Arca Russa

Letteratura e Teatro - «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»

Myshkin - Mercoledì, 17 Gennaio 2007, 12:59
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«АНТОН ЧЕХОВ: ДОКТОР ЧЕЛОВЕЧЕСКОЙ ДУШИ»

Il 3 e il 4 febbraio, al Teatro Argentina di Roma, il regista Andrej Konchalòvskij (Андрей Кончаловский), fratello di Nikita Mikhalkòv, presenterà la piece teatrale «Il Gabbiano» («Чайка») di A. P. Cechov, con la compagnia del Teatro Mossovèt di Mosca.
E' interessante notare che il Teatro Argentina di Roma è lo stesso teatro che nel 1988 aveva prodotto lo spettacolo "Partitura incompleta per pianola meccanica" di Nikita Mikhalkòv, interpretato da Marcello Mastroianni.
Tra gli attori, la giovane moglie di Konchalovskij Julia Vyssòtskaja, nel ruolo di Nina Zarèchnaja.
E’ la prima volta che Andrej Konchalovskij arriva in Italia come regista teatrale. Autore delle bellissime scenografie è Ezio Frigerio, mentre i costumi sono di Rustam Khamdamov.
La commedia è rappresentata in lingua originale, con i sottotitoli in italiano.
Dopo Roma, "Il Gabbiano" sarà rappresentato a Venezia il 6 e il 7 febbraio, e a Reggio Emilia, il 9 e il 10 febbraio.
Gli attori: Irina Rosànova, Aleksej Grìscin, Anatolij Adoskin, Julia Vyssòtskaja,Vladimir Goriushin, Olga Anòkhina, Olga Miloianina, Aleksej Serebriakòv, Evghenij Steblòv, Juri Cerkassov, Andrej Mezhulis, Evghenij Rathon, Alekssandr Piskarèv, Elena Lobànova
«Ci sono due persone che consulto sempre quando mi appresto a fare qualcosa: Cechov e il compositore Sergej Rachmaninov. Nei suoi testi, Cechov non dice quello che vuole dire. E nemmeno si può interpretare razionalmente quello che voleva comunicare. La messinscena non può spiegare in maniera definita il senso, piuttosto il nostro obiettivo è accompagnare lo spettatore dentro il mondo di questo autore straordinario perché alla fine possa comprendere quel senso. Poi non saprà spiegarlo, a parole, ma lo avrà compreso.»
Ma come si è sviluppato il lavoro su quest'opera di Cechov?
«Ho lavorato lasciando la parola ai personaggi di Cechov. Spesso gli attori cercano di rendere con l'interpretazione il significato del testo, ma quello che si legge nel testo non è necessariamente quello che Cechov voleva dire. Il credo sia necessario conservare integralmente la natura dei personaggi che l'autore costruisce, che incarnano un senso di noia, che sono naif e spesso stupidi. E il dramma sta proprio nella loro essenza, non è necessario enfatizzare nulla».
Dunque la messinscena rimane ancorata al tragico quotidiano, al dolore minimo dell'esistenza umana?
«Certamente il senso della messinscena è solo ed esclusivamente nelle relazioni tra i personaggi. Il pubblico si trova davanti personaggi che dialogano, amano, vivono, muoiono in maniera ad un tempo noiosa e pretenziosa. In quest'ottica non ho cercato alcun effetto per attrarre l'attenzione, ma si è lavorato sulla concentrazione dell'attenzione. È questo uno dei caratteri fondamentali del teatro: è necessario fermare l'attenzione dello spettatore anche sui minimi particolari, anche sui petali che cadono da un fiore. Ma per fare questo è necessario concentrare l'azione su quell'evento, fermare quello che accade intorno. In questo il teatro è molto diverso dal cinema, dove il montaggio ti consente di scegliere il frammento di immagine da mostrare a chi guarda il film».
Lo spettacolo rimane fedele al testo?
«Sarà Cechov dall'inizio alla fine. Ci sono molti modi per fare Cechov molto male e ci sono molti modi per fare Cechov molto bene. E per me sarebbe impensabile aggiungere o togliere nulla a Cechov».
"Il Gabbiano" in lingua originale (con sottotitoli in italiano) restituisce la rassegnazione dolente ad un destino cieco sottinteso, i dettagli psicologici, l'atmosfera?
«Puskin diceva che l'artista muove tre corde: il riso, le lacrime, la violenza. Con Cechov questo non accade, perché in Cechov non si piange e i personaggi vivono in maniera piatta. Gli esseri umani non sono certo esseri piacevoli. Eppure credo che la messinscena di Cechov possa muovere qualcosa nel cuore: se un lavoro fa sentire qualcosa dentro, allora è un lavoro valido. Perché Cechov è un genio che lavora su un senso che nessuno vede e che dunque non si può spiegare. È questo che cerco di portare in evidenza: vorrei che lo spettatore uscisse con la sensazione di aver compreso, pur senza riuscire a spiegare nulla. Con la sensazione di aver intravisto quella materia viva che sta dietro la forma».
Da un’intervista di Giambattista Marchetto pubblicata su “Il Gazzettino Online”

Zarevich - Mercoledì, 17 Gennaio 2007, 14:05
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Caro Kniaz! È una segnalazione molto bella!
Ultimamente noi vediamo nei teatri di Mosca e non solo di Mosca delle messinscene delle pieses di Cechov, diciamo, abbastanza strane. Le azioni si svolgono in un bagno pubblico, nella stazione, nei reparti agitati, un un ospedale ecc. Io capisco che tutto si possa inventare di sana pianta, ma Cechov deve essere Cechov. Andrej Koncialòvskij dice: «Sarà Cechov dall'inizio alla fine. Ci sono molti modi per fare Cechov molto male e ci sono molti modi per fare Cechov molto bene. E per me sarebbe impensabile aggiungere o togliere nulla a Cechov».
Questo spettacolo dell’anno scorso ha destato una vasta eco della stampa teatrale. Koncialovskij ci ha reso Cechov. Io consiglieri di andare a guardare questo spettacolo di Andrej Koncialòvskij a tutti quelli che amano Cechov.

Camomilla - Mercoledì, 17 Gennaio 2007, 14:09
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
E' notevole! Ma non capisco, come sono tournee i teatri drammatichi nei paese esteri? In che lingua sono i loro spettacoli? L'opera e' chiaro, e' una musica. Una musica di una parola. Ma non ho visto mai lo scettacolo nella lingua straniera...

Myshkin - Mercoledì, 17 Gennaio 2007, 14:53
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Cara Camomilla, gli spettacoli sono in lingua originale, ma con un grande schermo con le traduzioni in tempo reale dei dialoghi. E' una cosa molto buona, che funziona tanto per l'Opera che per il Teatro, secondo me.
E' esattamente come vedere un film in lingua originale con i sottotitoli: in questo modo non si perde la recitazione originale degli attori.
Inoltre, chi va a vedere questi spettacoli, di solito conosce piuttosto bene i testi da prima.
Io di sicuro non lo perderò questo spettacolo! Thumbup

Camomilla - Mercoledì, 17 Gennaio 2007, 15:25
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Myshkin ha scritto: [Visualizza Messaggio]

E' esattamente come vedere un film in lingua originale con i sottotitoli: in questo modo non si perde la recitazione originale degli attori.
E' un paragione interessante, ho capito!

Myshkin - Mercoledì, 17 Gennaio 2007, 16:29
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Un altro interessante stralcio di un'intervista a Koncialovskij del 12 novembre scorso, al quotidiano "Il Tempo"

(...) Ha mantenuto la promessa che ha fatto un po’ di tempo fa: dedicarsi solo al teatro...
«Ma no, non trascuro il cinema. Ho appena finito di girare un film, che sarà pronto per la prossima estate: in Italia si intitolerà "Carta patinata". È un film sulla moda, sulla vita superficiale che si fa in questo mondo... una specie di "Dolce vita" ambientato in Russia».

Se il film sarà pronto in estate, forse la vedremo alla prossima edizione di «Cinema. Festa internazionale di Roma»?
«Speriamo, ne sarei contento. È chiaro che non trascuro il cinema, ma confesso che oggi vorrei aver iniziato a lavorare per il teatro dieci anni prima di quello che invece ho fatto. È bellissimo portare in scena grandi classici, come Sofocle».

«Il gabbiano» è un testo importante per lei?
«Sì, certo, importantissimo. Torno a rappresentare questo classico dopo vent’anni. Allora, erano gli anni Ottanta, fui invitato a Parigi da Giorgio Strehler per fare quest’opera: fu un’esperienza eccezionale, emozionante».

Nello spettacolo attuale recita la sua signora, Julia Vysotskaya?
«Sì, è con lei e con molti altri bravissimi attori».

E perché ha deciso di tornare a questa opera?
«Trovo che nelle nuove versioni, che si sono viste recentemente, del "Gabbiano", ci sia poco rispetto per un testo così importante. Cechov è uno degli autori maggiori... veramente un grande classico, come Shakespeare o Pirandello. I giovani artisti spesso giocano. È colpa anche della televisione».

Ce l’ha con la tv?
«Ma certo, in televisione non è possibile recitare. I dialoghi sono primitivi, c’è poca letteratura. E i giovani attori si formano proprio con la televisione. Per loro invece sarebbe importante studiare e recitare i classici. L’apertura e la visione che danno i massimi autori è fondamentale, non c’è nulla che li possa sostituire».

Ma, maestro Konchalovsky, lei ha lavorato per la televisione. Ha fatto l’«Odissea».
«Sì, ho fatto televisione, ma con Omero. Quello è un buon autore».

E come vede il futuro del cinema russo?
«È come quello del cinema italiano: pieno di problemi perché i giovani non vogliono imparare le tradizioni, le grandi tradizioni dei loro Paesi».

Lei inquadra i problemi del cinema in un ambito europeo?
«Sì, certo, quello della rottura con le tradizioni è un problema che non esiste in Cina o in Iran, che sono anche grandi nazioni. Mentre in Occidente c’è il Postmodernismo che annulla il senso delle nazionalità. Insomma, il pericolo è di perdere la visione europea, ma senza rendersi conto che non si può vivere senza tradizioni. Senza passato non c’è futuro. E ritornando al cinema russo vorrei dire che, comunque, ha un futuro interessante. Per i russi è più facile mantenere il contatto con il proprio passato: siamo un po’ isolati, ai confini dell’Europa. I russi sono un po’... provinciali e in provincia si mangia sempre bene». Cosa rimane oggi, dopo tanti anni, del suo lavoro con Andrej Tarkovskij? «Con Tarkovskij abbiamo iniziato insieme, è stato un mio collaboratore, ma una persona molto differente da me. Lui era un personaggio tormentato, nervoso, poetico. Io sono uno che si prepara, metodico. È stata una collaborazione basata su grandi differenze».

Allora la attendiamo in Italia, con il teatro russo.
«Sì, ma io amo molto anche il teatro italiano, anzi sarei felice, presto, di firmare una regia con attori italiani. L’Italia ha una grande scuola di recitazione. Ma io adoro tutta l’Italia. Come dicevo prima apprezzo molto la buona cucina e in Italia la cucina è veramente favolosa».

Zarevich - Martedì, 30 Gennaio 2007, 21:53
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Kniaz! Non dimenticarti dello spettacolo!

Myshkin - Mercoledì, 31 Gennaio 2007, 08:03
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Non c'è pericolo, caro Zarevich! 3 febbraio, ore 21: ci sarò.

Myshkin - Lunedì, 05 Febbraio 2007, 09:09
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
I biglietti per entrambe le date dello spettacolo di Roma erano esauriti già da due settimane.
Ho rischiato di perdere questa occasione e di rimpiangerla per molto tempo. Se sono riuscito ad ottenere due biglietti devo ringraziare prima di tutto Igor Ryabtsev, l'operatore di Koncialovski: è stato lui a chiedere a Koncialovskij di procurarmi i bilglietti. Igor è una persona molto simpatica e cordiale, che mi ha raccontatato anche molte cose di Koncialovskij e di Renata Litvinova. Ma bisogna dire che se non fosse stato per il caro Zarevich, non avrei conosciuto Igor, e perciò è soprattutto a lui che vanno i miei ringraziamenti. Grazie Zarevich!!
Ma veniamo ora allo spettacolo.
Una messinscena d'eccezione. Mi è piaciuta davvero tanto, Koncialovski ha fatto un grande lavoro, lui è veramente bravo anche come regista teatrale. Ma bravissimi sono stati anche tutti gli attori: Aleksej Grishin, nel ruolo di Konstantin Gavrilovich Treplev , un giovane e dinamico attore pieno di energia e di grinta, che ha saputo dare un carattere molto originale al suo personaggio che mi è piaciuto molto; Irina Rozanova, nel ruolo di Irina Nikolaevna Arkadina, è esattamente quello che il lettore di Cechov si aspetta da quel personaggio. Julia Vysotskaya, la moglie di Koncialovskij, nel ruolo di Nina Mikhallovna Zarechnaya mi ha convinto sin dalle prime battute, ed ha saputo ben rendere la trasformazione che avviene nel suo personaggio nel corso del dramma Cechoviano, in special modo nel quarto atto, dove le amare esperienze e le profonde delusioni della vita la portano a concludere che l'unica cosa importante è "la capacità di sopportare". Aleksej Serebriakov, nel ruolo di Boris Alekseevich Trigorin non ha bisogno di lodi, il suo nome parla già da solo; come Trigorin è ineccepibile, non si potrebbe chiedere di meglio. Mi fermo qui, ma sono stati tutti molto bravi. Una curiosità: Evgenij Steblov, nel ruolo del medico, Evghenij Sergeevich Dorn, aveva una discreta somiglianza col fratello di Koncialovskij, Nikita Mikhalkov.
Della piece bisogna dire che Koncialovskij ci ha mostrato Cechov come chi lo ama si aspetta che sia, senza voler essere a tutti i costi originale e stravolgere così l'opera di Cechov; e inoltre ho molto apprezzato l'ironia che ha saputo imprimere all'opera preservandone al tempo stesso tutto il carattere drammatico.
Che posso dire? Bravo Andrej Sergeevich! Bravo, bravo, bravo!
Del resto, l'accoglienza dimostrata dal pubblico che ha riempito la sala del teatro, più di 700 posti, lo conferma. E' stato un vero trionfo! Una standing ovation di 5 minuti per Koncialovskij e tutta la compagnia.

Se ne avrete la possibilità di vederla, ve lo consiglio vivamente.
P.S. Alla fine dello spettacolo ho avuto l'onore di essere presentato ad Andreij Sergeevich. E' un grande piacere poter stringere la mano e parlare a un artista come lui. Igor ci ha fatto anche alcune foto insieme, mentre mi scrive una dedica sul bellissimo programma dello spettacolo.
Mi ha promesso che mi manderà le foto appena torna a Mosca.

Zarevich - Lunedì, 05 Febbraio 2007, 13:03
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Come hai scritto bene, caro Kniaz!
"la capacità di sopportare" è un senso della nostra vita

Zarevich - Domenica, 25 Marzo 2007, 19:25
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Vorrei farvi vedere un piccolo articolo che è molto interessante.
Anton Pavlovich Cechov in Italia (Антон Павлович Чехов в Италии)
Secondo me è necessario leggerlo a tutti quelli che si interessano di Cechov.
Suppongo che soprattutto al nostro principe Myshkin sarà molto interessante.
Kniaz Myshkin adora Cechov ed ogni informazione su Cechov suscita in lui un sacro terrore e un palpito del cuore. Del resto Kniaz Myshkin non è solo soletto.
Io ho letto questo articolo e mi è piaciuto. Ritengo che valga la pena di presentarvelo.

Il vostro Zarevich

«Fra i personaggi che hanno reso costante il legame fra la Russia e l’Italia emerge la figura di Anton Cechov che nei suoi tre viaggi nella penisola visitò numerose città italiane. Fra il XIX secolo e l’inizio del XX la presenza russa in Italia fu molto consistente. Fra gli innumerevoli personaggi che affollarono i più vivaci centri culturali della penisola figura anche il famoso scrittore Anton Cechov. Cechov giunse per la prima volta in Italia nella primavera del 1891 arrivando a Venezia con un treno da Vienna. La città lagunare esercitò sullo scrittore un fascino particolare, Cechov la chiamava la città dagli occhi azzurrri. Le gondole nere lungo i canali, i vicoli tortuosi, i palazzi antichi, tutto questo fece impazzire Cechov il quale, in una lettera al fratello Ivan, scriveva che in vita sua non aveva mai visto una città più bella. Cechov era affascinato dall’architettura di Venezia e dai suoi tesori d’arte, ma era anche attratto da particolari che potrebbero sembrare insignificanti: il suono di un mandolino, il rintocco delle campane, i piccioni di piazza S. Marco. Nella lettera al fratello Ivan lo scrittore ci regala una descrizione della Venezia notturna e il suo entusiasmo raggiunge toni parossistici: “La sera ti sposti in gondola … fa caldo, c’è silenzio … attorno passano altre gondole … e ci sei tu che ascolti la musica. Cantano i pezzi d’opera. Che voci! … fino a mezzanotte nell’aria riecheggia un miscuglio di tenori, violini e suoni che ti rapiscono l’anima!” E conclude dicendo al fratello: “Se un giorno capiterai a Venezia sarà la cosa migliore che avrai fatto nella vita.” Ma l’incantesimo si spezzo’ presto con l’arrivo delle prime piogge e “Venezia bella”, come egli la definiva in una lettera alla sorella Maria, cessò di essere “bella”.
Il soggiorno veneziano di Cechov fu il più lungo, rimase infatti nella città 4 giorni. Tutte le altre città italiane (Bologna, Firenze, Roma) furono visitate di sfuggita, pernottando non più di una notte o due. Ma Cechov, turista coscienzioso, si stancò presto di correre da un monumento all’altro e cominciò a soffrire di dolori alla schiena e ai piedi. Anche la nostalgia per la cucina russa contribuì a rendere non sempre piacevole il soggiorno in Italia. Ma in definitiva, tranne che per la sporcizia nelle strade di alcune città e i disservizi del sistema ferroviario, Cechov ebbe dell’Italia un’impressione positivissima, tanto da definire la penisola “il paese delle meraviglie.”
Cechov tornò in Italia nel 1894 e la prima tappa fu Venezia, che già nel primo viaggio lo scrittore aveva considerato la città piu’ straordinaria che avesse mai visto in vita sua. Il soggiorno a Venezia, inoltre, era ritenuto dallo scrittore una sosta obbligata per il turista in visita in Italia perchè nella città lagunare il costo della vita era molto basso. Cechov si stupiva di quanto fosse conveniente alloggiare a Venezia, non superando i 6 rubli al giorno a persona, e anche spostarsi in gondola, visto che i gondolieri prendevano solo 30 copechi l’ora. Per di piu’ l’accesso a tutti i musei era gratuito. Della città lo affascinava soprattutto la possibilità di muoversi in gondola dal momento che al posto delle strade e dei vicoli a Venezia ci sono i canali. Lì, tra una visita e l’altra ai vari luoghi di interesse artistico e storico, Cechov comprò tre cravatte e un bicchiere di vetro colorato tipico della tradizione veneziana. Dopo qualche giorno lo scrittore andò a Milano. Qui assistette alla rappresentazione di un adattamento teatrale di un’opera di Dostojevskij, “Delitto e Castigo”, ritenendo che gli attori italiani avessero recitato meglio di quelli russi. A Genova, poi, Cechov visitò il cimitero, il pensiero della morte era, per una persona malata di tubercolosi come Cechov, una compagna fedele che non lo abbandonava mai neppure nei momenti più sereni. Andò anche a Pompei e poi volle salire sul Vesuvio, questa escursione lo stanco’ oltremodo, ma la vista del cratere, della lava e del fumo lo impressionò a tal punto che paragonò il vulcano all’inferno.
L’ultimo soggiorno in Italia di Cechov risale all’inverno 1901. Lo scrittore soggiornò soprattutto a Roma, ma, come le altre volte, fu sfortunato perchè il tempo meteorologico fu inclemente e quando cominciò a nevicare Cechov interruppe il viaggio e tornò in Russia.
Cechov avrebbe voluto tornare ancora una volta in Italia. Nell’estate del 1904 si trovava a Badenweiler per trovare sollievo nella fase terminale della sua malattia. Voleva rientare in Russia passando per l’Italia, ma questo suo ultimo desiderio non potè essere esaudito. Morì in Germania la notte del 2 luglio, morendo semplicemente come semplicemente era vissuto, coricandosi di fianco dopo aver sorseggiato una coppa di champagne»

Myshkin - Lunedì, 26 Marzo 2007, 19:06
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Grazie, Zarevich!
Un articolo molto interessante. Hai ragione, sai bene quanto io stimi Anton Pavlovich!
Anch'io ho un articolo su Cechov interessantissimo, ma purtroppo non è in formato elettronico. Piano piano cercherò di trascriverlo, e poi lo pubblicherò qui sotto. Trovo che raccogliere più materiale e testimonianze possibili e dedicare uno spazio maggiore a Cechov sia quasi un dovere qui da noi! Secondo me nessuno in letteratura esprime e simboleggia l'anima Russa meglio di lui. Cechov è sempre attuale. Le sue pieces teatrali sono capolavori eterni.

Zarevich - Sabato, 14 Luglio 2007, 12:00
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Aleksandr Izmajlov Александр Измайлов
«CECHOV» Biografia
«ЧЕХОВ» Биография
Casa Editrice «Zakharov» Mosca 2003 (Pagine 480)
Издательство «Захаров» Москва 2003

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Aleksadr Izmajlov (1873-1921), il celebre critico letterario, prosatore e poeta, è l’autore della PRIMA monografia su Anton Cechov. Il libro di Izmajlov fu pubblicato per la prima volta nel 1916 a Mosca dalla Casa Editrice di Sytin. L’autore conosceva personalmente Anton Cechov e sulla base dei numerosi documenti scrisse la sua monografia dello scrittore “di grande e delicato talento”. Fra tutte le numerose monografie dedicate ad Anton Cechov scritte nel corso degli ultimi cento anni in Russia ed all’estero, questa di Aleksandr Izmajlov è la più preziosa e la più cara a tutti gli appassionati di Cechov.
Non perdetela!

Zarevich - Sabato, 14 Luglio 2007, 12:02
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Mikhail Gròmov Михаил Громов
«CECHOV» «ЧЕХОВ»
Serie: «Vita degli Uomini Eccellenti» («Жизнь Замечательных Людей», ЖЗЛ)
Casa Editrice «Molodaja Gvardia» Mosca 1993 (Pagine 398)
Издательство «Молодая Гвардия» Москва 1993

Mikhail Gròmov (Михаил Громов, 1927–1990), il critico letterario, specialista della creazione letteraria di Anton Cechov. Questo libro è una delle molte monografie dedicate ad Anton Cechov, piuttosto la più migliore monografia dopo il libro di Aleksanfr Izmajlov. Il libro di Mikhail Gròmov è una profonda analisi della vita letteraria di Cechov sulla base dei documenti di archivio che aiuteranno a capire le parole di Cechov stesso: «Come io starò solo nella tomba mia, così in realtà io vivo solo» («Как я буду лежать в могиле один, так в сущности я и живу одиноким»).

Myshkin - Domenica, 22 Luglio 2007, 20:32
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
E' un gran peccato che la maggior parte delle opere qui presentate dal caro Zarevich, quasi sempre interessantissime, come in questo caso, siano in realtà accessibili soltanto ai lettori russi, che hanno la possibilità di trovarle in qualsiasi libreria. Ai poveri lettori italiani che desidererebbero anch'essi poter leggere questi libri, non resta che imparare la lingua russa e leggerli in originale. Ma noi qui speriamo anche che queste preziose segnalazioni possano prima o poi arrivare all'orecchio di qualche editore italiano di buon senso, magari su suggerimento di qualche traduttore attento, e che almeno alcune di queste numerose opere, romanzi, trattati, biografie e saggi, possano essere pubblicate anche in Italia.
Anche se, ad esser sinceri, forse faremo prima ad imparare il russo che a vederle tradotte e leggerle in italiano Confused

Zarevich - Lunedì, 23 Luglio 2007, 12:40
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Di tutti i libri su Anton Cechov, quella di Izmajlov è il migliore

Zarevich - Martedì, 29 Gennaio 2008, 14:34
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Anton Pavlovich Cechov Антон Павлович Чехов
«LA CORRISPONDENZA CON LA MOGLIE»
«ПЕРЕПИСКА С ЖЕНОЙ»
Casa Editrice «Zakharov» Mosca 2003 (Pagine 832)
Издательство «Захаров» Москва 2003
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Le lettere di uno scrittore devono possedere, oltre ai materiali biografici, valori supplementari e particolari per occupare il loro posto sullo scaffale di un lettore. Lo scrittore geniale come Anton Cechov era un maestro incomparabile delle lettere. Le sue lettere si distinguevano per la sua originalità e la prontezza di spirito, la precisione delle caratteristiche e delle definizioni. È un abilità “cechoviana” di abbigliare un senso profondo in una forma leggera, chiara e trasparente. La corrispondenza bilaterale di Cechov con sua moglie Olga Knìpper è uno splendido romanzo in lettere ed è stata pubblicata nel 1932, 1934, 1972 e l’ultima volta nel 2003.
L’ultima pubblicazione in un volume contiene la maggior parte delle lettere anche se non tutte per motivi etici … Nel libro c’è il dettagliato indice di tutti i nomi menzionati nella corrispondenza. Anton Cechov, il famoso scrittore russo, conosciuto per i suoi racconti e le piece per teatro dell’amore. Però la più interessante storia d’amore è il suo rapporto con l’attrice del Teatro d’Arte di Mosca (МХАТ) Olga Knipper. Quasi per cinque anni del suo matrimonio Cechov viveva lontano da sua moglie, ma il loro matrimonio venne sorretto da 800 lettere scritte a loro stessi. Anton Cechov e Olga Knipper si incontrarono in settembre del 1898 a teatro durante la lettura per gli attori, da Checov stesso, della sue piece «Il Gabbiano» («Чайка»). Lui aveva 38 anni, lei invece 30. Nel corso di sei anni i loro rapporti cambiarono più volte. All’inizio erano come i rapporti fra un drammaturgo e un’attrice, poi come degli amanti, poi marito e moglie e alla fine come uno scrittore malato gravemente e un’infermiera e una nottante presso il marito. Cechov mori all’età di 44 anni. Per un insieme di circostanze la maggior parte del tempo loro vivevano lontano l’uno dall’altra. Olga Knipper recitava al teatro a Mosca, il malato Cechov viveva nella città di Jalta. Passavano il tempo insieme solo in estate, quando Olga arrivava da lui a Jalta. Il nome di Olga Knìpper-Cechova è legato indissolubilmente con due fenomeni nella cultura russa. È il Teatro d’Arte fondato da Stanislàvskij e Nemiròvich-Dàncenko e Anton Cechov, suo marito.
Lei recitò nel teatro quasi tutta la sua vita dal momento della sua fondazione. Con Cechov furono legati gli ultimi sei anni della sua vita e Cechov morì tra le sue braccia. Lei visse una lunga vita e mori all’età di 91 anni nel 1959 a Mosca. Olga Knìpper-Cechova era la prima interprete di tutte le parti principali nelle piece di Cechov: «Il Gabbiano» (1898, Arkàdina), «Zio Vanja» (1899, Elena Andrejevna), «Tre Sorelle» (1901, Masha), «Ivanov» (1901, Sarra), «Il Giardino di Ciliegi» (1901 Ranèvskaja).
Cechov muore a Badenwailer, in un albergo, il 2 luglio 1904. Perché non ci fossero dubbi, dopo aver detto alla moglie, in russo, «Muoio» («Умираю»), aggiunse, rivolto al medico tedesco : «Ich sterbe»

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Zarevich - Mercoledì, 30 Gennaio 2008, 13:53
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
La più completa edizione delle opere di Cechov
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In Russia uscirà l’edizione delle opere complete di Anton Cechov in 35 volumi.
La casa editrice «VOSKRESENJE» («ВОСКРЕСЕНЬЕ») fisserà la pubblicazione per una determinata data del 150 anniversario di Anton Cechov che sarà celebrato nel 2010. Il primo volume è già è andato in stampa il 28 gennaio 2008. La Casa editrice afferma che l’edizione di 35 volumi sarà la più piena e completa.
L’edizione precedente delle opere complete di Anton Cechov in 30 volumi era uscita nella casa editrice «NAUKA» nel 1980 a cura di N.Belcikov.

Myshkin - Mercoledì, 30 Gennaio 2008, 14:06
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Una preziosa opera per ogni amante della prosa e del genio di Anton Cechov.
Non sono mai riuscito a scoprire quante sono le opere scritte da Cechov. Sapevo che solo i racconti erano oltre duecento.
In Italia i suoi racconti sono raccolti in dieci volumi, ma non sono sicuro che siano compresi davvero tutti.
In ogni caso per me sono tutti da leggere, ed avere negli scaffali della propria libreria la sua opera omnia è di sicuro motivo di vanto, oltre che naturalmente di piacere.

Lo schiaccianoci - Mercoledì, 30 Gennaio 2008, 14:12
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Io conosco questo libro, ho avuto la fortuna di leggere la corrispondenza bilaterale di Anton Cechov e Olga Knipper e concordo pienamente che sia “uno splendido romanzo in lettere”!
E' una lettura meravigliosa, toccante e indimenticabile! Del resto come i rapporti tra questi coniugi eccezionali!

Myshkin - Mercoledì, 30 Gennaio 2008, 14:51
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Credo che in Italia l’epistolario tra Anton Cechov e Olga Knipper sia stato pubblicato nel 1989 con il titolo “Lo scrittore Cechov non ha dimenticato l’attrice Olga Knipper”.
E’ un volume fuori commercio, ma sono ottimista di riuscire a trovarlo e leggerlo; sono convinto anch’io che ne valga altamente la pena.

Anonymous - Giovedì, 31 Gennaio 2008, 17:16
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Myshkin ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Credo che in Italia l’epistolario tra Anton Cechov e Olga Knipper sia stato pubblicato nel 1989 con il titolo “Lo scrittore Cechov non ha dimenticato l’attrice Olga Knipper”.
E’ un volume fuori commercio, ma sono ottimista di riuscire a trovarlo e leggerlo; sono convinto anch’io che ne valga altamente la pena.


Laughing Sì, il volume "Lo scrittore Checov non ha dimenticato l'attrice Knipper" è fuori commercio, ma le maggiori biblioteche ce l'hanno e si può avere a prestito (la Biblioteca Nazionale di Roma, solo per citare un esempio, ne ha, mi sembra, 3 copie). Merita, merita, merita leggerlo: è molto bello e ne viene un ritratto splendido e "intimo" di un uomo ed una donna (non importa che si chiamassero Checov e Knipper...) che molto si sono amati nel poco che hanno potuto condividere la loro vita...
Lo consiglio vivamente perchè si legge "come un romanzo" e "va via" speditamente. Ah non contiene tutte le lettere ma solo quelle scritte negli anni 1902-1904.

Myshkin - Venerdì, 01 Febbraio 2008, 10:54
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Grazie per le tue precisazioni e soprattutto per la conferma che questo libro è davvero una preziosa lettura, cara Roxie. Thumbup
Io comunque sono un po' feticista con i libri che leggo, soprattutto se li ho amati, ovviamente, e preferisco che si fermino per sempre negli scaffali della mia libreria.
Ho già trovato dove acquistarlo, e tra qualche giorno lo avrò in mano! Wink

Anonymous - Venerdì, 01 Febbraio 2008, 11:52
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Myshkin ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Grazie per le tue precisazioni e soprattutto per la conferma che questo libro è davvero una preziosa lettura, cara Roxie. Thumbup
Io comunque sono un po' feticista con i libri che leggo, soprattutto se li ho amati, ovviamente, e preferisco che si fermino per sempre negli scaffali della mia libreria.
Ho già trovato dove acquistarlo, e tra qualche giorno lo avrò in mano! Wink


Laughing Che fortuna, Myshkin !!! Io ho "dovuto" Rolling Eyes cercarmelo in fretta, a suo tempo, e sono riuscita ad averlo a prestito in pochissimi giorni... Ma, siccome desideravo "tenermelo" (a parte tutto io sono una "grafomane" incallita... Wink ) me lo sono fotocopiato e così ora ce l'ho sul comodino e mi rileggo sempre qualche lettera...In più: ne ho fatte altre copie e regalate a persone che, ero certa, lo avrebbero apprezzato...E così è stato....


Jalta, 5-6 marzo 1903

...Però io ho tanta nostalgia, desidero tanto vederti che sto perdendo la pazienza, continuo a chiamarti. ....
...Scrivi che non sai come sarà il nostro incontro, ma io ho la sensazione che ci siamo separati appena ieri, e ti accoglierò come se non avessi cessato neppure per un giorno di essere mia...
...vieni a Jalta dopo Pietroburgo; in generale, valuta ogni cosa come si deve, e se non riterrai utile o possibile venire, sia pure, mi rassegnerò, sarò io a partire, senza tanti discorsi. Devi essere tu a decidere poichè sei una persona che lavora, che ha degli impegni, mentre io gironzolo per questo mondo come un' ombra....
Ti abbraccio e ti bacio
Il tuo marito fuori ruolo A.

Mosca. 24 settembre 1903

... Non ti arrabbiare, caro, non scrivere lettere pessimistiche. Tu come scrittore sei necessario, terribilmente necessario, necessario per riposare, perchè gli uomini ricordino che esistono al mondo la poesia, la bellezza autentica, i sentimenti delicati, che ci sono creature che amano, umane e che la vita è grande e bella.
E il tuo lirismo? Ogni tua frase è necessaria e in avvenire sarai ancora più necessario. Oh, se avessi il dono della parola quante cose ti direi! Scaccia lontano da te i pensieri inutili. Abbi pietà degli uomini, renditi conto che sei loro necessario. Non ti allontanare, mai dai tutto quello che puoi della tua anima ricca.
Scrivi e ama ciascuna tua parola, ciascun pensiero, ciascuna creatura che coltivi e sappi che tutto questo è indispensabile all'umanità.
Non esiste un altro scrittore come te, perciò non rinchiuderti, non ritirarti in te stesso ...
Tua Olja

Zarevich - Lunedì, 20 Ottobre 2008, 12:38
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«LE MIE REMINISCENZE DI CECHOV»

Vladimir Nabokov disse che «Cechov scriveva i libri tristi per gli uomini allegri». Ecco per noi, «gli uomini allegri», sono scritti questi libri, davvero tristi e a cui noi, «gli uomini allegri», ci rivolgiamo continuamente, li rileggiamo o andiamo a teatro per vedere sulla scena quelle narrazioni che per noi, «agli uomini allegri», diventeranno più tristi.
Le tre pièce di Cechov, «Il Gabbiano», «Le Tre sorelle» e «Il Giardino di Ciliegi» e aggiungemo qui la quarta pièce «Zio Vanja». Su cosa sono scritte? Di che cosa si tratta? Perché da più di cento anni noi, «gli uomini allegri», non possiamo calmarci e non possiamo capire fino alla fine di che cosa lui, Cechov, scrisse.

Di cosa tratta «Il Gabbiano»? Forse è la più misteriosa pièce e la più enigmatica. Il gabbiano, il bell’uccello, volava sopra il lago, era libero. Ma ecco è arrivato un uomo allegro e così, senza pensarci sopra, tanto per divertirsi, uccide col fucile questo gabbiano per poter, poi, da questo gabbiano farne un animale impagliato. Quest’impagliato lui lo metterà nel suo studio per la decorazione degli interni e dirà sempre a tutti che è un gabbiano che uccise lui stesso.
Ma non è già un gabbiano, è la sua parvenza impagliata …

Le tre sorelle Pròzorov. Vivono in una città provinciale dove non ci sono neppure dei teatri decenti o dei musei. Una città in cui raramente arriva la gente di alta società. Le sorelle ci vivono e soffrono. Loro vogliono partire per Mosca, nella città in cui sono nate e dove è passata la loro infanzia piena di passione e allegria. Durante tutta la pièce loro ripetono la stessa frase «A Mosca … A Mosca … A Mosca …» ed aspettano con impazienza quel giorno quando potranno partire per Mosca e tornare a quella città dove vivono i loro ricordi. Secondo loro proprio a Mosca tutto cambierà e loro di nuovo saranno felici. È una certa pièce «ferroviaria». Ma che e chi gli impedisce di andare alla stazione ferroviaria, di comprare i biglietti e di partire per Mosca? È così semplice. Ma vediamo che non si può tornare lì, dove era bene. Quel «bene» non c'è, lì c'è tutt'altro. È la nostra attesa eterna, che da qualche parte ci stanno aspettando, che lì alla svolta della strada, nell’altra città, nell’altro Paese sarà tutto meglio che qui. «La banda suona così allegra, così gioiosa, e sembra quasi che tra non molto potremo finalmente sapere perché viviamo, perché soffriamo … Saperlo! Oh, saperlo!»

«Il Giardino dei Ciliegi». Della vendita del podere parlano già dal primo atto della pièce. L'intreccio del dramma è già contrassegnato, ma lo sviluppo dell’atto è assente. Si propongono diverse vie per la soluzione del problema: «demolire tutte le vecchie costruzioni, questa casa che non è più utile a nessuno, tagliare gli alberi del giardino dei ciliegi ...» e il terreno concederlo in affitto ai villeggianti. È una «soluzione pratica» proposta da Lopàkhin che viene rispinta subito come triviale.
Nel secondo atto la collisione del soggetto dell’asta futura è come rimandata. Del destino del giardino dei ciliegi, sembra che si ricordi solo Lopàkhin il quale richiama e persuade Ranèvskaja che si deve in via definitiva decidere senza perdere tempo. Ma lo non sente e non vuole sentirlo nessuno. I personaggi principalmente «filosofeggiano». Tutti noi, lettori, sentiamo l’intensità drammatica di quello che non accade. Gli evventi stanno sospesi come le nuvole temporalesche. Si aspetta quello che dovrà accadere fra poco. Scoppia il temporale nel terzo atto, ma fuori il palcoscenico. L’asta si svolge in città. È la scena madre nello sviluppo del soggetto. Il giardino dei ciliegi è venduto e il suo nuovo padrone è Lopàkhin. È in questa scena non vedremo nessuna lotta né qualsiasi disaccordo fra i personaggi. Gàev sventola la mano in risposta alla domanda della sorella, piange, ma udendo il rumore delle palle da biliardo, si calma immediatamente. Vàrja getta il mazzo delle chiavi. Ranèvskaja piange, ma Anja la calma: «Pianteremo un nuovo giardino, più rigoglioso di questo, lo vedrai …». Nel quarto atto i personaggi dicono addio alla casa dimenticandosi nell’affaccendamento del vecchio servo Firs. E questo finale si può considerare come il punto culminante nello sviluppo del soggetto psicologico. È l’incomprensione degli uomini di se stessi e la loro solitudine infinita nel mondo. «Hanno dimenticato» il modo dell’essiccazione dei ciliegi (nel primo atto), «hanno dimenticato» l’anima umana (nel quarto atto). Quindi hanno perso qualcosa, non hanno fatto in tempo a compiere, a fare. «Senza perdere tempo» più volte ripeteva Lopakhin. È difficile non essere d'accordo con lui. I personaggi sono conflittuali verso il tempo che spietatamente loro perdono e sprecano come del resto la loro casa e il loro giardino. Nel terzo atto nel momento dell’attesa dalla città, dall’asta, Charlotte fa giochi di prestigio. Questi giochi sono insensati e spropositati e allo stesso tempo sono tragici. Ci fanno radiografare l’anticipazione o la prevenzione minacciosa dell’asta fatale. Dopo il gioco di prestigio con il plaid Charlotte grida «Fine!» e fugge facendo una riverenza. Così richiamano la grande e la piccola aste, così rimirano i soggetti e micro soggetti. I giochi di mano, di prestigio sono paralleli a quei giochi che fa con i personaggi la vita. Come se cade un’ombra da Charlotte senza casa agli ex padroni del giardino di ciliegi, i quali a dire il vero sono anche senza casa. C’è il tempo impercettibilmente passato via nel corso del quale sono inclusi tutti. E tutto quello che avviene si deve accettare con saggezza e con umorismo. Di questo ci dice Cechov nella sua commedia d’addio, della circolazione e della successione eterna nella nostra vita. Il giardino dei ciliegi simboleggia la memoria storica e personale. Il giardino dei ciliegi è legato con il destino della Russia. La sua perdita e la sua distruzione fa meditare sui capovolgimenti drammatici nella storia russa e sul costo dei cambiamenti nel futuro. Questo problema diventò uno dei principali non solo nell’Ottocento ma anche nel Novecento russo. «Il Giardino dei Ciliegi» è un'opera stupefacente di tutta la letteratura russa. La creò l’autore di una malattia inguaribile che era cosciente del suo momento di uscire. Lui diceva al mondo «Perdona …» e questo stato d'animo si rifletteva nelle battute finali dei suoi personaggi «… addio! … addio!».

Il vostro Zarevich

Myshkin - Lunedì, 20 Ottobre 2008, 13:32
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Grazie, caro Zarevich, per aver voluto condividere con noi le tue reminiscenze di Cechov.
Tutti sanno che Anton Pavlovich è uno degli autori più rappresentativi della letteratura russa, di quella che viene definita “anima russa” e, continuando, della khandrà, quello stato d’animo così simile alla noia, all’ennui, allo spleen, ma con caratteristiche proprie della natura e del popolo russo; ma pochi sanno davvero perché Cechov sia caro a tutti i russi. Di fatto, non è facile per i non russi capire fino in fondo Cechov, e queste rimembranze sono di sicuro una utilissima chiave di lettura per tutti coloro che vogliono veramente capire l’importanza di Cechov e delle sue opere.
Capire a fondo Cechov significa penetrare il mistero dell’anima russa.

Antonio - Lunedì, 20 Ottobre 2008, 20:33
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Mi unisco anch'io, grazie Zarevich.

Karenin - Lunedì, 20 Ottobre 2008, 20:47
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Grazie anche da parte mia!

Argonauta - Giovedì, 23 Ottobre 2008, 17:53
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Zarevich ha scritto: [Visualizza Messaggio]

«Il Giardino dei Ciliegi» è un'opera stupefacente di tutta la letteratura russa. La creò l’autore di una malattia inguaribile che era cosciente del suo momento di uscire. Lui diceva al mondo «Perdona …» e questo stato d'animo si rifletteva nelle battute finali dei suoi personaggi «… addio! … addio!».

Il vostro Zarevich[/color]

....questo post mi sembra un po' sinistro, quasi che Zarevich parli per bocca di Cechov.... Confused

Zarevich - Venerdì, 07 Novembre 2008, 11:59
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Vladislav Romànov Владислав Романов
«ADDIO, DOTTOR CECHOV»
«ПРОЩАЙТЕ, ДОКТОР ЧЕХОВ»
Casa Editrice «ACT» Mosca 2007
Издательство «АСТ» Москва 2007

L’ottimo dottore, il geniale drammaturgo, Anton Pavlovich Cechov, nonostante l’adorazione del pubblico e l’accoglimento dei critici, l’amoroso attaccamento verso la famiglia e gli amici, restava il più solitario uomo del mondo. Per tutta la sua vita lui temeva i rapporti seri che uniscono l’uomo e la donna, temeva il matrimonio ufficiale il quale inevitabilmente segue dopo la passionalità. Lui era convinto che tale sentimento si confa alla creazione, che amare si deve lontano dagli occhi altrui, dai discorsi oziosi. E solo ad Olga Knipper, alla sua unica moglie, Cechov confessò che l’aveva cercata per tutta la vita e amava solo lei. Glielo confessò solo prima della sua morte…

Zarevich - Venerdì, 29 Gennaio 2010, 15:26
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
In Russia si celebra l’anniversario di Anton Cechov
In Russia viene ampiamente celebrato l’anniversario della nascita del grande scrittore russo Anton Cechov che il 29 gennaio compierebbe 150 anni. Oggi a Rostov-sul–Don, nel sud della Russia, è stato inaugurato un monumento allo scrittore. A Mosca si è aperta la Conferenza internazionale «La parola su Cechov» cui partecipa il Ministro della Cultura della Russia Aleksandr Avdeev.

Myshkin - Venerdì, 29 Gennaio 2010, 17:33
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Una ricorrenza molto importante e sentita questa, per celebrare uno dei più grandi e significativi personaggi della Russia e della sua cultura. Cechov è stato e rimarrà un simbolo eterno, colui che più di tutti ha saputo esprimere e rappresentare la tanto famosa e così poco compresa in occidente "anima russa".
E' un peccato che non si sia celebrato anche in Italia questa ricorrenza, come è stato fatto per il bicentenario di Gogol', lo scorso anno.

Zarevich - Venerdì, 29 Gennaio 2010, 21:07
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Medvedev è arrivato a Taganrog
Venerdì Dmitrij Medvedev è arrivato a Taganrog per partecipare nella città natale di Anton Cechov ai festeggiamenti dedicati al 150 anniversario della nasciata del grande scrittore russo. La visita inizierà con la deposizione di fiori al monumento a Cechov, poi il Presidente visiterà anche i luoghi cittadini legati a Cechov: la casa in cui nacque lo scrittore e l’edificio dell’ex ginnasio maschile in cui egli studiò.

Zarevich - Lunedì, 03 Maggio 2010, 20:40
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«CECHOV SENZA LUCENTEZZA»
A cura di Pavel Fòkin
«ЧЕХОВ БЕЗ ГЛЯНЦА»
Составитель Павел Фокин
Casa Editrice «Amphpra» San Pietroburgo 2010 (Pagine 512)
Издательство «Амфора» Санкт-Петербург 2009

Anton Cechov (Антон Чехов 1860-1904) è una di quelle figure nella storia della cultura che sempre suscita un vero interesse. Come era l'uomo che fece così tanto per l’immagine russa e per la parola russa? Che cosa lo spingeva ed a cosa aspirava? Perché lui unì due secoli così vari e diversi? Le risposte a queste domande fanno parte del presente libro della Casa Editrice di San Pietroburgo «AMPHORA». Nel libro sono uniti i ricordi dei contemporanei di Anton Cechov

Zarevich - Sabato, 08 Maggio 2010, 14:51
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
XI FESTIVAL INTERNAZIONALE TEATRALE «LA PRIMAVERA A MELIKHOVO» 2010
XI МЕЖДУНАРОДНЫЙ ТЕАТРАЛЬНЫЙ ФЕСТИВАЛЬ «МЕЛИХОВСКАЯ ВЕСНА» 2010
15 – 22 maggio 2010 Mèlikhovo della provincia di Mosca

XI Festival Internazionale Teatrale «La Primavera a Mèlikhovo» si svolge dal 15 al 22 maggio 2010 al Museo-Tenuta di Anton Cechov a Mèlikhovo (Мелихово) della provincia di Mosca. Il Festival è cresciuto dalle feste tradizionali primaverili che si svolgevano ogni anno al Museo-Tenuta di Anton Cechov a Mèlikhovo dal 1982. I registi e gli attori arrivavano sempre a Melikhovo dove viveva Anton Cechov e dove furono poste le fondamenta del teatro psicologico russo. I teatri di vari gradi, dagli accademici agli studenteschi, sono sempre lieti di far vedere qui, a Melikhovo, le proprie versioni delle pièce teatrali di Cechov.
«LA PRIMAVERA A MELIKHOVO» («МЕЛИХОВСКАЯ ВЕСНА») è una festa teatrale in cui prendono parte soltanto gli spettacoli realizzati secondo Anton Cechov oppure sono dedicati alla vita dello scrittore stesso. Nessuna edizione de «LA PRIMAVERA A MELIKHOVO» ha fatto a meno del «GABBIANO» («ЧАЙКА»), la pièce che fu scritta proprio a Mèlikhovo.
Quest’anno, 2010, nell’anno del 150-esimo anniversario di Anton Cechov il Festival «LA PRIMAVERA A MELIKHOVO» presenterà 18 allestimenti dei teatri dalla Russia, Ukraina, Belorussia, Bulgaria, Francia e Spagna. Fra i teatri russi ci sarà anche il Teatro di Mosca «ERMITAGE» («ЭРМИТАЖ») con lo spettacolo «I Ricordi Segreti del Consigliere Segreto» («Тайные записки тайного советника»). Il teatro drammatico da Odessa arriva con la sua versione di «ZIO VANJA» («ДЯДЯ ВАНЯ»), il teatro di Leopoli «Voskresenje» arriva con «IL GIARDINO DEI CILIEGI» («ВИШНЁВЫЙ САД»). La versione scenica del racconto di Cechov «LA FIDANZATA» («НЕВЕСТА») la rappresentano invece due teatri, il teatro di Mosca «La Beneficiata» («Бенефис») e il Teatro da Camera «CECHOV» di Madrid. Il Gabbiano lo presenterà «IL LABORATORIO INTERNAZIONALE CECHOVIANO» («Международная Чеховская Лаборатория»).

ZAREVICH

Assol - Lunedì, 22 Novembre 2010, 13:11
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
ANTON CECHOV – АНТОН ЧЕХОВ
«IL GIARDINO DEI CILIEGI» - «ВИШНЕВЫЙ САД»
Mosca, Centro del Libro presso la Biblioteca Statale Panrussa della Letteratura Straniera «M.I.Rudomino», 2010
ISBN 978-5-7380-0345-5

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Dal Centro del libro presso VGBIL “Rudomino” è stata pubblicata in lingua russa e in lingua italiana la pièce di Anton Cechov «Il Giardino di ciliegi». Traduzione della pièce in italiano è di Luigi Lunari e Giorgio Strehler. Tranne il testo della pièce di Anton Pavlovic Cechov nel libro sono inclusi commenti scenici dei due grandi registi del Novecento – Anatolij Efros e Giorgio Strehler.

«Oggi, all’interlocutore meravigliato che mi chiedesse «perché», risponderei con molta semplicità: perché Il Giardino dei ciliegi è un capolavoro. Perché però tra «tutto il teatro del mondo» questo Giardino nel 1974? E ancora rispondo: perché è bellissimo, perché lo amo, perché io ne sento la necessità. E se sono un interprete «giusto», dovrò pure in qualche modo essere quello specchio dei tempi di cui ci parla Shakespeare... Il tempo. Problemi del tempo. In questo vaudeville-tragedia-commedia-farsa-dramma, in questo tutto che sempre più mi appare grande, più perfetto, più denso nella sua chiarità, direi nella sua innocenza. Il concetto del tempo è fondamentale.» Giorgio Strehler

Myshkin - Mercoledì, 05 Gennaio 2011, 13:10
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Il 2 (15) luglio 1904

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I primi tempi della primavera del 1904, alla fine di aprile, Anton Pavlovič arrivò a Mosca da Jalta, si ammalò e dovette mettersi a letto, cosa che accadeva di rado. Sopportava sempre con coraggio le sue indisposizioni, non si lasciava abbattere, non indossava mai la veste da camera, lottava contro la malattia. A Mosca rimase a letto tre settimane, lamentando forti dolori e continui a tutti i muscoli, alle gambe soprattutto, e soffrendo molto anche a causa di disturbi gastrici. Il dottor Taube, che lo aveva in cura, ci consigliò di recarci nello Schwarzwald. A Badenweiler, una località di cura per malati di tisi, dove Anton Pavlovič avrebbe potuto alloggiare in albergo o in un appartamento privato: di sanatorio egli non voleva sentir parlare, gli pareva che volesse dire la fine della vita.

Ai primi di giugno partimmo alla volta di Berlino, dove ci fermammo alcuni giorni per consultare il famoso professor E., il quale non seppe trovare nulla di meglio, dopo aver percosso ed auscultato Anton Pavlovič, che alzarsi, stringersi nelle spalle, salutare, e andarsene. Non potrò mai dimenticare il sorriso dolce, indulgente, imbarazzato quasi e confuso di Anton Pavlovič. Questo dovette procurargli un’impressione penosa.

A Berlino egli incontrò per la prima volta G. Iollos, ormai morto anche lui; trascorreva molto tempo a conversare insieme con lui e conservò poi nei suoi confronti una calda simpatia. Questa conoscenza mitigò in parte la dolorosa impressione ricevuta dalla visita del celebre specialista tedesco.

A Baudenweiler, i primi tempi Anton Pavlovič parve rimettersi in salute: camminava un pochino vicino alla casa, perché lo tormentavano l’affanno e l’enfisema polmonare; ogni giorno io e lui ce ne andavamo in giro in carrozza ed egli amava molto queste passeggiate lungo la strada bellissima fiancheggiata da ciliegi meravigliosi, in mezzo ai campi ben curati, ai prati in cui sussurravano i ruscelli dell’irrigazione artificiale, davanti alle piccole casette confortevoli con i minuscoli giardini dove, in un palmo di terreno, era coltivato amorevolmente l’orto e insieme gigli, rose, garofani. Questo paesaggio sereno riempiva di gioia Anton Pavlovič, gli piacevano questo attaccamento ed amore per la terra, rivolgeva con malinconia il pensiero alla Russia e fantasticava del tempo in cui i contadini russi avrebbero coltivato il loro pezzetto di terra con quella stessa cura amorevole.

Il dottor Schwörer, al quale ci rivolgemmo, si rivelò un uomo ed un medico meraviglioso. Anch’egli, probabilmente, capì che lo stato di salute di Anton Pavlovič era tale da destare preoccupazione, ma a maggior ragione si rivolse a lui con dolcezza, tatto ed amore straordinari. Anche Anton Pavlovič, che di solito era infastidito dalle visite mediche al punto che persino il nostro medico di casa ed amico Al’tsuller doveva sempre escogitare qualche pretesto per mascherare il carattere professionale delle sue venute, Anton Pavlovič ripeto, accolse senza lagnarsi e con molta serenità Schwörer, il quale dal canto suo seppe avvicinarlo con semplicità, come un buon conoscente.

In tre settimane di soggiorno cambiammo alloggio due volte. L’albergo “Römerbad” era molto affollato, lussuoso, e noi ci trasferimmo in una villa privata, al pianterreno perché Anton Pavlovič potesse uscire da solo e starsene sdraiato al sole la mattina, maniera in cui era solito aspettare con impazienza che il postino gli portasse le lettere e i giornali. La guerra con il Giappone lo preoccupava ed egli ne seguiva puntualmente l’andamento. Presto anche questo soggiorno si rivelò inadeguato: Anton Pavlovič soffriva sempre il freddo, nella camera entrava poco sole e di là dal muro, la notte, si sentiva la tosse e si avvertiva la presenza di un malato grave. Ci trasferimmo all’hotel “Sommer”, in una camera piena di sole. Anton Pavlovič cominciò a sentire meno freddo, a sentirsi meglio ed ogni giorno scendeva a prendere i pasti nella sala comune, al nostro piccolo tavolo separato. Trascorreva molto tempo sdraiato in giardino o seduto al balcone della sua camera ed osservava con grande interesse la vita della piccola Badenweiler.
L’instancabile vita della posta lo interessava in modo particolare ed in generale aveva, nei confronti della posta e dei postini, un amore tutto speciale.

Tre giorni prima di morire espresse all’improvviso il desiderio di possedere un vestito di flanella bianca (e mi rimproverava scherzando: vesti male tuo marito!). E siccome io gli dicevo che il vestito non si poteva comperarlo là, egli, come un bambino, mi pregò di fare una scappata alla vicina città di Friburgo e ordinargli un buon vestito in base alle misure. Questo viaggio mi prese l’intera giornata, Anton Pavlovič rimase completamente solo ma, come sempre, scese a pranzo a cena. Proprio mentre io stavo ritornando egli usciva dalla sala da pranzo e si vedeva tutto il suo orgoglio per la propria indipendenza; fu molto soddisfatto quando seppe che il vestito sarebbe stato pronto di lì a tre giorni.

Cominciò a far molto caldo. Il mattino appresso, mentre camminava per il corridoio, Anton Pavlovič venne colto da grande affanno e, una volta in camera, si allarmò, chiese di potersi trasferire in una camera con le finestre a nord e, due ore dopo circa, già ci sistemavamo in una camera al piano superiore, che aveva una bellissima vista sui monti e sui boschi. Si mise a letto; mi chiese di scrivere a Berlino, alla banca, che ci mandasse tutto il denaro che era rimasto. E quando io sedetti a scrivere, disse all’improvviso: “Di’ che mandino i soldi a tuo nome”. Mi parve strano. Mi misi a ridere e risposi che non amavo occuparmi di faccende di denaro (e questo lui lo sapeva) e preferivo che si facesse tutto come al solito. Così scrissi che li mandassero a Herrn A. Tschechov (il denaro arrivò quando ormai egli giaceva senza vita). E mentre sistemavo le cose e mettevo in ordine la camera, domandò improvvisamente: “E allora? Ti ho fatto paura?” Può darsi che quel mio imbarazzo l’avesse indotto a pensare così. Tre giorni dopo queste sue parole avrebbero assunto un significato enorme, doloroso.

Per due giorni soffrì di forte affanno, tanto da dover stare a letto appoggiato a cinque cuscini, quasi seduto quindi; era diventato molto debole, non si alzava, respirava l’ossigeno, beveva soltanto caffè e tutto gli pareva senza sapore. La febbre non era alta e la tosse non lo tormentò quasi in questi giorni, i rantoli quasi non si sentivano.
La penultima notte fu spaventosa. Faceva molto caldo e scoppiava un temporale dopo l’altro. Si soffocava. La notte, Anton Pavlovič chiedeva di aprire la porta del balcone e la finestra, ma ora tenere aperto era orribile perché una nebbia densa, lattiginosa saliva fino al nostro piano e, come una schiera di spettri dalle forma più fantastiche, si insinuava e si versava nella camera e così per tutta la notte… Avevamo spento la luce elettrica, che dava fastidio agli occhi di Anton Pavlovič, ardeva un residuo di candela ed era tremendo il pensiero che la candela non dovesse bastare fino all’alba mentre continuavano a penetrare nuvole di nebbia, ed era particolarmente spaventoso quando la fiamma si metteva a guizzare, come sul punto di spegnersi… Perché Anton Pavlovič, riprendendo conoscenza non si accorgesse che non dormivo e che lo stavo vegliando, avevo preso un libro e facevo finta di leggere… Risvegliandosi mi domandò: “Che cosa leggi?” Il libro di Cechov era aperto sul racconto Una storia strana e così gli dissi. Sorrise e disse debolmente: “Stupidina, chi porta con sé i libri del marito?” e cadde di nuovo nel torpore. Quando gli posi il ghiaccio sul cuore, mi allontanò con un gesto debole e borbottò confusamente: “Ad un cuore vuoto non serve…”

Quella notte era stata così spaventosa per il suo silenzio e le onde di nebbia che animavano di una strana vita ogni angolo, e il profilo di Anton Pavlovič, quasi seduto che respirava a fatica: tutto era così solennemente calmo e per ciò stesso orribile, che aspettai con impazienza, la mattina, il dottor Schwörer, per consigliarmi con lui e per far venire dalla Russia la sorella o un fratello di Anton Pavlovič. Mi pareva che avrei potuto perdermi d’animo se una notte simile si fosse ripetuta. E per quanto possa sembrare strano, alla morte, alla fine, non pensavo affatto… Il dottore mi tranquillizzò, affettuosamente, parlò con dolcezza ad Anton Pavlovič… La mattina le cose andarono un po’ meglio. Anton Pavlovič mangiò perfino un po’ di semolino liquido e chiese di essere spostato in una poltrona, più vicino alla finestra. E a lungo, interrompendosi di tanto in tanto, fece i suoi solitari “ai tredici”.

Verso sera andai alla farmacia per l’ossigeno e lui stesso mi disse di fare un bagno in piscina, una corsa nel parco, di prendere un po’ d’aria, perché in quei giorni non ero uscita dalla camera nemmeno per un minuto. Quando ritornai, vidi il suo viso che mi sorrideva con dolcezza e mi sentii un po’ più tranquilla, mi sembrava che il peggio fosse passato con quella orribile notte. A questo punto (mentre noi chiacchieravamo s’era sentito il suono del gong che richiamava tutti alla cena), mentre la cameriera mi portava qualcosa da mangiare, Anton Pavlovič si mise ad inventare un racconto: in una lussuosa località di cura, la sera si radunano tutti, stanchi per aver dedicato l’intera giornata ad ogni genere di sport; inglesi, americani ricchi, ben pasciuti, sono nell’avida attesa di una ricca cena quando — terrore! — si scopre che il cuoco se l’è squagliata, e questa tragedia ha conseguenze differenti sullo stomaco di tutta questa gente ricca, capricciosa. Parlava in modo così affascinante che mi misi a ridere di cuore e mi pareva che un peso mi si fosse sollevato dal petto. Prese le medicine, mi disse di togliergli i cuscini in più e si adagiò come al solito, dicendo con un sorriso: “Vedi? Oggi sto già meglio, non ho tanto affanno”. Presto si assopì e dormì quieto per tre ore circa…

Verso l’una si svegliò. Si lamentava di non poter star sdraiato, di avere nausea, di “non trovare pace” e per la prima volta nella sua vita chiese egli stesso di mandare a chiamare il dottore… Mi prese il panico, ma la sensazione di dover agire con risolutezza e rapidità straordinarie mi obbligava a tendere tutte le mie forze. Svegliai un nostro conoscente, lo studente russo L.L. Rabenek che alloggiava in quello stesso albergo e lo pregai di correre a chiamare il dottore. Svegliai il portiere e gli dissi di darmi del ghiaccio. Quando Rabenek ritornò ci mettemmo a spaccare il ghiaccio sul pavimento, in silenzio e rapidamente, aspettando l’arrivo del dottore. L’espressione di Anton Pavlovič era intensa, tesa, come se fosse in ascolto di qualcosa …

Il dottor Schwörer arrivò e con dolce amorevolezza cominciò a dire qualcosa, abbracciando Schwörer. Egli si sollevò con insolita sicurezza, si mise a sedere e disse, forte e chiaro: “Ich sterbe”. Il dottore lo calmò, prese una siringa e gli fece un’iniezione di canfora, ordinò di dargli dello champagne. Anton Pavlovič prese il calice colmo, gettò uno sguardo tutt’intorno, mi sorrise e disse: “Da tempo non bevevo champagne”. Bevve fino in fondo, si sdraiò piano sul fianco sinistro, io feci appena in tempo ad accorrere, chinarmi su di lui attraverso il mio letto, chiamarlo: già non respirava più, si era addormentato piano, come un bambino …

E quando se ne fu andato quello che era stato Anton Pavlovič, una farfalla notturna, grigia, di dimensioni enormi entrò dalla finestra e prese a battere in modo penoso contro i muri, il soffitto, la lampada, come in un’agonia di morte.

Il dottore se ne andò, Rabenek si mise a scrivere i telegrammi per la Russia e presto se ne andò anche lui. Cominciò ad albeggiare, la luce elettrica si spense … Si sentì il cinguettio dapprima timido degli uccelli che si risvegliavano e poco dopo risuonò sempre più forte, gioioso; il suono di un organo, solitario e profondo, si versò nell’aria rinnovata. Pareva una fiaba: chi mai poteva suonare in chiesa così presto … Tutto l’insieme sembrava una prima messa funebre. Nessun accenno alla quotidianità delle cose violava quegli ultimi momenti. Silenzio solenne, né discorsi superflui, né parole superflue: soltanto la quiete e la solennità della morte.

Alle 7 del mattino arrivò il nostro ministro residente alla corte di Baden, Vl. Ejchler, rimase inginocchiato in silenzio, s’inchinò … Mi diede la parola che le formalità consuete sarebbero state revocate, non sarebbe venuta la polizia e la pace non sarebbe stata turbata. Grazie al dottor Schwörer il corpo venne lasciato lì fino alla notte seguente e nessuno, nessuno seppe che cosa era accaduto in quella notte tra l’1 e il 2 luglio …

Mentre uscivo dall’albergo, verso sera, mi venne incontro G. Iollos arrivato allora dalla Svizzera, da dove era partito non appena letti i giornali e, grazie ai buoni uffici suoi e di Ejchler tutto si svolse quietamente, in modo piano, nessuno mi importunò con carte e documenti. Arrivarono anche i soldi da Berlino, al nome di Anton Pavlovič, ma me li diedero subito, gentilmente, sebbene per legge io non avessi diritto di riceverli, ed anche il vestito era pronto … La notte seguente il corpo di Anton Pavlovič venne trasportato nella cappella. La mattina, io e la moglie del dottor Schwörer (nata Živago) trasformammo la cappella da cattolica in ortodossa, sistemammo il leggìo, le nostre icone. Arrivò il prete da Karlsruhe e celebrò la prima messa funebre. Facemmo grandi pressioni perché le autorità ferroviarie permettessero di trasportare la salma con il treno espresso. Io non volevo viaggiare a parte. Alla fine diedero il permesso di aggiungere al treno una carrozza con la salma.

Arrivò la prima moglie di mio fratello Vladimir Leonardovič, nata Bartel’s, ora Ellen Tells, che mi fu di grande aiuto durante tutto quel triste viaggio. In Germania, su un binario morto dove si trovava la salma, ebbe luogo il secondo rito funebre; lo celebrò padre Mal’cev, una persona di animo meraviglioso, molto intelligente, dotata di humour. Le autorità tedesche chiesero che non si sentissero né il canto né la funzione religiosa. Arrivarono degli operai russi, portarono ghirlande verdi, di quercia, di fiori, addobbarono e abbellirono tutta la carrozza e, nel segreto e nella commozione risuonò il rito funebre e il canto delle voci soffocate … Padre Mel’cev pronunciò un discorso bellissimo, intenso, pieno di significato, di calore … A Berlino fummo costretti a fermarci. Nessuno era in grado di dirci quando e con quale treno saremmo potuti proseguire mentre cominciavano già ad arrivare ogni giorno le richieste da Mosca e da Pietroburgo. La nostra ambasciata si comportò in modo un po’ strano: come se ci tenesse a bella posta nell’incertezza, probabilmente perché le accoglienze in Russia non diventassero occasione di disordini: avevano paura di tutto. In uno dei tre distretti della Germania per i quali dovevamo passare non venne consentito alla carrozza con la salma di transitare insieme con l’espresso e soltanto un quarto d’ora prima della partenza del treno serale, grazie alle straordinarie pressioni del figlio di Iollos, riuscimmo ad ottenere il permesso.

Zarevich - Giovedì, 13 Gennaio 2011, 12:46
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Alevtina Kùziceva Алевтина Кузичева
«CECHOV. LA VITA DEL “SINGOLO UOMO”»
«ЧЕХОВ. ЖИЗНЬ “ОТДЕЛЬНОГО ЧЕЛОВЕКА”»
Serie: «Vita degli Uomini Eccellenti» (ЖЗЛ «Жизнь замечательных людей»)
Casa Editrice «Molodaja Gvardia» Mosca 2010 (Pagine 847)
Издательство «Молодая гвардия» Москва 2010

L'opera di Anton Cechov celebrò la più alta elevazione della letteratura classica russa, diventando un «biglietto da visita» per tutto il mondo. La ragione di ciò sta nella novità delle opere letterarie di Anton Cechov in cui dietro la grigia quotidianità dei soggetti si nasconde la profonda drammaticità dei rapporti umani. L’interesse verso Anton Cechov è enorme e perciò nei vari Paesi escono sempre le sue nuove biografie.
La più completa biografia di Anton Cechov al giorno d'oggi è la ricerca capitale e fondamentale del noto critico letterario e storico della letteratura russa Alevtina Kùziceva (Алевтина Кузичева). Il presente libro, uscito nel 2010 nella Casa Editrice di Mosca «MOLODAJA GVADRDIA» nella serie «Vita degli Uomini Eccelenti» (ЖЗЛ) per il 150esimo anniversario dalla nascita di Anton Cechov, è indirizzato a tutti quelli si interessano della letteratura russa e particolarmente di Anton Pàvlovich Cèchov (Антон Павлович Чехов 1860-1904).
Buona lettura!
Zarevich

Myshkin - Giovedì, 20 Gennaio 2011, 15:33
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Gorkij narra come la nemica personale di Cechov, la volgarità, avesse sogghignato per l'ultima volta: il poeta compì l'ultimo viaggio in un vagone verde sporco, sul quale era rimasto dimenticato un cartello giallo con la scritta: « per trasporto di ostriche ».
Una parte della folla che lo attendeva, alla stazione di Mosca, seguì per errore il feretro di un generale, arrivato dalla Manciuria, e Cechov venne accompagnato dall'orchestra militare.
Nel corteo funebre dello scrittore, preceduto da un grosso poliziotto sopra un grosso cavallo bianco, Gorkij rileva due noti avvocati in scarpe nuove, dei quali uno parla dell'intelligenza dei cani, l'altro descrive gli incanti della sua casa di campagna, e una signora in lilla, sotto un ombrellino di pizzo che spiega ad un vecchietto con occhiali di corno: — Ah, se sapeste com'era carino, quanto era spiritoso...
Come aveva desiderato, un ciliegio fu piantato sopra la sua tomba.

« L'arte di Cechov è come il merletto tessuto da una casta fanciulla. C'erano, nei tempi antichi, queste fanciulle merlettaie, che nel disegno del merletto intrecciavano tutta la loro vita: i loro sogni, le loro nostalgie, la loro felicità: tutto il delicato purissimo amore », aveva detto un giorno Tolstoj, concitato, con gli occhi lucenti di lacrime, dopo la lettura di una novella di Cechov.
E Gorkij racconta come Cechov, quel giorno febbricidante con le gote chiazzate di rosso, avesse ascoltato a testa china, strofinando con cura le lenti, e dopo un lungo silenzio avesse aggiunto con un sospiro: « Ma ci sono tanti errori di stampa... ».

Sulla sua tomba il ciliegio ha dato vita ad un bosco di ciliegi. Accanto a Cechov riposa ora la salma di Nikolaj Gogol', trasportata nell'inverno del '39 dal cimitero di S. Danilo a Mosca.

Clitocybe nebularis - Giovedì, 20 Gennaio 2011, 19:58
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
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Nastasja Filippovna - Venerdì, 21 Gennaio 2011, 17:49
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«Il 9 luglio (il giorno dei funerali) la Russia lo ricorderà per sempre...», scriveva Vladimir Korolenko in "Kievskij telegraf". «La morte di Cechov ha sconvolto tutto quello che c'era di sensibile nella società, che amava la bellezza, cullava gli ideali, che sentiva nostalgia dei begl'anni, - tutto quello per cui Cechov era una misteriosa incarnazione di bellezza, di grazia e di una meravigliosa tristezza popolare.»

Zarevich - Martedì, 01 Febbraio 2011, 15:44
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«TUTTI GLI EROI DI A.P.CECHOV – TUTTA LA RUSSIA»
«ВСЕ ГЕРОИ А.П.ЧЕХОВА - ВСЯ РОССИЯ»
Casa Editrice «F.A.F.» Mosca 2004 (Pagine 256)
Издательство «Ф.А.Ф». Москва 2004

Il libro «Tutti gli eroi di A.P.Cechov – tutta la Russia» («Все герои А.П.Чехова - вся Россия») è il lavoro di ricerca scientifica unico che è uscito nel 2004, nell’anno del centenario dal giorno della morte di Anton Cechov.
Anton Cechov nei suoi libri realizzò un «censimento» globale di tutta la Russia a cavallo di due secoli. I nomi dei funzionari e dei burocrati, dei contadini e dei proprietari terrieri, degli artisti e dei preti sono i nomi della Russia passata. Questo libro è un'enciclopedia degli eroi o dei personaggi cechoviani. È una cosa che dà da pensare ai lettori di varie estrazioni sociali e professionali. Un libro che sarà interessante per una vasta cerchia di lettori che va dagli studenti di istruzione umanistica ai filologi professionali e ai letterati ed anche agli storici e sociologi …

Zarevich - Sabato, 12 Febbraio 2011, 21:29
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Dmitrij Evsèev Дмитрий Евсеев
«I NIPOTI DI A.P.CECHOV»
«ПЛЕМЯННИКИ А.П.ЧЕХОВА»
Casa Editrice «Gelios» Mosca 2011 (352)
Издательство «Гелиос» Москва 2011

Dmitrij Evsèev (Дмитрий Евсеев), il noto ricercatore della vita di Anton Cechov presenta il suo saggio in cui ci sono le pagine della vita dei nipoti dello scrittore.
Mikhail Cechov (Михаил Чехов 1891-1955), il celebre attore drammatico, pedagogo teatrale, regista. Il nipote di Anton Cechov, figlio del suo fratello maggiore Aleksandr Cechov (Александр Чехов 1855-1913).
Serghej Cechov (Сергей Чехов 1901–1973), il nipote di Anton Cechov, giurista, scrittore e pittore.
Serghej Cechov (Сергей Чехов 1937-1975), il pronipote di Anton Cechov, grafico.

Zarevich - Sabato, 05 Marzo 2011, 04:43
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
PREMIO LETTERARIO «IL DONO DI CECHOV» 2011
ЛИТЕРАТУРНАЯ ПРЕМИЯ «ЧЕХОВСКИЙ ДАР» 2011

Il Premio letterario «Il Dono di Cechov» («Чеховский Дар») che ricevono gli autori dei racconti e dei romanzi brevi ed anche i bibliotecari e mecenati, ha pubblicato il 4 marzo 2011 la lunga lista della seconda stagione in due nomination «Il Narratore Straordinario» («Необыкновенный Рассказчик») e «Il Sacerdote del Libro» («Подвижник книги»).
Nella nomination «Il Narratore Straordinario» sono presentati gli autori delle opere letterarie pubblicate in Russia, nella lingua russa, durante l’anno 2010 e l’inizio dell’anno 2011. Nella lunga lista di questa nomination sono entrati 23 autori di Mosca, di Pietroburgo ed ancora di undici città russe. Fra essi ci sono:
Vsèvolod Benigsen (Всеволод Бенигсен), Anatolij Gavrìlov (Анатолий Гаврилов), Oleg Zobern (Олег Зоберн), Aleksandr Karassèv (Александр Карасев), Afanàssij Mamèdov (Афанасий Мамедов), Elena Mordòvina (Елена Мордовина), Vladislàv Otroscènko (Владислав Отрошенко), Zakhàr Prilèpin (Захар Прилепин), Galina Scèkina (Галина Щекина), Asar Eppel’ (Асар Эппель) e gli altri.
Nella lista nella categoria «Il Sacerdote del Libro» la giuria ha scelto dodici progetti legati, prevalentemente, con Anton Cechov, il 150esimo l’anniversario che tutto il mondo celebrò nel 2010.
La Short-list sarà dichiarata alla fine di marzo o all’inizio di aprile, la cerimonia invece del conferimento dei premi per tutte le nomination si svolgerà alla metà di maggio 2011, nella città di Taganròg.
Taganròg (Таганрог) è una città portuale della Russia europea meridionale, nella regione di Rostov sul Don. La città natale di Anton Cechov (Антон Чехов 1860-1904), Taganròg offre notevoli siti dedicati all'infanzia ed alla giovinezza dello scrittore russo.

Vincentius Antonovich - Martedì, 17 Maggio 2011, 22:37
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
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Anton Cechov è l'autore involontario di questo libro a cura di Piero Brunello; si tratta infatti di una raccolta di stralci delle sue lettere, nei quali l'argomento è sempre lo stesso: la scrittura, cosa scrivere nelle opere letterarie e come. Lo scrittore parla delle sue opere, dei suoi personaggi, ma anche di questioni generali e così il sottotitolo del libro diventa giustamente "99 consigli di scrittura". Questa lettura sarà utile, a chi volesse intraprendere l'attività letteraria; anche tutti quelli, che più modestamente aspirassero, ad approfondire la conoscenza delle opere del Maestro, attraverso le sue stesse osservazioni, la troveranno molto interessante.

Zarevich - Sabato, 12 Novembre 2011, 08:30
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Anton Cechov Антон Чехов
«UNO SCHERZUCCIO» «ШУТОЧКА» («Shùtochka”)

Ясный зимний полдень... (È un luminoso mezzogiorno d'inverno...) Мороз крепок, трещит, и у Наденьки, которая держит меня под руку, покрываются серебристым инеем кудри на висках и пушок над верхней губой. (Il gelo è forte, la neve scricchiola e a Nàden'ka, che mi da il braccio, i riccioli sulle tempie e la lanugine sul labbro superiore si coprono di una brina argentea.)
Мы стоим на высокой горе. (Ci troviamo sulla cresta di una montagnola di ghiaccio.) От наших ног до самой земли тянется покатая плоскость, в которую солнце глядится, как в зеркало. (Dai nostri piedi fino al piano si distende una superficie levigata, nella quale il sole si mira come in uno specchio.) Возле нас маленькие санки, обитые ярко-красным сукном. (Accanto a noi c'è una piccola slitta foderata di panno scarlatto.)
- Съедемте вниз, Надежда Петровна! - умоляю я. - Один только раз! («Scivoliamo giù, Nadèzhda Petròvna!» supplico. «Una volta sola!) Уверяю вас, мы останемся целы и невредимы. (Vi assicuro, resteremo interi, non ci faremo male!»)
Но Наденька боится. (Ma Nàden’ka ha paura.) Все пространство от ее маленьких калош до конца ледяной горы кажется ей страшной, неизмеримо глубокой пропастью. (Tutto lo spazio che va dalle sue piccole soprascarpe di gomma fino ai fondo della montagna di ghiaccio, le sembra un precipizio spaventoso, incommensurabilmente profondo.) У нее замирает дух и прерывается дыхание, когда она глядит вниз, когда я только предлагаю сесть в санки, но что же будет, если она рискнет полететь в пропасть! Le sì ghiaccia l'animo e le manca il respiro se soltanto guarda giù, se soltanto le offro di sedere nella slitta; che mai sarebbe se si arrischiasse a volare nel baratro!) Она умрет, сойдет с ума. (Morrebbe o perderebbe la ragione.)
- Умоляю вас! - говорю я. («Vi supplico! » dico io.) - Не надо бояться! («Non bisogna aver paura!) Поймите же, это малодушие, трусость! (Rendetevi conto: è una debolezza, una viltà!»)
Наденька наконец уступает, и я по лицу вижу, что она уступает с опасностью для жизни. (Nàden'ka alla fine cede ed io dal suo volto capisco che sì rassegna, pur convinta che c'è pericolo per la vita.) Я сажаю ее, бледную, дрожащую, в санки, обхватываю рукой и вместе с нею низвергаюсь в бездну. (La faccio sedere tutta pallida e tremante nella slitta, le cingo col braccio la vita e mi precipito insieme con lei nell'abisso.)
Санки летят, как пуля. (La slitta vola come un proiettile.) Рассекаемый воздух бьет в лицо, ревет, свистит в ушах, рвет, больно щиплет от злости, хочет сорвать с плеч голову. (L'aria tagliata ci batte in viso, mugola, fischia negli orecchi, ci punge di rabbia fino a farci male, ci vuole strappare dalle spalle la testa.) От напора ветра нет сил дышать. (La resistenza del vento toglie il respiro.) Кажется, сам дьявол обхватил нас лапами и с ревом тащит в ад. (Come se il diavolo ci avesse preso fra le sue zampe e con un muggito ci trascinasse all'inferno.) Окружающие предметы сливаются в одну длинную, стремительно бегущую полосу... (Le cose intorno si confondono in una lunga striscia vertiginosamente fuggente...) Вот-вот еще мгновение, и кажется, - мы погибнем! (Ecco ancora un attimo e, sembra, saremo perduti!)
- Я люблю вас, Надя! - говорю я вполголоса. («Io vi amo, Nàdja! » dico sottovoce.)
Санки начинают бежать все тише и тише, рев ветра и жужжанье полозьев не так уж страшны, дыханье перестает замирать, и мы наконец внизу. (La slitta rallenta la sua corsa sempre più; il muggito del vento e il ronzìo dei pattini non sono ormai così terribili, non manca più il respiro, e, finalmente, siamo in fondo.) Наденька ни жива ни мертва.(Nàden'ka non è né viva né morta.) Она бледна, едва дышит... (È pallida, respira appena...) Я помогаю ей подняться. (L'aiuto ad alzarsi.)
- Ни за что в другой раз не поеду, - говорит она, глядя на меня широкими, полными ужаса глазами. - Ни за что на свете! Я едва не умерла! («Per nulla al mondo verrò un'altra volta! » dice, guardandomi con gli occhi sbarrati, pieni di orrore. «Per nulla a! mondo! Per poco non son morta!»)
Немного погодя она приходит к себя и уже вопросительно заглядывает мне в глаза: я ли сказал те четыре слова, или же они только послышались ей в шуме вихря? (Dopo un istante ella torna in sé e già mi guarda negli occhi, come interrogando: sono io che ho detto quelle quattro parole o he creduto soltanto di udirle nel rumore del turbine?) А я стою возле нее, курю и внимательно рассматриваю свою перчатку.
(Ed io sto ritto, accanto a lei, fumo e osservo attentamente uno dei miei guanti.)
Она берет меня под руку, и мы долго гуляем около горы. (Ella mi prende sotto il braccio e passeggiamo a lungo presso la montagnola.) Загадка, видимо, не дает ей покою. (L'enigma, si vede, non le da pace.) Были сказаны те слова или нет? (Sono state dette quelle parole, o no?) Да или нет? Да или нет? (Sì o no? Sì o no?) Это вопрос самолюбия, чести, жизни, счастья, вопрос очень важный, самый важный на свете. (È una questione di amor proprio, d'onore, di vita, di felicità, una. questione molto grave, la più grave dei mondo.) Наденька нетерпеливо, грустно, проникающим взором заглядывает мне в лицо, отвечает невпопад, ждет, не заговорю ли я. (Nàden'ka impazientemente, tristemente, con uno sguardo penetrante mi guarda furtiva in viso, risponde a sproposito, aspetta ch'io parli.) О, какая игра на этом милом лице, какая игра! (Oh, quale giuoco di espressioni in quei suo caro viso. quale giuoco!) Я вижу, она борется с собой, ей нужно что-то сказать, о чем-то спросить, но она не находит слов, ей неловко, страшно, мешает радость... (Vedo che ella lotta con se stessa, che ha bisogno di dire qualcosa, di domandare, ma non trova le parole, è imbarazzata, non osa, la gioia la turba...)
- Знаете что? - говорит она, не глядя на меня. («Sapete?» dice senza guardarmi.)
- Что? - спрашиваю я. («Cosa?» domando.)
- Давайте еще раз... прокатим. («Proviamo ancora una volta... a andar giù.»)
Мы взбираемся по лестнице на гору. (Montiamo per la scala su fino alla cresta del pendio.) Опять я сажаю бледную, дрожащую Наденьку в санки, опять мы летим в страшную пропасть, опять ревет ветер и жужжат полозья, и опять при самом сильном и шумном разлете санок я говорю вполголоса: (Di nuovo faccio accomodare Nàden'ka, pallida, tremante, nella slitta; di nuovo voliamo nel baratro terribile, di nuovo il vento ruggisce e ronzano i pattini e di nuovo nel momento del più forte impeto e rumore io mormoro sottovoce:)
- Я люблю вас, Наденька! («Io vi amo, Nàden'ka!»)
Когда санки останавливаются, Наденька окидывает взглядом гору, по которой мы только что катили, потом долго всматривается в мое лицо, вслушивается в мой голос, равнодушный и бесстрастный, и вся, вся, даже муфта и башлык ее, вся ее фигурка выражают крайнее недоумение. (Quando la piccola slitta si arresta, Nàden'ka abbraccia con uno sguardo il monte, lungo il quale un istante prima volavamo, poi osserva a lungo il mio viso, ascolta la mia voce indifferente e vuota di passione, e tutta, tutta, persino il suo manicotto e il suo cappuccio, tutta la sua figurina esprime una perplessità estrema.)
И на лице у нее написано: (E sul suo viso sta scritto:)
«В чем же дело? Кто произнес те слова? Он, или мне только послышалось?» («Che cosa è dunque? Chi ha pronunciato quelle parole? Mi è parso soltanto?»)
Эта неизвестность беспокоит ее, выводит из терпения. (Questo dubbio la inquieta, la impazientisce.) Бедная девочка не отвечает на вопросы, хмурится, готова заплакать. (La povera fanciulla non risponde alle domande, si rabbuia, è sul punto di piangere.)
- Не пойти ли нам домой? - спрашиваю я. («Torniamo a casa?» domando io.)
- А мне... мне нравится это катанье, - говорит она краснея. - Не проехаться ли нам еще раз? («A me... a me piacciono queste scivolate,» dice ella arrossendo. «Non vogliamo farne ancora una?»)
Ей «нравится» это катанье, а между тем, садясь в санки, она, как и в те разы, бледна, еле дышит от страха, дрожит. (A lei «piacciono» quelle scivolate, e intanto sedendo nella slitta, come le altre volte, impallidisce, respira appena per la paura, trema.)
Мы спускаемся в третий раз, и я вижу, как она смотрит мне в лицо, следит за моими губами. (Ci slanciamo giù per la terza volta e vedo ch'ella mi guarda in viso, fissa le mie labbra.) Но я прикладываю к губам платок, кашляю и, когда достигаем середины горы, успеваю вымолвить: (Ma io porto alle labbra un fazzoletto, tossisco e quando siamo a metà della china riesco a bisbigliare:)
- Я люблю вас, Надя! («Io vi amo, Nadja!»)
И загадка остается загадкой! (E l'enigma resta enigma.) Наденька молчит, о чем-то думает... (Nàden'ka tace, riflette...) Я провожаю ее с катка домой, она старается идти тише, замедляет шаги и все ждет, не скажу ли я ей тех слов. (L'accompagno dal campo di pattinaggio a casa; ella cerca di camminare adagino, rallenta i passi e aspetta sempre se io non ripeta quelle parole.) И я вижу, как страдает ее душа, как она делает усилия над собой, чтобы не сказать: (E io vedo come la sua anima soffre, come ella si fa forza per non gridare:) «Не может же быть, чтоб их говорил ветер! И я не хочу, чтобы это говорил ветер!» («Non può essere che le abbia dette il vento? E io non voglio che le abbia dette il vento!»)
На другой день утром я получаю записочку: «Если пойдете сегодня на каток, то заходите за мной. Н.» (Il mattino seguente ricevo un biglietto: «Se oggi andate al pattinaggio, passate a prendermi. N.»). И с этого дня я с Наденькой начинаю каждый день ходить на каток, и, слетая вниз на санках, я всякий раз произношу вполголоса одни и те же слова: - Я люблю вас, Надя! (E da allora ho cominciato ad andare ogni giorno al pattinaggio insieme con Nàden'ka e volando giù nella slitta ogni volta pronuncio sottovoce le stesse parole:
«Io vi amo, Nadja!»).
Скоро Наденька привыкает к этой фразе, как к вину или морфию. (Presto Nàden'ka si abitua a questa frase come ci si abitua al vino o alla morfina.) Она жить без нее не может. (Non può vivere senza.) Правда, лететь с горы по-прежнему страшно, но теперь уже страх и опасность придают особое очарование словам о любви, словам, которые по-прежнему составляют загадку и томят душу. (È vero, volar giù in slitta dalla montagnola è spaventoso come prima, ma ora la paura e il pericolo danno un incanto speciale alle parole d'amore, alle parole che come prima restano un enigma e fanno languir l'anima.) Подозреваются все те же двое: я и ветер... (Sospettati sono sempre gli stessi due, io e il vento...) Кто из двух признается ей в любви, она не знает, но ей, по-видимому, уже все равно; из какого сосуда ни пить - все равно, лишь бы быть пьяным. (Chi dei due le confessi l'amor suo, ella non sa, ma evidentemente ormai poco importa: da quale tazza si beva è lo stesso, purché ci si ubriachi.)

Как-то в полдень я отправился на каток один; смешавшись с толпой, я вижу, как к горе подходит Наденька, как ищет глазами меня... Затем она робко идет вверх по лесенке... (Una volta a mezzogiorno mi reco al campo di pattinaggio solo; confuso fra la gente, vedo Nàden'ka che si avvicina alla montagnola, che mi cerca con gli occhi... poi timidamente sale per la piccola scala...) Страшно ехать одной, о, как страшно! (È tremendo andar sola; oh, com'è tremendo!) Она бледна, как снег, дрожит, она идет, точно на казнь, но идет, идет без оглядки, решительно. (Ella è pallida come la neve, trema, va come a! supplizio, ma va, senza guardarsi indietro, risolutamente.) Она, очевидно, решила наконец попробовать: будут ли слышны те изумительные сладкие слова, когда меня нет? (È chiaro che ha decìso di provare, alla fine: si udranno quelle meravigliose dolci parole, quando io non ci sono?) Я вижу, как она, бледная, с раскрытым от ужаса ртом, садится в санки, закрывает глаза и, простившись навеки с землей, трогается с места... "Жжжж"... жужжат полозья. (Vedo come, pallida, con la bocca aperta per lo spavento, si siede nella slitta, chiude gli occhi, e dato un addio per sempre alla terra, si muove... Ssssc... ronzano i pattini.) Слышит ли Наденька те слова, я не знаю... (Ode Nàden'ka quelle parole? non so...)
Я вижу только, как она поднимается из саней изнеможенная, слабая. (Vedo solo che si alza dalla slitta affaticata, debole.) И видно по ее лицу, она и сама не знает, слышала она что-нибудь или нет. (E si vede dal suo volto ch'ella stessa non sa se abbia udito qualche cosa o no.) Страх, пока она катила вниз, отнял у нее способность слышать, различать звуки, понимать... (La paura, mentre scivolava giù, ìe ha tolto la capacità di udire, di discernere ì suoni, di capire...)

Но вот наступает весенний месяц март... (Ma ecco giunge il primaverile mese di marzo.) Солнце становится ласковее. (Il sole si fa più carezzevole.) Наша ледяная гора темнеет, теряет свой блеск и тает, наконец. (La nostra montagnola di ghiaccio si oscura, perde la lucentezza e alla fine si scioglie.) Мы перестаем кататься. (Noi non andiamo più in slitta.) Бедной Наденьке больше уже негде слышать тех слов, да и некому произносить их, так как ветра не слышно, а я собираюсь в Петербург - надолго, должно быть, навсегда. (La povera Nàden'ka non ha più dove udire quelle parole e non c'è più nessuno che possa pronunciarle, perché il vento non soffia più ed io mi preparo a partire per Pietroburgo - per molto tempo, probabilmente per sempre.)

Как-то перед отъездом, дня за два, в сумерки сижу я в садике, а от двора, в котором живет Наденька, садик этот отделен высоким забором с гвоздями... (Una volta, un paio di giorni prima della partenza, verso il crepuscolo, sono nel giardinetto, che un alto steccato irto di chiodi separa dal cortile della casa dove abita Nàden'ka...) Еще достаточно холодно, под навозом еще снег, деревья мертвы, но уже пахнет весной, и, укладываясь на ночлег, шумно кричат грачи. (Fa ancora abbastanza freddo, sotto il concime c'è ancora della neve; gli alberi sono morti, ma già si sente nell'aria l'odore della primavera e, disponendosi al sonno, le cornacchie gracchiano in modo assordante.) Я подхожу к забору и долго смотрю в щель. (Mi avvicino allo steccato e a lungo guardo attentamente una fessura.) Я вижу, как Наденька выходит на крылечко и устремляет печальный, тоскующий взор на небо... (Vedo Nàden'ka che esce sulla soglia e volge lo sguardo melanconico, angosciato al cielo...) Весенний ветер дует ей прямо в бледное, унылое лицо... (Il vento serale le soffia diritto nel viso pallido, intristito...) Он напоминает ей о том ветре, который ревел нам тогда на горе, когда она слышала те четыре слова, и лицо у нее становится грустным, грустным, по щеке ползет слеза... (Questo vento le ricorda l'altro che muggiva intorno a noi, allora, sulla montagna, quando udiva quelle quattro parole, e il viso le sì fa triste triste, sulla guancia scorre una lacrima...)
И бедная девочка протягивает обе руки, как бы прося этот ветер принести ей еще раз те слова. (E la povera fanciulla stende tutte e due le braccia come a supplicare questo vento di portarle ancora una volta quelle parole.)
И я, дождавшись ветра, говорю вполголоса: - Я люблю вас, Надя! (Ed io aspetto un soffio più forte e dico sottovoce: «Io vi amo, Nàdja!»)

Боже мой, что делается с Наденькой! (Dio mio, che le succede?) Она вскрикивает, улыбается во все лицо и протягивает навстречу ветру руки, радостная, счастливая, такая красивая. (Nàden'ka getta un piccolo grido, un sorriso le illumina tutto i! volto e stende incontro al vento le mani, gioiosa, felice, tanto, tanto bella.)
А я иду укладываться... (E io vado a preparare i bauli...)

Это было уже давно. (Questo è stato molto tempo fa.) Теперь Наденька уже замужем; ее выдали или она сама вышла - это все равно, за секретаря дворянской опеки, и теперь у нее уже трое детей. (Ora Nàden'ka ha marito; le hanno dato, o lei lo ha voluto - fa lo stesso - il segretario di un'istituzione nobiliare; e ha già tre bambini.) То, как мы вместе когда-то ходили на каток и как ветер доносил до нее слова «Я вас люблю, Наденька», не забыто; для нее теперь это самое счастливое, самое трогательное и прекрасное воспоминание в жизни... (Quel tempo in cui andavamo insieme a slittare sulla montagnola di ghiaccio, e il vento le portava quelle parole: «Io vi amo, Nadja!» ella non l'ha dimenticato; esso è ora per lei il più felice, il più commovente e bel ricordo della sua vita...)
А мне теперь, когда я стал старше, уже не понятно, зачем я говорил те слова, для чего шутил... (Ed io, ora che son più vecchio, non capisco più perché ho detto quelle parole, perché ho scherzato...)

1886

Zarevich - Sabato, 11 Febbraio 2012, 07:42
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«VAN’KA», racconto di Anton Cechov


Ванька Жуков, девятилетний мальчик, отданный три месяца тому назад в ученье к сапожнику Аляхину, в ночь под Рождество не ложился спать. (Vàn'ka Zhùkov, un ragazzetto di nove anni che da tre mesi stava a bottega dal calzolaio Aljachin per imparare il mestiere, la notte di Natale non andò a dormire.) Дождавшись, когда хозяева и подмастерья ушли к заутрене, он достал из хозяйского шкапа пузырек с чернилами, ручку с заржавленным пером и, разложив перед собой измятый лист бумаги, стал писать. (Dopo aver atteso che i padroni e i lavoranti uscissero per andare in chiesa, tirò fuori dall'armadio del padrone la boccetta dell'inchiostro, una penna col pennino arrugginito e, sistematosi davanti un foglio tutto spiegazzato, incominciò a scrivere.) Прежде чем вывести первую букву, он несколько раз пугливо оглянулся на двери и окна, покосился на темный образ, по обе стороны которого тянулись полки с колодками, и прерывисто вздохнул. (Prima di tracciare la prima lettera, si voltò alcune volte timoroso verso la porta e la finestra, guardò di traverso l'icona scura, ai due lati della quale si allungavano i palchetti con le forme per le scarpe, e tirò un sospiro.) Бумага лежала на скамье, а сам он стоял перед скамьей на коленях. (La carta stava su un panchetto e lui s'era messo in ginocchio davanti al panchetto.)

«Милый дедушка, Константин Макарыч! — писал он. — И пишу тебе письмо. Поздравляю вас с Рождеством и желаю тебе всего от господа бога. Нету у меня ни отца, ни маменьки, только ты у меня один остался». («Caro nonnino, Konstantin Makàrych!» scrisse. «Ti scrivo questa lettera. Ti faccio tanti auguri per Natale e ti auguro ogni bene dal Signore Iddio. Non ho più né il padre né la mammina, mi sei rimasto tu solo.»)

Ванька перевел глаза на темное окно, в котором мелькало отражение его свечки, и живо вообразил себе своего деда Константина Макарыча, служащего ночным сторожем у господ Живаревых. (Vàn'ka volse gli occhi alla finestra buia, sulla quale baluginava il riflesso della sua candeletta, e si raffigurò vivamente il nonno Konstantin Makàrych, che faceva il guardiano notturno presso i signori Zhyvarèv.) Это маленький, тощенький, но необыкновенно юркий и подвижной старикашка лет 65-ти, с вечно смеющимся лицом и пьяными глазами. (È un vecchietto sui sessantacinque anni, piccolo, magrolino, ma straordinariamente vivace e svelto, con un viso sempre sorridente e gli occhi da ubriaco.) Днем он спит в людской кухне или балагурит с кухарками, ночью же, окутанный в просторный тулуп, ходит вокруг усадьбы и стучит в свою колотушку. (Di giorno dorme nella cucina della servitù, o passa il tempo a scherzare con le cuoche, di notte, poi, ravvolto in un ampio tulup, fa il giro della proprietà picchiando sulla sua placca.) За ним, опустив головы, шагают старая Каштанка и кобелек Вьюн, прозванный так за свой черный цвет и тело, длинное, как у ласки. (Dietro di lui, a testa bassa, camminano la vecchia Kashtànka e un cagnolino, V'jun, così chiamato per il suo color nero e per il suo corpo lungo come quello di una donnola.) Этот Вьюн необыкновенно почтителен и ласков, одинаково умильно смотрит как на своих, так и на чужих, но кредитом не пользуется. (Questo V'jun è straordinariamente rispettoso e cordiale, si comporta con la stessa dolcezza con quelli di casa e con gli estranei, ma non gode di grande fiducia.) Под его почтительностью и смирением скрывается самое иезуитское ехидство. (Sotto tanta ossequiosità e umiltà sì nasconde la più gesuitica malizia.) Никто лучше его не умеет вовремя подкрасться и цапнуть за ногу, забраться в ледник или украсть у мужика курицу. (Nessuno sa scegliere meglio di lui il momento giusto per avvicinarsi furtivamente e azzannarti una gamba, o per infilarsi nella dispensa o per rubare una gallina a un contadino.) Ему уж не раз отбивали задние ноги, раза два его вешали, каждую неделю пороли до полусмерти, но он всегда оживал. (Più di una volta gli hanno rotto le zampe posteriori a forza di botte, un paio di volte lo hanno appeso per la collottola, non passa settimana che non lo frustino a morte, ma lui risorge sempre.)
Теперь, наверно, дед стоит у ворот, щурит глаза на ярко-красные окна деревенской церкви и, притопывая валенками, балагурит с дворней. (Ora certamente il nonno sta vicino al portone, strizza gli occhi alle finestre rosso vivo della chiesa del villaggio e, scalpicciando per terra con gli stivali di feltro, scherza con le donne di servizio.) Колотушка его подвязана к поясу. Он всплескивает руками, пожимается от холода и, старчески хихикая, щиплет то горничную, то кухарку. (Alla cintola tiene appesa la placca; batte le mani per scaldarsi, si rattrappisce tutto dal freddo e, con la sua stridula risata da vecchietto va pizzicando ora la cameriera, ora la cuoca.)
— Табачку нешто нам понюхать? — говорит он, подставляя бабам свою табакерку. («Non volete annusare un po' di tabacco?» dice, porgendo alle donne la sua tabacchiera.)
Бабы нюхают и чихают. (Le donne annusano il tabacco e starnutiscono.) Дед приходит в неописанный восторг, заливается веселым смехом и кричит: (II nonno è preso da un entusiasmo indescrivibile, scroscia in una allegra risata e grida:)
— Отдирай, примерзло! («Staccalo, col gelo s’è attaccato!»)

Дают понюхать табаку и собакам. (Danno da fiutare il tabacco anche ai cani.) Каштанка чихает, крутит мордой и, обиженная, отходит в сторону. (Kashtànka starnutisce, scuote il muso e, offesa, si trae in disparte.) Вьюн же из почтительности не чихает и вертит хвостом. (V'jun, invece, per rispetto, non starnutisce e dimena la coda.) А погода великолепная. (E il tempo, intanto, è meraviglioso.) Воздух тих, прозрачен и свеж. (L'aria è quieta, diafana e fresca.) Ночь темна, но видно всю деревню с ее белыми крышами и струйками дыма, идущими из труб, деревья, посребренные инеем, сугробы. (La notte è buia, ma si vede tutto il villaggio con i suoi tetti bianchi, le spirali di fumo che escono dai camini, gli alberi inargentati di brina, i monticeli di neve.) Всё небо усыпано весело мигающими звездами, и Млечный Путь вырисовывается так ясно, как будто его перед праздником помыли и потерли снегом... (Tutto il cielo è cosparso di stelle che ammiccano allegre e la via lattea si disegna con tanta nettezza che pare l'abbiano lavata e strofinata con la neve, per la festa...)
Ванька вздохнул, умокнул перо и продолжал писать: (Van'ka sospirò, intinse la penna e continuò a scrivere:)
«А вчерась мне была выволочка. («Ieri ho avuto una tirata di capelli.) Хозяин выволок меня за волосья на двор и отчесал шпандырем за то, что я качал ихнего ребятенка в люльке и по нечаянности заснул. (Il padrone mi ha trascinato per i capelli fino a fuori e mi ha strigliato col tiraforme, perché mentre cullavo il loro bambino inavvertitamente avevo preso sonno.) А на неделе хозяйка велела мне почистить селедку, а я начал с хвоста, а она взяла селедку и ейной мордой начала меня в харю тыкать. (Domenica, poi, la padrona mi ordinò di pulire un'aringa, ma io cominciai dalla coda, e lei prese l'aringa e cominciò a sbattermela in faccia.) Подмастерья надо мной насмехаются, посылают в кабак за водкой и велят красть у хозяев огурцы, а хозяин бьет чем попадя. (I lavoranti si burlano di me, mi mandano alla bettola a compera¬re la vodka, mi comandano di rubare i cetrioli dei padroni, e il padrone mi picchia con tutto quello che gli capita sotto mano.) А еды нету никакой. (E anche da mangiare non c'è proprio niente.) Утром дают хлеба, в обед каши и к вечеру тоже хлеба, а чтоб чаю или щей, то хозяева сами трескают. (La mattina mi danno del pane, a pranzo polenta, e la sera di nuovo pane, e, quanto al té e alla zuppa di cavoli, quella roba lì se la pappano i padroni.) А спать мне велят в сенях, а когда ребятенок ихний плачет, я вовсе не сплю, а качаю люльку. (E mi fanno dormire nell'ingresso, e quando il bambino loro piange io non dormo più per niente, e dondolo la culla.) Милый дедушка, сделай божецкую милость, возьми меня отсюда домой, на деревню, нету никакой моей возможности... (Caro nonnino, fammi questa carità, toglimi di qui e portami a casa, nel villaggio, io non ne posso proprio più…) Кланяюсь тебе в ножки и буду вечно бога молить, увези меня отсюда, а то помру...» (Te lo chiedo in ginocchio e pregherò eternamente Iddìo per te, ma portami via di qui, altrimenti ne morirò... »)

Ванька покривил рот, потер своим черным кулаком глаза и всхлипнул. (Van'ka storse la bocca, si passò il suo pugno tutto nero sugli occhi e ruppe in un singhiozzo.)

«Я буду тебе табак тереть, — продолжал он, — богу молиться, а если что, то секи меня, как Сидорову козу. («Ti triterò sempre il tabacco,» continuò, «pregherò Iddio per te, e se non mi comportassi bene, tu dammele di santa ragione.) А ежели думаешь, должности мне нету, то я Христа ради попрошусь к приказчику сапоги чистить, али заместо Федьки в подпаски пойду. (E se credi che non potrei fare nessun lavoro, chiederò all'intendente che per amor di Cristo mi lasci pulire gli stivali, oppure andrò al posto di Fèdja come aiuto-pastore.) Дедушка милый, нету никакой возможности, просто смерть одна. (Nonnino caro, non ne posso più, non mi resta che morire.) Хотел было пешком на деревню бежать, да сапогов нету, морозу боюсь. (Volevo scappare al villaggio a piedi, ma non ho scarpe e ho paura del gelo.) А когда вырасту большой, то за это самое буду тебя кормить и в обиду никому не дам, а помрешь, стану за упокой души молить, всё равно как за мамку Пелагею. (Ma quando sarò grande, io per ricompensarti ti manterrò e non permetterò che nessuno ti maltratti, e quando morirai, pregherò per la pace dell'anima tua, come prego per mamma Pelagheja.)
А Москва город большой. («Mosca, sai, è una città grande.) Дома всё господские и лошадей много, а овец нету и собаки не злые. (Sono tutte case di signori, e ci sono molti cavalli, ma pecore nessuna, e i cani non sono cattivi.) Со звездой тут ребята не ходят и на клирос петь никого не пущают, а раз я видал в одной лавке на окне крючки продаются прямо с леской и на всякую рыбу, очень стоющие, даже такой есть один крючок, что пудового сома удержит. (Qui i ragazzi non vanno in giro con la stella, e nel coro non ci prendono nessuno a cantare; una volta ho visto nella vetrina di una bottega che gli ami li vendono direttamente con la lenza, e per ogni sorta di pesci, e sono molto cari, c'era perfino un amo che poteva sostenere un pesce siluro di un quindici chili.) И видал которые лавки, где ружья всякие на манер бариновых, так что небось рублей сто кажное... (Ho visto anche delle botteghe dove c'erano fucili di ogni tipo, come quelli dei padroni, tanto che costavano almeno cento rubli l'uno...) А в мясных лавках и тетерева, и рябцы, и зайцы, а в котором месте их стреляют, про то сидельцы не сказывают. (Nelle macellerie si trovano galli cedroni, le starne e le lepri, ma i venditori non dicono dov'è che li prendono.)

Милый дедушка, а когда у господ будет ёлка с гостинцами, возьми мне золоченный орех и в зеленый сундучок спрячь. Попроси у барышни Ольги Игнатьевны, скажи, для Ваньки». («Caro nonnino, quando dai padroni faranno l'albero di Natale coi regalini, prendimi una noce dorata e riponila nel bauletto verde. Chiedila alla signorina Olga Ignàtjevna, dille che è per Van'ka.»)

Ванька судорожно вздохнул и опять уставился на окно. (Van'ka tirò un sospiro convulso e tornò a fissare la finestra.) Он вспомнил, что за ёлкой для господ всегда ходил в лес дед и брал с собою внука. (Ricordò che nel bosco, a cercare l'albero di Natale per i padroni, ci andava sempre il nonno e portava con sé il nipotino.) Веселое было время! (Che ore felici erano quelle!) И дед крякал, и мороз крякал, а глядя на них, и Ванька крякал. (Il nonno gemeva, il ghiaccio gemeva, e, a guardare loro, gemeva anche Van'ka.) Бывало, прежде чем вырубить ёлку, дед выкуривает трубку, долго нюхает табак, посмеивается над озябшим Ванюшкой... (Prima di tagliare l'albero, di solito il nonno fumava la pipa, fiutava a lungo tabacco, e si burlava di Vanjùshka, tutto infreddolito...) Молодые ёлки, окутанные инеем, стоят неподвижно и ждут, которой из них помирать? (I giovani abeti, coperti di brina, stavano immobili, aspettando di vedere a chi di loro toccava morire.) Откуда ни возьмись, по сугробам летит стрелой заяц... (D'un tratto, sbucata da chissà dove, una lepre vola come una freccia sui cumuli di neve...) Дед не может чтоб не крикнуть: (Il nonno non può fare a meno di gridare:)

— Держи, держи... держи! Ах, куцый дьявол! («Prendila... prendila! Ah, diavolo senza coda!»)

Срубленную ёлку дед тащил в господский дом, а там принимались убирать ее... (Tagliato l'albero, il nonno lo trascinava fino alla casa dei padroni, e là si mettevano a decorarlo...) Больше всех хлопотала барышня Ольга Игнатьевна, любимица Ваньки. (Più di tutti si affaccendava la signorina Olga Ignatjevna, la beniamina di Van'ka.) Когда еще была жива Ванькина мать Пелагея и служила у господ в горничных, Ольга Игнатьевна кормила Ваньку леденцами и от нечего делать выучила его читать, писать, считать до ста и даже танцевать кадриль. (Quando era ancora viva Pelagheja, la madre di Van'ka, e stava dai padroni come cameriera Olga Ignatjevna rimpinzava Van'ka di dolci e, per passatempo, gli aveva insegnato a leggere, a scrivere, a contare fino a cento e perfino a ballare la quadriglia.) Когда же Пелагея умерла, сироту Ваньку спровадили в людскую кухню к деду, а из кухни в Москву к сапожнику Аляхину... (Quando poi Pelagheja morì, mandarono l'orfanello Van'ka nella cucina della servitù, col nonno, e di lì a Mosca, dal calzolaio Aljachin...)

«Приезжай, милый дедушка, — продолжал Ванька, — Христом богом тебя молю, возьми меня отседа. («Vieni, caro nonnino,» continuò Van'ka. «Te ne prego in nome di Cristo Nostro Signore, portami via di qui.) Пожалей ты меня сироту несчастную, а то меня все колотят и кушать страсть хочется, а скука такая, что и сказать нельзя, всё плачу. (Abbi pietà di me, orfano infelice, qui mi massacrano di botte e ho una gran fame, la noia poi è indescrivibile e piango sempre.) А намедни хозяин колодкой по голове ударил, так что упал и насилу очухался. (L'altro giorno il padrone mi ha picchiato sulla testa con una forma da scarpa così forte che sono cascato in terra e a stento mi sono riavuto.) Пропащая моя жизнь, хуже собаки всякой... (La mia vita è rovinata, è peggio dì quella di un cane...) А ещё кланяюсь Алёне, кривому Егорке и кучеру, а гармонию мою никому не отдавай. (Salutami ancora Alèna, Egòr il guercio, e il cocchiere, e non dare a nessuno il mio organetto.) Остаюсь твой внук Иван Жуков, милый дедушка приезжай». (Sono il tuo nipote Ivan Zhùkov, caro nonnino, prendi il treno e vieni.»)

Ванька свернул вчетверо исписанный лист и вложил его в конверт, купленный накануне за копейку... (Van'ka piegò in quattro il foglio scritto e lo mise in una busta comprata il giorno prima per una copeca...) Подумав немного, он умокнул перо и написал адрес: (Dopo averci pensato un attimo, intinse la penna e scrisse l'indirizzo: )

«На деревню дедушке». («Al nonno, al villaggio».)

Потом почесался, подумал и прибавил: «Константину Макарычу». (Poi si grattò la testa, ci pensò su e aggiunse: «A Konstantin Makarych».) Довольный тем, что ему не помешали писать, он надел шапку и, не набрасывая на себя шубейки, прямо в рубахе выбежал на улицу... (Contento che nessuno gli avesse impedito di scrivere, infilò il berretto e, senza neanche gettarsi sulle spalle la giacchetta dì pelo, in maniche di camicia com'era, corse in strada...)

Сидельцы из мясной лавки, которых он расспрашивал накануне, сказали ему, что письма опускаются в почтовые ящики, а из ящиков развозятся по всей земле на почтовых тройках с пьяными ямщиками и звонкими колокольцами. (Certi commessi della macelleria che aveva interpellato il giorno prima gli avevano detto che le lettere si infilano nelle cassette postali, e dalle cassette vengono poi portate per tutto il mondo sulle trojke della posta, guidate da postiglioni ubriachi e tutte squillanti di campanelli.) Ванька добежал до первого почтового ящика и сунул драгоценное письмо в щель... (Van'ka corse fino alla prima cassetta postale e infilò la preziosa lettera nella fessura...)

Убаюканный сладкими надеждами, он час спустя крепко спал... (Cullato da dolci speranze, un'ora dopo egli dormiva profondamente...) Ему снилась печка. (Sognava una stufa.) На печи сидит дед, свесив босые ноги, и читает письмо кухаркам... (Su di essa stava seduto il nonno, con i piedi scalzi a penzoloni, e leggeva la lettera alle cuoche...) Около печи ходит Вьюн и вертит хвостом... (Accanto alla stufa girava V'jun, dimenando la coda...)
1886

Myshkin - Giovedì, 05 Aprile 2012, 15:19
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Sono anni che cerco un'opera omnia di Anton Cechov, o almeno una raccolta di tutti i racconti, e non sono mai riuscito a trovarla. Credevo che l'unica raccolta completa fosse un'edizione della Einaudi della collana i Millenni, uscita nel 1950 in due volumi e ristampata nel 1958 in tre volumi. Non la avevo acquistata finora a causa del prezzo proibitivo, ma finalmente sono riuscito a trovarla ad un prezzo accettabile, diciamo da vero affare, e me la sono accaparrata. Sono tre bei volumoni, ma nonostante questo, non posso nascondere la mia delusione per il fatto di avervi trovato in tutto 98 racconti, malgrado il fatto che venga spacciata col titolo "tutti i racconti". Confused
Ora, io no so di preciso quanti racconti abbia scritto Cechov, non sono mai riuscito a capirlo con esattezza, ma sono abbastanza sicuro che sono più di duecento, per cui siamo ben lontani dal poterla chiamare una raccolta completa di tutti i racconti.
Sexondo me è grave che nessun editore si sia adoperato per stampare una raccolta integrale dei racconti di Anton Cechov! Wink

Roberto - Giovedì, 05 Aprile 2012, 16:14
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Posso tradurli tutti io... che ci vuole...
I 10 volumi della Rizzoli (BUR) hai visto quanti racconti contengono?

Roberto - Giovedì, 05 Aprile 2012, 16:20
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Ho controllato, l'edizione BUR contiene 239 novelle... i volumetti sono 12... alla fine dell'ultimo volume, Anima cara, c'è scritto: "Indice generale delle 239 novelle di Anton P. Čechov, riconosciute dall'autore, e pubblicate nei 12 volumi della raccolta BUR"...

Myshkin - Giovedì, 05 Aprile 2012, 17:58
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
239 mi sembra molto realistico come numero, è davvero probabile che siano "tutte".
Averlo saputo prima... avrei cercato pazientemente una buona occasione per i 12 volumi della BUR... sono stato troppo precipitoso Evil or Very Mad

franzi1 - Sabato, 15 Marzo 2014, 17:17
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Ciao a tutti, in realtà volevo presentarmi; sono Francesco, e ho scoperto Arca Russa mentre cercavo notizie delle edizioni italiane di Cechov.
Anton Cechov, all'età di 12 anni, ha rappresentato per me l'ingresso nella conoscenza e l'amore della letteratura "vera", finta l'età dei racconti per ragazzi. Il passaggio è avvenuto attraverso le storie comiche e amarognole del primo Cechov nei volumi grigi della BUR, gli unici che allora mi potevo permettere.
Da allora la cultura russa ha rappresentato per me un mondo affascinante e ricchissimo, dopo la letteratura, il cinema, la musica, e infine l'arte sacra.
Mi fa piacere condividere con voi questa passione, ho già visto una quantità di argomenti interessanti nel forum.
Primo obiettivo: ottenere che in Italia si disponga di una traduzione di Cechov nuova e aggiornata Possibile che i nostri editori non siano in grado di colmare una lacuna così clamorosa? Che ne dite?

Myshkin - Sabato, 15 Marzo 2014, 17:36
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Ciao Francesco, e benvenuto su Arca Russa! Fa piacere scoprire persone che condividono la nostra stessa passione per l'arte, e in particolare per quella russa.
Condivido la tua perplessità sull'atteggiamento degli editori nei confronti di Cechov, in parte sicuramente dovuto alla sempre più scarsa inclinazione verso la lettura in generale e verso i classici in particolare.
Due anni fa lamentai la mancanza di un'edizione integrale dei lavori di Cechov.

Zarevich - Sabato, 15 Marzo 2014, 17:41
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Caro amico! Sono molto contento di vederti fra noi. Hai fatto bene a visitare il nostro forum. Abbiamo scritto molti post dedicati ad Anton Pavlovich Cechov. Saremo molto contenti di leggere i tuoi posi sulla letteratura russa. I miei cari saluti
Zarevich

franzi1 - Sabato, 15 Marzo 2014, 18:19
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Ho visto. Effettivamente a questo punto la raccolta della BUR diventa preziosa, cercherò di recuperarla (in questo momento ho sotto mano 11 dei 12 volumi. Dovrei recuperare anche l'ultimo anima cara), che contiene anche un indice. Queste allegate sono le pagine di un vecchio catalogo BUR 1966 con l'indicazione dei titoli.
Su Wikipedia.com si trova un elenco con almeno 282 titoli. Alcuni sono evidentemente minori. Ma sono certo che qualunque brano di Cechov rivesta un interesse.

zeroxzero2 - Venerdì, 13 Febbraio 2015, 14:29
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Amici, forse tardiva vi giunge la notizia, ma Feltrinelli ha intrapreso la pubblicazione di tutti i racconti del Cechov in 8 volumi. Edizione cronologica

Zarevich - Martedì, 04 Agosto 2015, 16:02
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«CEKHOV È VIVO» «ЧЕХОВ ЖИВ»

Più di 500 persone di tutto il mondo, compresi attori, musicisti, politici e sportivi, prenderanno parte alle letture sceneggiate «Cekhov è vivo» («Чехов жив»). Il 25 settembre 2015 i partecipanti reciteranno circa 50 opere letterarie del celebre scrittore russo. L’anno scorso (2014) ha avuto luogo il progetto «Karenina. L’Edizione viva» («Каренина. Живое издание»). Nel suo quadro per la prima volta nel mondo più di 700 persone di varie città e vari Paesi in diretta su Google+ e YouTube durante più di 30 ore anno recitato il celebre romanzo di Lev Tolstoj «Anna Karenina». Il curatore e il tutore delle letture è stata Fiokla Tolstaja (Фёкла Толстая), la propronipote di Lev Tolstoj. Quest’anno (2015) Fiokla è curatore del nuovo progetto «Cekhov è vivo» («Чехов жив») che si svolgerà il 25 settembre 2015.
Anton Cekhov oggi: una modernità che mozza il fiato. A più di cent'anni dalla morte è vivo, vivissimo, gode di ottima salute. I suoi racconti ci coinvolgono, ci fanno pensare e reagire come fossero scritti soltanto ieri, anche se sono cambiati abiti, ambienti, consuetudini.
Anton Cèkhov (Антон Чехов, 1860-1904) è stato uno scrittore, drammaturgo e medico russo.
SITO UFFICIALE
https://chekhov.withgoogle.com/

Zarevich - Sabato, 10 Settembre 2016, 14:38
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«LE MIE REMINISCENZE DI CECHOV»
Mi sono ricordato del mio vecchio post dedicato a Anton Cechov. Ho deciso di rinnovare e di presentarlo di nuovo.
Zarevich

lera94 - Venerdì, 16 Settembre 2016, 13:17
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Ciao a tutti Very Happy premetto di aver scoperto da poco questo forum e me ne sono subito innamorata! Complimenti Smile
Il mio argomento riguarda la mia tesi di laurea, in cui vorrei affrontare l'argomento riguardante gli animali nella prosa cechoviana. Il mio percorso verte sul significato degli animali in Cechov (basti pensare a Kastanka, Il gabbiano, L'angoscia, ecc), nel confronto con la tradizione folkloristica russa, la letteratura europea a lui antecedente (esempio Swift, La Fontaine, ecc.) e nella letteratura russa dell'Ottocento (ad esempio Tolstoj con Cholstomer) Ho fatto qualche ricerca su internet e ho trovato molto in russo, pochissimo in inglese, nulla in italiano. Sapete per caso a quale bibliografia (anche in inglese o in russo) potrei rifarmi a tal proposito? Grazie in anticipo Thumbup

Zarevich - Venerdì, 16 Settembre 2016, 22:04
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Cara amica!
Siamo lieti di vederti fra noi sul nostro modesto forum «ARCA RUSSA».
Mi affretto a ricordarti di ancora un’opera di Anton Cechov, è senz’altro uno dei più celebri racconti «La signora con il cagnolino» cioè in russo «Дама с собачкой».
Nell’opera teatrale «Il Gabbiano» («Чайка»), in atto primo Nina Zarèchnaja (Нина Заречная) recita nel teatrino all’aperto di Kostja:

Люди, львы, орлы и куропатки, = Gli uomini, i leoni, le aquile e le pernici,
рогатые олени, гуси, пауки, = i cervi dalle ramose corna, le oche, i ragni,
молчаливые рыбы, обитавшие в воде, = i silenziosi pesci, abitatori delle acque,
морские звезды и те, = le stelle marine, e tutti,
которых нельзя было видеть глазом, = tutti gli esseri che mai occhio umano ha veduto,
- словом, все жизни, все жизни, все жизни, = tutti, tutti gli esseri,
свершив печальный круг, угасли… = compiuto il loro triste ciclo, sono venuti meno…
Уже тысячи исков, как земля не носит на себе = Son già migliaia di secoli che sulla terra
ни одного живого существа, = non v’è più alcun essere,
и эта бедная луна напрасно = e l’infelice luna invano
зажигает свой фонарь. = accende la sua luce.
На лугу уже не просыпаются = Sui prati, ormai, non si destano più
с криком журавли, = con un grido le grù,
и майских жуков не бывает слышно = e non s’odon più i maggiolini ronzare
в липовых рощах. = sui cespugli di tigli.
Холодно, холодно, холодно. = Tutto è freddo, freddo, freddo!
Пусто, пусто, пусто. = Deserto, deserto, deserto.
Страшно, страшно, страшно. = Terrore, terrore, terrore.



Zarevich - Mercoledì, 18 Aprile 2018, 10:14
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Anton Cechov Антон Чехов
«OPERE COMPLETE» in 30 volumi
«ПОЛНОЕ СОБРАНИЕ СОЧИНЕНИЙ» в 30 томах
Casa Editrice «Nauka» Mosca 1974 (Pagine 17670)
Издательство «Наука» Москва 1974

Zarevich - Sabato, 16 Maggio 2020, 20:11
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Anton Cechov è uno scrittore ironico. Il carattere trasversale delle sue opere è una persona reale, «casuale», ossessionata dal desiderio di diventare un eroe, una personalità. Il suo «caso» stabilisce il limite per lui, ma una persona è in grado di interpretare il ruolo di un eroe.

Zarevich - Venerdì, 29 Gennaio 2021, 07:54
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Il 29 gennaio 1860, Anton Cechov nacque a Taganrog. Ha descritto i primi anni della sua vita come segue: «Da bambino, non ho avuto infanzia». Tutto perché faceva la guardia alla bottega del padre o cantava nel coro della chiesa. Suo padre, in fuga dai creditori, si trasferì a Mosca e presto prese Anton a casa sua. Alla Facoltà di Medicina dell'Università Sechenov, Cechov ha studiato con Nikolaj Sklifosovskij. Ha iniziato a dedicarsi alla creatività letteraria da studente e, diventando un medico praticante in un ospedale vicino a Mosca, non ha smesso di scrivere. Questo medico zemstvo era destinato a diventare un classico riconosciuto della letteratura mondiale e uno dei più famosi drammaturghi sulla Terra. Ha viaggiato in Siberia e ha condotto un censimento della popolazione di Sakhalin. Per 25 anni di creatività Cechov ha creato più di 500 opere diverse, in una delle quali si legge: «L'amore, l'amicizia, il rispetto non legano tanto quanto un odio generale per qualcosa».

Zarevich - Lunedì, 14 Marzo 2022, 08:30
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«CECHOV E BLINY» «ЧЕХОВ И БЛИНЫ»

I bliny (блины) sono apparsi nel mondo prima della storia russa, sono sopravvissuti a tutto dall'inizio all'ultima pagina, che è, senza dubbio, inventato allo stesso modo del samovar, dai cervelli russi ... In antropologia, dovrebbero occupare lo stesso posto rispettabile come una felce di tre piedi o un coltello di pietra; se non abbiamo ancora articoli scientifici sui pancake, ciò è semplicemente dovuto al fatto che mangiare i pancake è molto più facile che scervellarci sopra.
Anton Cechov era esperto di cibo. Lo scrittore ha espresso particolare riverenza per il misterioso piatto russo nella storia con lo stesso nome. Il classico russo credeva che la preparazione dei pancake fosse un segreto incomprensibile noto solo alle donne. Pertanto, lui stesso non ha mai cucinato e ha considerato i giorni in cui è riuscito ad assaggiare le frittelle durante le vacanze.
Come si cuociono i bliny? Non è noto ... C'è molto mistico, fantastico e persino spiritualistico qui ... Guardando una donna che cuoce frittelle, potresti pensare che evochi spiriti o estragga una pietra filosofale dall'impasto ... ha scritto Anton Cechov. Non conosco la «pietra filosofale», ma i prodotti ordinari e un po' di esperienza torneranno sicuramente utili.
Per i bliny classiche, abbiamo bisogno di: latte, uova, farina, zucchero, sale, burro e olio vegetale. L'ingrediente segreto della nonna e la musica di Piotr Ciajkovskij garantiranno il completo successo dell'evento.
L'amicizia tra Cechov e Ciajkovskij si basava sul rispetto e sull'ammirazione reciproci. Piotr Ciajkovskij considerava il giovane scrittore un grande talento e un futuro classico della letteratura russa. E Anton Cechov ha dedicato un intero libro di storie al compositore. C'era anche l'idea di creare un'opera comune: l'opera «Bela» basata sulla trama di «Eroe del nostro tempo» («Герой нашего времени»). Cechov avrebbe dovuto scrivere il libretto, ma la sua spedizione a Sakhalin e la partenza urgente di Ciajkovskij per Firenze impedirono che l'idea si realizzasse.
La sorella di Anton Cechov ha ricordato che una volta, entrata nella stanza, ha trovato Cechov al pianoforte. Lo scrittore ha cercato con un dito di riprendere il tema principale della Quinta Sinfonia di Ciajkovskij. Questa sinfonia è stata la prima opera, la cui prima è stata diretta dallo stesso compositore. A proposito, Piotr Ciajkovskij era un famoso goloso e sono assolutamente sicuro che avrebbe assaggiato le frittelle di Cechov con grande piacere. Buon appetito!
Ingredienti:
•Latte - 0,5 litri
•Uova - 3 pezzi
•Farina - 250 g
•Burro - 1 cucchiaio
•Olio vegetale - per la padella (1 cucchiaio)
•Sale - 1 pizzico
•Zucchero - 1 cucchiaio
Ingrediente segreto della nonna (sto usando il segreto che mi è stato dato dal mio) - mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio e una goccia di succo di limone
Ricetta:
Scaldiamo leggermente il latte, vi rompiamo le uova e incorporiamo gradualmente la farina. Aggiungere lo zucchero, il sale e il burro fuso. Al posto del lievito, secondo la ricetta di mia nonna, io uso la «bicarbonato di sodio». Per fare questo, è necessario mettere mezzo cucchiaino di soda al centro dell'impasto e gocciolare immediatamente il succo di limone, dopo che si è verificata una reazione istantanea, mescolare accuratamente l'intero impasto.
Scaldiamo la padella, uniamo con olio vegetale e iniziamo il sacramento. La forma della teglia, la struttura dell'impasto e la comodità della spatola per girare sono molto importanti. Una volta che il blin è dorato da un lato, è il momento di capovolgere. Anche se il tuo primo blin è uscito non grumoso, dovrebbe essere mangiato subito. Quindi capirai se devi aggiustare qualcosa nell'impasto (ad esempio aggiungere zucchero) e rendere omaggio alla tradizione magica. Ogni blin finito dovrebbe essere lubrificato con burro. I bliny sono un piatto universale, possono essere mangiati proprio così, con zucchero e panna acida, oppure puoi aggiungere assolutamente qualsiasi ripieno. E non devi aspettare il carnevale.

Zarevich - Venerdì, 03 Marzo 2023, 15:13
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«LIDIA AVILOVA: LA SCRITTRICE RUSSA»
«ЛИДИЯ АВИЛОВА: РУССКАЯ ПИСАТЕЛЬНИЦА»

Lidia Avilova Лидия Авилова
«CECHOV NELLA MIA VITA» «I RICORDI»
Con note e aggiunte
«ЧЕХОВ В МОЕЙ ЖИЗНИ» «ВОСПОМИНАНИЯ»
С примечаниями и дополнением
Casa Editrice «V.Sekacev» Mosca 2022 (Pagine 88)
Издательство: «В.Секачев» Москва 2022

Memorie di un'amante e poi amica di Anton Cechov. Con note e aggiunte. Lidia Avilova è una scrittrice e memorialista russa. Nel 1887 si sposò e conobbe Cechov, Tolstoj, Gorkij, Bunin e altri. Nel 1896, sul palcoscenico del Teatro Aleksandrinskij, ebbe luogo la prima de «Il gabbiano» («Чайка») di Cechov. Non ha avuto successo, ma negli intervalli c'è stata una vivace discussione su chi fosse «cancellato» questo o quel personaggio. E nessuno sospettava che tra il pubblico de «Il gabbiano» ci fosse un altro partecipante agli eventi riflessi nello spettacolo. Si è scoperto solo molti anni dopo, quando è stato pubblicato un libro di memorie di Lidia Avilova. Il libro è costruito all'insegna del motto: «un romanzo che nessuno ha mai conosciuto, anche se è durato dieci interi anni» (il titolo originale è «Il romanzo della mia vita»).

Zarevich - Sabato, 04 Marzo 2023, 09:24
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«I LEONI, LE AQUILE E LE PERNICI …»
«ЛЬВЫ, ОРЛЫ И КУРОПАТКИ...»

Questa citazione dalla piece di Cechov «IL GABBIANO» («ЧАЙКА») è diventato il titolo del lavoro preliminare del film che gira Vitalij Mèlnikov (Виталий Мельников). A dir la verità alla base del film non c'è la piece cecoviana, ma la vita stessa di Anton Pavlovich Cechov. Il film racconta degli affari di cuore di Cechov con la giovane scrittrice pietroburghese Lidia Avìlova (Лидия Авилова).
Gli esterni dell’inverno pietroburghese del 1902 sono girati presso la Fortezza di Pietro e Paolo. Vitalij Melnikov per molti anni esaminava la corrispondenza di Anton Checov e gli altri documenti storici.
Il film racconta del grande scrittore, del fiasco dello spettacolo «Il Gabbiano», dell’Età d’Argento.
Al centro della sceneggiatura scritta da Vitalij Melnikov stesso, c’è la storia dei rapporti fra Anton Cechov e Lidia Avilova. Loro si vedevano a Pietroburgo dove Cechov arrivava per gli affari editoriali. La bella donna era sposata e scriveva racconti. Per molti anni loro si scrissero. A giudicare da Lidia Avilova lei voleva persino separarsi dal suo marito longanime.
Il ruolo principale è interpretato dall’attore di Mosca Kirill Pirogòv (Кирилл Пирогов). Quale sarà il suo personaggio non si sa. Il film dell’amore tardo di Anton Pavlovich Cechov deve uscire in gennaio del 2010 per l’anniversario dello scrittore.

Lidia Avìlova (1864-1943) Лидия Авилова
Scrittrice russa.
Il libro più famoso di Lidia Avilova è il suo ultimo lavoro, le memorie «A.P.Cechov nella mia vita» («А. П. Чехов в моей жизни»), in cui racconta della sua corrispondenza e dei suoi incontri con Cechov. È un «romanzo di cui non seppe nessuno mai anche se durò ben dieci anni» («роман, о котором никогда никто не знал, хотя он длился целых десять лет») così scrisse la scrittrice.
Il titolo originario era «Il Romanzo della mia vita» («Роман моей жизни») ma poi lei lo cambiò. Queste memorie provocorono delle dispute.
Come è noto Lidia Avilova conobbe Anton Cechov nel 1889 e dal 1892 corrispondeva con lui. Cechov scriveva le recensioni dei manoscritti dei suoi racconti e la aiutava a pubblicarli. Ma a Cechov non sempre piacevano i suoi racconti e lui sottolineava il sentimentalismo superfluo dello stile di Avilova.

Zarevich - Domenica, 13 Agosto 2023, 13:07
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«TEATRO» di Anton Cechov

Qui stiamo parlando del lavoro del nostro amato scrittore russo Anton Cechov. Un fattore molto importante per comprendere la parola scritta da Cechov è la traduzione dal russo all'italiano. Le traduzioni non sono sempre buone e accurate, a volte sono tali che non si ha voglia di leggere. Distorcono significato e contenuto. Vorrei presentarvi un libro pubblicato in Italia nel 1988 da «Tea». Questo è «TEATRO» di Anton Cechov. Il libro contiene quattro spettacoli per il teatro di Anton Cechov: «Il Gabbiano» («Чайка»), «Zio Vanja» («Дядя Ваня»), «Le tre sorelle» («Три сестры»), «Il Giardino dei Ciliegi» («Вишнёвый сад»). Traduzione realizzata dalla traduttrice Itala Pia Sbriziolo. Si tratta di una nota traduttrice italiana di letteratura russa, che purtroppo è già venuta a mancare nel 2021. Non ho trovato la sua data di nascita. Se qualcuno conosce la data di nascita di Itala Pia Sbriziolo la scriva qui. Da notare che Itala Pia Sbriziolo ha brillantemente tradotto in italiano il testo più difficile della cronaca russa «Racconto dei tempi passati» («Повесть временных лет») - Cronaca russa del secolo XII, nonché «Leggende auree sui principi della Rus'» (secoli XII-XIV). Ci vuole una così buona padronanza della lingua russa per tradurre testi antichi così complessi. Ma torniamo al libro di Anton Cechov tradotto da Itala Pia Sbriziolo. Chiunque sia interessato alle opere di Anton Cechov e in particolare alle sue opere teatrali, vi consiglio di trovare solo questo libro da leggere. Le traduzioni sono straordinariamente accurate e vere, e l'intero spirito e lo stile di Cechov sono completamente preservati. Questo libro sarebbe utile a quei registi teatrali che hanno deciso di mettere in scena una delle opere di Cechov nel loro teatro. Trovate e prendete solo questo libro e datelo ai vostri attori. Non so se in Italia ci siano altre traduzioni delle opere teatrali di Cechov. So solo che le traduzioni di Itala Pia Sbriziolo sono un capolavoro di eccellenza traduttiva. Ve lo dico da russo!
Zarevich

Anton Cechov
«TEATRO»
Introduzione di Gianernesto Dall’Aglio
Traduzione di Itala Pia Sbriziolo
Casa Editrice «Tea» Milano 1988 (Pagine 305)


Myshkin - Lunedì, 21 Agosto 2023, 13:53
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Ho numerose decine di libri russi tradotti in italiano, e potrei sbagliarmi, ma credo di non aver mai incontrato il nome di Itala Pia Sbriziolo come traduttrice. Confesso di non conoscerla affatto e un po’ mi meraviglia, perché provando a fare una ricerca esce fuori una grande mole di lavori e di opere complesse tradotte dal russo all’italiano, curate da questa traduttrice. Non sono neanche riuscito a scoprire in che anno fosse nata, stranamente.

In ogni caso, di traduzioni di Cechov in italiano ne esistono un discreto numero, ma è difficile giudicare senza averle lette e messe a confronto. Per quanto mi riguarda, uno dei traduttori da me più apprezzati è sicuramente Ettore Lo Gatto (1890-1983), e tra quelli ancora viventi, Igor Sibaldi.

Appena ne avrò l’occasione, cercherò di procurarmi una delle traduzioni di Cechov fatte da Itala Pia Sbriziolo, per poterla apprezzare e fare un confronto.

Zarevich - Domenica, 15 Ottobre 2023, 11:40
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Cari amici!
Con trepidazione immagino un libro della mia biblioteca di casa, con il quale ho ricordi di lunga data. Si tratta di un volume di racconti di Anton Cechov (Антон Чехов) in italiano edito da «Garzanti», pubblicato nel 1975. Questo libro mi è stato regalato da una mia vecchia amica, italiana, che studiava il russo e amava moltissimo leggere Anton Cechov, prima in italiano. Lei ed io abbiamo parlato molto di Cechov e della letteratura russa in generale, alla quale lei era molto interessata e studiava. E così, come ricordo dei nostri incontri e delle nostre conversazioni, mi ha regalato questo libro con una simpatica dedica dedicatoria. Conservo questo libro come un bel ricordo di incontri e conversazioni su Cechov. Ora questa mia amica italiana vive da molto tempo negli Stati Uniti d'America ed è una famosa studiosa, specialista in letteratura russa. Peccato che abbia lasciato l'Italia molto tempo fa e non lavori in questo settore a beneficio delle relazioni culturali italo-russe. Tutto è ora solo in America. Per quanto riguarda il libro, ogni tanto leggo alcuni racconti di Cechov in italiano, per la curiosità della traduzione. All'inizio del libro sono scritti i nomi dei traduttori italiani che hanno tradotto queste storie. Ce ne sono solo sette. Si tratta di Ettore Lo Gatto, Laura Celani, Cinzia Del Vecchio, Carla Muschio, Ercole Reggio, Marussia Shkirmanova e Serena Vitale. Il libro è di piccolo formato ma piuttosto spesso. Totale 638 pagine. Nel libro ci sono solo 39 racconti di Anton Cechov. Naturalmente, queste non sono tutte le sue storie, ne ha scritte molte, ma questo libro contiene e traduce le storie più famose e preferite. Tutto è tradotto molto bene! Questo è il libro che vive sullo scaffale della mia biblioteca di casa.
Zarevich

Zarevich - Venerdì, 03 Novembre 2023, 09:19
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Aleksandr Ciudakov Александр Чудаков
«LA POETICA E IL MONDO DI ANTON CHEKHOV»
Emersione e approvazione
«ПОЭТИКА И МИР АНТОНА ЧЕХОВА»
Возникновение и утверждение
Casa Editrice «Eksmo» Mosca 2023
Издательство «Эксмо» Москва 2023

Aleksandr Ciudakòv (Александр Чудаков, 1938-2005) è un famoso critico letterario e scrittore russo, uno dei principali ricercatori dell'opera di Anton Cechov. Nelle monografie «La poetica di Cechov» («Поэтика Чехова», 1971) e «Il mondo di Cechov: emergenza e affermazione» («Мир Чехова: возникновение и утверждение», 1986), esamina l'intera opera dello scrittore come un sistema integrale, descrivendo le proprietà dei suoi diversi livelli - dal soggetto all'ideologico, sulla base del materiale statistico da lui raccolto. Il rapporto tra i personaggi e il narratore, la scelta delle trame e i mezzi per dettagliare lo spazio artistico cadono sotto lo sguardo sensibile del ricercatore. Il libro contiene anche una biografia di Aleksandr Chudakov, scritta dalla moglie dell'autore Marietta Ciudakova (letteratrice, critica, scrittrice) e dalla sua collega Irina Gitovich (studiosa di Cechov, storica letteraria, critica, critica testuale).

Zarevich - Domenica, 12 Novembre 2023, 09:57
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
«LA FIDANZATA» «НЕВЕСТА»

«La Fidanzata» («Невеста») è l'ultimo racconto di Anton Cechov, al quale lavorò dall'ottobre 1902 al settembre 1903, pubblicato per la prima volta un mese dopo sul n.12 della «Rivista per tutti» («Журнал для всех»). «La Fidanzata» non è affatto una storia lirica, come previsto dal titolo, ma una storia molto triste sulla rinascita sia della protagonista stessa che sulla rottura delle fondamenta, sul graduale estinzione di tutto ciò che è vecchio e non si sviluppa ed è stagnante. L'autore, tra l'altro, non descrive affatto la sua vita in città, ma per raggiungere il suo obiettivo, mostra il forte contrasto che sorge nella percezione dell'eroina della sua famiglia, casa e città in cui è cresciuta, prima di partire per la città e al ritorno a casa, e quindi gli dà gli ultimi ritocchi. La scelta di una nuova vita è ovvia. Cechov era migliore di chiunque altro nel rappresentare le stagnanti e sonnolente tenute nobiliari della fine del XIX secolo, i cui proprietari impazzivano per l'ozio. Tuttavia, questa storia di Cechov, a differenza di molte altre, non finisce con la disperazione: anche Nadja Shùmina, l'eroina della storia di Anton Cechov, inizia a stancarsi della monotonia della sua vita e vuole cambiare. Dovrebbe sposarsi presto, ma all'improvviso tutto comincia a sembrarle noioso. L'idea di mollare tutto e provare a ricominciare la vita le viene data da Sasha, un'amica d'infanzia, lontana parente e ospite frequente della casa. E decide di fare un passo molto coraggioso per quel momento: rompe il fidanzamento, parte per San Pietroburgo e inizia a studiare. Una nuova vita - e con essa nuovi pensieri, nuovi stati d'animo, nuove aspettative. Non è noto se la nuova vita sarà felice. Ma non saprai mai cosa c'è dietro l'angolo se non lo giri, giusto? Il genere dell'opera di Cechov «La Fidanzata» è una storia. Si compone di sei brevi capitoli, si concentra su un personaggio principale e ha una trama chiara. La maggior parte dei critici dà molta importanza al suo finale. Sorsero discussioni anche sul futuro di Nadja, che lo stesso Cechov presentò in modo molto astratto. Alcuni hanno visto sfumature rivoluzionarie nel desiderio di Nadja di dare una svolta alla propria vita. In generale, questa storia è piuttosto spaventosa. Su cosa attende la Russia in futuro. Cechov morì nel luglio 2004, un anno dopo la pubblicazione di questa storia, ma aveva il presentimento di qualcosa, di cambiamenti, rivoluzioni e guerre. E questa sua ultima storia è, per così dire, un promemoria di ciò che verrà.

Zarevich - Venerdì, 22 Dicembre 2023, 20:14
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Anton Cechov Антон Чехов
«CECHOV. I PENSIERI PER OGNI GIORNO»
«ЧЕХОВ. МЫСЛИ НА КАЖДЫЙ ДЕНЬ»
Casa Editrice «ACT» Mosca 2024 (Pagine 192)
Издательство «АСТ» Москва 2024

Una raccolta di estratti di lettere, diari e quaderni del grande classico. Aforismi che ti permetteranno di dare uno sguardo nuovo al mondo familiare. È meglio conoscere il tuo scrittore preferito, la cui saggezza e arguzia continuano a sorprenderti.

Zarevich - Domenica, 21 Gennaio 2024, 17:26
Oggetto: «ANTON CECHOV: IL MEDICO DELL’ANIMA»
Il libro «A.P.Cechov. Lettere ai membri del Teatro d'Arte di Mosca. 1898-1904» («А. П. Чехов. Письма мхатовцам. 1898—1904»), che conteneva i messaggi dello scrittore agli attori e ai registi del Teatro d'Arte. La raccolta comprende anche diverse lettere a Gorkij, Suvorin, Komissarzhevskaja, Batjushkov e altri. In corrispondenza con registi e attori del Teatro d'Arte di Mosca, Cechov parla dei requisiti per mettere in scena le sue opere e selezionare gli attori, rivela i rapporti amichevoli dello scrittore con gli artisti. Un posto speciale è occupato dalle lettere a Olga Knipper-Chekhova, moglie dello scrittore e attrice protagonista dell'Art Theatre. Nel libro sono pubblicate più di 500 lettere. La pubblicazione è illustrata con fotografie dello scrittore e dei suoi contemporanei, nonché fotografie di scene di spettacoli del Teatro d'Arte, manifesti e manoscritti. Questi materiali sono forniti dal Museo del teatro d'arte di Mosca, alcuni di essi vengono pubblicati per la prima volta.


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