----------------------------------- orphicus Giovedì, 16 Luglio 2009, 22:04 «LA PRIMA LEZIONE DI PAGANESIMO» ----------------------------------- Sono perfettamente daccordo sul fatto che si trova quello che si cerca e che si vede quello che si è portati a vedere, ma rimane il fatto che spesso le lacune documentarie impediscono di trovare anche quello. Quello che sostenevo nel precedente intervento è l'impossibilità di ritrovare per i paganesimi nordici quelle informazioni che in altri conteste la produzione figurativa permette di ricavare in modo più o meno parziale, spesso integrando il dato diretto della produzione artistico-artigianale con fonti letterarie di natura esterna, ad esempio classiche o cristiane. Purtroppo gli antichi slavi non vevano una letteratura ne una teologia sviluppata, questo impedisce quella costruzione da tracce negative altrove possibile, penso alla possibilità di ricostruire ampliamente testi peduti partendo dalla critica loro svolto dai polemisti cristiani come nel caso emblematico di Filone di Byblos tramite Eusebio di Cesarea. Sono perfettamente daccordo sulla ricostruzione dell'azione cristiana di annichilimento delle culture tradizionali, specie in contest dove un'imposizione di forza sarebbe stata più problematica. Come giustamente specificato nel primo intervento si può riscontrare una profonda differenza fra il mondo latino-cattolico e quello greco-ortodosso in quanto quest'ultimo non ha mai disposto di organizzazioni finalizzate all'annientamento dell'eresia - e quindi del paganesimo - analoghe a quelle del mondo latino. Non è casuale che il culto di Artemis Orthia in Laconia sia stato definitivamente annientato solo durante l'occupazione franca nel XIII secolo. In questo senso tendeva a prevalore il modello romano dell'integrazione delle élites dove la più o meno superficiale cristianizzazione corrispondeva ad una possibile integrazione nel sistema imperiale. Non mi sembra invece necessario che una religione per essere tale debba avere gerarchie istituzionali, anche perché l'assenza diqueste non impedisce l'esistenza di riti e miti definiti con precisione. I riti sfuggono in genere allo storico, persino per le civiltà classiche sono spesso sfuggenti e tanto più paiono esserlo tanto più dovevano essere sentiti dai contemporanei. Quasi nessuno società antica presenta sacerdozi stabili, la figura del sacerdote si unisce con quella del Re o del capo e con lo sviluppo sociale con quella del magistrato, ma a Roma sopravviverà sempre la figura del Rex Sacrorum, erede del ruolo sacerdotale del Re rimasto imprescindibile anche dopo lo sviluppo delle istituzioni repubblicane. L'assenza di gerarchie sacerdotali stabili e ben definite non impedisce quindi lo sviluppo di una religione che trova i suoi fondamenti nei miti costitutivi e nei riti che di quei miti sono rappresentazione simbolica. Quello che mi sembra mancare è in questo caso la documentazione necessaria per ricostruire queste realtà immateriali. I templi non sono necessari, o meglio, non è necessaria una loro monumentalizzazione fisica. Come giustamente ben dici nell'antica Europa il culto si svolgeva all'aperto, ma uno spazio destinato al culto, precisamente definito ed identificato è un templum a tutti gli effetti nel senso latino del termine. Anche nel mondo classico la monumentalizzazione è un dato tardo e non necessario e templa naturali sopravviveranno fine alla fine del paganesimo classico. Il fenomeno è ancor più evidente nelle periferie, celtiche, iberiche o semitiche siano dove il culto rimane in genere ambientato in luoghi aperti.