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«RUSSI IN ITALIA»
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Messaggio «RUSSI IN ITALIA» 
 
«RUSSI IN ITALIA» «РУССКИЕ В ИТАЛИИ»

State ascoltando “La Voce della Russia” da Mosca. A conclusione del programma d’informazione “Oggi nel mondo” Vi proponiamo all’attenzione una corrispondenza di Alexandr Prokhorov su un tema di attualità per i connazionali russi in Italia. Attualmente in Italia esistono due Consigli di coordinazione che uniscono le organizzazioni dei cittadini russi secondo il principio territoriale. Il Consiglio di Coordinazione delle Associazioni dei Connazionali russi del Nord d’Italia è stato ufficialmente registrato come organizzazione a novembre 2005. Il Consiglio di Coordinazione delle Organizzazioni dei Connazionali russi del Centro e del Sud d’Italia è stato ufficialmente registrato a giugno 2007. Il compito principale dei Consigli di coordinazione dei connazionali russi in Italia è assicurare il rispetto dei diritti e delle libertà dei connazionali, delle libertà e dei diritti civili, politici, sociali, economici, religiosi, culturali e altri a pieno titolo, sulla base delle norme del diritto internazionale. Salvaguardando i principi della molteciplità culturale, i Consigli di coordinazione dei connazionali russi in Italia attribuiscono un significato importante alla diffusione della lingua e della cultura russa in Italia, nonché di qualsiasi altra lingua e cultura dei popoli della Federazione Russa. I Consigli di coordinazione contribuiscono anche alla realizzazione dei diritti dei cittadini russi sulla ricezione, l’utilizzo e la diffusione dell’informazione in lingua russa e in altre lingue dei popoli della Federazione Russa, sulla conservazione e lo sviluppo dei legami d’informazione tra le comunità russe e la loro Patria. Oggi in Italia vengono pubblicati due giornali in lingua russa che sono diffusi in tutto il Paese – “La Nostra Gazeta” (Napoli) e “Slovo” (Varese, Lombardia). Inoltre, a Napoli è pubblicato il giornale “Sussurri e grida” in italiano, russo ed ucraino. “Lei ha sentito, per propria esperienza, dei cambiamenti sostanziali nella politica della Russia nei confronti dei connazionali russi in Italia? Il nostro corrispondente Alexandr Prokhorov ha rivolto questa domanda a Nadezhda Kuliatina, Presidente della comunità russa a Trento (regione autonoma del Trentino Alto-Adige), che dirige anche l’Associazione “Agora” Volontariato Donne Immigrate. L’Ambasciata della Russia in Italia collabora attivamente con i Consigli di Coordinazione dei connazionali russi in Italia e fornisce loro l’assistenza universale. Certamente, — dice Nadezhda Kuliatina,- abbiamo sentito dei cambiamenti importanti nella politica del Governo russo e soprattutto da parte della Casa dei Connazionali con sede a Mosca. Abbiamo sentito una grande attenzione nei confronti delle nostre Associazioni che uniscono i cittadini russi in Italia. A tutti noi, che abitiamo lontano dal paese d’origine, fa piacere tale attenzione elevata che ci dà la speranza, ci appoggia moralmente, dandoci nuove forze nella nostra attività giornaliera per l’unione e la coesione dei connazionali russi in Italia.
Secondo noi, è molto importante che tutti i russi sentano la loro responsabilità della Russia, poiché, in fondo, tutti noi, connazionali, ne siamo rappresentanti in Italia. Io, per esempio, sento questa responsabilità fin dal primo momento della mia apparizione in Italia. Perciò tutte le mie azioni erano sempre legate alla convinzione che io, Nadezhda Kuliatina, sono innanzitutto una cittadina della Russia. Con questa corrispondenza di Alexandr Prokhorov sui connazionali russi in Italia concludiamo il programma d’informazione “Oggi nel mondo”.

29.04.2008

  



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Messaggio «RUSSI IN ITALIA» 
 
«GOGOL’ IN ITALIA» «ГОГОЛЬ В ИТАЛИИ»
Nikolaj Gogol’ (Николай Гоголь, 1809-1852) fu lo scrittore russo sul quale la nostalgia per l’Italia e la concentrazione di essa su Roma ebbe l’importanza più significativa. A Roma Gogol’ arrivò la prima volta nel Sabato Santo del 1837, proveniente da Parigi e Vevey, dopo avere fatto una breve sosta a Torino, di cui scrisse che non era seconda a nessun’altra città per magnificenza e di cui lodò gli abitanti per il loro garbo e la loro cortesia. La breve sosta a Torino fu come il primo momento realistico del contatto con l’Italia, dopo le esaltanti parole, di origine letteraria, della poesia del 1827: «il tuo respiro mi seduce e brucia, - e sono in cielo, tutto suoni e palpiti». Nessuno aveva ancora espresso così ampiamente le proprie impressioni ed esperienze nelle lettere scritte dall’Italia come fece Gogol’ a partire da quella Settimana Santa, nella quale aveva realizzato il desiderio di assistere alla messa celebrata dal papa in S.Pietro. I corrispondenti più loquaci che abbiamo finora conosciuti erano stati: scrittore Denis Fonvizin (Денис Фоныизин, 1745-1792), pittore Silvestr Scedrìn (Сильвестр Щедрин, 1791-1830) e poeta Piotr Vjàsemskij (Пётр Вяземский, 1792-1878).
La lettera del 16 marzo del 1837 è indirizzata alla madre:
«Sono qui da due giorni. Il mio trasferimento (da Parigi) in Italia, о meglio a Roma, si è prolungato tre settimane. Ho viaggiato per mare e per terra con ritardi e fermate, ma, nonostante tutto, sono arrivato in tempo per le feste. Ho sentito la messa, nella chiesa di San Pietro, detta dal papa. Il papa ha 60 anni e viene portato su una magnifica portantina con baldacchino. I portatori si sono dovuti fermare varie volte in mezzo alla chiesa perché il papa aveva le vertigini. La chiesa di San Pietro è enorme ed enorme è la massa di ospiti a Roma. Nella chiesa c’erano alcune migliaia di persone, ed essa sembrava ancora vuota. Le giornate sono estive, il sole magnifico, le stelle brillano meglio, alcune volte sono più lucenti che da noi. In una parola, un vero cielo italiano. La primavera quasi non si nota perché vi sono pochi alberi che debbono inverdire. Sono tutti quasi eternamente verdi; non perdono quasi foglie durante l’inverno. Io ho avuto il tempo di visitare solo una parte delle antichità e spesso avviene che in una casa nuova è incastrata una parte di una rovina, un pezzo di muro о una colonna о un altorilievo. Non ho visitato ancora né le gallerie di quadri né i numerosi palazzi dove c’è da vedere per un anno intero. Tutta la terra odora e respira artisti e quadri. A mucchi si vendono mosaici e pezzi antichi. Scuole di pittura e di scultura sono nella strada quasi ad ogni porta. Prima di Roma sono stato, oltre che in molte altre, in due città famose, Genova e Firenze. Genova è magnifica; c’è una quantità di case simili a palazzi, ornate di quadri dei migliori artisti italiani: le strade però sono così strette che due persone non ci possono passare stando accanto. Sono, comunque, lastricate con marmi e molto pulite. Nella prossima lettera vi descriverò quello che vedrò a Roma; adesso mi affretto a finire per andare al sole, perché mi è prescritto stare al sole quanto più è possibile».
  
Una lettera alle sorelle, del 28 aprile del 1838, dà una chiara idea di come Gogol’ si sforzasse di riunire brevemente quelle che erano state le sue impressioni e i suoi interessi nei primi mesi del ritorno: «Vi dirò adesso di me. La mia salute è un po’ migliorata. Mi ha aiutato il tempo buono che è durato tutto l’inverno. Immaginatevi che l’inverno qui è migliore e più caldo della primavera. Qui nessuno riscalda le camere. Le giornate sono state cosi piene di sole e luminose. Non una nuvoletta e la volta del cielo tutta azzurra, azzurra come da noi non è mai. Ma voi non sapete ancora che cosa è Roma e vi sbagliate molto se credete che sia in qualche modo simile a Pietroburgo. È una città di genere completamente diverso. Pietroburgo è la più nuova di tutte le città, e Roma la più vecchia. A Pietroburgo tutto è in ordine, pulito, i muri imbiancati; e qui, tutto al contrario, le mura delle case sono completamente scure, simili a quelle del Palazzo d’inverno о del Palazzo di Marmo, e a volte accanto ad una casa nuova ce n’è che ha mille anni. Qualche volta, nel muro di una casa è incorporata una colonna, che fu fatta al tempo dell’imperatore romano Augusto, tutta annerita dal tempo; talvolta un’intera piazza è tutta coperta di rovine, e tutte queste rovine sono coperte di edera, e vi crescono fiori selvaggi e tutto ciò ha un aspetto bellissimo, quale potete solo immaginarlo. Per tutta la città zampillano fontane e sono tanto belle. Una di esse rappresenta Nettuno che viaggia in un cocchio, e i suoi cavalli gettano in aria spruzzi; in un altro luogo, un tritone, sollevata in alto una conchiglia, lancia in alto un getto d’acqua. Forse voi non sapete che in nessun’altra città al mondo ci sono tante chiese come a Roma, e all’interno esse sono cosi adorne come non si verifica in nessun palazzo reale. Le colonne di marmo, di porfido, di rara pietra azzurra, che è chiamata lapis, di avorio, e tante tante statue, tutto è magnifico. E quel che ancora di più le adorna, sono i quadri. Voi, penso, avete sentito i nomi dei famosi pittori Raffaello, Michelangelo, Correggio, Tiziano ecc., i cui quadri costano adesso milioni ed è perfino impossibile comprarli. Pensate che tutti questi quadri sono qui. E non solo nelle chiese vi sono quadri; nei palazzi di qui, che sono moltissimi e appartengono alle migliori famiglie romane, vi sono intere gallerie di quadri, piene di opere dei migliori maestri, cosicché, anche se ti fermi a Roma per alcuni anni, ti resta sempre qualcosa da vedere. Il Vaticano (dove vivono i papi) è un grande palazzo con un numero infinito di stanze e gallerie, e tutte queste gallerie sono piene di statue, di quelle statue che furono fatte, ai tempi degli antichi greci e romani, dai famosi scultori, i cui nomi voi, io credo, abbiate letto nella storia. In una parola, tutto ciò che leggete nei libri, lo vedete qui davanti a voi. Non so se vi ho scritto qualcosa sul carnevale. È una manifestazione notevole. Immaginatevi, che nel corso di tutta la settimana tutti escono a piedi о in vettura, mascherati con ogni specie di costumi e maschere. Uno si veste da avvocato con un naso lungo come tutta la strada, un altro da turco, un terzo da rana, da pagliaccio о come capita. Perfino i cocchieri a cassetta si vestono da donne con le cuffie. Ognuno si sforza di vestirsi come può e chi non ha proprio nessun costume, si imbratta la faccia, e i ragazzini indossano alla rovescia le giubbe e i mantelli stracciati. Ognuno ha con sé un cartoccio di palline fatte di farina, che si gettano l’un l’altro impiastricciandosi. Tutti ridono e sghignazzano. Talvolta invece della farina buttano confetti. L’ultima sera che si chiama Moccolotti, bruciano carnevale, cioè espongono fuochi a tutte le finestre. Tutti coloro che vanno in carrozza (e nelle carrozze ci sono fino a 12 persone), tutti tengono delle candele in cima a delle lunghe aste e altri corrono appresso a loro anche con delle aste, ma alle quali sono attaccati dei fazzoletti con cui spegnere le candele. Se riescono nel loro intento ridono di cuore. Durante tutta questa baldoria si sente un urlo solo: Senza moccolo, senza moccolo! Altri aggiungono: О che oscurità! Intanto dai balconi le dame tendono anch’esse delle lunghe aste col moccolo in cima e accendono quelli che sono stati spenti. Ciò si prolunga fino alle undici della notte, e in questo modo finisce il carnevale, ma per sapere, occorre vedere. Forse un giorno vi sarà dato di venire in Italia, in questa terra così diversa da tutte le altre. Sebbene gli stranieri di solito trascorrano in Italia l’inverno, a me in Italia piace di più l’estate. È vero che ci fa molto caldo, ma in compenso, in Italia, di questa stagione la natura è nel suo pieno splendore, e talvolta capita che per due tre mesi di seguito il cielo è sereno tutto il giorno; vi svegliate e vedete davanti a voi la volta celeste pura, senza nemmeno uno straccetto di nuvole, cosicché dimenticate che le nuvole esistano. Come sono meravigliosamente belle le città e i paesi intorno a Roma in questo periodo! E se vedeste come qui si vestono le contadine abitanti dei grandi villaggi! Una meraviglia, una meraviglia! Alcune di esse sono perfette bellezze! Ma vi racconterò ancora nella prossima lettera. E forse troverò il modo di mandarvi dall’Italia qualcosa di italiano».

  




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Zarevich
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