----------------------------------- Zarevich Lunedì, 09 Novembre 2015, 12:03 Re: ANTONIO GRAMSCI (1891-1937) ----------------------------------- Antonio Gramsci Антонио Грамши «QUADERNI DEL CARCERE» «ТЮРЕМНЫЕ ТЕТРАДИ» Casa Editrice «Politizdat» Mosca 1991 (Pagine 564) Издательство «Политиздат» Москва 1991 Antonio Gramsci (1891-1937), fondatore del partito comunista italiano, nacque il 12 gennaio 1891, nel villaggio sardo di Chilarza, da una povera famiglia di contadini. Compiuti i suoi studi liceali nell’Isola, se ne andò a Torino, dove frequentò l’Università, procacciandosi con lezioni private i mezzi per gli studi. Si addottorò la filosofia. Giungendo a Torino Gramsci aveva la visione della vita terribile dei contadini poveri e dei pastori della sua Sardegna. Conosceva profondamente la situazione del popolo sardo e, in generale, del Mezzogiorno d’Italia, la loro storia, le loro aspirazioni, ed era nato in lui il bisogno di dedicare la propria attività di cittadino alla redenzione sociale delle masse dei braccianti e dei contadini del Mezzogiorno. A Torino, centro dell’industria moderna, in un ambiente così diverso da quello del Mezzogiorno e della sua Sardegna, lui scoprì nella classe operaia «il protagonista della storia moderna d’Italia», la forza, capace di risolvere tutti i problemi della vita italiana e, quindi, anche il problema meridionale. Gramsci divenne marxista, socialista. Attorno a lui si raggrupparono i marxisti conseguenti di Torino, dapprima, che fondarono la rivista «Ordine Nuovo» e poi, i marxisti di tutta l’Italia. Gramsci fu il primo fra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, creato il 21 gennaio 1921 a Livorno. Dopo l’Italia Gramsci conobbe altre terre, altri popoli, altre nazioni. Fu in Germania, in Francia, in Russia. A Mosca sposò Giulia Schucht, la buona, fedele amica della sua vita, e a Mosca nacquero i suoi figli Delio e Giuliano. L’azione multiforme, nel seno del suo partito, sulla stampa, nel campo operaio, dalla tribuna parlamentare, occupa tutta la vita di Gramsci, dal 1917 al momento del suo arresto nel 1926. È chiaro che un uomo simile doveva essere odiato e temuto dal fascismo. Quando tornò in Italia al suo lavoro e alla lotta per la libertà, a Roma lo imprigionarono, mentre era deputato al parlamento, in oltraggio alle garanzie costituzionali. Fu arrestato e processato per reati che non aveva commessi e condannato a venti anni di reclusione. Gli assassini fascisti avevano paura del cervello di Antonio Gramsci. La condanna a venti anni reclusione significava la fine certa di Gramsci, data la sua debole costituzione fisica. Ma in carcere Gramsci non si piegò, continuò a pensare, a scrivere, continuò a vivere la vita di molti amici e discepoli, la vita dei suoi figli. Dopo undici anni di carcere, il 27 aprile 1937, Antonio Gramsci morì. Dopo la sua morte sono stati pubblicati i suoi articoli e studi, le «Lettere dal Carcere» (1947) e le sue opere, raccolte in sei volumi «Quaderni del Carcere».