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«SETTIMANE MUSICALI STRESA»
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Messaggio «SETTIMANE MUSICALI STRESA» 
 
E' stato presentato il 49° Festival internazionale di Stresa e del Lago Maggiore

http://www.stresafestival.eu/festiv...ramma_2009.html

Per quanto riguarda il repertorio russo ci sono due concerti di particolare interesse.
Il 25 agosto Valerij Gergiev con la London Simphony Orchestra esegue l'ottavo sinfonia di Shostakovič insieme a "La mer" di Debussy.

Il 5 settembre è invece previsto un "Galà Rachmaninov". La BBC Philharmonic Orchestra e il coro del Teatro Regio di Torino diretti da Gianandrea Noseda eseguono "Aleko" e "L'isola dei morti".
Il cast di "Aleko" sarà il seguente


Aleko Sergheji Murzaev
Zemfira Svetla Vassilieva
giovane zingaro Evghenij Akimov
vecchio zingaro Ghennadij Bezzubenkov
vecchia zingara Nadezhda Vassilieva

Mi scuso per i possibili errori nella grafia dei nomi russi, le traslitterazioni non sono mai univoche e non sempre si è sicuri su quale preferire. Al riguardo attendo correzioni e consigli.
  



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Messaggio «SETTIMANE MUSICALI STRESA» 
 
Caro amico! Ti ringrazio della tua notizia
Penso che "Aleko" sarà eseguito in forma di concerto
Tutti i cantanti sono russi eccetto Svetla Vassilieva, è bulgara
"Alèko" sul nostro forum


Ultima modifica di Zarevich il 06 Set 2019 20:59, modificato 2 volte in totale 





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Zarevich
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Messaggio «SETTIMANE MUSICALI STRESA» 
 
Confermo che l'esecuzione sarà in forma di concerto. Mi scuso per essermi dimenticato di indicarlo.
  



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Messaggio «SETTIMANE MUSICALI STRESA» 
 
Autentica serata di gala quella che ha chiuso la 48° edizione delle settimane musicale di Stresa e del Lago Maggiore, realtà musicale fra le più interessanti della scena non solo regionale, con l’immancabile fusione fra evento artistico e mondano, quest’ultimo culminante nella concessione della cittadinanza onoraria di Stresa al maestro Gianandrea Noseda, autentico deus ex machina di queste ultime stagioni del festival.

  Lasciando da parte la mondanità di rito, l’interesse si rivolgeva ad un programma particolarmente stimolante per il non frequentissimo ascolto e per un livello esecutivo che si aspettava di altissima qualità, tutti elementi che non sono andati delusi.

  Il maestro Noseda ha deciso di dedicare il concerto di chiusura del festival a Sergeji Rachmaninov, compositore russo particolarmente sfuggente nel suo porsi al di fuori di ogni linea storica di sviluppo della musica del novecento; isolato campione di un romanticismo neocajkovskjiano apparentemente fuori tempo massimo, accusato a lungo di faciloneria ed eccessiva tendenza alla seduzione del pubblico ma in realtà animato da un profondo e spesso controverso amore per la tradizione e da una irrefrenabile ansia di comunicazione. Il programma scelto andava decisamente in questo senso, ponendo al centro non i più noti brani pianistici, quelli sui cui si sono maggiormente concentrati gli strali dei detrattori, quanto alcune imponenti composizioni sinfonico vocali.

  La prima parte del programma ha visto l’esecuzione del poema sinfonico “L’isola dei morti” composto nel 1909 su suggestione dell’omonimo dipinto di Böcklin, trasformato da Rachmaninov in una titanica riflessione sulla morte espressa tramite monumentali campiture di suono densissimo che si aprono solo sul finale ad un dolcissimo illuminarsi di speranza. Quella di Noseda è un’esecuzione trascinante e drammatica, che mette pienamente a risalto il valore della BBC Philarmonic Orchestra.

  La seconda parte del programma presentava invece un’esecuzione in forma di concerto di “Aleko” atto unico di Vladimir Nemirovich-Dancenko tratto dal poema “Gli zingari” di Aleksander Pushkin e utilizzato da Rachmaninov come prova d’esame della classe di composizione del Conservatorio di Mosca. L’opera rappresentata al Bols’hoj nel 1893 raccolse subito un enorme successo entrando stabilmente nel repertorio dei maggiori teatri russi.

  All’ascolto si riconosce l’opera di un giovane compositore formatosi su uno studio attendo e puntuale del grandi operisti russo del secolo decimonono: Mussorgskij, Cajkovskji – gli echi di “Mazeppa” nella cavatina di Aleko – e Borodin imitato fin quasi al limite del plagio nel coro iniziale che riprende non solo la contrapposizione fra parte maschile e parte femminile ma quasi la stessa linea melodica del celeberrimo “Uletaj na kryljach vetra” dello “Knjaz’Igor”. Rimane il fatto che pur nella sua dimensione enciclopedica la musica riveli già un compositore di non comune talento di cui già si intravedono tratti maggiormente originali.

  Il maggior problema di “Aleko” rimane la fragilità drammaturgica. L’opera russa procede abitualmente in modo rapsodico, per scene autonomamente compiute giustapposte fra loro, ma in genere questo non appare come un problema, permettendo anzi di raggiungere una puntualizzazione degli snodi drammatici spesso impossibile in un modello teatrale più compatto e concluso. Semplicemente una struttura di questo tipo richiede un’ampiezza di proporzioni notevole e la sua trasposizione in un opera breve come “Aleko” serve solo a frantumare inutilmente la vicende ridotta ad una serie di momenti musicali, spesso splendidi, ma scarsamente legati gli uni con gli altri. Da questo punto di vista la scelta di eseguire l’opera in forma di concerto ha rappresentato un indubbio vantaggio, permettendo la concentrazione sui solo valori musicali.

  La vicenda ricorda immediatamente ad un pubblico italiano quella de “I pagliacci” di Leoncavallo, con gli attori girovaghi dell’opera italiana sostituiti da gitani, con al centro il dramma di una gelosia furiosa e incontrollabile. Dietro alla prima suggestione compare però qualche cosa di più profondo, il senso di estraniamento del protagonista, un’anima dannata incapace di trovare un proprio spazio nel mondo e la contrapposizione fra un mondo arcaico e selvaggio, ma sostanzialmente positivo e la destabilizzante violenza introdotta in quel mondo dalla civiltà moderna, cui Aleko appartiene per quanto tenti di fuggirgli. Tematica molto cara ad un certo romanticismo russo – oltre a Puskhin penso a certi passi di Lermontov – e che apre per l’opera un universo molto lontano da quello del verismo italiano. Emblematico in tal senso il finale, con la stupenda dichiarazione di umanità da parte degli zingari che abbandonano Aleko all’unica vendetta del rimorso e dell’espiazione: “Noi siamo selvaggi, non abbiamo leggi, / ma non torturiamo ne uccidiamo alcuno. / Non abbiamo bisogno di sangue ne di lacrime… Noi siamo dolci, il nostro cuore è buono. / Tu sei crudele e temerario! Lasciaci dunque! / Noi siamo dolci / Addio! E che la pace sia con te!”.  

  L’esecuzione musicale è stata di altissimo livello. Noseda si trova perfettamente a suo agio in questo repertorio ed esalta al meglio tutti i dettagli della partitura, tesissimo nei momenti più scopertamente drammatici ma capace di infinite dolcezze quando la partitura le richiede. In tal senso la direzione è sostenuto al meglio dall’alto livello dell’orchestra (la già citata BBC Philarmonic Orchestra) e del coro, in questo caso quello del Teatro Regio di Torino diretto da Roberto Gabbiani.

  Altrettanto elevato il livello del cast. Il baritono Sergej Murzaev affronta il ruolo protagonista con tutto l’impeto richiesto. La voce non è forse bellissima, ma una certa ruvidezza ben si adatta al personaggio, in ogni caso la splendida aria era cantata con notevole proprietà. Trovo per altro estremamente corretto affidare la parte di Aleko ad un’autentica voce baritonale segnando un deciso distacco, anche timbrico, fra questi e il Vecchio Zingaro, differenza che tende ad affievolirsi qualora il ruolo vengo affidato a voci di basso.

   Evgenji Akimov presta al Giovane Zingaro una splendida voce di tenore lirico di timbro chiaro e lunare, dal sapore quasi antico. Semplicemente impressionante per volume e accento il basso Gennadji Bezzubenkov nei panni del Vecchio Zingaro, cantante noto in occidente principalmente come buffo ha mostrato di possedere un mezzo vocale di qualità decisamente non comune.

  Nei panni della giovane zingara Zemfira, moglie di Aleko, Svetla Vassileva canta splendidamente ed ancor meglio interpreta trasmettendo un personaggio di passionalità soggiogante. Culmine della sua prestazione la scena della tenda con la canzone di sfida che Zemfira rivolge ad Aleko, che Noseda e la Vassileva tendono fino al parossismo.

  Efficace il mezzosoprano Nadezhda Vassileva nei panni della Vecchia Zingara, ma la parte è troppo breve per una valutazione più puntuale.

  Infine una nota di colore, poco dopo l’inizio di “Aleko” è esploso un faretto di illuminazione, la non particolare celerità dei responsabili a infastidito non poco il Maestro Noseda che dopo aver indicato per alcuni minuti la necessità di intervento a sospeso l’esecuzione ricominciandola da capo a problema risolto.
  



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Messaggio «SETTIMANE MUSICALI STRESA» 
 
Grazie per questa dettagliatissima e competente recensione Orphicus!
L'ho letta con molto interesse e sono contento del successo ottenuto dal Maestro Noseda con le due composizioni di Rachmaninov.
Riguardo al poema sinfonico «Остров мёртвых» op.29 vorrei raccontare un piccolo aneddoto. Rachmaninov scrisse questa splendida composizione dopo aver visto non l'originale di Böcklin, ma una riproduzione in bianco e nero su un giornale. Ne fu molto impressionato. Alcuni anni dopo ebbe finalmente occasione di vedere la tela del pittore elvetico e .... rimase un pò deluso dai colori. Sembra che Rachmaninov abbia detto che se avesse visto prima l'originale rispetto alla riproduzione allora forse non avrebbe scritto il suo poema sinfonico...
  



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Zarevich
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