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«FORMICHETTO CUOR DI LEONE» di Tatjana Makàrova
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Messaggio «FORMICHETTO CUOR DI LEONE» di Tatjana Makàrova 
 
Tatjana Makàrova Татьяна Макарова
«FORMICHETTO CUOR DI LEONE» «СКАЗКА О МУРАВЬЕ ПО ИМЕНИ МУРАВЕЙ»
  
La bellissima fiaba del «Formichetto Cuor di Leone» di Tatjana Makàrova. In russo questa fiaba si chiama «Сказка о муравье по имени Муравей» «La fiaba sulla formica per nome Formica».  La fiaba è stata tradotta dal russo in italiano nel 1981 dalla Casa Editrice di Mosca «Progress». Illustrazioni di Ghennadij Pavlìscin.
Zarevich

Tatjana Makàrova Татьяна Макарова
«FORMICHETTO CUOR DI LEONE» «СКАЗКА О МУРАВЬЕ ПО ИМЕНИ МУРАВЕЙ»

C'era una volta una formica. Vi piacerebbe, è vero, conoscere il suo nome, come veniva chiamato dai suoi amici, dai suoi quaranta figli, dalla sua vecchia, amata mamma e, infine, dalla sua premurosa moglie? Esiste sulla terra una quantità enorme di nomi di formiche; per quanto mi riguarda, potrei elencarvene più di un milione. Ho conosciuto formiche che si chiamavano Elio, formiche Stefano, formiche Giovanni; ed ancora, Nicola, Alessandro, Cornelio… Ma è impossibile nominarle tutte. La mia formica comunque non si chiamava né Simone, né Andrea, né Cadetto: si chiamava semplicemente Formichetto.
È l’alba; le formiche dormono di gusto nel loro comodo formicaio… Mezzo addormentato, Formichetto medita: «Siamo in venti famiglie, qui. Lunedì la famiglia di Nicolino ha raccolto nel bosco degli aghi di pino. Martedì la famiglia del piano di sopra ha portato delle pagliuzze di fieno. Mercoledì è toccato ad Ernesto andare nel bosco; giovedì Simone ha cercato ali di libellula per montare i vetri alle finestre. Venerdì, nonostante la pioggia, Eugenio ha trovato tre stecchini. Non so cosa farei pur di non alzarmi, ma bisogna: oggi è sabato, tocca a noi».
E Formichetto balzò dal letto e svegliò tutta la famiglia:
- Sveglia! A lavarsi! Si va nel bosco a raccogliere aghi di abete!
Per tutto il giorno Formichetto e la sua famiglia lavorarono nel bosco e solo al tramonto sì avviarono sulla via di casa. Formichetto era riuscito a raccattare sci aghi di abete, la sua consorte tre. I figli avevano trovato vicino al ruscello due stecchini, mentre le figlie avevano raccolto una squametta di pigna per ciascuna. Perfino il più piccolo trascinava il picciuolo di una foglia e la figlia minore un granellino di polline. Camminavano cosi verso casa, seguendo il lungo verde sentiero attraverso la macchia e il bosco. Ma quando arrivarono finalmente a casa si accorsero che… la casa era sparita.
Strano, molto strano, esclamò meravigliato Formichetto. Ecco qui la nostra strada…, il nostro spiazzo…, i papaveri rossi… Ma dov'è la nostra casa, fa nostra bellissima casa, alta, piena di spazio, dove abitavano venti famiglie numerose? Dov'è andata a finire? - mormorò Formichetto. - E noi che abbiamo portato gli aghi di abete per costruire un altro piano…
E, preso dalla disperazione, lasciò cadere i suoi sei meravigliosi aghi di abete. Anche la moglie, pallida pallida, gettò a terra i suoi tre aghi. Ed i figli aprirono le zampette stanche, e sul sentiero caddero i loro stecchini; le figlie dalla tristezza si raggomitolarono tutte e si lasciarono sfuggire dalle mani le squamette di pigna. Ma d'un tratto ecco vibrare sopra la smarrita famigliola la vocetta stridula della zanzara:
- Ehi, tu, Formichetto, che stai a fare li impalato? Hai girovagato tutto il giorno per il bosco, hai strappato i tuoi piccoli dai divertimenti innocenti; al posto dei giocattoli hai caricato sulle loro deboli zampette orribili spine! E dai un'occhiata a quella poveretta di tua moglie: non vedi com'è dimagrita per trascinare quelle tre travi di abete? Ed il tuo figlio minore, minuscolo com'è, ha portato un ramo gigantesco! Per non parlare poi della più piccola delle tue figlie, che si è trascinata tre libbre di polline! E intanto, mentre tu lavoravi, il tuo formicaio ha pensato bene di trasferirsi in un'altro boschetto.
Tutto qui: ha semplicemente deciso di cambiare indirizzo. Di te si sono del tutto scordati, non ti hanno lasciato nemmeno un saluto.
Se sapeste come mentiva, la meschina zanzara! È bugiarda da far spavento! Pensate che proprio mentre piagnucolava e strillava, stringeva sotto l'ala una fogliolina di tremolo: la lettera che il formicaio aveva scritto a Formichetto.
Era stata una brutta idea affidare la lettera alla zanzara! Le zanzare, come tutti sanno, sono astute e sleali. Cosi, anche la nostra zanzara si è fatta beffe della lettera, non l'ha nemmeno consegnata a Formichetto e se n'è volata a casa sua, tenendo ben stretta sotto falla la fogliolina di tremolo.
Caro vicino Formichetto, motivi piacevoli e fastidiosi, ma estremamente seri ci costringono a trasferirci con urgenza. Bisogna fare in fretta. Le spiegheremo tutto poi, quando ci incontreremo. Ci potrete trovare subito e con facilità: svoltare a destra dopo trecento passi da formica vedrete tre tremoli, mezzi spogli. Accanto già c’è un abete abbattuto. Faccia attenzione che i bambini non rimangono invischiati nella resina. Dietro, all’abete al di là di tre montagnole di fango, scorgerete la nostra casa. Arrivederci a presto!
Come si sentiva solo Formichetto! Non un amico, né un vicino, nessuna traccia, nessuna notizia… Oh, come si sentiva solo! Durante la sua vita non aveva mai provato la tristezza: non aveva mai avuto tempo di essere triste. Il formicaio si destava prima del sorgere del sole, ed egli era abituato fin dall'alba a correre, affrettarsi, salire, scendere, tagliare, piallare, trascinare, insegnare ai piccoli a compiere il loro dovere… Quando poteva essere triste?
Ma anche questa volta la tristezza non fece in tempo ad impadronirsi di Formichetto: la più piccola delle figlie scoppiò a piangere, ed egli pensò che presto sarebbe scesa la notte e bisognava in qualche modo sistemare la famiglia… Diede un colpetto affettuoso sulla spalla della moglie e le disse con voce gagliarda:
- Non ti preoccupare di nulla. Tutto si aggiusterà. A questo mondo non è mai successo che una formica non sia riuscita a procurare ai suoi cari un posto dove passare la notte. Le formiche non si perdono mai d'animo e non si affliggono, nemmeno nelle fiabe per formichine.
Così Formichetto si avviò alla ricerca di un riparo per la notte. Esplorò tutte le ceppaie e le gobbe del terreno, si arrampicò su tutti gli steli e i tronchi, scese sotto terra, ma dovunque era umido, scomodo, buio e freddo. Ad un tratto scorse, un po' in disparte, un barattolo rotondo con un'etichetta colorata. Formichetto si disse: «Un tetto di latta e una bella porta intagliata: non potrei trovare un rifugio migliore per ì miei bambini!»
E senza indugio sistemò la famiglia nel barattolo. Vi passarono la notte; al mattino, allo spuntar del sole, i primi raggi scintillarono sulla latta ed il barattolo si inondò di luce. Allora Formichetto pensò: «Se perfino i raggi del sole si compiacciono del nostro barattolo e giocano con lui, vuoi dire che al mondo non esiste abitazione migliore, ed io non l'abbandonerò mai più!»
Povero Formichetto! Non è questo il momento di gioire della nuova casa scintillante! Bisogna mettere in salvo la famiglia al più presto, perché i castori hanno costruito una nuova diga e deviato il ruscello dalla montagna vicina, e da un momento all'altro sarete investiti dalla piena! Ecco perché i vostri amici si sono trasferiti senza nemmeno aspettarvi. Ma, ahimè! Non c'era nessuno che li potesse avvisare, e l'ignaro Formichetto gioiva e si rallegrava di tutto cuore nel sistemare la sua nuova casa. Appese alla porta una tenda di tela di ragno sulla quale brillavano goccioline di rugiada. Preparò i letti con del muschio vellutato, cosi anche d'inverno sarebbero stati al calduccio. Infine piazzò sul soffitto una lucciola, affinché di sera la casa fosse illuminata. E tutto gli sembrò così bello, che decise di dare una festa in onore del suo nuovo alloggio. Scrisse allora sul barattolo scintillante un avviso che diceva:
All'attenzione dei gentili ospiti! Prego tutti gli amici e gli sconosciuti di farmi visita e di gradire una tazza di tè. Saremo lieti di accogliere i graditi ospiti nella nostra casa verso le otto di sera.
Alle otto in punto fecero irruzione nel barattolo con un allegro ronzio degli insetti che Formichetto non conosceva, ma che gli sembrarono molto carini; erano libellule e falene.
Nel bosco gli animali si chiedevano sconcertati:
- Dove sono andate a finire tutte le falene e le libellule?
Ma la gazza spiegò il mistero.
Stanno tutti banchettando nel barattolo d'argento, - disse - e fin dai più lontani margini del bosco si sentono le loro canzoni.
Il barattolo non poteva offrire a tutti spazio e ospitalità. Nel bel mezzo del divertimento il figlio maggiore di Formichetto, un giovanotto dai capelli rossi, decise di fare una passeggiata e… rimase impietrito sulla soglia…
Amici! - urlò in preda al terrore. - Mentre noi ce ne stavamo qui a bere il té c'è stata un'inondazione! Siamo circondati dall'acqua! Poveri noi!
L'inondazione! Il diluvio! - si misero a strillare falene e libellule e, senza nemmeno terminare di mangiare e di bere, se ne volarono via attraverso la porta spalancata. Ma il nostro amico, Formichetto (ricordate? Non Elio, o Casimiro, o Cornelio), come sempre sa affrontare il pericolo con calma e, secondo le sue abitudini, non si lascia scoraggiare. Dovrebbe forse essere triste perché naviga nel suo barattolo lungo il fiume con tutta la sua famiglia? No, non c'è tempo per essere triste. E poi, perché? Come ogni giorno bisogna alzarsi insieme al sole, correre, affrettarsi, arrampicarsi sugli alberi della casa-battello, chiamare tutti in coperta, approdare a riva, rifornirsi di provviste, ispezionare i boschetti, conversare con le altre formiche, invitare anche loro a navigare.
Non avete mai notato, sul fiume, un luccichio, li, al largo? Non avete mai sentito, lontano lontano, un sibilo sottile? Non è mai giunta fino a voi questa canzone?
La mia famiglia è numerosa,
Amici e parenti a iosa!
In allegria sotto il sole viviamo,
Verso il mare insieme navighiamo!
Né a riva io voglio approdare,
Ai piccoli insegno a nuotare.
Non mi chiamo né Stefano, né Cadetto
Ma semplicemente Formichetto.
Sono una normale
formica
di mare.
 




Ultima modifica di Zarevich il 12 Giu 2017 19:55, modificato 3 volte in totale 

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«LA FIABA SULLA FORMICA PER NOME FORMICA»
«СКАЗКА О МУРАВЬЕ ПО ИМЕНИ МУРАВЕЙ»

Quanti bei nomi ci sono in tutto il mondo. Ci sono dei nomi lunghi e corti, semplici e complicati. Ma il nome più straordinario ha il personaggio principale della fiaba di Tatjana Makàrova (Татьяна Макарова): «Сказка о муравье по имени Муравей» «La fiaba sulla formica per nome Formica». Una volta Formichetto (in russo «Муравей» = «Muravej») insieme alla sua famiglia si è recato nel bosco a raccogliere dei rami di conifere caduti sotto l’albero. È venuta l’ora a tornare a casa, ma al posto del formicaio non c’è niente, è sparito. Possibile che i confratelli se ne sono andati e hanno abbandonato il Formichetto, sua moglie e i suoi piccoli figli al proprio destino. Come si fa a ritrovare la Casa delle Formiche?
È la bellissima storia scritta dalla scrittrice, poetessa e traduttrice russa Tatjana Makarova (Татьяна Макарова, 1940-1974). Nell’anno 2010 io ho scritto il post con il testo della fiaba di Tatjana Makarova.  Nell’anno 1981 la Casa Editrice di Mosca «Progress» ha tradotto dal russo all’italiano la fiaba e ha pubblicato il libro in italiano. Nella traduzione italiana la fiaba si chiama «Formichetto Cuor di Leone». In russo questa fiaba si chiama «Сказка о муравье по имени Муравей» cioè «La fiaba sulla formica per nome Formica». Nel libro ci sono le bellissime illustrazioni di Ghennadij Pavlìscin (Геннадий Павлишин).
Zarevich

  

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