----------------------------------- Zarevich Venerdì, 27 Luglio 2018, 09:15 «IL LIBRO DI VELES» ----------------------------------- «IL LIBRO DI VELES» Da molti anni si parla dell’autenticità del «Libro di Veles». Tra i difensori più conosciuti è lo scrittore Aleksandr Asov (Александр Азов) si è battuto a favore dell'autenticità del testo, in libri, articoli e programmi televisivi, rivestendolo di un carattere eminentemente «sacro». Ci sono molti sostenitori e avversari dell’autenticità del «Libro di Veles», ma fino ad oggi non una ed anche l’atra parte non possono rendere ragione e provare la propria ragione. La scoperta di questo testo è fatta risalire al 1919, per opera di un colonnello dell'esercito, certo Ali Fiodor Izenbek, il quale avrebbe trovato una serie di circa trentacinque tavolette di legno sulle quali apparivano delle iscrizioni in un alfabeto simile al cirillico. Le tavolette sarebbero state poi portate da Izenbek a Bruxelles, dove sarebbero scomparse nel 1941, durante l'occupazione tedesca, sarebbero andate distrutte in un incendio. Ne sarebbero però rimaste delle trascrizioni, eseguite da un altro emigrato russo, il paleografo e bizantinista Jurij Miroljubov (Юрий Миролюбов, 1892-1970), l'unica persona cui Izenbek avrebbe mostrato le preziose tavolette. Il testo di Jurij Miroljubov fu pubblicato a San Francisco tra il 1957 e il 1959. Si noti che, poco tempo dopo, l'entomologo Serghej Paramònov (Сергей Парамонов, 1894-1967), già autore di vari studi di letteratura e storia slava pubblicata sotto lo pseudonimo di Serghej Lesnoj (Сергей Леснов), si mise al lavoro sugli appunti di Jurij Miroljubov e curò un'altra traduzione del «Libro di Veles» («Велесова Книга»). Il testo, apparentemente scritto da sacerdoti pagani tra il V e il IX sec. d.C., si apre con un'invocazione al dio Veles (бог Велес), per poi raccontare l'etnogenesi dei popoli slavi dalla preistoria fino alla conversione della Russia al cristianesimo (anno 988). Secondo il testo, i più lontani antenati degli Slavi erano anticamente stanziati in una lontana terra artica, da dove sarebbero poi migrati verso sud per sfuggire alle glaciazioni. Dopo essersi divisi in tribù e aver a lungo combattuto con altre popolazioni, questi proto-Slavi – che il testo identifica con gli Ariani tout-court – sarebbero passati dall'Asia alla Persia, quindi alla Mesopotamia e all'Egitto. Giunti in Anatolia, avrebbero fondato la città di Troia, per poi scontrarsi con gli Achei. Stabilitisi più tardi nelle steppe russe, gli Slavi avrebbero condotto un'esistenza pacifica, guidati da sovrani benevoli e sapienti sacerdoti. Si noti che il «Libro di Veles» («Велесова Книга») attribuisce agli Slavi un alto livello etico e un elevato grado di spiritualità, al contrario degli altri popoli, Greci e Romani in primis, presentati invece come barbari e rapaci. Affrontati vittoriosamente i Romani guidati da Traiano, e quindi i Goti, i Russi sarebbero stati infine sottomessi dai Variaghi (Варяги). La conversione ad opera dei Bizantini avrebbe messo fine fine all'idilliaco paganesimo slavo, creando le condizioni della nascita dello Stato russo come la conosciamo oggi.