Arca Russa

Arti figurative - «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»

Zarevich - Domenica, 22 Febbraio 2009, 15:38
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Victoria Gussakòva Виктория Гусакова
«VOCABOLARIO DELL’ARTE SACRA RUSSA»
«СЛОВАРЬ РУССКОГО РЕЛИГИОЗНОГО ИСКУССТВА»
Casa Editrice «Aurora» San Pietroburgo 2006 (Pagine 280)
Издательство «Аврора» Санкт-Петербург 2006

L’arte religiosa russa è un fenomeno unico nella storia della cultura artistica. La creazione degli artisti ortodossi fin dall'antichità si sviluppava nell’unità indissolubile: l’architettura, gli affreschi, la pittura di icone, l’arte applicata insieme formavano l’immagine della chiesa russa ortodossa. Questo libro ci permette di capire meglio e più profondamente tutto il dispositivo della chiesa ortodossa. È un Vocabolario dell’arte sacra o religiosa russa.

Argonauta - Lunedì, 23 Febbraio 2009, 05:21
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA» »
...le icone russe e la pittura senese del 200-300 sono così simili...... mi sono sempre domandato quali sono gli elementi che le uniscono... Forse un denominatore comune esisteva nel medioevo, ma come mai in seguito queste somiglianze si sono perdute???

Angelo di fuoco - Martedì, 24 Febbraio 2009, 14:56
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Il denominatore comune è l'arte bizantina, che, sebbene non piú produttiva (l'impero Bizantino cessò d'esistere piú di 5 secoli fa) fino ad oggi rimane influentissima nell'arte sacra russa. L'arte sacra dell'Europa Occidentale ha invece vissuto uno sviluppo che l'arte sacra russa non ha mai conosciuto o quando l'arte sacra e l'arte profana in Russia erano già troppo diverse (dal verbo divergere) l'una dall'altra.

Teo - Lunedì, 20 Aprile 2009, 12:54
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Carissimi,
dal 15 marzo al 14 giugno 2009, per la prima volta in Europa, si terrà una mostra delle straordinarie icone del Museo Tretyakov di Mosca: 50 capolavori, dal ‘300 al ‘800, provenienti dalla collezione di arte sacra russa più importante al mondo, saranno in mostra nello Spazio Viterbi a Bergamo (che poi sarebbe la mia città).
Questo il sito della provincia di Bergamo che spiega bene l'evento.
http://www.provincia.bergamo.it/Pro...torialID=106822
Io sicuramente ci andrò presto, se qualcuno di voi fosse interessato posso anche suggerire qualcosa su Bergamo.
Salutissimi.
Teo

Myshkin - Lunedì, 20 Aprile 2009, 13:42
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
E' molto interessante. Suppongo che questa mostra non avrà altre tappe nel resto del paese, giusto?
Peccato.

Zarevich - Lunedì, 28 Settembre 2009, 12:53
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«LA MIRACOLOSA ICONA ZNAMENIE È TORNATA IN RUSSIA»
La miracolosa Icona della Madre di Dio del Segno, detta in russo “Znamenie” è giunta a Kursk dopo un’assenza di ben 90 anni. Questo principale oggetto sacro della comunità russa all’estero è stato portato nel suo paese storico dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill e dal Primo Vescovo della Chiesa Ortodossa russa all’estero, Metropolita Ilarion. La nostra corrispondente Milena Faustova riferisce da Kursk.
Milena Faustova: Per la prima volta dal 1919 qui è giunta la Sacra Immagine dell’Icona “Znamenie”. È stata esposta nella Cattedrale Znamensky di Kursk da dove nei tempi bui della rivoluzione era stata esportata in Serbia e poi trasferita negli Usa.
È noto che la miracolosa Icona della Madre di Dio del Segno fu scoperta nel Settembre 1925 tra le radici di un olmo nel bosco vicino a Kursk. La trovarono i cacciatori. Non appena essi sollevarono l’icona da terra vi sorse una sorgente che esiste in questo luogo tutt’oggi. Nel 1597 nel luogo dell’Apparizione dell’Icona fu costruito il Monastero maschile che pure funziona tutt’oggi.
Gli abitanti di Kursk hanno aspettato alcune decenni il ritorno dell’icona nel suo paese. Ma la scissione tra la Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca e la Chiesa ortodossa russa all’estero impedì il suo rientro in Patria. solo nel 2007 quando è stato firmato l’Atto di comunione canonica dei due rami della Chiesa Ortodossa russa è diventato chiaro che l’Icona sarebbe tornata in Russia anche se temporaneamente.
L’Immagine dell’Icona della Madre di Dio del Segno ha riunito il popolo russo, - ha sottolineato il Patriarca di Mosca Kirill consegnando in un’atmosfera solenne la miracolosa Icona alla Cattedrale Znamenskij di Kursk dove la sacra immagine resterà fino al 2 ottobre. Poi con un volo aereo speciale tornerà alla Cattedrale Znamensky di New-York.
www.ruvr.ru

Oneg - Lunedì, 28 Settembre 2009, 16:15
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Molto affascinante la storia di questa miracolosa Icona, sicuramente molti fedeli saranno felici di vederla!
La sua "casa" naturale sarebbe quindi a Kursk, peccato invece che poi debba tornare tra il cemento di New York...

Zarevich - Mercoledì, 17 Febbraio 2010, 13:06
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Jevghenij Trubetskoj Евгений Трубецкой
«LA PITTURA DI ICONE RUSSE» (edizione di lusso)
«РУССКАЯ ИКОНОПИСЬ» (подарочное издание)
«RUSSIAN ICONS PAINTING»
Casa Editrice «Belyj Gorod» Mosca 2006 (Pagine 432)
Издательство «Белый город» Москва 2006

Una grandissima raccolta delle icone russe. Le riproduzioni sono distribuite secondo le parti del libro: Madre di Dio (Богоматерь), il Salvatore (Спас), i Santi (Святые), gli Arcangeli (Архангелы) ecc. La raccolta delle icone è presentata in ordine cronologico a partire dal XIV secolo. Nell’Album «LA PITTURA DI ICONE RUSSE»
è incluso l’articolo del Principe Jevghenij Trubetskoj (Евгений Трубецкой) «La speculazione a colori» («Умозрение в красках») sull’Ortodossia, la moralità e l’architettura delle chiese russe.

Jevghenij Nikolajevich TRUBETSKOJ (Евгений Николаевич ТРУБЕЦКОЙ 1863-1920), il principe, filosofo e giurisprudente russo.

Zarevich - Lunedì, 01 Marzo 2010, 20:44
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«LA SANTA RUSIA» A PARIGI
«СВЯТАЯ РУСЬ» В ПАРИЖЕ

Il Presidente russo Dmitrij Medvedev aprirà a Parigi la Mostra «LA SANTA RUSIA» che darà il via ufficiale all’Anno della Russia in Francia e all’Anno della Francia in Russia. Circa 440 eccezionali campioni provenienti dai maggiori musei russi rappresenteranno la storia della Russia che conta più di mille anni. In totale nel programma della manifestazione ci saranno più di 400 eventi tra cui la tournee di «Comédie Française» per le città della Russia, la celebrazione della Giornata della Russia a Parigi, l’inaugurazione della Mostra Nazionale Russa, nonché una Mostra di opere di Pablo Ricasso che già ora è aperta a Mosca. Il Louvre di Parigi ospita «LA SANTA RUSSIA» («СВЯТАЯ РУСЬ»). La Mostra che gli specialisti definiscono l’avvenimento clou dell’Anno Russia-Francia ha aperto i suoi battenti il 2 marzo in presenza dei leader di entrambi i Paesi. 450 pezzi d’esposizione del valore assicurativo di un miliardo di Euro rappresentano la storia dell’arte cristiana russa risalente al periodo dal IX al XVIII secolo. Icone e sculture, oggetti e libri di uso religioso, campioni di decoro architettonico ed oggetti d'arte decorativa ed applicata – tutto ciò è stato selezionato in maniera tale da riflettere i traguardi piu importanti dell’affermazione statale e culturale della Russia.

Zarevich - Sabato, 08 Maggio 2010, 14:12
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
La Mostra «L’ESERCITO CELESTE»

Il 6 maggio 2010 nel Giorno del Protomartire Giorgio secondo il calendario ortodosso, nel Monastero Andrònnikov si è aperta la Mostra delle icone «L’ESERCITO CELESTE: le immagini dei difensori celesti nell’arte russa dal XII all’inizio del XX secoli» («СВЯТОЕ ВОИНСТВО: образы небесных защитников в русском искусстве XII - начала XX века»). Alla Mostra «L’ESERCITO CELESTE» («СВЯТОЕ ВОИНСТВО») ci sono presentate le icone degli Angeli dell’Esercito di Cristo, le immagini dei guerrieri-protormartiri santi e i guerrieri dei tempi bizantini ed anche dei condottieri del Vecchio Testamento. Sono anche presentate le icone dei principi santi russi come Aleksandr Nevskij … In tutto ci sono 140 icone dalla collezione del Museo di Arte Russa Antica «ANDREJ RUBLEV», dalla collezione della Galleria Tritjakov e dalle collezioni private. Le icone russe, bizantine e greche. Una intera serie di icone proviene dai fondi di riserva dei musei e sono presentate per la prima volta al pubblico. L’apertura della mostra è fissata per il Giorno di San Giorgio (День Георгия Победоносца) che era il Guerriero Santo vivente nel III secolo. San Giorgio è venerato particolarmente in Russia e soprattutto a Mosca perché è il protettore della Città di Mosca. Sulla bandiera di Mosca c'è San Giorgio. L’Esercito Celeste sono gli Angeli di Dio, le forze incorporee che annunziano ai popoli la volontà di Dio. Nell’arte cristiana sono conosciuti alcuni tipi dell’iconografia degli angeli. Sono sempre raffigurati alati e con i nimbi. Spesso erano raffigurati nei vestiari militari, nel chitone o nell’armatura. Nelle immagini degli angeli c’è il proprio simbolismo: così spesso sono raffigurati con gli specchi nelle mani, le sfere trasparenti, le sfere per mezzo delle quali gli angeli non avendo il coraggio di guardare Dio, contemplano la sua immagine riflessa. La Mostra «L’ESERCITO CELESTE» sarà aperta fino al 15 agosto 2010.
ZAREVICH

INDIRIZZO:
Museo di Arte Russa Antica «ANDREJ RUBLEV»
Il Monastero Andrònnikov di Mosca
Piazza Andronjevskaja, 10
(Андроньевская пл., д. 10)

SITO UFFICIALE DEL MUSEO DI ARTE RUSSA ANTICA
www.rublev-museum.ru

Zarevich - Venerdì, 16 Luglio 2010, 06:26
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Leonid Uspènskij Леонид Успенский
«LA TEOLOGIA DELL’ICONA DELLA CHIESA ORTODOSSA»
«БОГОСЛОВИЕ ИКОНЫ ПРАВОСЛАВНОЙ ЦЕРКВИ»
Casa Editrice «BELYJ GOROD» Mosca 2007 (Pagine 480)
Издательство «БЕЛЫЙ ГОРОД» Москва 2007

Il libro «LA TEOLOGIA DELL’ICONA DELLA CHIESA ORTODOSSA» di Leonid Uspènskij è un’opera classica sulla storia e sul contenuto spirituale dell’arte cristiana. Il libro è scritto in modo chiaro e sarà senz’altro molto interessante e utile a tutti quelli che cercano di concepire e comprendere le origini della cultura antica e il senso e il significato dell’icona russa ortodossa.

INDICE СОДЕРЖАНИЕ
1. Вступление
2. I. Происхождение христианского образа
3. II. Первые иконы Спасителя и Божией Матери
4. III. Первохристианское искусство
5. IV. Церковное искусство в эпоху св. Константина Великого
6. V. Пято-Шестой Собор и его учение о церковном образе
7. VI. Предыконоборческий период
8. VII. Краткая история иконоборческого периода
9. VIII. Иконоборческое учение и ответ на него Церкви
10. IX. Смысл и содержание иконы
11. X. Послеиконоборческий период
12. XI. Исихазм и гуманизм. Палеологовский расцвет
13. XII. Исихазм и расцвет русского искусства
14. XIII. Московские Соборы XVI века и их роль в церковном искусстве
a. Стоглавый Собор
b. Собор 1553—1554 гг. Дело дьяка Висковатого
15. XIV. Искусство XVII века. Расслоение и отход от церковного образа
16. XV. Большой Московский Собор и образ Бога Отца
17. XVI. Пути искусства живописного направления в Синодальный период
18. XVII. Икона в современном мире
19. XVIII. На путях к единству?

Zarevich - Domenica, 15 Maggio 2011, 16:47
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Viktor Filàtov Виктор Филатов
«DIZIONARIO DEL PITTORE DI ICONE»
«СЛОВАРЬ ИКОНОПИСЦА»
Casa Editrice «Dobryje namerenia» Mosca 2011 (Pagine 276)
Издательство «Добрые намерения» Москва 2011

Il presente dizionario è costruito in ordine alfabetico e contiene delle illustrazioni iconografiche e degli articoli in cui sono inclusi le descrizioni delle icone russe, i soggetti, i dettagli delle immagini, dei paramenti, dei vestiti, degli arredamenti, degli oggetti di uso della chiesa. Nel libro sono presentate le denominazioni dei materiali, degli strumenti e dei dispositivi ed anche dei procedimenti tecnici che erano usati dal pittore di icone russo. Il presente dizionario è ideato come un materiale didattico per i pittori di icone. Potrà servire come la dispensa nella preparazione dei giovani pittori di icone e potrà essere utile a tutti quelli si interessano della cultura ortodossa russa. L’autore del dizionario Viktor Filàtov ha scritto anche «Il Restauro della pittura a olio murale» («Реставрация настенной масляной живописи»). Sono i materiali didattici dedicati alla ricerca della conservazione e dei metodi di restauro della pittura a olio murale.

Zarevich - Mercoledì, 25 Maggio 2011, 04:04
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«LA SANTA RUSSIA» «СВЯТАЯ РУСЬ»
26 maggio - 14 agosto 2011 Galleria Tretjakov a Mosca

La Mostra «La Santa Russia» («Святая Русь») si potrà vedere anche a Mosca. La Mostra unica con un gran successo ha avuto luogo nel Louvre parigino nella primavera dell’anno scorso (2010) ed ora sarà presentata in Russia. La Mostra si apre il 25 maggio 2011 alla Galleria Tretjakov e poi trasferirà a San Pietroburgo. La Mostra «La Santa Russia» l’anno scorso ha aperto la serie delle iniziative culturali nel quadro dell’anno della Russia in Francia (2010). Per la prima volta questa mostra riesce a raccogliere insieme più di 450 icone ed anche l'arte monumentale, la miniatura, il ricamo a oro e la gioielleria dalle collezioni di vari musei della Russia, dalle biblioteche e dagli archivi. L’esposizione abbraccia il periodo più che millenario della storia della Russia: dalla Rus’ Antica fino all’epoca di Pietro il Grande. È un’esposizione grandiosa ed è stata fatta apposta per la rappresentazione della Russia al Louvre. In Russia stessa sarà presentata per la prima volta, a Mosca e San Pietroburgo. Poi la mostra sarà sciolta e tutti gli oggetti esposti o i pezzi di esposizione ritorneranno ai loro musei russi da dove provengono. Dopo il ritorno della Mostra «La Santa Russia» da Parigi, è stato proposto dagli organizzatori agli Italiani di aprirla in Italia nel quadro dell’anno della Russia in Italia (2011), ma gli Italiani si sono rifiutati. Allora gli organizzatori sono venuti alla conclusione a far vedere la Mostra in Russia.

SITO UFFICIALE DELLA GALLERIA TRETJAKOV
www.tretyakovgallery.ru

Zarevich - Sabato, 09 Luglio 2011, 16:09
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«LE ICONE DI VOLOGDA DEI XIV–XVI SECOLI»
«ИКОНЫ ВОЛОГДЫ XIV–XVI ВЕКОВ»
Casa Editrice «Severnyj palomnik» Mosca 2007 (Pagine 824)
Издательство «Северный паломник» Москва 2007

La presente edizione è il primo volume del catalogo della raccolta delle icone antiche russe del Museo Storico dell’Architettura antica e della Pinacoteca della città di Vòlogda. Nel libro sono dettagliatamente presentate le icone russe dei secoli XIV–XVI munite di un'ampia e articolata rassegna. La parte principale del libro è introdotta da due articoli illustrati dedicati alla collezione della pittura antica russa nel Museo di Vologda e all’ambiente storico culturale. I due articoli introduttivi sono presentati anche nella lingua inglese. Molte icone dalla collezione sono pubblicate per la prima volta. Il presente libro è dedicato prima di tutto agli specialisti ed anche a tutti i lettori che si interessano della cultura artistica e figurativa del Medio Evo russo.
È un primo volume del catalogo delle icone di Vòlogda (Вологда).

Zarevich - Sabato, 17 Settembre 2011, 09:22
Oggetto: «GLI ANTICHI SEMBIANTI DEL NORD RUSSO»
Olga Kulikòva Ольга Куликова
«GLI ANTICHI SEMBIANTI DEL NORD RUSSO»
«ДРЕВНИЕ ЛИКИ РУССКОГО СЕВЕРА»
Casa Editrice «Magma» 2009 Mosca (Pagine 248)
Издательство «Магма» Москва 2009

Иконы из собрания Череповецкого музейного объединения по праву отнесены к числу шедевров древнерусскогого искусства и являются гордостью города Череповца. Они неоднократно экспонировались в различных городах России, на престижных выставочных площадках страны, а также за рубежом. Эта коллекция является одним из лучших собраний икон российского Северо – Запада. Прослежены стилистические особенности коллекции, представлен полный ее каталог. Большое количество икон публикуется впервые. Книга предназначена для специалистов и широкого круга читателей.

Zarevich - Sabato, 24 Settembre 2011, 09:46
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Vladimir Singajevskij Владимир Сингаевский
«LE PIU’ NOTE ICONE RUSSE»
«САМЫЕ ИЗВЕСТНЫЕ РУССКИЕ ИКОНЫ»
Casa Editrice «Poligon» San Pietroburgo 2010 (Pagine 160)
Издательство «Полигон» Санкт-Петербург 2010

Русская икона - один из основных компонентов русского культурного наследия, являющийся своеобразным зеркалом русской религиозной традиции, а именно русского православия. Впервые в истории книгоиздания в столь популярной форме и с энциклопедическим охватом показано всё разнообразие русских икон. Более 1500 изображений представляют русскую иконопись от ее истоков до конца XX столетия.

Zarevich - Sabato, 19 Novembre 2011, 14:30
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«UN PROFILO DI STORIA DELL’ICONA RUSSA DAL BATTESIMO DELLA RUSSIA AI NOSTRI TEMPI»
«ОЧЕРКИ ИСТОРИИ РУССКОЙ ИКОНЫ С КРЕЩЕНИЯ РУСИ ДО НАШИХ ДНЕЙ»
A cura di Oleg Platònov (Олег Платонов)
Casa Editrice «Institut Russkoj Civilizazji» Mosca 2011 (Pagine 658)
Издательство «Институт Русской Цивилизации» Москва 2011

L’icona russa (русская икона) è una manifestazione principale della spiritualità del popolo russo che rispecchia l’identità e l’irripetibilità della civiltà russa che si fa un'idea «SANTA RUSSIA» («СВЯТАЯ РУСЬ»). A differenza della pittura religiosa occidentale, l’icona russa non è né ritratto né quadro, ma è un'«Apparizione Celeste» («Небесное Явление»), un’«Immagine Divina» («Подобие Божественного»). L’icona non contiene niente di laico e di mondo materiale. L’icona è un’immagine del segreto invisibile. Nel libro a cura di Oleg Platònov «Un profilo di storia dell’icona russa» sono raccolte le opere di rilievo dei celebri esperti e conoscitori dell’icona russa dei XIX-XX secoli ed anche i materiali dei ricercatori contemporanei. Nel libro sono rispecchiati i problemi della teologia, della tecnica e dello sviluppo dell’icona dal Battesimo della Russia (Крещение Руси) ai nostri tempi ed anche sono presentate le scuole principali, le correnti dell’arte iconografica.

Zarevich - Giovedì, 22 Dicembre 2011, 16:50
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«IN CRISTO» «ВО ХРИСТЕ»
Una mostra unica, denominata «In Cristo» («Во Христе»), di antiche icone russe della collezione della Galleria Tretiakov (Третьяковская Галерея) si è aperta a Firenze. All’interno del Battistero di San Giovanni a Firenze sono esposte solo tre preziosissime icone: «Ascensione» («Вознесение»), opera del grande Andrej Rublev (Андрей Рублёв) facente parte dell’iconostasi della Cattedrale della Dormizione della città di Vladimir (1408); «Madre di Dio Odigitria» («Богоматерь Одигитрия»), realizzata alla fine del XIII secolo alla città di Pskov, uno dei centri artistici della Russia antica, e «Crocifissione» («Распятие»), eseguita da Dionisij (Дионисий) nel 1500. La mostra porta avanti il progetto italo-russo di scambio di capolavori spirituali ed artistici. Nell’ambito del progetto sono esposte a Mosca, nella Galleria Tretjakov, opere dell’«iconografo» Giotto. La mostra allestita a Firenze è unica in quanto questi capolavori dell’iconografia russa sono i più antichi ed i più preziosi tra quegli esistenti ed è la prima volta che siano stati portati fuori dalla Russia. Non solo, ma il Battistero, dove furono battezzati molti celebri fiorentini, tra cui Dante Alighieri, viene per la prima volta usato come spazio espositivo. Entrambe le mostre – a Mosca e a Firenze – saranno aperte fino al 19 marzo 2012. Questo scambio di carattere unico è tutelato dai presidenti russo e italiano Dmitrij Medvedev e Giorgio Napolitano con la benedizione del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. Con questa iniziativa termina il fitto programma dell’Anno incrociato della cultura russa ed italiana.
Three icons from the Moscow Tretyakov Gallery are on display in Florence. Ascension of Christ by Andrei Rublyov, The Crucifixion by Dionisius, written in the 15th century, and the Icon of Our Lady of the Way created in Pskov at the end of the 13th century, have never left Russia before. Simultaneously, Moscow is playing host to a display of icons by Giotto di Bondone. The exchange of icons is part of the Russia Year in Italy and the Italy Year in Russia. Both exhibitions will be open till March 19th 2012.

Zarevich - Venerdì, 20 Aprile 2012, 08:22
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
N.Zamjatina Н.Замятина
«LA TERMINOLOGIA DELLA PITTURA DI ICONE RUSSE»
«ТЕРМИНОЛОГИЯ РУССКОЙ ИКОНОПИСИ»
Serie: Studia philologica
Casa Editrice «Jazyki russkoj kultury» Mosca 2008 (Pagine 272)
Издательство «Языки русской культуры» Москва 2008

Il presente libro è una prima prova della descrizione scientifico-lessicografica del lessico o del vocabolario dei pittori russi di icone. La parte principale del libro è occupata dal vocabolario contenente più di 700 termini e vocaboli: il cinabro (киноварь), l’ocra (вохра), l’arca (ковчег) ecc. Questo vocabolario è destinato ai pittori di icone russe, ai teorici e critici d’arte, ai filologi, ai culturologi e a tutti quelli che si interessano della pittura sacra russa, della pittura di icone.

Zarevich - Martedì, 08 Maggio 2012, 16:00
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«LA PITTURA DI ICONE RUSSA: SOGGETTI E CAPOLAVORI»
«РУССКАЯ ИКОНОПИСЬ: СЮЖЕТЫ И ШЕДЕВРЫ»
Casa Editrice «BELYJ GOROD» Mosca 2007 (Pagine 544)
Издательство «БЕЛЫЙ ГОРОД» Москва 2007

Il libro è un’edizione speciale per i teoretici e i critici d’arte. Ci sono illustrate e descritte le più famose e venerate icone russe. Il testo accessibile tratta dei soggetti delle icone e della loro storia dell’acquisizione o della creazione. Sono descritte dettagliatamente tutte le 800 icone entrate nel libro, il loro simbolismo e i loro significati. Questo libro sarà interessante per tutti quelli che si interessano dell’antica pittura di icone russa.
Il libro si compone di capitoli tematici che sono dedicati ai temi importanti della pittura sacra, alle icone note e alle icone dei santi e delle feste cristiane. Questa struttura conferisce all’edizione un carattere dell’enciclopedia che aiuta ad apprendere il femomeno della pittura di icone russa.

Zarevich - Domenica, 03 Febbraio 2013, 06:12
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«L’ESERCITO DI DIO»
Immagini dei difensori celesti nell’arte russa degli XII-XX secoli. Catalogo della mostra.
«СВЯТОЕ ВОИНСТВО»
Образы небесных защитников в русском искусстве XII-начала XX века. Каталог выставки
Casa Editrice «Muzej Drevnerusskoj Kultury I Iskusstva» Mosca 2010
Издательство «Музей Древнерусской Культуры и Искусства» Москва 2010

Nel 2010 al Museo Centrale della Cultura e dell’Arte Antica «Andrej Rublev» si svolse la gloriosa impresa della pittura di icone russe dedicata all’Esercito di Dio. Alla mostra furono presentate 140 icone degli XII-XX secoli dal Museo «Andrej Rublev», dalla Galleria Tretjakov, dal Museo Russo di Pietroburgo e dalle collezioni private. Vorrei presentare l’album-catalogo della mostra. È un bellissimo album con le numerose riproduzioni delle icone russe le quali rappresentano degli Angeli dell’Esercito di Dio, dei santi guerrieri protomartiri, dei santi principi russi. La Mostra al Museo Centrale della Cultura e dell’Arte Antica «Andrej Rublev» aveva il titolo «Святое Воинство» cioè «L’Esercito di Dio». L’Esercito di Dio sono gli Angeli e Arcangeli, gli esseri incorporei che solennemente annunziano la Volontà Divina agli uomini. Nell’arte iconografica russa sono conosciuti alcuni modi della raffigurazione degli angeli e degli arcangeli. Erano sempre raffigurati alati, con nimbi, negli abiti di diacono, nei vestiari militari, in chitone o in armatura. Nelle immagini degli angeli c’è la propria simbolica. Spesso gli angeli tengono in mano lo specchio o le sfere trasparenti per mezzo di quelli gli angeli, non osando di guardare il Dio, contemplano la Sua immagine.

Zarevich - Sabato, 09 Febbraio 2013, 08:24
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Mikhail Dunàev Михаил Дунаев
«DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«О ЧЁМ ГОВОРИТ РУССКАЯ ИКОНА»
Casa Editrice del Patriarcato di Mosca 2013 (Pagine 216)
Издательство Московской Патриархии 2013

Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici, sono re; io sono nato per questo e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». Pilato gli disse: «Che cos’è verità?» E detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo colpa in lui. (Vangelo di Giovanni 18:37-38)
La risposta a questa domanda «Che cos’è verità?» si può trovare nell’arte religiosa. La verità è raffigurata nelle icone, negli affreschi, nell’architettura delle chiese. L’autore di questo libro dedica l'attenzione alla Verità Spirituale contenuta nell’arte religiosa. Questo libro è un vero tesoro per tutti gli ammiratori dell’icona russa e dell’arte religiosa russa.

Zarevich - Sabato, 03 Gennaio 2015, 17:33
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«LE ICONE RUSSE» «РУССКИЕ ИКОНЫ»
Casa Editrice «Astrel» Mosca 2011 (Pagine 216)
Издательство «Астрель» Москва 2011

Questo libro racconta delle piu’ celebri e piu’ venerate icone russe. La fede ortodossa è incredibile senza icona. L’icona è «sancta sanctorum» («святая святых») della chiesa, il suo cuore. L’icona possiede la stessa pienezza della conoscenza divina come i testi della Sacra Scrittura (Священное Писание). L’icona è un immagine che raccoglie e fissa le idee dell’uomo. L’icona rappresenta la sacrosanta verita spirituale.
Il presente libro «LE ICONE RUSSE» («РУССКИЕ ИКОНЫ») è stato scritto dai famosi teorici e critici d'arte, dagli storici ed etnologi. Il libro è riccamente illustrato ed è destinato al vasto pubblico. Tutti quelli che amano la pittura antica russa dovrebbero avere questa edizione!

Zarevich - Domenica, 17 Maggio 2015, 10:09
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Viktor Làzarev Виктор Лазарев
«LA PITTURA DI ICONE RUSSA DALLE ORIGINI FINO ALL’INIZIO DEL XVI SECOLO»
«РУССКАЯ ИКОНОПИСЬ ОТ ИСТОКОВ ДО НАЧАЛА XVI ВЕКА»
Casa Editrice «Iskusstvo» Mosca 1983 (Pagine 538)
Издательство «Искусство» Москва 1983

Nella presente edizione è pubblicata la monografia del celebre teorico e critico d'arte Viktor Làzarev (Виктор Лазарев, 1897-1976,) scritta negli anni 1969-1971. L’autore racconta chiaramente delle origini della pittura russa a cavalletto, della tecnica e dell’estetica dell’icona russa, delle scuole di icona russa. Il libro di Viktor Lazarev «La pittura di icone russa dalle origini fino all’inizio del XVI secolo» («Русская иконопись от истоков до начала XVI века») sarà molto interessante a tutti quelli che si occupano professionalmente dell’antica pittura russa.

Zarevich - Lunedì, 14 Settembre 2015, 18:22
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
La Mostra «SIMON USHAKOV: ISOGRAFO ZARISTA DEL XVII SECOLO»
«ОСЕНЬ СРЕДНЕВЕКОВЬЯ» «L’AUTUNNO MEDIEVALE»
9 settembre - 29 novembre 2015 Galleria Tretjakov di Mosca

Alla Galleria Tretjakov di Mosca si è aperta la Mostra «Simon Ushakov: L’Isografo zarista del XVII secolo» («Симон Ушаков - Царский изограф XVII века»).
La Mostra è dedicata all’attività artistica del pittore di icone. È noto che Simon Ushakov era un uomo dai mille mestieri: faceva i disegni per il ricamo, disegnava le carte, dipingeva i muri a fresco e faceva le incisioni su legno. È una grande Mostra su cui si può vedere più di 80 icone.

SIMON USHAKOV (1626-1686) СИМОН УШАКОВ
Il pittore di icone, muralista, autore di scritti teologici, pensatore, insegnante. Con il nome di Simon Ushakòv nella storia dell'antica iconografia di solito associata comprensione dell'arte dell'ultimo periodo moscovita Russia. E il suo lavoro, e la sua personalità molto tipico dell'epoca dei cambiamenti fondamentali in atto in la seconda metà del XVII secolo. Chiaramente segnato la rottura del mondo medievale porta a grandi cambiamenti nella comprensione e interpretazione dell'immagine iconografica. Specialmente queste innovazioni sono chiaramente espressi nel lavoro di maestri dell’Armeria del Cremlino (Оружейная Палата) di Mosca. Qui è fatto un sacco di lavoro, che vanno dai dipinti templi e abitazioni del Cremlino e terminano bandiere decorazione, allenatori, diversi articoli per la casa. Nell’Armeria per più di venti anni ha lavorato Simon Ushakov.

SITO UFFICIALE DELLA GALLERIA TRETJAKOV DI MOSCA:
www.tretyakovgallery.ru


Zarevich - Lunedì, 15 Febbraio 2016, 19:44
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Durante lo storico incontro con Papa Bergoglio avvenuto a Cuba, il Patriarca di Mosca Kirill ha donato al Pontefice una copia della Madonna di Kazan, una delle più celebri icone russe. A partire dall'anno 1000 nell'antica Rus' si sviluppa l'iconografia, che esprime gli ideali dell'anima e la fede del popolo russo. L'arte delle icone è tuttora una parte inscindibile della cultura russa, ma è riemersa alla luce solo nel XX secolo. Questo grazie alle tecniche del restauro, che hanno rivelato al mondo intero un vero tesoro artistico.

altamarea - Sabato, 02 Aprile 2016, 19:11
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
MADONNA DI KAZAN
Quando la Madre di Dio “avvertì” Stalin
di Luciano Garofoli
tratto dal sito:http://www.maurizioblondet.it/
Quando ho letto questa notizia sono rimasto basito.

Ma la cosa era stata narrata da Vittorio Messori in un apposito capitolo della riedizione di Ipotesi su Maria. Il libro, già edito anni fa, è stato ristampato con l’aggiunta di numerosi nuovi capitoli.
Insomma cosa è successo?
Nel 1941 la Valdimir’skaya cioè la Santa Madre di Dio raffigurata in un’icona del XIII secolo, detta anche la Vergine di Kazan, aveva salvato la Santa Madre Russia dall’invasione nazista.
Una storia incredibile.
L’icona della Santa Madre di Dio di Kazan è per la Russia ortodossa, quello che la Virgen del Pilar è per la Spagna: non solo la protrettrice della nazione, ma anche la Madre premurosa che abbraccia e preserva i suoi figli in ogni circostanza, li soccorre in ogni difficoltà e li assiste in ogni prova. Diciamo che entrambi le Madonne sono la quintessenza delle nazioni di cui sono protettrici.

L’icona altro non è che una rappresentazione di qualcosa di trascendente: l’artista che intende farla non si mette davanti alla tavoletta e comincia a dipingere. Egli deve penetrare nella realtà spirituale transumana e per fare ciò deve iniziare facendo un digiuno, porsi in un atteggiamento di umile contemplazione del mistero di Dio e questo è possibile soltanto attraverso un prolungato periodo di preghiera ininterrotta notte e giorno.

Ad un certo momento l’artista asceta avrà chiara una visione e quella dovrà dipingere, solo quella. Per lui si apre una finestra tra terra e cielo, i veli che nascondono la realtà spirituale vengono squarciati e gli viene presentato un segno preciso che deve rappresentare su una tavoletta. Essa è stata, da lui. preventivamente preparata attraverso regole precise e materiali specifici come, per esempio la chiara d’uovo, o l’olio di lino. Comunque tutte sostanze “naturali” niente di chimico o di sintetico!

L’uomo pio che si mette in preghiera deve oltrepassare ogni apparenza di mera rappresentazione e contemplare solo i simboli ed allo stesso tempo deve prima interiorizzare quello che vede e sapere che ciò è una vera e propria manifestazione teofanica: in questo modo l’icona diventa intimamente connessa al mistero della rivelazione di Dio. Non può essere il mero racconto in immagini di un qualsiasi evento che richiama la storia della salvezza dell’uomo.
Chi la guarda non può vedere solo l’apparenza estetica del dipinto deve anche lui fare uno sforzo per penetrare oltre e possibilmente aprire e passare quella finestra che l’artista ha aperto tra cielo e terra.
La Madonna di Kazan’ è un’immagine di Maria, madre di Gesù, in greco Theótokos (Θεοτόκος), fu realizzata probabilmente a Costantinopoli all’inizio del secondo millennio; da Costantinopoli questa icona scomparve nel 1209. Maria vi è ritratta a mezzo busto con il volto reclinato verso il Bambino, che si regge in piedi sulle ginocchia della Madre, mentre benedice con la mano destra.

La tradizione popolare russa vuole che la prima apparizione dell’icona della Santa Madre di Dio di Kazan sia avvenuta nel XIII secolo, e la cosa è ritenuta plausibile anche dagli studiosi d’arte e di iconografia sacra.

Storicamente non abbiamo notizie dell’icona della Madonna di Kazan fino al 1552.

Questo fu un anno cruciale diciamo pure nodale per la storia della Russia infatti lo Zar Ivan; decise di combattere i Tartari che da buoni mussulmani impedivano ai cristiani l’esercizio della loro tradizione, tanto per cambiare!

Il primo ottobre, in occasione del Pokrov cioè la festa che celebrava la Protezione materna della Vergine, lo Zar riuscì a battere i Tartari e ad entrare in Kazan la loro capitale. Qualche anno dopo la città fu devastata da un incendio appiccato dolosamente per poter permettere ai Tartari di riconquistare la città e risottomettere la popolazione cristiano ortodossa.

Durante quei terribili eventi la Vergine Madre di Dio apparve in sogno a Matrjona, una bambina di nove anni poverissima, ordinandole di cercare, tra le rovine fumanti della città, la sacra icona della Madonna di Kazan.

Da quel momento comincia quella che il popolo russo ha sempre considerato la missione protrettrice dell’icona sulla nazione: la signora di Kazan diventa a tutti gli effetti la Vergine protrettrice della Russia.

Lo stesso Zar Ivan incoraggiò la forma di devozione ritenendo che le sue straordinarie vittorie riportate sui Tartari e sui Mussulmani che furono la base della creazione del nucleo essenziale dell’impero russo, fossero il frutto della diretta protezione esercitata dalla Madonna di Kazan.

In varie altre occasioni questa protezione si manifestò in maniera tangibile: nel 1612 i Polacchi arrivarono fino a Mosca dove addirittura lasciarono morire di fame il Patriarca German: il popolo di Mosca, dopo aver a lungo pregato ed invocato l’intercessione della Santa Madre di Dio di Kazan, insorse e cacciò prima da Mosca e poi dal sacro suolo russo gli invasori.
In maniera diversa la cosa si ripeté nel 1709, quando gli Svedesi cercarono di invadere la Russia e di cancellare la fede ortodossa per sostituirla con quella protestante.

Lo Zar Pietro il Grande vinse gli invasori svedesi nella battaglia di Poltova. Il successo delle armate dello Zar fu unicamente attribuito alla presenza, sul campo di battaglia, dell’icona della Madonna di Kazan. Dopo questi fatti l’immagine sacra fu posta nella cattedrale di San Pietroburgo la nuova città che Pietro il Grande si era fatta costruire e che era la nuova capitale dello stato.

Anche la sconfitta napoleonica fu frutto delle preghiere di tutta la nazione alla Vergine di Kazan.
Il nichilismo ateo rivoluzionario seguiva le bandiere dell’imperatore dei Francesi e mirava alla distruzione della tradizione ortodossa russa e questo non era accettato dai russi fedeli alle loro tradizioni religiose.

Nel 1904 dopo i moti decabristi, seguiti alla sconfitta contro il Giappone, l’immagine sacra sparì da Mosca dove era stata trasportata di nuovo. Il tutto alla vigilia del disastro della Prima Guerra mondiale e del successivo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre.
Era come se la Vergine Madre di Dio si fosse volontariamente voluta eclissare per sfuggire alla cieca e demoniaca violenza che la Rivoluzione scatenò. Lo scoppio dell’evento rivoluzionario fu contemporaneo all’ultima apparizione della Vergine Maria a Fatima: insomma era come se l’oscuro signore volesse creare un contraltare a quanto Maria aveva detto e predetto nella cittadina portoghese

Misteriosamente nel 1964 l’icona riapparve e fu esposta al pubblico durante l’Esposizione Universale di New York. L’Armata Blu dell’Apostolato di Fatima riuscì a comperarla ed il 26 luglio 1970 la preziosa immagine sacra fu posta nella Cappella Bizantina della Domus Pacis del santuario portoghese.

La presenza di questa Rappresentazione della Madonna a Fatima era tutt’altro che fuori luogo: quando nel 1917 la Vergine comparve ai tre pastorelli in Cova da Iria non parlò anche della Consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato?

Il 13 luglio del 1917, poco prima del trionfo del bolscevismo, la Madonna dirà ai Veggenti:

“Sono venuta a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolterete le mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente diffonderà i suoi errori nel mondo promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Infine il mio Cuore Immacolato trionferà”.

I fanciulli veggenti, nella loro ingenua ignoranza credevano che addirittura la Russia fosse stata una signora dai facili costumi che doveva convertirsi e cambiare vita.

Recentemente, durante il suo pontificato Benedetto XVI, adempì al voto fatto da Giovanni Paolo II e non potendo visitare la Russia, sussistendo ancora il veto imposto dal Patriarcato di Mosca, fece dono dell’icona al medesimo Patriarcato. Dopo la sua assenza secolare di nuovo la Vergine Madre di Dio, protettrice della Russia, è tornata nella cattedrale della capitale.
Stalin e la Madonna di Kazan: ovvero a Dio nulla è impossibile.
Quando il 22 giugno 1941 la Germania attacca l’URSS Stalin non solo è colto del tutto di sorpresa, ma cade in una specie di catalessi: non si aspettava una mossa del genere soprattutto dopo che con la Germania aveva firmato un patto di non aggressione ed aveva cominciato a porre in essere dei buoni affari che procuravano valuta estera pregiata alle dissestate casse russe.

Soltanto il 3 luglio il dittatore georgiano si decide a rivolgersi al popolo russo denunciando il tradimento di Hitler ed incitando la nazione alla resistenza contro l’invasore.

Ma la cosa davvero sconvolgente fu che questo discorso trasmesso dalla radio non cominciava con il canonico e obbligatorio “Compagni e compagne”, ma con un molto più cristiano ed inusitato “Fratelli e Sorelle”. Fu uno choc per tutti e per i russi in primis.

Stalin non era stato di certo conciliante nei confronti della religione: implacabile e sanguinaria era stata la persecuzione contro la Chiesa e tutti i credenti e praticanti, con una pertinacia davvero satanica. Nel 1938 Stalin aveva fatto varare il “Piano quinquennale dell’ateismo”: entro il 1943 doveva essere chiusa l’ultima chiesa ed eliminato l’ultimo sacerdote. La religione era trattata, dal Partito, come l’economia, lo sviluppo, la produttività e quindi assoggettata ad una pianificazione quinquennale come la prassi richiedeva.

La guerra si rivelò subito molto difficile e l’URSS nonostante tutta la propaganda non era assolutamente pronta ad affrontare un potenziale militare, organizzativo ed industriale come quello che poteva mettere in campo la Germania. Ma quello che può sembrare buffo fu che proprio l’arretratezza e la disorganizzazione furono dei grossi alleati per resistere alla perfetta macchina bellica del Reich.

Le strade non asfaltate frenavano e impantanavano i camion ed i mezzi di trasporto veloci, i binari a scartamento ridotto usato dalle ferrovie dell’URSS dovettero essere tutte sostituite con binari a standard normale e quindi con una spesa ed uno sforzo logistico organizzativo non indifferente.

Ma Stalin non finì di stupire.

Agli ufficiali dell’Armata Rossa fu ordinato di ritornare al’antica prassi dell’esercito zarista: l’assalto delle truppe veniva preceduto da un “Avanti con Dio” gridato dagli ufficiali. La cosa era controbilanciata dal Gott mit Uns (Dio con noi) che i soldati tedeschi portavano scritto sulle fibbie delle loro cinture: era tutto un tirare Dio dalla propria parte come se Lui avesse permesso una cosa del genere, a due personaggi come Hitler e Stalin!

Alle truppe fu assegnato un numero adeguato di cappellani che teoricamente non esistevano più cancellati fin dai tempi di Lenin.

Ma la febbre religiosa proseguiva senza sosta e con misure sempre maggiormente sbalorditive: ben 20000 chiese furono riaperte al culto e non in sordina, ma con molta enfasi propagandistica furono riaperti al culto i monasteri della Trinità di San Sergio e quello delle Tre Grotte a Kiev. Ciliegina sulla torta: il regime non aveva mai permesso che da dopo la rivoluzione fosse nominato qualcuno alla carica di Patriarca di tutte le Russie, quando all’improvviso la Pravda, cioè l’organo ufficiale del PCUS, riportò la notizia strabiliante:

“Il Comandante Supremo delle Armate e Capo del governo ha espresso la sua comprensione alla proposta dei religiosi di eleggere un Patriarca e ha dichiarato che da parte del governo non verrà opposto ostacolo”

Il tutto dopo un’udienza concessa da Stalin ad un delegazione di ecclesiastici tenutasi al Cremlino.

La guerra diventa “guerra patriottica” la propaganda soffia sempre di più sulla coesione, sulla identità, sul sacro suolo calpestato dai barbari invasori tedeschi.

Essi a loro volta, come sempre, non riescono a sfruttare invece il malcontento ed il terrore che il regime comunista ha sparso a piene mani tra la popolazione ed invece di spingere sul discorso psicologico dell’essere dei liberatori, fanno di tutto per riaffermare che gli Slavi devono solo essere degli schiavi, un serbatoio di manodopera da quattro soldi per l’economia del Reich.

Quindi devono essere considerati esseri di seconda categoria senza diritti, appunto un’etnia di schiavi che con la forza dovevano essere sottomessi al dominio dell’ariano Herrenvolk , il “popolo di signori”.

Senza polemiche non mi pare che, tranne la formula più edulcorata, le cose siano cambiate gran che nel modo di fare politica ed economia, da parte della Germania di oggi verso i cosiddetti “partner” dell’UE.

La situazione in cui si trovava l’URSS in quei momenti era davvero drammatica: la Wehrmacht stava avanzando trionfalmente ed inesorabilmente. Leningrado era sotto assedio, Stalingrado anche e le avanguardie tedesche vedevano lo sciabordare della contraerea che illuminava i cieli di Mosca.

C’era poco da stare allegri!

Quindi il richiamo alle origini ortodosse ed il ritorno al binomio Santa Madre Russia fede ortodossa poteva sembrare un’astuzia giocata da Stalin per creare quel cemento che il comunismo aveva dissolto e combattuto con ogni mezzo. Il tutto era condito anche da una fifa nera da cui il dittatore georgiano si sentiva pervaso e che, considerando lo stato miserando in cui aveva ridotto l’URSS, non gli dava certo possibilità di uscire vittorioso da questa guerra.

Edvard Radzinskij è uno scrittore, un drammaturgo e storico discendente di una famiglia dell’antica nobiltà russa, che si è occupato in particolare delle memorie storiche della nobiltà estintasi in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, è anche noto per l’attività televisiva e per i documentari storici. E’ autore di importanti biografie di Rasputin, dello Zar Nicola II e di una monumentale di Stalin uscita nel 1997.

Una persona quindi al di sopra di ogni sospetto: bene Radzinskij ha consultato e visionato centinaia di documenti degli archivi dell’ex URSS ed è arrivato ad alcune conclusioni importanti. La prima è che Stalin sembrava stesse preparando un attacco preventivo contro la Germania, ma aveva bisogno di tempo per organizzarsi, quindi l’Operazione Barbarossa gli scompaginò i piani e lo mise in costernazione.

Radzinskij scopre ben altro negli archivi russi: dietro alle scelte filo ortodosse di Stalin si nascondeva un fatto inusitato: un’apparizione della Santissima Vergine ad un asceta ortodosso.

Spostiamoci in quel coacervo e punto di incontro di religioni che è il Libano.

I cristiani ortodossi, cioè la seconda componente religiosa più rilevante dopo i cattolici, avevano per metropolita un certo Elia, asceta molto venerato e rispettato dalla sua comunità, insomma uno di quei santi religiosi che suscitano attorno a sé la religiosità e la voglia di soprannaturale della gente.

Di lui non si conosce che il nome altre notizie certe non ce ne sono.

Elia, davanti al disastro che si stava profilando per la Russia, decise di fare quello che ogni coerente credente dovrebbe sempre fare: si chiuse in preghiera nella cripta della sua cattedrale. Per tre giorni e tre notti rimase in ginocchio senza fare altro che pregare: niente cibo, niente sonno, ma solo intensa e profondissima preghiera rivolta alla Santissima Madre di Dio.

E’ giusto dire che Elia non aveva assolutamente alcuna simpatia né per il comunismo, né tanto meno per Stalin, nonostante tutto, per lui ortodosso, il suo paese d’origine restava sempre la Santa Madre Russia e Mosca sempre la Terza Roma ed entrambe non dovevano essere violate da stranieri.

Durante il suo totale abbandono alla preghiera, il terzo giorno, ebbe una visione: in una colonna di fuoco gli apparve proprio la Madonna, la Regina del Cielo e della Terra, che lui aveva invocato con tanta fede e tanto ardente passione. La Vergine Santissima fu chiarissima:

“Bisogna riaprire in tutta la Russia chiese e monasteri. I sacerdoti devono essere liberati dalle loro prigioni. I russi non cederanno a Leningrado se porteranno in processione l’icona, così venerata di Kazan. Questa deve poi essere onorata anche a Mosca e a Stalingrado”

Elia non ebbe un attimo di esitazione e scrisse una lettera in cui raccontava quanto gli era accaduto e quale fosse la strada per salvare la Russia.

Poi fece recapitare la lettera all’ambasciata sovietica a Beirut.

La lettera subito inoltrata arrivò nelle mani del Maresciallo Boris Michajlovič Šapošnikov che era il capo di Stato Maggiore dell’Armata Rossa. Costui senza indugi presentò la missiva a Stalin e disse che era degna di fede e che quanto richiesto dovesse essere immediatamente messo in atto. Šapošnikov non nascondeva di sentirsi credente ortodosso anche se non praticante: e come poteva farlo, anche volendolo, se le strutture della chiesa erano state scompaginate e devastate dal furore ateo ed antireligioso del dittatore comunista?

Nonostante tutto Stalin lo perdonava e lo aveva in grandissima stima ed aderì a quello che il Maresciallo gli chiedeva di fare. Vista la situazione che costava provare anche con Dio?

All’improvviso, tra lo stupore di tutti, nella Leningrado assediata dai tedeschi e quasi allo stremo, riapparve da un magazzino in cui era finita insieme ad altre immagini sacre, la veneratissima icona della Madre di Dio di Kazan. Addirittura le autorità stesse organizzarono una devota processione per la città sotto il tiro dei cannoni tedeschi e delle bombe sganciate incessantemente dagli aerei della Luftwaffe.

Dopo Leningrado la sacra immagine fece tappa a Mosca dove anche qui con la collaborazione del Partito Comunista, fu organizzata una processione a cui parteciparono tantissime persone.

Lo stupore arrivò al massimo quando l’immagine della Santissima Madre di Dio di Kazan con un lungo e tormentato viaggio raggiunse un’altra città sotto assedio tedesco, città che assumeva un valore altamente simbolico in quanto portava il nome del temutissimo Primo Segretario del PCUS: Stalingrado.

Qui sembra che, essendo impossibile portare l’icona in città, essa fu fatta volare su di un aereo sopra il perimetro di Stalingrado senza che l’aereo stesso subisse danni o fosse stato a rischio di abbattimento seppure i combattimenti infuriassero violentissimi ed in maniera feroce.

La guerra all’improvviso cambiò corso e la vittoria arrise all’Armata Rossa.

La svolta favorevole alla religione durante la guerra non fu rinnegata nemmeno a vittoria ottenuta. Un certo grado di repressione fu sempre esercitato, ma la persecuzione divenne quasi inesistente. Quanto poi al “piano quinquennale” per l’estirpazione della fede: bèh quello sparì del tutto e nessuno ne parlò più.

Nel 1947 al metropolita Elia fu addirittura assegnato il premio Stalin, il Nobel sovietico tanto per intenderci, premio che veniva ogni anno conferito ad artisti, scienziati, ma anche a coloro che avessero reso “importanti servizi all’Unione Sovietica ed alla causa del socialismo” come appunto era specificato negli atti di fondazione del premio stesso.

L’assegnazione di questo prestigioso riconoscimento ad un illustre sconosciuto e per di più ad un religioso, destò stupore e tutti, soprattutto nelle alte sfere, cominciarono a porsi delle domande su cosa praticamente avesse fatto costui e quali servigi avesse reso all’URSS: nessuno conosceva e mai conobbe il risvolto dell’apparizione mariana che costui aveva avuto.

Ovviamente Stalin si guardò bene da diffondere e dichiarare i motivi del conferimento fatto a quel religioso.

Il metropolita, molto più coerente con le proprie idee, ringraziò cortesemente, ma rifiutò il premio, chiese che la grossa somma di denaro che veniva elargita ai vincitori, fosse impiegata per soccorrere i piccoli rimasti orfani a causa della guerra. Anzi fece molto cristianamente di più: promosse una colletta tra i suoi fedeli che inviò poi a Mosca, chiedendo che venisse aggiunta alla somma del premio.

Stalin aggiunse altro denaro ed eseguì alla lettera i desiderata del metropolita Elia: quei soldi arrivarono veramente ai piccoli rimasti orfani, per alleviare la loro tragica situazione.

Imperscrutabili sono i progetti di Dio e spesso prendono strade che noi nemmeno oseremmo pensare. Tuttavia questa misteriosa vicenda è normale che ponga ad ogni fedele cristiano degli interrogativi.

E’ vero, come ebbe a dire Papa Pio XI, che, condannando sia il comunismo che il nazionalsocialismo, li definì “come la peste ed il colera”, ma nonostante tutto il Cielo forse ritenne meno sconveniente dare una mano al comunismo.

Quanto chiesto dalla Santa Madre di Dio al metropolita Elia forse era anche una prova che veniva offerta a Stalin. Il principio del libero arbitrio non era di certo messo in discussione e se il dittatore georgiano si fosse rifiutato di ascoltare quanto gli proponeva Šapošnikov, forse la storia avrebbe potuto prendere anche una diversa direzione. Giustamente i se ed i ma non contano proprio un bel niente e, come diceva giustamente un saggio, sono il patrimonio degli imbecilli: tuttavia mi torna davvero strano pensare che se la proposta fosse stata fatta ad Hitler sarebbe stata accolta.

Questo comunque è solo un parere che non ha alcun valore in quanto tutte le possibilità potevano verificarsi.

Sta di fatto che dopo quest’episodio la condizione dei cristiani in Russia migliorò e le persecuzioni brutali cessarono.

Messori scrive.

“A noi non resta che accettare i fatti. Certi che la Provvidenza – e Maria che ne è il portavoce, in questo come in tanti altri casi – sanno ciò che è meglio per il bene degli uomini, soprattutto tra tante sofferenze, come le guerre, create proprio dagli stessi uomini.”

Ora la venerata icona della Santa Madre di Dio di Kazan è tornata a casa e dalla Cattedrale di Mosca è esposta all’adorazione del suo popolo che nonostante i lunghi e duri anni di ateismo comunista non ha perduto la fede. Sicuramente la sua presenza preserverà la Santa Madre Russia da altri pericoli e sventure: ora le forza del male non stanno certo in Russia, ma con le loro trame ed oscure tenebre avvolgono l’occidente cercando, ancora una volta di estirpare la fede dai cuori dei popoli.

La Vergine di Kazan ha trovato anche un altro difensore Vladimir Putin.

Il Presidente russo era stato ricevuto in Vaticano dal Papa il 25 novembre del 2013. Putin gli fece dono di una riproduzione della vergine di Kazan; dopo le foto di rito il Pontefice, sempre sui generis nei comportamenti, stava allontanandosi dal tavolo dove i regali erano appoggiati.

A quel punto Putin[4] si permette di testimoniare la fede anche se davanti a lui c’è il capo della Cattolicità ed interviene:
“Lo ha fermato chiedendogli: “Le piace l’icona?”. E, non appena Bergoglio ha chinato il capo per rispondere affermativamente, Putin si è fatto il segno della croce secondo l’uso ortodosso e ha baciato l’icona mariana. Un gesto che, subito dopo, è stato (giocoforza) imitato anche dal Pontefice.”

I Papi baciano il Corano; chiedono in continuazione scusa agli eretici per aver, contro di loro, difeso la Fede Cattolica; incontrano Imam e Rabbini; permettono che le chiese siano date ai mussulmani perché si trasformino in moschee; aprono dialoghi anche con la Massoneria poi snobbano l’immagine della Vergine e nemmeno si degnano di baciarla.
Anche questo è un segno ed una piccola grande vittoria della signora del Cielo e della Terra: il Papa è solo il custode del Depositum Fidei, non certo il padrone del medesimo ed a suo piacimento non ha nessuna possibilità di stravolgerlo o modificarlo.
La Vergine Santissima, veglia comunque sulla Chiesa, su di lui e su tutto il popolo cristiano.

altamarea - Domenica, 03 Aprile 2016, 14:32
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Osservando questa piccola icona che ho trovato in Sardegna era in pessime condizioni ho amato subito questa Madonna che avvolge di Amore il suo piccolo e le ho dedicato particolare attenzione e restauro, aldila' del suo valore che non ha alcuna rilevanza per me e e seppur modesto a me arricchisce tanto, ogni volta che ci poso lo sguardo mi soffermo a pensare al suo valore affettivo e spirituale nel tempo a chissa' quante mani e quante preghiere hanno raccolto questa immagine sacra,quante storie silenziose che pur mi arrivano dentro, quanto ha viaggiato per mari e monti sino ad arrivare a me,la osservo e nel silenzio una preghiera affinchè questa piccola icona a sua volta preghiera doni serenita' alle genti ed i Paesi attraversati,che infondi Pace .

Zarevich - Venerdì, 27 Maggio 2016, 17:20
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«I PAESAGGI SULLE ICONE»
«ПЕЙЗАЖИ НА ИКОНАХ»

Il Museo delle Arti Figurative di Arkhànghelsk possiede la più ricca collezione delle icone russe settentrionali (o del Nord russo) dei secoli XVI–XVIII. Una parte è stata presentata alla Mostra «I Santi del Nord: I Paeseggi sulle icone» («Северные святые. Пейзажи на иконах»). Alla Mostra ci sono presentate più di 30 icone. Alcune icone sono presentate al pubblico per la prima volta perché poco dopo sono tornate da Mosca dopo il restauro. Su tutte le icone esposte alla Mostra sono raffigurati i Santi significanti per la terra di Arkhanghelsk. Su tutte le icone si vedono i paesaggi della terra di Arkhanghelsk. Arcangelo (in russo: Архангельск) la città russa. Sorge sulle rive della Dvinà settentrionale, presso il suo sbocco nel Mar Bianco nel nord della Russia europea. Arcangelo (Arkhànghelsk) fu il principale porto russo in epoca medievale. Sulle icone sono raffigurati dei conventi fondati dai Santi russi di Arkhanghelsk, delle chiese antiche, dei soggetti storici. È una grande fonte figurativa della storia della Terra di Arkhanghelsk.

http://tvkultura.ru/article/show/article_id/152333/

SITO UFFICIALE DEL MUSEO DELLE ARTI FIGUARATIVE DI ARKHANGHELSK:
http://www.arhmuseum.ru/


Zarevich - Domenica, 24 Luglio 2016, 17:32
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Elena Virko Елена Вирко
«LE ICONE RICAMATE CON PERLINE» «ИКОНЫ ИЗ БИСЕРА»
Casa Editrice «Eksmo» Mosca 2013 (Pagine 64)
Издательство «Эксмо» Москва 2013

Davanti a voi c’è un bel libro che racconta come si fanno le icone russe ricamate di perline. Nel libro sono presentate sei icone russe. Ogni icona si compone di più di 20 000 perline di varie sfumature. Tutte le fasi di ricamo delle icone sono accompagnate dagli schemi a colori e dalle foto delle icone per intero.

Zarevich - Domenica, 31 Luglio 2016, 09:47
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«I SANTI RUSSI» La Mostra delle icone russe
«РУССКИЕ СВЯТЫЕ» Выставка русских икон
16 luglio - 21 agosto 2016
La Sala di Esposizioni di Mosca «IL MANEGGIO»
http://moscowmanege.ru/ru/

Alla Sala di Esposizioni di Mosca «IL MANEGGIO» («МАНЕЖ») dal 16 luglio 2016 è aperta la Mostra delle icone russe «I SANTI RUSSI» («РУССКИЕ СВЯТЫЕ») sulla quale sono presentate 300 icone dalla collezione privata del noto collezionista Feliks Komaròv. Le icone dei Santi Russi: il Gran Principe Vladimir che battezzò la Russia, i principi-martiri Boris e Gleb, San Sergio di Ràdonezh, San Basilio, lo zarevich Dimìtrij… La collezione di Feliks Komaròv è enorme. Il Maneggio presenta solo 308 icone dalla sua collezione e le icone solo dei santi russi. I nostri amici italiani i quali saranno in agosto a Mosca, dovranno senz’altro visitare questa bella Mostra fino al 21 agosto 2016.
http://tvkultura.ru/article/show/article_id/154425/

Zarevich - Sabato, 06 Gennaio 2018, 08:05
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Icona «BORIS E GLEB»
Икона «БОРИС И ГЛЕБ»
Il «Museo Russo» di San Pietroburgo

Testimonianza di una cultura artistica antica russa e di alto livello è l’icona dei fratelli «Boris e Gleb» («Борис и Глеб», XIV secolo). È una delle più raffinate, «aristocratiche» icone russe. Boris e Gleb, figli del Gran Principe Vladimir I, uccisi nel 1015 dal fratello Svjatopòlk detto il Dannato durante una guerra dinastica, vennero canonizzati e considerati protettori della famiglia principesca. La loro biografia ci è narrata dalle due «Vite di Boris e Gleb» pervenutaci, la prima opera di San Nestor e la seconda di Giacomo il monaco. In esse si narra che Vladimir I, il primo santo ortodosso della storia della Russia, lasciò sul letto di morte il proprio regno diviso tra i suoi dodici figli. Sviatopolk detto il Dannato (Святополк Окаянный, 978-1019), il primogenito, a cui era toccato in sorte il granducato, si rifiutò di eseguire la decisione paterna e inviò i propri sicari nell'intento di uccidere gli altri fratelli e annettersi conseguentemente i loro possedimenti. Boris, principe di Rostòv (Ростов), Gleb, governatore della città di Mùrom (Муром). Boris e Gleb sono venerati dalla Chiesa Ortodossa Russa quali campioni della non violenza, poiché preferirono morire piuttosto che arrecare danno alle mire del fratello. Sono martiri «страстотерпцы» ovvero «che soffrirono la passione». La loro festa comune si celebra il 2 maggio. Singolarmente vengono ricordati nell'anniversario della loro morte, Boris il 24 luglio e Gleb il 5 settembre. La rappresentazione frontale dell’icona, la staticità delle figure di Boris e Gleb, il ritmo preciso delle linee, severamente armonizzate, la decorativa plasticità del colore conferiscono solennità alle figure dei Santi Boris e Gleb. La composizione dell’icona fa eco all’imponenti membrature del tempo. Sull’origine dell’icona non esiste una precisa indicazione. Alcuni specialisti la attribuiscono alla scuola delle città di Vladimir e di Suzdal’, altri, alla prima scuola di Mosca. Se sarete in una chiesa russa ortodossa, non dimenticherete di trovare l’icona dei due fratelli Boris e Gleb per salutare con un inchino e accendergli una candela.
Zarevich

Zarevich - Sabato, 06 Gennaio 2018, 08:06
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
ICONA «SANTI BORIS E GLEB A CAVALLO»
ИКОНА «СВЯТЫЕ БОРИС И ГЛЕБ НА КОНЯХ»
Metà del XIV secolo. Scuola di Mosca.
«La Galleria Tretjakov» Mosca

Ancora un’icona dei «Santi Boris e Gleb a cavallo» questa volta dalle collezioni della Galleria Tretjakov.
Lo stile della pittura di Mosca andò formandosi gradatamente nel XIV secolo allorché Mosca, divenuta grosso centro politico e culturale della Russia, si mise a capo della lotta contro gli oppressori mongoli e tartari. Più tardi, dopo l’unificazione della Russia sotto la guida di Mosca e la costituzione di un unico Stato, allo stile moscovita si conformano le tradizioni della pittura sacra di tutta la Russia.
L’icona «BORIS E GLEB A CAVALLO» (340 circa), un'icona proveniente dal Cremlino di Mosca, risale al periodo in cui andava formandosi la scuola di Mosca (Московская школа). Boris e Gleb sono personaggi storici, figli del Principe Vladimir il Santo, che promosse la conversazione al cristianesimo della Russia. I fratelli Boris e Gleb periti per mano del fratello carnale Svjatopolk che temeva la loro rivalità nell’ascesa al potere assoluto, vennero canonizzati della Chiesa Ortodossa Russa come primi santi mariti della Russia. Essendo Boris e Gleb considerati protettori dei guerrieri e delle imprese belliche, impensabili senza una lotta unanime contro il nemico, il pittore volle sottolineare l’armonia che unisce i due cavalieri «in muto colloquio». I colori tenui e tranquilli armonizzano tra di loro mentre le linee fluide denotano una sottile concordanza. Questa armonia di linee e di colori esprime poeticamente i sentimenti di amore fraterno e di unione spirituale. Se avrete la possibilità di visitare la Galleria Tretjakov a Mosca, non dimenticherete di trovare nelle sale dell’Arte antica russa questa bell’icona «Boris e Gleb a cavallo» («Борис и Глеб на конях»). Vi assicuro che non potrete distogliere lo sguardo dai due principi Boris e Gleb.
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Zarevich - Sabato, 19 Gennaio 2019, 18:59
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«L’ARTE RUSSA ANTICA»
«ДРЕВНЕРУССКОЕ ИСКУССТВО»

L’arte della Russia antica rappresenta uno degli avvenimenti più suggestivi nella storia della cultura mondiale: sorta sotto l’immediata influenza di Bisanzio, essa assimilò le forti tradizioni slavoorientali e manifestò un suo carattere eccezionalmente originale ed irripetibile.
L’arte russa antica abbraccia un periodo considerevole, dalla fine del X secolo alla fine del XVII secolo; il suo sorgere è legato alla nascita del primo Stato degli slavi orientali, la Russia di Kiev (Stato feudale del IX-inizio del XII secc.). Nei secoli X-XI la Russia di Kiev era uno Stato di notevoli dimensioni, potente, ricco di legami commerciali e culturali con l’Inghilterra, la Francia ed altri paesi dell’Europa e dell’oriente. Un fatto di enorme importanza nello sviluppo della Russia antica fu la conversione al cristianesimo, avvenuta nel X secolo. La storia dell’arte russa antica nei secoli è costellata di dure prove. La terribile invasione dei tartaro-mongoli, che devastarono molti dei centri culturali della Russia, causò la distruzione di monumenti artistici di inestimabile valore. Ad russa antica è fra le più interessanti e complete dell’unione Sovietica; essa si arricchisce costantemente, grazie alle numerose spedizioni che il Museo organizza in molte regioni del paese. La collezione illustra tutta la storia dell’arte della Russia un periodo di splendore dell’arte russa antica durante la fioritura di Mosca, fra il XIV e il XV secolo, segui una crisi alla fine del XVII secolo ed, infine, un quasi totale oblio delle sue tradizioni nel XVIII secolo, quando la Russia attraversò una profonda svolta politico-sociale e culturale. Lo sviluppo del paese era troppo impetuoso e l’eredità della Russia medioevale troppo pesante perché la cultura dei secoli passati ricevesse il giusto riconoscimento. Soltanto fra il XIX e il XX secolo si iniziò a comprendere il reale valore artistico dell’arte della Russia antica.
Una delle opere più notevoli dell’arte russa antica, l’icona «L’angelo dai capelli d’oro». L’icona, datata XII secolo, è considerata una delle più antiche opere d'arte medioevali. Sotto l’aspetto pittorico l’icona si contraddistingue per una raffinata soavità e per un’originale musicalità; la tecnica d’esecuzione di quest’opera e lo stesso soggetto rivelano un profondo legame con la tradizione bizantina. Per quanto riguarda l’origine dell’icona, sussistono diversi pareri: molti specialisti sono inclini a credere che sia stata dipintà da uno dei maestri greci che lavoravano a quel tempo in Russia.
Fra i più antichi capolavori della pittura medioevale troviamo ancora la «Madonna della Commozione» (XIII sec.), proveniente dalla città nordica di Belozersk. Il tipo di rappresentazione iconografica chiamato «Commozione» era estremamente diffuso in Russia; il soggetto dava la possibilità di creare una figura nobile, umana e nello stesso tempo piena di abnegazione e di tragicità. Nello stile dell’esecuzione sono chiaramente avvertibili quei tratti di monumentalità, presenti in particolar modo nell’arte del periodo precedente all’invasione mongola. Sulle margini dell’icona, medaglioni pittoreschi rappresentanti i profeti e i santi.
Testimonianza di una cultura artistica antica e di alto livello è l’icona «Boris e Gleb» (XIV see.), una delle più raffinate, «aristocratiche» icone russe. Boris e Gleb, figli del principe Vladimir, uccisi nel 1015 dal fratello Svjatopolk durante una guerra dinastica, vennero canonizzati e considerati protettori della famiglia principesca. La rappresentazione frontale, la staticità delle figure, il ritmo preciso delle linee, severamente armonizzate, la decorativa plasticità del colore conferiscono solennità alle figure dei santi. La composizione dell’icona fa eco alle imponenti membrature del tempio.
Sull’origine dell’icona non esiste una precisa indicazione. Alcuni specialisti la attribuiscono alla scuola di Vladimir e Suzdal, altri, alla prima scuola di Mosca, della quale vi sono oggi poche opere.
Nell’ammirare le eccezionali qualità cromatiche delle antiche icone è opportuno ricordare il meticoloso, minuzioso lavoro dei restauratori, che hanno saputo restituire a questi capolavori dell’antichità il loro primitivo splendore. In passato gli iconografi ricoprivano la pittura con olio di lino cotto il quale col passar del tempo si scuriva, formando uno strato sotto il quale le sembianze dei santi si scorgevano appena. Nella maggior parte dei casi le icone venivano corrette da maestri di generazioni successive. A volte sull’icona si sovrapponevano alcuni strati di pitture di epoche successive. L’ultimo di questi strati, naturalmente, giungeva ai posteri notevolmente scurito. Il compito dei restauratori consiste appunto nello «scoprire» l’icona, ripulendola, per riportare alla luce quello che era il suo aspetto originario. Una testimonianza del difficile destino delle opere d’arte antico-russe è la meravigliosa icona «Deisus» (XIV see.), della scuola di Pskov. L’icona si trova nella prima sala. (Deisus - implorazione. Giovanni Battista e la Madonna invocano da Cristo il perdono del genere umano). È possibile notare una differenza stilistica nell’esecuzione delle varie parti dell’icona: le vesti dipinte con estrema nitidezza, con le loro rifiniture dorate (il cosiddetto «asist»), non si armonizzano del tutto con il volto del Cristo, dipinto evidentemente in un’epoca posteriore. «Scoprire» completamente l’icona si è rivelato tuttavia impossibile a causa dei rilevanti danneggiamenti subiti dallo strato originario della pittura.
Le icone della scuola di Novgorod, risalenti ai secoli XIV-XV, il periodo di massimo splendore di questa scuola (Novgorod è una città situata a Nord-Ovest del paese). Le opere di questa scuola sono caratterizzate da una composizione a pili soggetti, da dinamicità e libertà nella resa del movimento, da colori pieni e vivaci, ricchezza di pose e di gesti, mimica dell’eroe: tratti che si sostituiscono alla monumentale staticità delle opere delle epoche precedenti. Uno splendido esempio dell’arte di questo periodo è il «Miracolo di San Giorgio col drago» (XV sec.), un’opera da annoverarsi fra i capolavori a livello mondiale. Tipica per le sue qualità artistiche è l’icona della scuola di Novgorod «La discesa all’inferno» (fine XIV sec.). Nell’iconografia della Russia antica il tema della «Resurrezione di Cristo» veniva di solito risolto con questo soggetto: Cristo, calpestando le porte dell’inferno, ne trae fuori i progenitori del genere umano, Adamo ed Èva, i re Davide e Salomone ed altri profeti ed avi. A volte nelle icone si riflettevano avvenimenti storici, anche se affiancati da elementi leggendari. Prendiamo ad esempio l’icona «L’assedio di Novgorod dai suzdalesi» (seconda metà del XV sec.)

erkina - Martedì, 19 Marzo 2019, 08:08
Oggetto: Russian Icons
I am russian artist. My name is Maria Erkina. I have my own studio in Moscow where I am working with my studens - children 5 - 12 years old. I have my own works - design, graphics, picture, portray and so on.
But my best works is in icons painting.
My site - erkina.ru
I also work with design companies for office refurbishment and instalation of office partitions where I play the chief role as a main designer and develope logotype, brand company style that to be induct in office.

Zarevich - Martedì, 19 Gennaio 2021, 13:21
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«ICONA RUSSA» «РУССКАЯ ИКОНА»
Album in italiano. Альбом на итальянском языке.
Casa Editrice «Mednyj vsadnik» San Pietroburgo 2011 (Pagine 128)
Издательство «Медный всадник» Петербург 2011

L'album dei souvenir introduce le origini e l'esistenza dell'icona in Russia, l'icona di Novgorod dei secoli XII-XVII, l'icona di Pskov dei secoli XIII-XVI, l'icona di Mosca dei secoli XIV-XVII, l'icona di Tver dei secoli XIII-XVII, le icone Miracolose in Russia, i famosi pittori di icone dell'antica Russia, Elenchiamo i marchi di icone agiografiche e festive. La pubblicazione è accompagnata da un gran numero di illustrazioni. Album in italiano.

Zarevich - Lunedì, 29 Maggio 2023, 13:21
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
Dmitrij Antonov Дмитрий Антонов
«NIMBO E CROCE» «НИМБ И КРЕСТ»
Come leggere le icone russe
Как читать русские иконы
Casa Editrice «ACT» Mosca 2023 (Pagine 304)
Издательство «АСТ» Москва 2023

Dmitrij Antònov (Дмитрий Антонов) - Dottore in scienze storiche, direttore del Centro per gli studi visivi del Medioevo e dei tempi moderni, Facoltà di studi culturali. Davanti a te non c'è una normale enciclopedia della pittura di icone russe. Lo scopo principale di questo libro è fornire ai lettori le chiavi per navigare nel mondo delle icone e dei dipinti murali. Comprendere la logica delle immagini e vedere le informazioni nascoste nei dettagli. L'autore mostra passo dopo passo come si possono «leggere» le icone e come capire le interessanti sfumature nascoste in ogni trama. Il primo capitolo introduce il lettore alla storia della venerazione delle icone, dall'era del primo cristianesimo ai giorni nostri. La seconda descrive i principi geometrici che consentono ai pittori di icone di parlare dello spazio e degli oggetti raffigurati. I capitoli seguenti trattano dei segni, degli elementi sottili che compongono ogni racconto visivo, e dei motivi che si ripetono nelle diverse composizioni. L'autore considera variazioni insolite di alcune trame. Infine, l'ultimo capitolo tratta di curiose curiosità e leggende popolari legate alle icone. Il libro sarà interessante per coloro che desiderano acquisire una conoscenza generale della pittura di icone russa e per coloro che sono professionalmente impegnati nella storia della cultura, dell'arte e della religione. Non una normale guida alla pittura di icone russe. Lo scopo principale del libro è fornire ai lettori le chiavi per navigare nel mondo delle icone e dei dipinti murali. Comprendere la logica delle immagini e vedere le informazioni nascoste nei dettagli. L'autore mostra passo dopo passo come si possono «leggere» le icone e come capire le interessanti sfumature nascoste in ogni trama. In ogni capitolo, oltre alle informazioni generali, si parla di dettagli rari e fatti interessanti relativi alle icone russe. Il libro è stampato su carta patinata opaca, risguardi a colori, copertina con stampa a caldo sotto la pellicola.

Zarevich - Giovedì, 28 Settembre 2023, 17:12
Oggetto: «DI CHE COSA PARLA L’ICONA RUSSA»
«LE ICONE RUSSE» «РУССКИЕ ИКОНЫ»
Nella Sala delle Colonne Bianche del Museo Fabergé di San Pietroburgo dal 4 ottobre al 31 dicembre 2023 si terrà la mostra «La bellezza della santità e la santità della bellezza». Icone russe in stipendi preziosi dalle riunioni della famiglia Karisalov e dal Museo Fabergé. L'esposizione è dedicata all'arte del prezioso stipendio — un tipo originale di arte decorativa che si è sviluppata nel Medioevo, ma fiorì nel periodo XVIII — inizio XX secolo nei centri più significativi per lo sviluppo della cultura russa. La mostra presenterà più di 300 icone in stipendi di gioielli realizzati nei laboratori di famosi gioiellieri di Mosca e San Pietroburgo: Karl Fabergé, Pavel Ovchinnikov, Antipa Kuzmichev, Fiodor Rückert e altri. Tra questi ci sono molti reperti associati alla famiglia imperiale.


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