни для кого.
 — Это верно, — заметила слегка обиженная Осина, — превратиться в корыта куда приятнее, нежели стать дровами. Да, дровами, — повторила она, покосившись на некрасивую Елку и окидывая ее неприязненным взглядом от корня до вершины.
 Заметив этот взгляд, самовлюбленный Ясень спросил Сказочника:
 — А почему бы вам не рассказать об еловых дровах?
 — Вот именно, — поддержал надменный Клен. — Это бы вселило радужные надежды нашей общей знакомой.
 Сказочник смутился. Ему не хотелось огорчать некрасивую Елку. Он любил ее. Он жалел ее. Но правда выше любви и жалости.
 — Господа, — тихо сказал Сказочник, — разве уж так плохо сгореть для других? Ведь должен же кто-то радовать детей и согревать их в зимнюю стужу. Должен же кто-то выпекать хлебы и плавить металл.
 — Да, конечно, конечно, господин Сказочник, кто-то должен это делать, — подтвердил Ясень. — Но согласитесь, что все-таки лучше стать полированным столом или буфетом, нежели золой и пеплом.
 — Хотя, — усмехнулась Береза, — зола тоже на что-то нужна. Ею, кажется, чистят кастрюли, посыпают тротуары. Так ли уж это плохо, господа? — прошелестела она, издевательски повторяя фразу Сказочника.
 Деревья дружно захохотали.
 Сказочник снова умолк, а затем, коснувшись рукой Ели, сказал в раздумье:
 — Впрочем, никто не знает, как может повернуться судьба. Одни, собираясь жить в веках, забываются ранее, чем увядают цветы на их могилах. Другие, живя скромно и тихо, ни на что особенное не рассчитывая, не думают о бессмертии, а оно, несмотря на это, приходит само. Не отчаивайтесь, некрасивая Елка! Как знать, может быть, все будет по-другому.
 С тех пор прошло много лет. Деревья выросли и возмужали. Под некрасивой Елкой жили муравьи. Сказочник давно уже не появлялся в лесу, и, как сообщил Ветер, Ель больше никогда не укроет его прохладной и ласковой тенью своих ветвей. Два лесоруба — Время и Возраст — сделали свое дело.
 — М-да! — сказал Ясень. — Хотя он и ярко горел… хотя нам от него было тепло и радостно, все же он сгорел, как сгорают дрова.
 — Вот именно, — подтвердил Клен, ставший еще выше и надменнее. — Если выражаться образно, то он был среди людей не более чем некрасивая Елка. То ли дело мы! Мы — ценные деревья. Мы можем превратиться во что угодно: и в спальню королевы, и в трон короля.
 Елка молча слушала хвастливые, самодовольные рассуждения, и тонкие струйки смолы катились по ее шершавой коре. Елка не переставала верить, что она встретится со Сказочником и услышит знакомые слова любимых сказок.
 Но напрасно. С ним можно было теперь встречаться только во сне. Поэтому Елка часто дремала, надеясь увидеть золотой сон. А он не приходил. Зато пришли лесорубы. Лесорубы спилили созревшие деревья, и каждое из них получило свое назначение. У поваленной Сосны обрубили ветки и верхушку, затем доставили ее на корабельную верфь. Она будет высокой мачтой.
 Ясень, Клен и Береза были отправлены на мебельную фабрику. Осину предназначили для корыт.
 Дошла очередь и до некрасивой Елки. Ее распилили на мелкие чурбаки.
 «Так и есть, — подумала Елка, — я стала дровами. Теперь мне только остается сгореть так же ярко, как сгорели вы, дорогой друг, озаряя нас волшебным светом своих сказок».
 Готовясь отправиться в топку котла или камина, Елка забыла слова Сказочника о том, что «никто не знает, как может повернуться судьба».
 Судьба Елки повернулась самым неожиданным образом. Елка попала на бумажную фабрику и превратилась в ослепительно белые, тонкие, плотные листы бумаги.
 Теперь перед нею открылись тысячи возможностей. Она могла стать конвертами и совершать на всех видах транспорта почтовые путешествия. Она могла оказаться газетой или географической картой. Она могла стать нарядной театральной афишей и зазывать людей на представление.
 Мало ли куда идет бумага… Но не будем, однако, строить предположения. Все оказалось куда лучше, чем может нарисовать самое пылкое воображение.
 Елку отправили в типографию, и там она стала превращаться в книгу. В какую? Книга книге рознь. А она стала превращаться в прекрасную книгу сказок. Это она почувствовала тотчас, как на ней появились отпечатанные блестящей черной краской дорогие ее сердцу слова…
 Это были сказки, слышанные ею в дни юности в говорящем лесу.
 — Неужели мы с вами встретились снова? — сказала Елка, ставшая бумагой, и увидела Сказочника.
 Он появился на первой странице — отпечатанный великолепными портретными красками.
 — Теперь я вижу, — сказала она, — что не все, оказавшись срубленными, умирают. Мы стали жить с вами книгой сказок.
 Искусные руки переплетчика одели книгу в нарядную одежду с золотой отделкой и затейливым тиснением.
 Как она красива была теперь! На нее можно было любоваться часами, читать и слушать сутками напролет. Ее бережно брали и очень осторожно листали. Сказки смешили и радовали. Сказки учили мудрости, возвышали души, согревали сердца, будили ненависть к злу и утверждали светлое.
 Вскоре Елка, став книгой, очутилась на серебристой березовой полке в самом лучшем ясеневом шкафу библиотеки. Она сразу узнала этот шкаф. Он оказался таким же самовлюбленным, каким рос в сказочном говорящем лесу. Ясеневый Шкаф очень громко хвалился своей новой жилицей на центральной полке:
 — Видишь ли ты, Кленовый Стол, какое сокровище живет во мне?
 — Да, — ответил Кленовый Стол. — Какие мы благородные деревья!
 — Как бы позавидовала нам та некрасивая Елка, — обрадовалась Березовая Полка, — как бы позавидовала она, если б могла увидеть, во что мы превратились! С какой отличной книгой живем мы теперь в соседстве! Что ты скажешь на это, старый Дуб? — обратилась Березовая полка к Резному Потолку.
 Мудрый Резной Потолок хитро усмехнулся с высоты своими замысловатыми узорами и застыл в своей изумительной орнаментальной улыбке.
 Он, видимо, все понял.
 Теперь у Елки были все основания произнести сокрушительную отповедь по адресу Клена, Ясеня и некоторых других, глумившихся над нею. Но она ничего не сказала, потому что это была добрая, великодушная, настоящая елка. А она могла бы сейчас отчитать их не только по-датски, но и по-английски, и по-немецки, и по-русски, и по-французски. Потому что всемирно известная книга датского сказочника разговаривала на всех языках мира. Даже на тех, которые пока еще не имеют букв и грамматики. Она сумела бы их отчитать и на этих языках…
 Но разве счастье в торжестве низменной страсти возмездия? Это жалкая радость слабых. Ради этого не стоило рассказывать сказку о бессмертии прекрасного.
 Вот и всё.

  




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Jevghenij Permjak Евгений Пермяк
«OPERE SCELTE» in 4 volumi
«СОБРАНИЕ СОЧИНЕНИЙ» в 4 томах
Casa Editrice «Ural» 1977 (Pagine 2176)
Издательство Средне-Уральское 1977  

VOLUME 1: Romanzi: «Fiaba del Lupo Grigio» («Сказка о сером волке»), «La Veccia Sterega» («Старая ведьма»), «Gli Ultimi Geli» («Последние заморозки»)
VOLUME 2: Romanzo storico «L’Orso gobbo» («Горбатый медведь»).
VOLUME 3: Romanzi storici: «Le Memorie di Solvin» («Сольвинские мемории»), «Il Regno della Luna Placida» («Царство Тихой Луны») ed anche il romanzo а также «Jargorod» («Яргород»).
VOLUME 4: I racconti e le fiabe scritti negli anni 1949-1976.

  

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Descrizione: Jevghenij Permjak «OPERE SCELTE» in 4 volumi
Casa Editrice «Ural» 1977 (Pagine 2176) 
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Jevghenij Permjak Евгений Пермяк
«L’AQUILONE» «БУМАЖНЫЙ ЗМЕЙ»
I racconti e le fiabe Рассказы и сказки
Casa Editrice «ACT» Mosca 2018 (Pagine 224)
Издательство «АСТ» Москва 2018
 
Jevghenij Permjak (Евгений Пермяк), il vero cognome è Vìssov (Виссов, 1902-1982), uno scrittore russo, l’autore di molti saggi, dei racconti e delle fiabe, dei romanzi e dei drammi per teatro. Il suo pseudonimo artistico «Permjak» lo scrittore scelse in onore della città di Perm’ (Пермь). Nelle fiabe di Jevghenij Permjak si rianimano le più semplici cose che ci attorniano. I suoi animali invece sanno parlare.

  

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Descrizione: Jevghenij Permjak «L’AQUILONE» I racconti e le fiabe
Casa Editrice «ACT» Mosca 2018 (Pagine 224) 
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Jevghenij Permjak Евгений Пермяк
«CHIZHIK-PYZHIK» Racconti  
«ЧИЖИК-ПЫЖИК» Рассказы
Casa Editrice «Enas-kniga» Mosca 2018 (Pagine 72)
Издательство «Энас-книга» Москва 2018

Nel presente libro sono raccolte delle storie commoventi e istruttive di Jevghenij Permjak sugli animali domestici e selvatici.

«CHIZHIK-PYZHIK» «ЧИЖИК-ПЫЖИК»
In autunno, Mauritius implorò sua nonna di comprargli un siskin e la nonna lo acquistò.
Ecco il tuo Chizhik-Pyzhik ”, disse, e posò sul tavolo una grande gabbia di legno. - Abbi cura di lui. Non dimenticare di nutrire e bere. E la primavera verrà - lascialo uscire.
Mavrik era felice: ora Chizhik-Pyzhik non avrebbe dovuto congelarsi nel vento e volare fino a quando non si fosse stancato da un posto all'altro per procurarsi il cibo.
Ogni settimana, Mauritius puliva la gabbia. Cambiava regolarmente l'acqua nel bevitore e versava i cereali nell'alimentatore.
Chizhik visse al caldo e al freddo per tutto il lungo inverno. E quando arrivò la primavera, era tempo di far uscire un residente nella foresta. E Maurice guidava una gabbia con Chizhik-Pyzhik attraverso la città su un autobus. E poi nella foresta a piedi. Si innamorò di un ceppo nella foresta, vi mise una gabbia e aprì la porta. E si fece da parte:
Vola, Chizhik-Pyzhik, vola verso la libertà!
Chizhik saltò sul davanzale della porta, si scosse e ... tornò alla gabbia.
Bene, perché non voli, stupido?
E poi Chizhik sembrò capire cosa volessero da lui, sbatté le ali e svolazzò fuori dalla gabbia. Volò fino all'alto cespuglio e da lì su una piccola betulla. Si guardò intorno e iniziò a pulire le piume con il becco. E poi udii un cigolio e un portico - da un ramo all'altro, da un albero all'altro - raggiunsi il boschetto di betulle.
Presto Chizhik-Pyzhik divenne affamato. Cominciò a cercare una mangiatoia familiare. Ho cercato fino all'oscurità, ma dove puoi trovarla nella foresta.
Scese la notte e, sebbene non facesse molto freddo, Chizhik si bloccò ancora. Si era tutto increspato, le sue piume arruffate come una pelliccia. Ma niente ha aiutato. Affamato, tremante per il freddo, non aspettava quasi la mattina.
E la mattina ho visto come gli uccelli prendono cibo e mi sono ricordato dell'oblio. Andò anche a cercare cibo, ma le sue ali non gli obbedirono.
È successo qualcosa alle sue ali forti e leggere. Volava sia lontano che in alto. E ora riusciva a malapena a volare da un albero all'altro. Svezzato per l'inverno.
È diventato cattivo Chizhik, spaventoso. Né per procurarsi il cibo, né per essere salvato da un predatore. E qui il gregge di chizh si radunò per volare via verso i suoi nidi nativi. Anche Chizhik-Pyzhik andò con lei, ma presto si stancò, si staccò dallo zaino e cadde sfinito nell'erba. La volpe furba stava solo aspettando questo ...
Intanto è arrivata l'estate. Maurice pensava che Chizhik-Pyzhik avesse già acquisito un nido e dei pulcini per molto tempo, ma sperava ancora che il suo preferito sarebbe tornato in inverno lì. E aspettò che bussasse alla finestra con il suo piccolo becco.
Ma l'autunno passò e venne l'inverno. Ma Chizhik-Pyzhik non volò. Apparentemente, non ho trovato la casa dove una volta vivevo con un ragazzo e dove lo aspettava cibo delizioso.
Così pensò Maurice. Non gli è mai venuto in mente che Chizhik-Pyzhik fosse sparito da tempo.
Come faceva Maurizio a sapere che gli uccelli della foresta - siskin, seni, carduelis - dopo aver vissuto un po 'nella gabbia, sono morti, ritrovandosi allo stato brado.

  

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Descrizione: Jevghenij Permjak «CHIZHIK-PYZHIK» Racconti
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Descrizione: Jevghenij Permjak «CHIZHIK-PYZHIK» Racconti
Casa Editrice «Enas-kniga» Mosca 2018 (Pagine 72) 
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Descrizione: Jevghenij Permjak «CHIZHIK-PYZHIK» Racconti
Casa Editrice «Enas-kniga» Mosca 2018 (Pagine 72) 
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Descrizione: Jevghenij Permjak «CHIZHIK-PYZHIK» Racconti
Casa Editrice «Enas-kniga» Mosca 2018 (Pagine 72) 
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Descrizione: Jevghenij Permjak «CHIZHIK-PYZHIK» Racconti
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Jevghenij Permjak Евгений Пермяк
«IL FASCINO DELL’OSCURITA’»
«ОЧАРОВАНИЕ ТЕМНОТЫ»
Casa Editrice «Izvestija» Mosca 1980 (Pagine 604)
Издательство «Известия» Москва 1980

Nel libro sono entrati due romanzi di Jevghej Permjak: «Il Regno della placida Luna» e «Il Fascino dell’Oscurità»

  

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Descrizione: Jevghenij Permjak «IL FASCINO DELL’OSCURITA’»
Casa Editrice «Izvestija» Mosca 1980 (Pagine 604) 
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Messaggio «JEVGHENIJ PERMJAK: UNO SCRITTORE RUSSO» 
 
Originario degli Urali, Evghenij Permjak ha portato la sua esperienza, la biografia del suo lavoro alla letteratura, che ha determinato in gran parte l'originalità creativa dello scrittore. Non aveva bisogno di inventare eroi. I suoi libri sono abitati da persone viventi, strappate alla vita stessa. Sono passati attraverso il cuore dello scrittore, dotati delle sue gioie e dei suoi dolori, vivono nella fatica e nella lotta, non si vantano di eroismo e non cercano un destino facile. Evghenij Permjak adorava la grandezza del lavoro e lo cantava nei suoi romanzi, racconti e fiabe. Per tutta la vita Evghenij Permjak si dedicò alla ricerca del «segreto del prezzo» del lavoro umano. Quasi tutti i libri dello scrittore parlano di persone laboriose, maestri del loro mestiere, del loro talento, della ricerca creativa e della ricchezza spirituale. E sempre in tutte le opere di Evghenij Permjak «canta» una parola popolare vivente.
  




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Messaggio «JEVGHENIJ PERMJAK: UNO SCRITTORE RUSSO» 
 
Jevghenij Permjak Евгений Пермяк
«IL RE DEI PISELLI E LA REGINA DEL POLLO»
«ЦАРЬ ГОРОХ И ЦАРИЦА КУРИЦА»
Casa Editrice «Eksmo» Mosca 2015 (Pagine 80)
Издательство «Эксмо» Москва 2015
 
I racconti gentili e onesti, giusti e saggi serviranno come una sorta di bussola morale per il piccolo lettore. Evgeny Permyak è l'autore di numerosi libri e fiabe per bambini, scritti nelle migliori tradizioni della letteratura classica russa. Le sue storie straordinarie saranno interessanti non solo per i piccoli lettori, ma anche per i genitori di bambini! Qui incontrerai animali parlanti, fenomeni naturali e persone forti e sagge. Fiabe, storie e parabole di E. Permyak sono combinate in un libro per la lettura indipendente. Le illustrazioni luminose e colorate di E. Lopatina rendono questo libro un regalo ideale per ogni bambino!

  

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Descrizione: Jevghenij Permjak «IL RE DEI PISELLI E LA REGINA DEL POLLO»
Casa Editrice «Eksmo» Mosca 2015 (Pagine 80) 
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