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«TUTTO CIAJKOVSKIJ»
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Messaggio «TUTTO CIAJKOVSKIJ» 
 
Caro Oneg! Hai ragione. L’orchestrazione di Aleksandr Gàuk è la migliore di tutte. È fatta per la grande orchestra sinfonica e la registrazione di Svetlanov è meravigliosa. Ma esistono anche le altre orchestrazioni fra cui mi piace molto l’orchestrazione per l’orchestra da camera di Igor Bulàkhov. L’orchestra da camera di Mosca «VREMENA GODA» cioè «Le Stagioni» qualche anno fa ha registrato un bel cd con «Le Stagioni» di Ciajkovskij nell'orchestrazione proprio di Igor Bulàkhov. L’orchestra «VREMENA GODA» è diretta dal figlio di Igor, Vladislav Bulakhov che è il famoso direttore d’orchestra.
SITO UFFICIALE DELL’ORCHESTRA «VREMENA GODA»
www.theseasons.ru


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Zarevich
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Messaggio «TUTTO CIAJKOVSKIJ» 
 
Ciao Zarevich! Grazie veramente per questa informazione, in effetti non conoscevo quest'altra orchestrazione per una formazione "da camera" di Bulakhov. Certamente se possibile cercherò di procurarmi anche questa versione perchè amo molto la musica di Ciajkovskij. Mi correggerai se sbaglio, ma mi sembra che anche Rachmaninov amasse molto la versione pianistica di Vremena Goda, infatti credo che esistano anche sue varie registrazioni di alcune parti. Probabilmente suonare questi pezzi ricordava a Serghej Vassil'evich la sua amata Russia!
  



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Sì, penso di sì. Rachmaninov era pianista e suonava la musica di Ciajkovskij.


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Zarevich
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СD «CIAJKOVSKIJ SCONOSCIUTO» «НЕИЗВЕСТНЫЙ ЧАЙКОВСКИЙ»
 
1.Melodramma dall’opera teatrale «Snegurochka» («La Fanciulla di Neve») Orchestra Sinfonica di Mosca diretta da Igor Golovcin (1996)
2.«Dùmka», Op.59 – Ghennadij Dzubènko – piano
3.«Kyrie eleison» («Господи Помилуй») dalla «Liturgia di San Giovanni Crisostomo» («Литургия Иоанна Златоустого»)
Coro e Orchestra Sinfonica, Direttore: Valerij Poljanskij
4.«Quasi Rondo» (Andante mosso) dalla «Fantasia Concertante» per pianoforte e orchestra, Op.56 – Werner Haas – piano, Orchestre National de l’Opera de Monte-Carlo, Direttore: Eliahu Inbal
5.Contrastes (Andante cantabile) dalla «Fantasia Concertante» per pianoforte e orchestra, Op.56 – Werner Haas – piano, Orchestre National de l’Opera de Monte-Carlo, Direttore: Eliahu Inbal
6.Quartetto per archi «Incompiuto»: I.Adagio misterioso, II.Allegro con moto – Quartetto della Filarmonica di San Pietroburgo
7.«Tre melodie alla memoria dei luoghi preferiti» per pianoforte e violino: I.Meditazione, II.Scherzo, III.Melodia – Polina Fedòtova – piano, Maksim Fedòtov – violino
8.«Sogni interrotti» – Mikhail Pletnèv – piano  



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Oggi, il 7 maggio 2010, ricorre il 170-esimo anniversario della nascita di Pëtr Il'ič Čajkovskij (Пётр Ильи́ч Чайко́вский 1840-1893). La sua musica continua a regalarci emozioni intense e belle e a toccarci l'anima.
Anche il famoso motore di ricerca Google celebra oggi questa ricorrenza con un'immagine tributo al grande compositore, al posto del notissimo e colorato logo conosciuto in tutto il mondo. Čajkovskij continua a vivere tra noi attraverso la sua musica.
  

Piotr Ciajkovskij .jpg
Descrizione: Ritratto del pittore Nikolaj Kuznetsov (1893) 
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Descrizione: Il logo di Google per i 170 anni di Ciajkovskij 
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Piotr Ciajkovskij, compositore che riuscì a scoprire l'enigma dell'anima russa.


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Zarevich
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«CIAJKOVSKIJ SCONOSCIUTO»
«НЕИЗВЕСТНЫЙ ЧАЙКОВСКИЙ»
«HELIKON-OPERA» DI MOSCA («ГЕЛИКОН-ОПЕРА»)

Piotr Iljìch Ciajkovskij, è conosciuto da tutti come un grande compositore serio, l’autore delle composizioni tragiche «La Dama di Picche» o la Sesta Sinfonia. Col suo nome è intitolato il celebre concorso che una volta ogni quattro anni si svolge a Mosca. Questo concorso è la più grandiosa e la più crudele battaglia dei talenti musicali in tutta la Russia. Il Teatro Lirico «HELIKON-OPERA» di Mosca ci ha presentato il nuovo programma-spettacolo «CIAJKOVSKIJ SCONOSCIUTO» («НЕИЗВЕСТНЫЙ ЧАЙКОВСКИЙ») in cui non c’è entrata nessuna composizione tragica, eccetto forse una scena di Ofelia dallo spettacolo teatrale «Amleto» scritta per la compagna francese del Teatro Mikhajlovskij (1891), che si dava in qui tempi in francese a San Pietroburgo.
Il programma «CIAJKOVSKIJ SCONOSCIUTO» sono degli errori di gioventù e degli scherzi del genio. Nel programma sono incluse delle composizioni suonate raramente o non suonate affatto. Una parte di quelle composizioni è orchestrata dal compositore stesso, ma l’altra parte è restaurata o orchestrata dal celebre compositore Serghej Tanèev (Сергей Танеев), e una parte è stata restaurata apposta per questo concerto da Konstantin Ciudòvskij (Константин Чудовский). L'essenziale dagli errori della gioventù di Ciajkovskij è rappresentato dalla passione verso i soggetti fiabeschi, la quale fece scrivere al compositore nel 1868 l’opera lirica «ONDINA» («УНДИНА»), sul libretto di Aleksej Lvov. L’opera di Ciajkovskij «L’Ondina» prima fu accettata dal Teatro Mariinskij, ma poi venne respinta. Avendo ricevuto indietro la partitura dell’opera, Ciajkovskij la distrusse, ma … selettivamente. La sua introduzione diventò l’Ouverture per la musica teatrale «La Fanciulla di Neve» («Снегурочка»), l’aria dell’Ondina diventò la prima canzone del pastore Lel’ e qualcosa dalla partitura entrò nel balletto «Il Lago dei Cigni» («Лебединое Озеро») e nella Seconda Sinfonia.
Nel 1869 Piotr Ciajkovskij insieme al futuro pedagogo Serghej Racinskij (Сергей Рачинский) fantasticarono il soggetto dell’opera «MANDRAGORA» («МАНДРАГОРА»), la fiaba del medio evo sui cavalieri, sui menestrelli e sul fiore incantato trasformato nella bella fanciulla. Ciajkovskij compose il coro dei fiori e degli insetti e ne era molto contento, ma degli amici progressivi con a capo del critico Nikolaj Kàshkin (Николай Кашкин) dissuasero Ciajkovskij dalla «sciocchezza romantica». Ciajkovskij comprese quindi che simili soggetti non sono adatti per l’opera, ma sono buoni per i balletti e scrisse … tre bellissimi balletti fiabeschi! Intanto il fratello minore Modest era troppo piccolo per fornire al geniale fratello maggiore dei testi letterari, e Piotr doveva lavorare con gli altri drammaturgi. Nel 1867 compose per il Teatro di Prosa «Màlyj» la musica per la cronaca storica del celebre drammaturgo Aleksandr Ostròvskij (Александр Островский) «Dmitrij l’Impostore e Vassilij Shujskij» («Дмитрий Самозванец и Василий Шуйский»). Ad Aleksandr Ostròvskij la musica per lo spettacolo piacque molto e quando lui nell’anno 1873 inventava lo spettacolo festivo della domenica, la grandiosa féerie con la partecipazione delle compagne drammatiche, liriche e di balletto del Teatro Bolshoj e del Teatro Malyj, allora si ricordò del giovane compositore Piotr Ciajkovskij. Così nacque la favola primaverile «LA FANCIULLA DI NEVE» («СНЕГУРОЧКА»). Nikolaj Rubinstein, l’amico di Ciajkovskij, dirigeva l’orchestra. La musica di Ciajkovskij per la Favola Primaverile diventò così bella che successivamente Aleksandr Ostrovskij non potè amare l’opera lirica «LA FANCIULLA DI NEVE» di Nikolaj Rimskij-Korsakov.
Il talento di Piotr Ciajkovskij si rivelò molto presto. In ogni caso il suo primo scherzo musicale apparve nel 1854. Un pezzo musicale «ANASTASSIJA-VALZER» («АНАСТАСИЯ-ВАЛЬС») che il 14enne Piotr Ciajkovskij compose per la mademoiselle Anastassija Petròva nel giorno del suo ritorno a Pietroburgo dalla dacia in Oranenbaum. Le amicizie e le conoscenze a volte sfociavano in composizioni più serie come per esempio il Trio con Coro «La Natura e l’Amore» («Природа и Любовь») composto per le allieve della cantante Berta Valzek (1870). Il poeta Aleksej Plescejev (Алексей Плещеев) ragalò al compositore la sua raccolta di versi «Il Bucaneve» («Подснежник»), la quale portò ispirò la composizione di «16 canzoni per i bambini» («Шестнадцать песен для детей» 1883). Anche il poeta «contadino» Ivan Sùrikov (Иван Суриков) regalò le sue poesie e così nacquero le canzoni «Se non io in campo crescevo come l’erba» («Я ли в поле да не травушка была») ed il duetto «l’Alba» («Рассвет» 1880). Queste canzoni diventarono così popolari che Ciajkovskij le orchestrò persino. Nel programma «CIAJKOVSKIJ SCONOSCIUTO» dedicato al 170-esimo anniversario della nascita di Piotr Iljich Ciajkovskij prendono parte i solisti, il coro e l’orchestra del Teatro Lirico «HELIKON –OPERA» di Mosca.
ZAREVICH



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Piotr Ciajkovskij Пётр Чайковский
«VARIAZIONI SUL TEMA ROCOCO» per violoncello e orchestra (1876)
«ВАРИАЦИИ НА ТЕМУ РОКОКО» для виолончели с оркестром (1876)
 
Il raffinato timbro di violoncello, il timbro espressivo e allo stesso tempo nobile, era molto amato dai compositori russi del XIX secolo. Le serate musicali regolarmente organizzate nelle ville padronali raramente facevano a meno del timbro raffinato di violoncello. Oltre ai pezzi strumentali della varia composizione, la voce ricca e bella del violoncello spesso eseguiva un pezzo a solo nelle composizioni vocali, esibendosi in duetto con il cantante. «VARIAZIONI SUL TEMA ROCOCO» («ВАРИАЦИИ НА ТЕМУ РОКОКО») è un lampante esempio della fusione in una composizione di due maniere: la maniera virtuoso-concertistica e la maniera da camera. Malgrado alcune allusioni alla musica del XVIII secolo e prima di tutto allo stile di Mozart, che Ciajkovskij ammirava con venerazione, il tema delle «VARIAZIONI» è assolutamente originale. Sviluppandosi nell'arco della composizione, il tema è come se attraversasse la strada secolare della storia musicale, gettando un ponte dall’epoca mozartiana all’epoca di Ciajkovskij. «Splendido! Ecco finalmente la vera musica!» («Великолепно! Вот, наконец, настоящая музыка!») – esclamò Liszt dopo aver ascoltato il nuovo opus del compositore russo al festival musicale a Wisbaden.
Piotr Ciajkovskij Пётр Чайковский
«VARIAZIONI SUL TEMA ROCOCO» per violoncello e orchestra (1876)
«ВАРИАЦИИ НА ТЕМУ РОКОКО» для виолончели с оркестром (1876)

VIDEO:
Suona Viktor Simon (Виктор Симон)
Grande Orchestra Sinfonica «CIAJKOVSKIJ»
Grande Sala del Conservatorio di Mosca diretta da Vladimir Fedossejev (2010)

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«VARIAZIONI SUL TEMA ROCOCO» per violoncello e orchestra (1876) 
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«VARIAZIONI SUL TEMA ROCOCO» per violoncello e orchestra (1876) 
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«VARIAZIONI SUL TEMA ROCOCO» per violoncello e orchestra (1876) 
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«VARIAZIONI SUL TEMA ROCOCO» per violoncello e orchestra (1876) 
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Messaggio «TUTTO CIAJKOVSKIJ» 
 
OUVERTURE SOLENNE «ANNO 1812» (1880) di Piotr Ciajkovskij  
ТОРЖЕСТВЕННАЯ УВЕРТЮРА «1812 ГОД» (1880) Петра Чайковского  

Questa composizione per orchestra di Piotr Ciajkovskij grazie al suo soggetto storico sta in disparte o per conto suo fra le altre composizioni sinfoniche a programma. Si può supporre che Ciajkovskij, a cui erano sempre vicini i sentimenti patriottici, non era indifferente al tema proposto a lui. Le precedenti composizioni solenni come «Ouverture Solenne sul tema dell’Inno danese» («Торжественная Увертюры на Датский гимн» 1866) e «La Marcia Slava» («Славянский Марш» 1876) erano affini alla sensibilità di Piotr Ciajkovskij. Ma il principale fattore del successo era la sua maestria cresciuta. Nell’OUVERTURE SOLENNE «ANNO 1812» Piotr Ciajkovskij si rivelò non solo come il maestro delle collisioni psicologiche, ma anche come un «pittore-battaglista» descrivendo con i mezzi musicali il quadro della grande guerra e dell’atto eroico del popolo russo nella battaglia contro Napoleone. Componendo «ANNO 1812» Ciajkovskij scriveva: L’Ouverture sarà molto sonora, rumorosa, ma io l'ho scritta senza il tiepido sentimento dell’amore e perciò non ci saranno, probabilmente, i valori artistici» («Увертюра будет очень громка, шумна, – но я писал ее без теплого чувства любви, и поэтому художественных достоинств в ней, вероятно, не будет»). Lo distingueva sempre un certo scetticismo nei riguardi delle proprie composizioni. Nell’OUVERTURE SOLENNE «ANNO 1812» ci sono alcune citazioni musicali che incarnano le immagini degli eserciti francesi e russi. Il canto liturgico ortodosso «Salva, Signore, il popolo tuo» («Спаси, Господи, люди твоя») rappresenta l’esercito russo e il colorito francese si fa con «La marsigliese». Anche nell’ouverture suona il bel tema della canzone popolare «Dal portone, dal portone, dal portone del padre» («У ворот, ворот батюшкиных»).
ZAREVICH



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Sì, senza dubbio. Il libro di Nina Berbèrova è piccolo.


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«CIAJKOVSKIJ SCONOSCIUTO: GLI ULTIMI ANNI»
«НЕИЗВЕСТНЫЙ ЧАЙКОВСКИЙ: ПОСЛЕДНИЕ ГОДЫ»
Serie «I Geni e gli Scellerati»
Серия: «Гении и злодеи»
Casa Editrice «Exmo» Mosca 2010 (Pagine 432)
Издательство: «Эксмо» Москва 2010

La presente edizione è un tentativo di avvicinare i nostri contemporanei alla personalità del geniale compositore russo Piotr Ciajkovskij (Пётр Чайковский). In questo libro sono descritti gli ultimi cinque anni della vita del compositore: dal 1888 al 1893, quando furono scritte le grandi composizioni musicali come le opere liriche «Iolanta» («Иоланта») e «La Dama di Picche» («Пиковая дама»), il balletto «Lo Schiaccianoci» («Щелкунчик») e la Sesta Sinfonia «Patetica» («Патетическая»), la quale dirigeva lui stesso.
Nella linea principale del libro c’è la corrispondenza di Piotr Ciajkovskij con i suoi fratelli, Anatolij e Modest, con il compositore Serghej Tanèev (Сергей Танеев), con il poeta Konstantin Romanov (Константин Романов), con Nadèzhda von Meck (Надежда фон Мекк) e con gli altri. Al lettore si aprirà il misterioso mondo interno dell’uomo la cui musica da un secolo è mezzo venera il mondo. La musica di Ciajkovskij finora è la più eseguita nel mondo.



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Descrizione: «CIAJKOVSKIJ SCONOSCIUTO: GLI ULTIMI ANNI»
Serie «I Geni e gli Scellerati»
Casa Editrice «Exmo» Mosca 2010 (Pagine 432) 
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PIOTR CIAJKOVSKIJ: SUITE No.3 e No.4
ПЁТР ЧАЙКОВСКИЙ: СЮИТЫ №3 e №4

Piotr Ciajkovskij - Suite №3 e №4
Suite №3 sol maggiore per orchestra sinfonica, Op.55
1. I. Elégie. Andantino molto cantabile
2. II. Valse melancolique. Allegro moderato
3. III. Scherzo. Presto
4. IV. Tema con variazioni. Andante con moto

Suite №4 sol maggiore per orchestra sinfonica, Op.61 «MOZARTIANA»
5. I. Gigue. Allegro
6. II. Menuet. Moderato
7. III. Preghiera (D’après une transcription de F.Liszt). Andante non tanto
8. IV. Thème et variations

TOTALE: 71.05
Orchestra Sinfonica dell’URSS
Direttore: Evghenij Svetlanov (Евгений Светланов)
Registrato: 1985
Numero nel catalogo: «MELODIA» CD 10 00104

Nella primavera del 1884 Piotr Ciajkovskij pensò di scrivere una nuova sinfonia. Ma nel corso del lavoro arrivò alla conclusione di cambiare il genere. Così apparve la Terza Suite (Третья Сюита) scritta ancora a Kàmenka in aprile-maggio del 1884. Nella Terza Suite il compositore generalizzò l’esperienza accomulata nelle due precedenti partiture e scrisse una delle sue più popolari composizioni. La prima rappresentazione della Terza Suite ebbe luogo con gran successo sotto la direzione di Hans von Bülow a San Pietroburgo il 12 gennaio 1885. Questo successo accompagnava sempre tutte le esecuzioni della Terza Suite. L’idea della Quarta Suite chiamata «MOZARTIANA» nacque ancora nel 1884, ma alla sua realizzazione Piotr Ciajkovskij si mise solo d’estate del 1887 a Tbilisi, quando fu ospite di suo fratello Anatolij. La Quarta Suite fu eseguita per la prima volta il 14 novembre dello stesso anno a Mosca, sotto la direzione di Ciajkovskij stesso. Il giorno seguente il programma musicale fu ripetuto ad un concerto di carattere divulgativo. Il successo di Ciajkovskij come compositore e come direttore d’orchestra era enorme. Ciajkovskij trasformò per l’orchestra sinfonica quattro pièce di Mozart conservando le loro particolarità quasi in inviolabilità. Ci inserì soltanto delle piccole variazioni. Le pièce mozartiane nella Quarta Suite di Ciajkovskij appaiono in tutta la loro grandiosità, nel nuovo aspetto orchestrale. Il compositore stesso caratterizzò la sua Quarta Suite come l’«antichità nella lavorazione moderna» («старина в современной обработке»). Si deve notare che tutte e quattro le suite per orchestra di Ciajkovskij sono grandiose e val la pena di ascoltarle e di averle a casa in qualità di cd. È una musica formidabile e per tutti gli appassionati della musica di Ciajkovskij questo cd presentato sarà un vero regalo. Il CD registrato nel lontano 1985 dall’Orchestra Sinfonica dell’URSS sotto la direzione del celebre maestro Evghenij Svetlànov (Евгений Светланов). Indubbiamente queste registrazioni delle Suite no.3 e n.4 di Ciajkovskij sono tra le migliori che esistono. Buon ascolto con il nostro forum ARCARUSSA!
ZAREVICH



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Descrizione: PIOTR CIAJKOVSKIJ: No.4 «MOZARTIANA» 
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Descrizione: PIOTR CIAJKOVSKIJ: SUITE No.3 e No.4
Orchestra Sinfonica dell’URSS
Direttore: Evghenij Svetlanov
Registrato: 1985
Numero nel catalogo: «MELODIA» CD 10 00104 
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Aleksandr Dolzhànskij Александр Должанский
«MUSICA SINFONICA DI CIAJKOVSKIJ»
«СИМФОНИЧЕСКАЯ МУЗЫКА ЧАЙКОВСКОГО»
Casa Editrice «MUZYKA» Leningrado 1981 (Pagine 208)
Издательство «МУЗЫКА» Ленинград 1981
 
Il libro del celebre musicologo russo Aleksandr Dolzhànskij «MUSICA SINFONICA DI CIAJKOVSKIJ» è uscito per la prima volta nel 1965 e in seguito sono state pubblicate diverse nuove edizioni. Io ho un’edizione del 1981 e vorrei consigliare questo libro a tutti quelli che amano la musica sinfonica di Piotr Ciajkovskij.
Il fatto è che questo libro è una piccola enciclopedia o vademecum per tutte le composizioni sinfoniche o per orchestra di Ciajkovskij, con un’analisi accurata e dettagliata di ogni composizione per orchestra. Tutte le sei sinfonie più la settima “Manfredo”, tutte le fantasie per orchestra e ouverture e le tre suite per orchestra. Passo dopo passo l'autore presenta tutte le opere sinfoniche di Ciajkovskij. Questo libro è una vera scoperta per gli appassionati di Ciajkovskij.

INDICE
1. Sinfonia No.1 «SOGNI INVERNALI» in sol minore, Op.13 (1866; riveduta nel 1874)
2. Sinfonia No.2 in do minore, Op.17 (1872-79)
3. Sinfonia No.3 in re minore, Op.29 (1875)
4. Sinfonia No.4 in fa minore, Op.36 (1877)
5. Sinfonia No.5 in mi minore, Op.64 (1888)
6. Sinfonia No.6 «PATETICA» in si minore, Op.74 (1893)
7. Sinfonia «MANFREDO», Op.58 (1885)
8. «L’URAGANO» («ГРОЗА») Composizione per orchestra, Op.76
9. «FATUM» («ФАТУМ»), Poema per orchestra, Op.77
10. «ROMEO E GIULIETTA» («РОМЕО И ДЖУЛЬЕТТА»), Ouverture fantastica (1869)
11. «LA TEMPESTA» («БУРЯ»), Op.18 (1873)
12. «FRANCESCA DA RIMINI» («ФРАНЧЕСКА ДА РИМИНИ»), Fantasia sinfonica, Op.32 (1876)
13. «CAPRICCIO ITALIANO» («ИТАЛЬЯНСКОЕ КАПРИЧЧИО»), Op.45 (1880)
14. «SERENATA PER ORCHESTRA D’ARCHI» («СЕРЕНАДА ДЛЯ СТРУННОГО ОРКЕСТРА»), Op.48 (1880)
15. «ANNO 1812» («1812 ГОД»), Ouvertire, Op.49 (1880)
16. «AMLETO» («ГАМЛЕТ») Ouvertire fantastica, Op.67a (1888)
17. «VOJEVODA» («ВОЕВОДА»), Ballata musicale, Op.78
18. La Prima Suite per orchestra in re minore, Op.43
19. La Seconda Suite per orchestra in do maggiore, Op.53
20. La Terza Suite per orchestra in sol maggiore, Op.55



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Descrizione: Aleksandr Dolzhànskij
«MUSICA SINFONICA DI CIAJKOVSKIJ»
Casa Editrice «MUZYKA» Leningrado 1981 (Pagine 208) 
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Zarevich
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Klaus Mann Клаус Манн
«PIOTR ILJICH CIAJKOVSKIJ»
«ПЁТР ИЛЬИЧ ЧАЙКОВСКИЙ»
Casa Editrice «ACT» Mosca 2001 (Pagine 379)
Издательство «АСТ» Москва 2001

Klaus Mann (1906-1949) è stato uno scrittore tedesco. Conosciuto anche per la sua attività di antifascista, è stato autore di romanzi, novelle, drammi e saggi. Klaus Mann era il figlio primogenito di Thomas Mann (1875-1955) e quindi fratello di Erika Mann. Iniziò a scrivere racconti nel 1924 e nell'anno successivo divenne critico teatrale per un quotidiano di Berlino. Nel 1935 Klaus Mann scrisse il romanzo che senza dubbio interesserà non solo gli intenditori della musica di Piotr Ciajkovskij, ma anche gli ammiratori della letteratura di qualità. Questo romanzo non è solo la biografia, ma è un immagine viva e commovente di Ciajkovskij con le sue emozioni, con le sue sofferenze e con il mondo della solitudine. Nel romanzo di Klaus Mann sono rispecchiati i complessi rapporti del compositore con i suoi colleghi, con la società, con i suoi parenti, i suoi numerosi viaggi per la Russia e all’estero e i ricordi della sua infanzia. Oltretutto nel libro di Klaus Mann è presentata l’atmosfera del XIX secolo, il suo splendore e l’entusiasmo creativo, è descritta la vita di Mosca e San Pietroburgo.



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Descrizione: Klaus Mann
«PIOTR ILJICH CIAJKOVSKIJ»
Casa Editrice «ACT» Mosca 2001 (Pagine 379) 
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Zarevich
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Ottima segnalazione, Zarevich!

Questo interessantissimo libro di Klaus Mann – che, ripetiamo, fu il primo figlio (1906-1949) di Thomas Mann  – fortunatamente è stato pubblicato in Italia da Garzanti nel 1996, col titolo “Sinfonia patetica: un romanzo su Ciajkovskij” (Il titolo originale era “Symphonie Pathétique”).
Integro la recensione con un’altra utile descrizione, dell’edizione italiana:
Nel 1935, dopo l'emigrazione dalla Germania nazista, Klaus Mann traccia con Sinfonia patetica un appassionato ritratto di Ciajkovskij e della sua personalità di artista cosmopolita e tormentato.
Con attenzione partecipe ai meccanismi reconditi della creazione musicale, Mann spia il suo personaggio, ne osserva gli incontri con i grandi musicisti del tempo, segue le tappe di una peregrinazione affannosa nelle grandi capitali della musica. Si delinea così uno scenario di potente evocazione storica, in cui i luoghi, i personaggi e le atmosfere fin de siècle s'intrecciano con i contorni di una personalità radicalmente solitaria, consapevole della fatuità della vita e della caducità anche della creazione artistica.
In Sinfonia patetica Klaus Mann realizza una sorta di identificazione totale con Ciajkovskij: «Di lui nulla mi era estraneo e tutto ho potuto descrivere, le sue inquietudini nevrotiche, i suoi complessi, le sue estasi, le sue paure, l'insopportabile solitudine in cui fu costretto a vivere, il dolore che volle trasformarsi di continuo in melodia e in bellezza».

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«Voglio partire», pensò. «Partirò oggi stesso. Essere altrove, meglio se in nessun luogo, purché non qui».
La primavera a Firenze era magnifica in quella profumata notte di marzo. Petr Il'ic era uscito sul balconcino della stanza di lavoro, che faceva parte del suo appartamento. Veniva dall'Opera. Sopra i pantaloni del frac e la camicia inamidata, indossava la vestaglia di pelo di cammello. Le scarpe di vernice gli stringevano un po' e gli facevano male. «Dovrei infilare le mie pantofole», pensò. «Sarebbe un piacevole sollievo liberarmi di queste dannate scarpe di vernice». Non si decideva, tuttavia, in alcun modo ad abbandonare il balcone per andare a prendere le pantofole nella camera da letto. Così rimase fermo, i gomiti poggiati sul parapetto di pietra, il volto tra le mani. «Qui le stelle hanno uno splendore assia più forte che a casa, in Russia», pensò Petr Il'ic, respirando a fondo. «Anche gli odori sono più forti e più dolci. A Frolovskoe, forse, c'è ancora neve. Ma in taluni punti si scioglie e là si cominciano a intravvedere modesti fiorellini, così lucidi e commoventi. E su questi che dovrei chinarmi, ma accanto a me sta ritto un giovane, che tenta di appallottolare la poca neve umida che si va sciogliendo. Perché non sto sempre in Russia? Vorrei toccare con le mie dita una betulla, sì, ne ho un gran desiderio, darebbe frescura alle mie dita, nulla al mondo è più piacevole da toccare di una betulla russa nella primavera incipiente. È davvero una pazzia da parte mia intraprendere viaggi assolutamente insensati. Solo a casa posso veramente respirare. Non voglio più vedere cipressi e statue di marmo. Questi profumi fin troppo dolci non mi danno alcun senso di benessere, al contrario: disgusto, piuttosto. Poi non so nemmeno da quali cespi fioriti provengano. A Frolovskoe, conosco tutte le piante. «Che idea da parte mia, recarmi all'Opera stasera! Non è stato soltanto un errore, ma probabilmente anche un peccato. Oggi ho ricevuto la notizia che la buona moglie del mio buon Aleksej è morta, in seguito alla sua tosse secca. Dapprima ho singhiozzato un poco, ma il mio posto in palco per la «Lucia di Lammermoor» non ho voluto restituirlo. Per punizione, ho dovuto subire una rappresentazione miseranda. La musica di Donizetti è piena di idee attraenti ma com'è assurdo il testo! Allora, quello che il buon Modest ora sta preparando per me, vale certo di più. E quella signora drammaticissima aveva, purtroppo, una voce completamente sfiatata. Sapeva cantare, bisogna ammetterlo - visto che Lucia impazzisce, aveva da sfoggiare trilli di coloratura a non finire: e l'ha fatto in modo grandioso. Il pubblico aveva pienamente ragione di gridare, con tanto entusiasmo, da capo! La povera Lucia è stata costretta a ripetere tutto intero il suo abilissimo accesso di follia, la seconda volta l'ha fatto senza parrucca: con i suoi capelli neri naturali, aveva un'aspetto un po' più garbato che non con tutti quei ridicoli riccioli biondi». Petr Il'ic, tutto solo sul suo poggiolo nella calda notte italiana, ebbe una risatina sprezzante, ripensando alla serata operistica - com'era ridicolo, ridicolissimo il coro nei gonnellini scozzesi a quadri, e com'era grottesco che vi fossero palme in un parco inglese! - una piccola risatina, che spaventò lui stesso; perché è sempre un po' inquietante esser costretti a ridere, in solitudine, tra sé. «Comunque, è stato enormemente ingiusto da parte mia uscire appena dopo aver appreso che la buona moglie di Aleksej era morta», concluse pieno di rimorso. «Peraltro, mi sembra che «La Dama di picche» sia proprio miglioredi questa «Lucia di Lammermoor». Il lavoro all'opera era progredito molto rapidamente a Firenze. Petr Il'ic l'aveva iniziato in gennaio. A metà marzo era già quasi compiuto - Modest non ce l'aveva quasi fatta a stargli dietro, scriveva più lentamente di quanto Petr Il'ic non componesse. Gli amici di Pietroburgo si erano inquietati di un tal frettoloso ritmo di lavoro: il direttore d'orchestra Nápravnik e il grasso Laroche lo ammonivano dal precipitare le cose. Ma Petr Il'ic continuò a comporre, come se avesse alle spalle qualcuno che lo aizzasse. «L'opera, malgrado tutto, diventerà una cosa elegante!», scriveva spavaldamente a uno degli amici. L'incarico di comporre «La dama di picche» gli era venuto, in Russia, dall'intendente VsevoloVskij; questi voleva assolutamente un'opera di Tchaikovsky per la prossima stagione. Il balletto infatti, malgrado il giudizio freddino dello zar e le critiche dei giornali che l'avevano straordinariamente svalutato, era diventato un forte successo di cassetta: le rappresentazioni erano tutte esaurite, al pubblico piaceva «La bella addormentata». Tutto ciò, però, era già lontano, dileguato in una lontananza innocua e beata. Da allora, in quei due mesi di tesa e febbrile attività, Petr Il'ic si era completamente inserito e trasferito a vivere e sognare nella sfera carica di drammaticissimo pathos della novella di Puskin, da cui Modest traeva il testo per lui - un libretto un po' prolisso (occorreva eventualmente abbreviare), che non aveva però perduto interamente il grande respiro poetico di Puskin. V'infuriavano passioni, amori violentissimi e splendore festoso, seguiti da orrore, fiotti di sangue, disperazione, follia e rovina. La passione del povero e temerario giovinetto Hermann per il gioco delle carte è ancora più forte del suo grande amore per la fanciulla Liza. Quando Petr Il'ic rifletteva su che cosa lo avesse affascinato nell'argomento della «Dama di picche», doveva dirsi ch'era forse stata proprio quella tragica e fatale passione del giovane protagonista - la passione cieca per il tavolo da gioco. Tchaikovsky infatti, molto esperto della dissipazione sentimentale, sapeva come fosse pressoché indifferente in quale chimera s'impegni insensatamente, con inutile sacrificio, la passione. La tragedia di Hermann lo commuoveva perché gli era assolutamente comprensibile. Tra questo giovinetto e la sua ragazza, s'erge la nonna di Liza, la vecchia contessa, una vegliarda terribile. E lei - così ritiene l'accecato Hermann - a conoscere il segreto delle tre carte, con cui è possibile vincere il gran gioco. Per apprenderlo - o se necessario estorcerlo - il giovane ossessionato penetra nottetempo nella camera da letto della vecchia. Ella però ne è talmente atterrita da morirne, prima ancora di poter aprire le labbra per rivelare la fortunata formula. Scomparsa la speranza, ciò che resta è disperazione: quel che segue sono rimorsi, pazzia e morte. La tragedia termina nella sala da gioco. Nel frattempo, infatti, la vecchia contessa, apparsa come fantasma al giovane sconvolto, ha potuto rivelargli le tre carte imbattibili, causa della sua morte. Con due di esse, Hermann aveva potuto vincere un patrimonio; con la terza intende moltiplicare a dismisura il proprio tesoro, ma ecco che, con obbrobriosa distrazione, getta sul tavolo, invece della carta prescritta, la dama di picche, perde tutto e si precipita a trapassarsi il cuore con la spada, mentre il fantasma della raccapricciante contessa-nonna appare trionfante sulla scena. In quali enormi effetti si è, stavolta, tramutato l'accumulo dei sentimenti, che tendono a liberarsi in suoni! Questa volta, Petr Il'ic è altamente soddisfatto ed egli stesso sconvolto di ciò che è stato capace di tirar fuori. Il suo commosso pensiero è: «Eccezionalmente, l'Essere severo, remoto, è stato misericordioso con me. Mi ha mandato idee singolarissime - come gli sono grato! Il motivo della vecchia contessa, per esempio - questo motivo che contiene il segreto delle tre carte e che consiste unicamente di tre suoni, tre suoni cupi, pizzicati dai contrabbassi, che sono come il fantomatico bussare contro una porta serrata: che motivo mozzafiato è questo, ne sono terrorizzato al solo pensarci! La rovina di Hermann, quel mio povero ossesso, mi ha commosso fino alle lacrime e quanta musica aggraziata, magnifica l'ha preceduta! I giochi di Liza con le sue amiche; il ballo in costume con l'ingresso dell'imperatrice Caterina, in un finale di grande effetto; la pazzia di Hermann e il grande orrore dell'apparizione spiritica. Sicuramente stavolta non sosterrò in seguito che sia tutto malriuscito. A1 contrario, sono fermamente convinto che tutto sia davvero riuscito insolitamente bene». Non si rendeva assolutamente conto di aver provato assai spesso una tale violenta soddisfazione a lavoro appena compiuto, e che essa soleva - solo qualche tempo dopo - capovolgersi in dubbi amarissimi e oltremodo esagerati. Pensava invece, trionfante: «Le settimane solitarie in questo brutto e troppo costoso appartamento d'albergo, che mi ha rovinato del tutto finanziariamente - mio Dio: costa ventisette lire al giorno! - queste settimane spesso disperanti non sono certo state perdute. Del resto, avrebbero potuto essere ancora peggiori. Ma ho avuto con me Nasar». Nasar, il giovane servo di Modest Tchaikovsky, aveva accompagnato Petr Il'ic a Firenze, poiché Aleksej era trattenuto a Mosca dalla tosse secca della moglie. Petr Il'ic non doveva essere scontento del cambio: Nasar era un tipo un po' assonnato, ma bravo, paziente e compiacente da ogni punto di vista. Il buon Modest, bisognava ammetterlo, se ne intendeva di giovani. «Quel poveraccio ha certo avuto, in tutto questo tempo, una tremenda nostalgia», pensava Petr Il'ic sul suo poggiolo, in quella notte italiana. «E ha certo sofferto per tutti i miei capricci. Ma non s'è fatto accorgere di nulla. È stato ogni giorno della medesima un po' pigra allegrezza, sempre premuroso, sempre ridanciano. Gliene sono grato, di esser stato qui. Senza di lui, non avrei potuto certo terminare il mio lavoro. È stato un lembo di Russia - un lembo di patria, buono e familiare, vicino a me. Ora, voglio portarlo ancora con me a Roma. Speriamo che Roma lo diverta un poco. Probabilmente, vi resteremo alcune settimane; ma forse anche solo alcuni giorni. Perché potrebbe darsi che, a Roma, io non mi trovi affatto bene. Mi attendono, ancora una volta, tanti ricordi, dal sapore amaro. E passato molto tempo da quando sono stato l'ultima volta a Roma, allora mi aveva accompagnato Modest, e intanto, quanto tempo è dileguato e sprofondato nell'abisso - siamo tuttora gli stessi di quel ch'eravamo allora? Ahimè, trovo che siamo tanto mutati, estraniati a noi stessi, divenuti diversi, per la tacita, poderosa potenza del tempo che scivola via. Sì, a Roma penserò giorno e notte a come era la volta precedente. Non riesco dunque a staccarmi da ciò che è passato? Perché mi possiede in tal modo? Non mi riuscirà dunque mai di liberarmene? Non ho forse un oggi? Ma qual è dunque il mio oggi? «Qual è dunque il mio oggi?», riflette assorto Petr Il'ic sul balcone del suo troppo costoso appartamento di un albergo italiano - il suo giovane servo dorme due stanze più in là, russando leggermente nella sua cameretta. «Non sono abbastanza forte per trattenerlo, per goderlo, per amarlo?», medita l'uomo solitario sulle soglie della vecchiaia. …Forse che il mio sentimento viene meno di fronte al presente? Qual è il nome del mio presente?». Aveva alle spalle un grosso lavoro, la tensione estrema di tutte le proprie energie - il sentimento che tende alla liberazione si era tramutato in effetti d'enorme portata - ora, si sentiva a un tempo sfinito ed eccitato: svuotato e pronto a nuove avventure. Protese il volto esausto a quella notte primaverile, quella notte di marzo d'un paese straniero, col lume delle sue stelle, con i suoi profumi. Ma il cuore fiaccato eppure pronto, chiede: Qual è il nome del mio presente? Ed ecco avanzare verso di lui, nella notte straniera, un nome: VLADIMIR. Ecco colmarne l'oscurità d'uno splendore e d'un fruscio lungo e gradevole - come uno scampanìo, sulla Firenze addormentata. Deciditi ancora una volta, oh cuore fiaccato eppure pronto! Deciditi, e stavolta interamente! Ti sei abbastanza allenato soltanto e preparato! Questa volta, ne sarai completamente assorbito! Non ti difendere! Hai chiesto, ed eccoti la risposta. E venuta con una tale forza da lasciarti quasi tramortito. E venuta come un gran frusciare e lampeggiare, e come un'improwisa fitta dolorosa in pieno petto. Fa tanto male che tu, con un gran gesto selvaggio e angoscioso, premi sul cuore la tua mano pesante. Lasci a un tempo cadere la fronte e un'alterazione si distende sul tuo volto, come se lo sguardo fosse rimasto abbagliato da una luce troppo violenta apparsa nel cielo buio, che tutto ha trasformato col suo spietato chiarore.

  



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