Arca Russa

Fiabe e personaggi delle tradizioni popolari - «L’UCCELLO DI FUOCO»

Zarevich - Martedì, 10 Aprile 2007, 23:19
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
«L’UCCELLO DI FUOCO» «ЖАР-ПТИЦА»
«Жар-Птица» o in italiano «L’Uccello di Fuoco», nella lingua russa ha il genere femminile perchè «птица» è una parola femminile. «Жар-Птица» non è la Fenice. In russo la Fenice si chiama «Птица Феникс». Ma è un’altra fiaba. La Fenice o Phoenix è un uccello sacro favoloso con le lunghe piume dalle leggende degli antichi egizi e poi greci. L’uccello Phoenix (in russo «Феникс») è simbolo della morte e resurrezione. Vedere o guardare Phoenix era sempre una buona ventura che portava la felicità. Phoenix «russo» è l’Uccello di Fuoco cioè Жар-Птица dove la parola «Жар» significa «l’ardore» cioè «il fuoco». La traduzione italiana «L’Uccello di Fuoco» del titolo russo «Жар-Птица» è giusta perché la parola russa «Жар» ha l’altro significato «огонь» cioè «il fuoco». Se noi traduciamo «L’Uccello di Fuoco» dall’italiano al russo, otteniamo «Огненная Птица», cioè un’altra cosa. Ma «l’Uccello di Fuoco» cioè «Жар-Птица» vive nei boschi russi, è «l’uccello di origine russa» dalle fiabe e favole russe. È un tipico uccello fiabesco, l’archetipo di Phoenix. Nelle fiabe russe non può essere Phoenix, Phoenix è solo nelle leggende straniere, per esempio greche. Se una nonna racconta al suo nipotino la fiaba russa, lei non dirà mai Phoenix (Феникс). Nei boschi e nelle selve russe «vive» l’Uccello di Fuoco cioè Жар-Птица. Ma se racconta o si legge una leggenda greca allora ci troveremo Phoenix. Ma i bambini russi (educati) sanno che «Phoenix» e «l’Uccello di Fuoco» non è la stessa cosa.
In Russia l'Uccello di Fuoco è anche chiamato «Uccello della felicità» («Птица Счастья»), ed è un simbolo molto diffuso e presente in molte case, di solito fatto di legno di betulla e appeso con un filo in modo che stia sospeso in casa, da qualche parte. Non di meno scriverò «L’Uccello di Fuoco» come è costumato nella lingua italiana. Allora «L’Uccello di Fuoco» si incontra in molte fiabe russe. Di solito il Principe (o Zarèvich = Царевич) caccia l’Uccello di Fuoco nel bosco o nel campo e lo acchiappa, o riesce a strappargli una penna. Di solito acchiappare l’Uccello di Fuoco, trovare o acquistare una sua penna significa raggiungere la felicità. Ad ogni russo subito viene in mente la fiaba di Pavel Jershòv «Il Cavallino Gobbo» («Конёк-Горбунок») in cui il personaggio principale Emelja (Емеля) acchiappò proprio una penna. Ma esiste anche una fiaba popolare che si chiama «L’Uccello di Fuoco» con un altro soggetto. Igor Stravìnskij, il compositore russo, l’allievo e il «figliol prodigo» di Nikolaj Rìmskij-Kòrsakov, nel suo periodo giovanile fece alcuni balletti sui soggetti fiabeschi russi per la compagnia di «Stagioni Russe a Parigi» di Serghej Diàghilev (Сергей Дягилев). Fra i quali c’è il balletto «L’Uccello di Fuoco» cioè «Жар-Птица». Il balletto dura 45 minuti e richiede un'orchestra sinfonica completa. Del resto, poi Igor Stravìnskij ne ha tratto numerose suite e riduzioni. La musica di Stravinskij è brillante e affascinante, al cento per cento fiabesca. Igor Stravinskij era molto furbo, in quanto usò il 90 per cento delle melodie e delle canzoni popolari russe trasformandole in forma orchestrale. Ogni russo, anche lontano dalla musica classica, sentendo quella sua musica, riconosce subito le melodie russe. Il fatto è che il padre di Igor Stravinskij fu un famosissimo basso del Teatro Imperiale «Mariinskij», Fiodor Stravìnskij, ed eseguiva anche molte canzoni russe popolari. Igor da bambino le conosceva e le ascoltava. E poi Igor studiava da Nikolaj Rìmskij-Kòrsakov il quale era un grande melodista. Ma torniamo alla fiaba.
La trama del balletto deriva dalle fiabe popolari russe e narra le prodezze eroiche del Principe Ivan (Иван-Царевич). Un vecchio avido e maligno che rapisce sempre le belle ragazze, il cosiddetto Kascèj L’Immortale (Кащей Бессмертный), ha rapito la Principessa e la tiene rinchiusa nel suo giardino. Il Principe Ivan sta catturando l’Uccello di Fuoco e quello in cambio della libertà gli dà una sua penna magica. Kascèj L’Immortale e gli altri malefici personaggi devono cedere e Ivan libera la bella Principessa.

IL CELEBRE BALLETTO «L’UCCELLO DI FUOCO» DI IGOR STRAVINSKIJ SUL NOSTRO FORUM:
http://www.arcarussa.it/forum/viewtopic.php?p=8095

Argonauta - Mercoledì, 11 Aprile 2007, 14:51
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Interessante questa traduzione di questo nome. Mi domando allora perché hanno tradotto in modo sbagliato "Uccello della felicità"! Cambiando il nome cambia anche il senso.......

Myshkin - Mercoledì, 11 Aprile 2007, 15:14
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Argonauta ha scritto: 
Mi domando allora perché hanno tradotto in modo sbagliato "Uccello della felicità"! Cambiando il nome cambia anche il senso.......

Zarevich ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Di solito acchiappare l’Uccello, trovare o acquistare una sua penna significa raggiungere la felicità

Ossia "Uccello della felicità", non è una traduzione di "Uccello di fuoco", ma è solo un altro modo in cui è chiamato, anche in russo, per via del valore portafortuna attribuitogli.

Argonauta - Mercoledì, 11 Aprile 2007, 20:36
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
...sì, ma allora hanno tradotto molto male questo nome e non capisco la ragione. Una volta ho letto che c'è un legame tra "l'uccello di fuoco" e la "fenice" ma, dopo quello che ha scritto Zarevich, capisco che non c'entra nulla!!! Confused

Argonauta - Giovedì, 12 Aprile 2007, 04:19
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Ti sei spiegato molto bene. La prossima volta che ascolterò con amici "L'uccello di fuoco" racconterò queste cose e sono sicuro che faroò un'ottima figura! Thumbup Smartass Mr. Green

Argonauta - Giovedì, 12 Aprile 2007, 04:28
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Stravìnskij mi piace enormemente. E' un piacere vedere la sua maestria nell'orchestrazione. La complessità ritmica e la ricchezza timbrica si manifestano in ogni strumento: non solo i violini, ma i legni, gli ottoni e l'Orchestra tutta partecipa intensamente alla musica. Tutto è viscerale, intenso, carico di una forza misteriosa e pagana, antica, maschia e virile. Una forza primigenia. Ma Stravìnskij ha saputo cambiare stile, stupefare le persone, evolversi, cercare nuovi orizzonti: il neoclassicismo ne è un esempio, il balletto "Pulcinella" è fantastico. Fino all'ultimo ha saputo mutare, fino ad "Agon" , dodecafonico.

Zarevich - Martedì, 01 Maggio 2007, 11:36
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
LA SUITE «L’UCCELLO DI FUOCO» DI IGOR STRAVINSKIJ
СЮИТА «ЖАР-ПТИЦА» ИГОРЯ СТРВИНСКОГО
Igor Stravinskij (Игорь Стравинский) scrisse anche nel 1911 la Suite per orchestra dal suo balletto «L’Uccello di Fuoco» («Жар-Птица»). La Suite si compone di 15 pezzi musicali.
Il Mago Kascèj l’Immortale ha rapito la principessa e la tiene prigioniera nel suo giardino. Il principe Ivan che vuole liberarla, cattura l’Uccello di Fuoco e questo per ottenere la libertà gli dona una penna magica con cui il principe sconfigge Kascej e i suoi demoni liberando la principessa e facendola sua.

1. Introduzione
2. «Il giardino incantato di Kascej L’Immortale»
3. «Apparizione dell'uccello di fuoco inseguito da Ivan Zarevitch»
4. «Danza dell'Uccello di Fuoco»
5. «Cattura dell'Uccello di Fuoco»
6. «Supplica dell'Uccello di Fuoco»
7. «Gioco delle principesse con le mele d'oro»
8. «Improvvisa apparizione di Ivan Zarevitch»
9. «Ronda delle principesse»
10. «Sorge il giorno»
11. «Apparizione dei mostri guardiani e cattura di Ivan Zarevitch»
12. «Danza del seguito di Kascej L’Immortale incantati dall'uccello»
13. «Danza infernale di Kascej L’Immortale»
14. «Berceuse - Ninna nanna»
15. «Sparizione del palazzo e dei sortilege». «Animazione dei cavalieri pietrificati». Allegria generale


Zarevich - Domenica, 03 Giugno 2007, 16:59
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
«L’UCCELLO DI FUOCO» «ЖАР-ПТИЦА»
Raccolto delle fiabe russe
Traduzione dal russo all’italiano di Aldo Canestri
Casa Editrice «Progress» Mosca 1976
Издательство «Прогресс» Москва 1976

Il bel libro pubblicato nel 1976 dalla Casa Editrice «Progress» che nei tempi sovietici era specializzata nella pubblicazione dei libri russi e degli autori russi nelle lingue straniere. È una bella casa editrice! Il presente libro è una raccolta di cinque fiabe russe popolari tradotte dal russo all’italiano dal celebre traduttore Aldo Canestri. Fra le fiabe c’è anche «L’Uccello di Fuoco» («Жар-Птица»). Anche il libro porta il titolo «L’Uccello di Fuoco». È un’edizione eccezionale e deriva dai tempi passati.
1. «L’Uccello di Fuoco» («Жар-Птица»)
2. «La Principessa Ranocchia» («Царевна-Лягушка»)
3. «Caval sauro, caval mauro» («Сивка-бурка, вèщая каурка»)
4. «Emelja lo stolto» («Емèля-дурàк»)
5. «Vassilìssa la Bella» («Василиса Прекрасная»)

Zarevich - Sabato, 17 Gennaio 2009, 10:17
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
È il bellissimo quadro «L'UCCELLO DI FUOCO» del pittore russo Konstantin Sòmov (Константин Сомов) dipinto nel 1923.

Oneg - Lunedì, 02 Febbraio 2009, 19:42
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Ritengo "L'uccello di fuoco" la migliore composizione di Stravinskij. In generale le sue opere migliori sono quelle ispirate ai temi del folklore russo come appunto i balletti scritti per Djaghilev, dove infatti si servì di temi della raccolta di Canti popolari Russi di Balakirev, o di altre melodie già usate da Rimskij-Korsakov. Il suo modo di usare e orchestrare questi temi non suoi è certamente geniale. Credo che le composizioni successive, sopratutto del periodo americano, siano piuttosto noiosette... Stravinskij ha seguito mode e correnti (neoclassicismo,musica seriale) perdendo molto della sua forza. Infatti non ci si stanca mai di ascoltare Petrushka,L'uccello di fuoco,Le Sacre o Le rossignol, si lodano Le nozze e Mavra, ma nelle composizioni degli anni 40 e successivi si nota una totale mancanza di ispirazione...

Zarevich - Lunedì, 02 Febbraio 2009, 20:37
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Sono d'accordo con te che il "periodo russo" di Stravinskij è migliore, anche se io amo quasi tutta la musica di Igor Fiodorovich.

Myshkin - Martedì, 03 Febbraio 2009, 17:49
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Stravinskij non è l'unico artista russo la cui vena creativa abbia risentito negativamente dell'emigrazione in un altro paese. Per quasi tutti gli artisti russi, scrittori, musicisti, pittori, l'humus di coltura necessario per la loro ispirazione artistica è costituito dalla loro terra, con tutto quello che questo comporta. Alla base delle loro opere c'è sempre quella concezione, quell'idea russa che difficilmente è possibile conservare inalterata vivendo lontano dalla Russia. Non è forse così, Zarevich?

Zarevich - Mercoledì, 04 Febbraio 2009, 12:10
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
È vero. Rachmaninov, praticamente, morì, “si congelò” all’estero, Stravinskij cambiava per tutta la vita il suo stile musicale, Glazunov partì e tornò subito, Prokofiev dopo il lungo viaggio tornò nella Russia sovietica.

Oneg - Mercoledì, 04 Febbraio 2009, 14:24
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Su Rachmaninov vorrei aggiungere una cosa. Spesso si legge nelle biografie o nei libretti dei cd che lui smise di comporre dopo aver lasciato la Russia solo perchè aveva intrapreso la carriera di pianista per mantenere la famiglia. Insomma suonava il piano per guadagnarsi il pane e non aveva più tempo per creare. Ma questo può essere vero solo per i primi anni, infatti dopo poco Rachmaninov divenne abbastanza ricco e avrebbe potuto comporre tranquillamente, ma come dice giustamente Zarevich si "congelò". In una intervista dei suoi ultimi anni Rachmaninov stesso spiega che lasciata la Russia aveva perso interesse a scrivere nuove composizioni proprio perchè esse nascevano da un legame profondo tra la sua anima e la terra russa. Ma tornando all'argomento principale di questa discussione, sapete dirmi se esiste una trasposizione di questo soggetto a cartoni animati fatta in epoca sovietica?

Oneg - Mercoledì, 04 Febbraio 2009, 15:09
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Grazie per la segnalazione Zarevich!
Ho trovato proprio adesso un cartone (questo sembrerebbe del 1984), ma ne scriverò appena l'avrò visto...
Intanto corro a vedere il post dedicato al film di Pavel Lunghin!

Oneg - Giovedì, 05 Febbraio 2009, 16:20
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Una versione dell'Uccello di Fuoco realizzata in Russia nel 1984 dal regista V.Samsonov.
Questo cortometraggio animato è molto originale e presenta uno stile pittorico molto marcato.
Le figure non sono disegnate con il classico contorno ben definito, ma sono dipinte con pennelli più larghi a ricordare la pittura su tela oppure, in certe scene, la pittura tradizionale su legno con temi folklorici nello stile delle miniature della scuola di Palekh.
La musica utilizzata è quella della suite orchestrale che Stravinskij stesso trasse dal balletto completo.
C'è da notare tuttavia che la trama di questa animazione non segue esattamente quella del balletto, ma si rifà in parte alla sua fonte cioè la fiaba della raccolta di Afanas'ev.
Un albero, che simboleggia la natura e la vita, perde le sue foglie, l'atmosfera si fa cupa poichè le forze del male di Kashej si avvicinano alla città. Un fumo nero, come nubi oscure, avvolge le case e le persone. La Principessa è rapita.
Il principe Ivan, che non ha poturo impedire che gli esseri di Kashej portassero via la sua amata, si reca in un bosco su un' altura dove vive lo splendido Uccello di Fuoco. Per dare maggior risalto alla sua luminosità gli artisti hanno dipinto la vegetazione quasi su uno sfondo nero, come nelle miniature tradizionali.
Nonostante l'aiuto del suo lupo grigio, che Ivan Zarevich cavalca per i suoi spostamenti, e di un berretto magico che lo rende invisibile, il principe non riesce a catturare la fantastica creatura che tuttavia, nella lotta per liberarsi, perde una sua piuma.
Armato della preziosa piuma dell'Uccello di Fuoco, Ivan si lancia contro i mostri di Kashej. Grazie alla magia la piuma si trasforma in una spada e il suo lupo in un destriero bianco.
La bella principessa è liberata e le creature del male sconfitte.
Cos'altro fare se non festeggiare con un bel khorovod tra le bianche mura della città?
La sconfitta del male significa anche la fine dell'inverno e ai colori grigi e freddi adesso si sostituiscono quelli dell'estate. La natura trionfa, nell'infinito ciclo della vita, gli alberi tornano a fiorire e gli abitanti ringraziando il loro salvatore, si recano alla mietitura del grano.

Myshkin - Giovedì, 05 Febbraio 2009, 17:15
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Grazie per questa interessante e piacevole sintesi illustrata, Oneg. Thumbup

Zarevich - Venerdì, 06 Febbraio 2009, 13:16
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Caro Oneg! Hai descritto molto bene la bella fiaba dell’Uccello di Fuoco. A dir il vero io non conosco questo cartone di Vladimir Samsonov. In ogni modo non me ne ricordo affatto. Io so che negli anni ’40 fu fatto il cartone «Жар-Птица», ma non è restaurato fino ad ora.

Zarevich - Mercoledì, 20 Dicembre 2017, 14:44
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
«L’UCCELLO DI FUOCO» «ЖАР-ПТИЦА»

L’«Uccello di Fuoco» cioè in russo «Жар-Птица» è un uccello fiabesco, il personaggio delle fiabe russe, di solito, è un vero scopo della ricerca per l’eroe della fiaba. Le penne dell’uccello di fuoco possiedono una capacità di risplendere e con il suo scintillio colpiscono la vista dell’uomo. L’uccello di fuoco è focoso e ardente, le sue penne brillano, le sue ali sono come le lingue delle fiamme, i suoi occhi brillano come i bei cristalli. L’uccello di fuoco è di grandezza del pavone. I mitologisti russi, per esempio il più famoso dei folcloristi russi dell'Ottocento Aleksandr Afanàsjev (Александр Афанасьев, 1826-1871), interpretano e spiegano «l’uccello di fuoco» russo come una personificazione dell’fuoco della luce e del Sole. L’uccello di fuoco si nutrisce solo delle mele d’oro che gli danno e portano la giovinezza, la bellezza e l’immortalità. Quando l’uccello di fuoco canta, allora dal suo becco cadono le belle perle. Il canto dell’uccello di fuoco sempre guarisce tutti i malati e restituisce la vista a tutti i ciechi. Per la caccia dell’uccello di fuoco gli eroi fiabeschi usano sempre solo la gabbia d’oro con le mele d’oro dentro come una trappola. Non si può acchiappare l’uccello di fuoco a mani disarmate! Si può scottarsi dal suo impennaggio!
Ho scritto qualche spiegazione fiabesca del bell’uccello cui è dedicato il nostro post. Scrivete le vostre domande!
Zarevich

Zarevich - Mercoledì, 15 Agosto 2018, 11:24
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
«L’UCCELLO DI FUOCO» «ЖАР-ПТИЦА»

C'era una volta lo zar Berendej che aveva tre figli: il minore si chiamava Ivan. Lo zar aveva un magnifico giardino nel quale c’era un melo che faceva mele d’oro. Qualcuno prese a visitare questo giardino, a rubare le mele d'oro. Lo zar ne se la prese a male. E ordinó di montare la guardia nel giardino. Ma nessuno riuscì a scoprire il ladrone. Lo zar, triste e afflitto per il gran dispiacere, non mangiava e non beveva più. I figli cercavano di consolare il padre:
- Caro padre, non disperarti, noi stessi faremo la guardia nel giardino.
Il figlio maggiore disse:
- Oggi e il mio turno, vado a fare la guardia per acchiappare il ladro.
E il figlio maggiore montò la guardia. Girò e sorvegliò tutto il giardino senza trovare nessuno, poi si corico sull’erba soffice e si addormentó. Al mattino lo zar gli chiese:
- Sentiamo, cosa mi dici di bello? Hai visto il ladro?
- No, caro padre, non ho dormito tutta la notte, non ho chiuso occhio, ma non ho visto nessuno.
La notte seguente andó a fare la guardia il secondo figlio. Anche lui dormì tutta la notte e la mattina disse di non aver visto il ladro. Venne il turno del fratello minore. Il principe Ivan andó a sorvegliare il giardino del padre: aveva paura non solo a coricarsi, ma perfino ad accoccolarsi. Appena il sonno cominciava ad avere il sopravvento si lavava la faccia con la rugiada e si ritrovava ben desto. Passo così la prima metà della notte. D’un tratto a Ivan parve di vedere una luce nel giardino. Una luce sempre più forte, sempre più viva. Tutto il giardino ne era illuminato. E Ivan vide che sul melo si era posato l’Uccello di Fuoco a beccare le mele d’oro. Il principe Ivan strisció pian piano fino al melo e afferró l’uccello per la coda. L’Uccello di Fuoco si scosse e volo via. Ivan rimase lì con una penna in mano. La mattina il principe Ivan si presentó allo zar.
- Allora, caro Ivan, non hai visto il ladro?
- Caro padre, acchiapparlo non l’ho acchiappato, ma ho scoperto chi saccheggia il nostro giardino. E qui vi ho portato un ricordo del ladro. Vedete, padre, il ladro e l’Uccello di Fuoco.
Lo zar prese la penna e da allora tornó a mangiare, a bere e a non avere più dispiaceri. Ma un bel giorno tornó a pensare a quell’Uccello di Fuoco. Chiamó i figli e disse loro:
- Cari e diletti figli, sellate i vostri bravi cavalli, girate un po’ per il mondo, andate in luoghi sconosciuti, chissà che non vi riesca di imbattervi nell’Uccello di Fuoco.
I figli si inchinarono al padre, sellarono i loro bravi cavalli e partirono: il maggiore prese una strada, il secondo ne prese un’altra e il principe Ivan ne prese una terza. Il principe Ivan cavalco e cavalco; la giornata era calda. Il principe Ivan si affaticó, smontó da cavallo, lo impastoió e si butto a dormire. Passo del tempo, il principe Ivan si sveglio e vide che il cavallo non c’era più. Andò a cercarlo, girò e girò, cercó e cercó e lo trovò: ne erano rimaste solo ossa scarnite. Il principe Ivan si rattristó: come fare adesso senza cavallo?
«Cosa ci vuoi fare - pensó - oramai sono in ballo e devo ballare». E continuò la strada a piedi. Camminò, camminò, e si stancò a morte. Si sedette sulla soffice erba tutto afflitto. Ma all’improvviso sbucó il lupo grigio.
- Principe Ivan, cos’hai che sei cosi triste e sconsolato?
- Per forza, lupo grigio, sono sconsolato. Sono rimasto senza il mio bravo cavallo.
- Sono stato io, principe Ivan, a mangiarlo… Ora mi fai pena. Raccontami un po’ perché sei venuto e dove stai andando.
- Mi ha mandato mio padre a girare il mondo, a trovare l’Uccello di Fuoco.
- Eh, eh, sul tuo bravo cavallo nemmeno in tre anni saresti arrivato fino all’Uccello di Fuoco. Solo io so dove sta. Bene, siccome ti ho mangiato il cavallo, saró il tuo fedele e utile servitore. Montami sopra e tieniti stretto.
Il principe Ivan montó sul lupo. Il lupo grigio parti al galoppo: i boschi azzurri non faceva nemmeno in tempo a vederli, i laghi faceva appena in tempo a sfiorarli con la coda. Galopparono e galopparono e arrivarono ai piedi di un’altissima fortezza. Il lupo grigio disse:
- Stammi a sentire, principe Ivan, e tienilo bene a mente: scavalca le mura e non avere paura; il momento e buono: tutte le guardie stanno ora dormendo. Nel palazzo vedrai una piccola finestrella, sulla finestrella c’e una gabbia d’oro e nella gabbia c’e l’Uccello di Fuoco. Prendi l’Uccello, nascondilo in petto, sotto la giubba, ma bada di non toccare la gabbia.
Il principe Ivan scavalco le mura, vide il palazzo: sulla finestrella stava la gabbia d’oro, nella gabbia l’Uccello di Fuoco. Prese l’Uccello, lo mise in petto, sotto la giubba, e si attardó ad ammirare la gabbia. Il cuore gli batte forte: «Oh, come bella, d’oro e così preziosa! Me la prendo!» E dimenticò quel che gli aveva raccomandato il lupo. Appena ebbe toccato la gabbia, per tutta la fortezza si levarono dei rumori: squillarono le trombe, rullarono i tamburi, le guardie si svegliarono, afferrarono il principe Ivan e lo portarono dalio zar Afron.
Lo zar Afròn si infurió e chiese:
- Chi sei? Da dove vieni?
- Sono il figlio dello zar Berendej, Ivan.
- Ih, che vergogna! Un figlio di zar che si mette a fare il ladro.
- E cosa dovevo fare? E il vostro uccello che ha fatto? Ci ha saccheggiato il giardino.
Saresti dovuto venire da me, chiedermelo con garbo e te l’avrei dato per rispetto al padre tuo, lo zar Berendej. Ora, invece, farò correre per tutte le città la mala fama di voi… E va bene, ci ho ripensato: se mi rendi un servigio, ti perdoneró. In un certo regno, in quello dello zar Kusman, c’è il cavallo dala criniera d’oro. Portamelo e ti darò l’Uccello di Fuoco con la gabbia.
Il principe Ivan si rattristó. Andó dal lupo grigio. E il lupo gli fece:
- Te l’avevo detto di non toccare la gabbia! Perche non mi hai obbedito?
- Perdonami, ti prego, lupo grigio.
- Sì, ora chiedi perdono… Va bene, montami sopra. Oramai siamo in ballo!
E di nuovo il lupo partì al galoppo con in groppa il principe Ivan. Galopparono e galopparono, e arrivarono alla fortezza dove si trovava il cavallo dalla criniera d’oro. Principe Ivan, scavalca le mura, i guardiani dormono, va’ alla scuderia, prendi il cavallo, ma bada, non toccare le briglie. Il principe Ivan scavalco le mura della fortezza: i guardiani stavano dormendo; andó alla scuderia, acchiappo il cavallo dalla criniera d’oro. Vide le briglie tutte d’oro, ornate di pietre preziose. Solo briglie così faranno onore a questo cavallo! Il principe Ivan tocco le briglie e subito si sentirono rumori: squillarono le trombe, rullarono i tamburi, le guardie si svegliarono, acchiapparono il principe Ivan e lo portarono davanti allo zar Kusman.
- Chi sei? Di dove sei?
- Sono il principe Ivan.
- Guardate cosa si e messo a fare! A rubare cavalli! Non ci starebbe a farlo nemmeno l’ultimo dei miei villani. E va bene, forse ti perdono, principe Ivan, se mi rendi un servigio. Lo zar Dalmat ha una figlia, Elena la Bella. Me la devi rapire, portarla qui da me e io ti regaleró il cavallo e le briglie d’oro.
Il principe Ivan questa volta si rattristó come non mai. Andó dal lupo grigio.
- Те l’avevo detto, principe Ivan, di non toccare le briglie! Non mi hai obbedito nemmeno questa volta.
- Perdonami, ti prego, perdonami, lupo grigio.
- Si, ora chiedi perdono… E va bene, montami sopra.
E di nuovo il lupo partì al galoppo con in groppa il principe Ivan. Arrivarono dallo zar Dalmat. Nel giardino della sua fortezza Elena la Bella passeggiava attorniata dalle sue donne. Il lupo grigio disse:
- Questa volta non ti mando più: ci vado io. E tu torna indietro, ti raggiungerò presto.
Il principe Ivan prese la strada del ritorno e il lupo grigio con un salto fu al di la del muro, nel giardino. Si appostó dietro un cespuglio e vide Elena la Bella uscire con le sue donne. La principessa passeggiava e passeggiava, appena si trovo un po’ indietro, il lupo grigio la afferró, se la buttó sulla groppa e scappó via. Il principe Ivan intanto era già incamminato sulla strada del ritorno quando all’improvviso sbucó il lupo con Elena la Bella in groppa. Ivan si rallegró e il lupo gli disse:
- Presto, montami in groppa: ho paura che ci inseguano.
E il lupo grigio parti al galoppo, con il principe Ivan
ed Elena la Bella, sulla strada del ritorno: i boschi azzurri non faceva nemmeno in tempo a vederli, i laghi e i fiumi faceva appena in tempo a sfiorarli con la coda. Galopparono e galopparono e arrivarono dalio zar Kusman. Il lupo grigio chiese:
- Ehi, principe Ivan, cos’hai che sei così silenzioso e triste?
- Per forza, lupo grigio, sono sconsolato. Come farò a dare via in cambio una ragazza così bella? Come farò a scambiare Elena la Bella con il cavallo?
Il lupo grigio gli rispose:
- Farò in modo che tu non ti separi da lei: la nasconderemo da qualche parte, io mi tramuterò in Elena la Bella e tu mi porterai dallo zar.
E così nascosero Elena la Bella in una piccola isbà nel folto del bosco. Il lupo grigio fece una capriola e si fece tale e quale Elena la Bella. Il principe Ivan lo condusse dallo zar Kusman. Lo zar si rallegró, prese a ringraziarlo:
- Grazie, principe Ivan, di avermi procurata la fidanzata che sposeró. To’, prendi il cavallo dalla criniera d’oro e le briglie.
Il principe Ivan montò sul cavallo e parti per riprendere Elena la Bella. La raggiunse, la fece montare sul cavallo e si misero in viaggio lungo la strada del ritorno. Lo zar Kusman intanto annunció le nozze, banchetto dalla mattina alla notte e quando fu l’оrа di andare a dormire condusse Elena la Bella nella camera da letto. Appena lo zar si fu coricato accanto alla sposa, vide il muso di un lupo invece della giovane moglie! Lo zar per la gran paura cadde giù dal letto e il lupo grigio scappò via. Dopo poco il lupo grigio aveva già raggiunto il principe Ivan e Elena la Bella.
- Perché sei così triste e serio? - chiese il lupo.
- Per forza sono triste e in pensiero: mi displace disfarmi di un tesoro così, del cavallo dalia criniera d’oro, di scambiarlo con l’Uccello di Fuoco.
- Non ti rattristare, ti aiuteró.
Arrivarono dallo zar Afron. Il lupo disse a Ivan:
- Il cavallo ed Elena li devi nascondere, io mi tramuto nel cavallo dalla criniera d’oro e tu conducimi dallo zar Afron.
Ivan e il lupo nascosero Elena la Bella e il cavallo dalla criniera d’oro nel bosco. Il lupo grigio fece una capriola e si tramutò in cavallo e il principe Ivan lo condusse dallo zar Afron. Lo zar si rallegró e gli diede l’Uccello di Fuoco con la gabbia d’oro. Il principe Ivan tornó a piedi nel bosco, fece montare Elena la Bella sul cavallo dalla criniera d’oro, prese la gabbia d’oro con l’Uccello di Fuoco e partì sulla strada del ritorno. Intanto lo zar Afron ordinó di condurgli il cavallo donate e già stava per montarci sopra quando il cavallo si tramutó in lupo. Lo zar per la gran paura stramazzó in terra e il lupo grigio se la diede a zampe levate e ben presto raggiunse il principe Ivan.
- E ora addio; non posso andare oltre.
Il principe Ivan smontó da cavallo e gli si inchinó tre volte e così con rispetto ringrazió il lupo grigio. Questi gli disse:
- Non dirmi addio per sempre: avrai ancora bisogno di me.
Il principe Ivan pensó: «Quando mai avrò ancora bisogno di te? Tutti i miei desideri sono stati esauditi». Monte sul cavallo dalla criniera d’oro e riprese il viaggio, con Elena la Bella e l’Uccello di Fuoco. Arrivò nel suo paese e qui gli venne voglia di desinare. Aveva con se un po’ di pane. Lo mangiarono, bevvero dell’acqua di fonte e si coricarono per riposare. Appena il principe Ivan si fu addormentato ecco che arrivano i suoi fratelli, che avevano viaggiato per altre terre, avevano cercato l’Uccello di Fuoco, ma tornavano a mani vuote. Si avvicinarono al fratello e videro che il principe Ivan aveva trovato tutto. E allora decisero di far combutta a suo danno.
- Ammazziamo il fratello, così tutti questi beni saranno nostri.
Così stabilirono e uccisero il principe Ivan. Montarono sul cavallo dalla criniera d’oro, presero l’Uccello di Fuoco, fecero montare in sella Elena la Bella e la minacciarono:
- Guai se a casa fai parola di quel che e stato!
Il principe Ivan era lì disteso, morto. Già i corvi roteavano sopra di lui, ma all’improvviso sbucó il lupo grigio e afferró uno dei corvi con il suo piccolo.
- Tu, corvo, vola a prendere l’acqua della morte e l’acqua della vita. Se me le porti lasciò andare il tuo piccolo.
Il corvo, per forza di cose, volò via e il lupo si tenne intanto il piccolo. Il corvo volo e volò e porto l’acqua della morte e l’acqua della vita. Il lupo grigio spruzzó con l’acqua della morte le ferite del principe Ivan e le ferite si chiusero, lo spruzzó con l’acqua della vita e il principe Ivan risuscitó.
- Oh, come ho dormito sodo!
- Sì, hai dormito sodo - disse il lupo grigio. - Se non ci fossi stato io, tu non ti saresti svegliato mai più. I tuoi fratelli ti avevano ucciso, portandosi via tutto quel che avevi. Presto, montami in groppa.
I due partirono all’inseguimento e ben presto raggiunsero i due fratelli. Il lupo grigio li sbranó e i pezzi li disperse per la campagna. Il principe Ivan con un inchino diede l’addio al lupo grigio, per sempre. Il principe Ivan tornó a casa sul cavallo dalla criniera d’oro e con l’Uccello di Fuoco per il padre e la sposa, Elena la Bella, per se. Lo zar Berendej si rallegró, volle sapere subito le sue avventure. Il principe Ivan raccontó tutto: come il lupo grigio l’aveva aiutato, come i fratelli l’avevano ucciso nel sonno e come il lupo grigio li aveva fatti a pezzi. Lo zar Berendej si disperó, ma presto si consoló. Il principe Ivan sposó Elena la Bella e i due sposi vissero insieme felici e contenti.

Traduzione dal russo all’italiano di Aldo Canestri

Zarevich - Giovedì, 25 Giugno 2020, 08:30
Oggetto: «L’UCCELLO DI FUOCO»
Il 25 giugno 1910, a Parigi, nell'ambito di «Russian Seasons», ebbe luogo la prima del balletto «L’Uccello di Fuoco» («Жар-Птица») alla musica di Igor Stravinskij. Serghej Diaghilev ha attratto un giovane compositore poco conosciuto a lavorare dopo aver ascoltato una delle sue composizioni «Fireworks». «Questa musica brucia, brucia, genera scintille», ha detto l'impresario e ha deciso che questo era esattamente ciò che gli mancava per una nuova esibizione. I temi della maggior parte delle fiabe russe sono già stati usati, ma l'immagine di «L’Uccello di Fuoco» sul palco non è ancora stata vista. Il coreografo Mikhail Fokin lo ha combinato con altri racconti popolari. Di conseguenza, Ivan Zarevich, Kascej l'Immortale, i cavalieri e gli stregoni apparvero nel balletto e l'immagine di un bellissimo uccello divenne la personificazione di una bellezza soprannaturale e irraggiungibile. Tutti i bohémien francesi si sono riuniti per la prima: Marcel Proust, Maurice Ravel, Claude Debussy, Manuel de Falla. Il successo della produzione è stato eccezionale.


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