Arca Russa

Cinema e TV - «CARGO 200» di Balabanov

Zarevich - Lunedì, 09 Aprile 2007, 06:16
Oggetto: «CARGO 200» di Balabanov
L'undicesimo film di Aleksej Balabànov - «Cargo 200» («Freight 200» «Груз 200» «Gruz 200») - esce nei cinema.

Anno 1984.
La vigilia della perestrojka. Il periodo in cui la cupezza della vita del potere sovietico si è addensata fino all'ultimo segno.
Come si diceva allora, “il marasma si rinforzava” («марàзм крепчàл» «maràsm krepciàl»).
Al centro del soggetto ci sono due avvenimenti. In una discoteca sparisce la figlia di un segretario del Comitato rionale del partito comunista di una città provinciale, e in una casa in periferia viene commesso un omicidio.
Questo film di Balabanov è come una mazzolata, come una esplosione.
È un film-messaggio. «Cargo 200» («Груз 200») è un film senza soluzione di compromesso. Il gesto radicale cinematografico è rivolto a tutti. Non è un film di “arthaus”, non è un film da festival.
Questo film è di una generazione per le altre generazioni. Se il film di Balabànov «Mosca cieca» («Zhmùrchi» «Жмурки») aveva il sottotitolo “per quelli che sono sopravvissuti negli anni ’90" («для тех, кто выжил в 90-е»), il film «Il Cargo 200» invece è di quelli che vivevano negli anni ’80.
Aleksej Balabànov (Алексей Балабанов) ha girato questo film non per quelli che capiranno, ma per quelli che ricordano.
Sito ufficiale del film «Cargo 200»
http://www.gruz200.ru/
http://www.film.ru/afisha/movie.asp?code=GRUZ200

Myshkin - Martedì, 10 Aprile 2007, 10:04
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
Avevo letto di questo film di Balabanov che era in lavorazione qualche tempo fa.
Da quello che anticipavano, dovrebbe trattare del ritorno a casa delle bare con i soldati uccisi nella guerra in Afghanistan. Però i due avvenimenti della trama al centro del soggetto non sembrano legati a questo tema. O forse si?
Sicuramente non sarà un film lieve, com'è nello stile di Balabanov. I suoi film sono sempre dai temi forti e finanche scioccanti, ma mai superficiali.

Zarevich - Mercoledì, 11 Aprile 2007, 09:00
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
Le bare con i soldati uccisi nella guerra in Afghanistan è un tema principale di questo film come e di quegli anni. Mi sembra che Balabanov in questo film ha tirato le somme degli anni '80.
Tu sai come è Balabanov, il suo linguaggio cinematografico è aperto.
Del resto lui si è offeso che il suo ultimo film "Non mi fa male" non ha ricevuto né il premio Aquila d'Oro né il Nika.


Il film di Balabanov è fatto per far presente a tutti quelli sono stati, sono e saranno in Afganistan.
Temo che per ora lo abbiano capito solo i russi. Per gli altri visitatori c'e da fare ancora molta strada.
Peccato! Gli insegnamenti della storia non insegnano

Zarevich - Mercoledì, 11 Aprile 2007, 22:17
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
Dicono che il nuovo film di Balabanov sarà il miglior film russo di quest'anno 2007.
Diconono anche che questo film sia degno di ricevere il premio nazionale “Aquila d’oro” o “Nika” all’anno successivo.
Dicono che questo film sia una bomba
Io non l'ho ancora visto. Ho visto solo qualche brano

Appena sarà uscito nei cinema , lo guarderò subito
”Il Cargo 200” sono le barre da Afganistan negli anni ‘80, un carico particolare....

Zarevich - Lunedì, 11 Giugno 2007, 16:58
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
“L’undicesimo film di Balabànov “Il Cargo 200” – il suo miglior film
È orrendo come la morte.
Semplicemente geniale.
Esce in cinema il 14 giugno 2007

Myshkin - Lunedì, 11 Giugno 2007, 17:02
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
Ho l'impressione che sarà più duro di "Pro Urodov i Liudej", ma sono anch'io convinto che sia geniale. Sono molto curioso di sapere l'accoglienza che avrà da parte del pubblico e della critica.
Può anche darsi che stasera sia lui il vincitore di Kinotavr, come miglior film.
Dalla copertina vedo che è stato vietato ai minori di 21 anni.
Ma non dirmi che tu lo hai già visto?!

Zarevich - Lunedì, 11 Giugno 2007, 17:11
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
No, non l'ho ancora visto. Ho visto solo qualche brano filmato per la TV. E poi la critica scrive e scrive
Stasera alla città di Soci finisce il Festival del Cinema "Kinotavr 2007"
Stasera guarderò per la TV la trasmissione diretta da Soci
Veniamo a sapere chi sarà vincitore
Del film "Gruz 200" di Balabanov scrivono e parlano molto. A non tutti piace, ma tutti dicono che è il miglior film di Balabanov e forse il miglior film degli ultimi dieci anni ...
Shock è la prima parola che scrivono i critici

Così scrivono i critici

Zarevich - Lunedì, 11 Giugno 2007, 17:17
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
"È orrendo come la morte. Semplicemente geniale".
Questa frase ha appena detto Andrej Smirnov, il padre di Dunia Smirnova, regista e attore. Lui ha guardato il film di Balabanov
Ho sentito per tv.

Zarevich - Sabato, 16 Giugno 2007, 16:21
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
Io non mi ricordo di nessun altro film in Russia che abbia suscitato un tale rumore o scandalo come l’ultimo film di Aleksej Balabanov “Il Cargo 200”, che questa settimana è uscito in distribuzione nei cinema della Russia. Prima di tutto ha suscitato uno scandalo clamoroso subito dopo il Festival del cinema russo “Kinotavr” 2007, in cui il film di Balabanov non ha ricevuto nessun premio. Molti rappresentanti del festival, attori e registi che fanno parte dell’Accademia della cinematografia della Russia, l’hanno lasciata in segno di protesta per il risultato dei vincitori del festival. Gli altri critici o gli altri cineasti hanno condannato questo film. Insomma, la società si è divisa in due parti.
Il film è orribile e per questo nessun canale televisivo ha accettato di trasmetterlo. Il film shock. E’ vietata la visione ai minori di 21 anni.
Potrei paragonarlo solo al film di Pasolini “Salò o le 120 giornate di Sodoma”.
Paragonarlo in senso di percezione auditiva e visiva. Temo che gli stranieri critici e giornalisti lo scandalo intorno a questo film lo capiranno a modo loro e cominceranno a scriverne nel loro stile … ripeto ancora una volta che questo film non è proibito e lo si può guardare in tutti i cinema della Russia. Si tratta solo della percezione dalla parte dello spettatore.
http://www.gruz200.ru/main/

Myshkin - Sabato, 16 Giugno 2007, 18:06
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
Tutto ciò aggiunge un misterioso fascino intorno a questo film. Ne sono proprio curioso.
Suppongo che lo scandalo e lo shock derivino dall'aver presentato in maniera estremamente diretta e senza veli quello che la gente sa ma fa finta di non sapere, o preferisce ignorare e non vedere, per non avere sconvolgimenti di coscienza.
Ma le mie sono solo sensazioni senza nessun fondamento oggettivo.
Bisognerà aspettare di guardarlo per poterne parlare.

Zarevich - Sabato, 16 Giugno 2007, 18:31
Oggetto: Re: «Il Carico 200»
Il naturalismo orribile è una principale condanna
Shock, il film che desta orrore
I cinema sono pieni. Tutti vogliono guardare questo film ma alcuni spettatori escono dalla sala e non possono guardarlo.

Zarevich - Venerdì, 22 Giugno 2007, 22:42
Oggetto: Re: «IL CARGO 200» di Aleksej Balabanov
Nel quotidiano “Novaja Gazeta” ho letto la lunga intervista con Aleksej Balabanov concessa in occasione dell’uscita del suo nuovo film “Il Cargo 200”, il quale ha fatto tanto clamore che ora non si può capire niente. Una parte del pubblico lascia le sale dei cinema, l’altra invece afferma che fino ad ora non c'era mai stato qualcosa di simile e conclama questo film come il migliore degli ultimi venti anni. Balabanov ha fatto brillare una mina ed ha fatto saltare il ponte storico. La protesta non sta nel fatto che lui ha fatto vedere l’anno 1984 dell’URSS, l’epoca della stagnazione e del marasma dei secchioni del Cremlino, la protesta di una parte del pubblico sta nel fatto visuale del film. La gente semplicemente non sopporta di guardare alcune scene violente ed estreme. Il film di Balabanov ha suscitato un’accensione di passioni fra una “elite del mondo di glamour” che non desidera guardare più le cose così sincere e senza far tanti misteri. L’ultimo festival del cinema russo “Kinotavr 2007” ha ignorato questo film e non gli ha dato nessun premio anche se il film era il migliore. Il pubblico del festival ha fatto molto rumore e una parte dei cineasti ha lasciato il festival in segno di protesta. Era chiaro che il film “Il Cargo 200” fosse il migliore ed il premio principale al film “Le Cose Semplici” fosse stato dato immeritatamente.
L’undicesimo film di Aleksej Balabanov “Il Cargo 200” è una staffilata a tutti quelli che hanno nostalgia del salame a buon mercato nei negozi sovietici e che hanno nostalgia dell’unanimità marasmatica sotto le bandiere rosse.
Aleksej Balabanov, l’Enfant Terribile del cinema russo, è il regista più “scapigliato”, più imprevisto e più di talento della sua generazione. Ha girato il film senza compromesso, il film bomba. Molti politici tacciono, non sanno cosa dire, sono stupefatti, i comunisti e i nazionalisti gridano e bestemmiano, alcuni politici si entusiasmano. Molti hanno paura di andare a guardarlo perché non vorrebbero risvegliare la memoria e i ricordi. Il film dopo il quale si vuole bere un bicchiere di vodka.
Ho guardato questo film e non posso riprendermi dallo shock.
E qui sorge spontanea una questione se val la pena di proiettare questo film all’estero. C’è il pericolo che non sia capito in modo giusto. Di nuovo cominceranno scrivere degli orribili russi che mangiano bambini e dei vispi giornalisti faranno a gara avendo dimenticato del film stesso. Questa domanda è stata posta a Balabanov e lui ha risposto che faceva film per i russi e non gli interessavano i problemi dei giornalisti i quali non sono capaci di discernere un uovo da una gallina.

Myshkin - Lunedì, 25 Giugno 2007, 09:46
Oggetto: Re: «IL CARICO 200» Di Aleksej Balabanov
Molto interessante.
Credo di capire che questo è uno di quei film che spaccano le coscienze e dividono in modo netto gli spettaori in due opposte fazioni.
Certo, da quello che leggo, il pericolo che fuori della Russia un film del genere possa essere mal capito e strumentalizzato per rinvangare antichi spauracchi e mistificazioni ad uso della stampa sensazionalistica occidentale, in effetti c'è.
Ma io non credo che verrà mostrato, almeno qui in Italia.

Zarevich - Lunedì, 25 Giugno 2007, 12:36
Oggetto: Re: «IL CARICO 200» di Aleksej Balabanov
Anche se io sono convinto che questo film può essere presentato in ogni paese
ognuno potrà capirlo, forse a modo suo, ma senz'altro non resterà indifferente

Zarevich - Giovedì, 28 Giugno 2007, 13:13
Oggetto: Re: «IL CARGO 200» di Aleksej Balabanov
"Il Cargo 200" di Aleksej Balabanov

Balabanov ha scritto la sceneggiatura per Evghenij Mirònov, ma Mirònov dopo l’aver letta, se n’è spaventato e ha rifiutato un invita di recitare in film “Il Cargo 200”. Ha rifiutato anche un'altro attore Serghej Makovètskij. Allora Balabanov ha invitato degli attori sconosciuti o poco conosciuti.
Il Festival di Cannes 2007 ha ultimativamente rifiutato di prendere questo film in concorso.
Il Festival del cinema russo “Kinotavr” 2007 non ha premiato questo film.
Speriamo che Venezia 2007 sarà più arrendevole …

Myshkin - Giovedì, 28 Giugno 2007, 13:27
Oggetto: Re: «IL CARGO 200» di Aleksej Balabanov
Non ho capito bene.
Balabanov aveva sottoposto la sceneggiatura anche a Mironov?
E lui ha avuto paura?

Zarevich - Giovedì, 28 Giugno 2007, 13:39
Oggetto: Re: «IL CARICO 200» di Aleksej Balabanov
Balabanov ha scritto questa sceneggiatura per Mironov e gliela ha fatta leggere. Zhenia Mironov gli ha risposto che ha paura di partecipare in questo film a causa della crudeltà. Allora Balabanov ha proposto a Serghej Makovetskij, ma anche lui ha rifiutato.
La direzione del Festival di Cannes ha subito rifiutato di inserire questo film nel programma di concorso.
Resta solo Venezia
www.gruz200.ru

Myshkin - Giovedì, 28 Giugno 2007, 13:45
Oggetto: Re: «IL CARICO 200» Di Aleksej Balabanov
Allora avevo capito giusto.
Quindi Balabanov non ha potuto girare il film con gli attori che voleva... a chi ha afidato la parte, alla fine?

Certo che se a Cannes hanno rifiutato di inserirlo nel programma... anche Venezia potrebbe essere a rischio.
Speriamo di no.

Zarevich - Giovedì, 12 Luglio 2007, 13:32
Oggetto: Re: «IL CARICO 200» di Aleksej Balabanov
Mi affretto di comunicare. E' già uscito il DVD del film di Aleksej Balabanov "IL CARGO 200"

Myshkin - Venerdì, 10 Agosto 2007, 12:50
Oggetto: Re: «IL CARICO 200» («CARGO 200») Di Balabanov
L'undicesimo film di Aleksej Balabanov «Груз 200» «Gruz 200», tradotto con il titolo "Cargo 200", sarà presentato alla 64ma Mostra del Cinema di Venezia, che si svolgerà dal 29 agosto all'8 settembre, come film fuori concorso, nella sezione “Giornate degli Autori – Venice Days” , giunta alla sua 4a edizione.
Secondo i "rumors" sulla rete, molte attese si riversano sul film di Balabanov.
Questa notizia ci fa molto piacere.

Stavrogin - Giovedì, 16 Agosto 2007, 11:06
Oggetto: Re: «IL CARICO 200» («CARGO 200») Di Balabanov
Myshkin ha scritto: [Visualizza Messaggio]
L'undicesimo film di Aleksej Balabanov «Груз 200» «Gruz 200», tradotto con il titolo "Cargo 200", sarà presentato alla 64ma Mostra del Cinema di Venezia, che si svolgerà dal 29 agosto all'8 settembre, come film fuori concorso, nella sezione “Giornate degli Autori – Venice Days” , giunta alla sua 4a edizione.
Secondo i "rumors" sulla rete, molte attese si riversano sul film di Balabanov.
Questa notizia ci fa molto piacere.



PURTROPPO NEL SITO DELLA MOSTRA NONLO VEDO

CIAO A TUTTI
ZHENJA

Alena - Giovedì, 16 Agosto 2007, 16:32
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
L'ho trovato qui http://www.venice-days.com/filmsearch.asp?idfilm=13



Alena

Myshkin - Giovedì, 16 Agosto 2007, 19:32
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Infatti. Sul sito ufficiale non è presente la sezione “Giornate degli Autori – Venice Days”, che è più giovane, visto che è alla sua quarta edizione.

Myshkin - Lunedì, 20 Agosto 2007, 16:18
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Grazie al caro Zarevich, credo di essere stato il primo in Italia a vedere questo film.

Bisogna dire subito che guardarlo è una esperienza dura, quello che vediamo è qualcosa a cui non siamo preparati ad assistere e che via via ci trascina in un abominio che non ha parole. Durante la visione ho avuto più volte la voglia di interrompere, è comprensibile che si venga presi da quest'impulso che ci spinge a smettere di guardare qualcosa che la nostra ragione non può accettare; penso che per questo molti abbandonavano le sala durante la proiezione.
E si può capire anche perché Balabanov abbia trovato molte difficoltà nel trovare un attore che accettasse di interpretare il ruolo del protagonista, del poliziotto; non è semplice neanche per un bravo attore recitare una simile parte.

Ma pure bisogna continuare a guardarlo fino alla fine, perché Balabanov non ha fatto questo film semplicemente per destare il raccapriccio e l'orrore negli spettatori, perché questo non è un film horror. E non è neanche una ricostruzione, un film denuncia su fatti realmente accaduti. La storia è interamente frutto della fantasia di Balabanov che, come già nel suo precedente film "Uomini e mostri" ("Pro urodov i liudej"), ci mette davanti agli occhi nella maniera più cruda e immediata una semplice verità, che i mostri molto spesso sono tra di noi o dentro di noi, che non sempre il confine è chiaro e si può dire chi sono gli uomini e chi i mostri.
Anche in questo caso, quello a cui si assiste non ha in realtà nessuna collocazione spaziale e temporale, perché potrebbe essere qualsiasi altra epoca e luogo.

Le persone non hanno paura di assistere alla violenza, al sangue, alle sevizie, alla morte, o quando capiscono che quello che stanno vedendo può accadere soltanto nella fantasia e non ha nessun collegamento con la realtà; oppure quando vengono presentati come casi eclatanti, eccezionali, vistosamente straordinari e allo stesso tempo a loro noti, come le violenze della guerra, dello sfruttamento, della schiavitù, tutte le manifestazioni di violenza riconducibili a violenti accessi emotivi, colpi di follia... ma vedere come l'orrore in realtà spesso si nasconda quotidianamente tra di noi vestito da normalità, mettere in discussione che non c'è una zona di confine, un posto dove queste cose accadono e un altro dove non possono mai accadere, tutto questo è un attacco al guscio che le persone si costruiscono per tenere lontano il male da sé e dalle proprie coscienze. Gli orrori mostrati in questo film ed altre simili e ancora peggiori atrocità accadono, sono sempre accadute e sempre accadranno, in ogni parte del mondo, e non c'è niente che noi possiamo fare perché non sia così. E quando non c'è niente che si possa fare per scongiurare qualcosa, l'unica cosa possibile è non pensarci e far finta che non esista. E' per questo che la gente preferisce non vedere: per non sapere, o meglio, per fingere di non sapere.

Balabanov tutto questo lo ha detto nel suo film, in una maniera chiara, tagliente, che fa male, d'accordo, ma io credo che lui abbia realizzato un grande film.
Non si può consigliare a tutti indistintamente, ma è di sicuro un film da vedere.

Myshkin - Mercoledì, 22 Agosto 2007, 12:20
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Il film di Balabanov sarà proiettato a Venezia i giorni 28, 29 e 30 agosto, e la presentazione ufficiale sarà il giorno 29 agosto.

C'è da augurarsi che il pubblico e la giuria riescano a capire il messaggio di Balabanov meglio di come è stato capito finora, secondo le testimonianze che si possono trovare in rete.

Secondo la maggior parte delle descrizioni - tutte uguali e ricopiate di sito in sito - questo film "Tratta della fine del totalitarismo in un particolare paese", ovvero è un "impressionante affresco quasi-horror sulle prime avvisaglie del crollo che a fine anni 80 avrebbe travolto l’Unione Sovietica".

Se verrà recepito così, allora sarà un fallimento.

Myshkin - Martedì, 11 Settembre 2007, 11:52
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Non ho ancora letto le impressioni del film a Venezia, o un commento/recensione che non sia la copia di quelli già esistenti.
In compenso ho scoperto che la casa "Ladyfilm" ha acquistato a Venezia i diritti del film di Balabanov. Questo vuol dire che quanto prima sarà distribuito in versione italiana, e probabilmente proiettato nelle sale cinematografiche italiane.

Stavrogin - Lunedì, 24 Settembre 2007, 14:59
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Un mio amico mi ha raccolto alcune recensioni italiane del film

le ricopio senza commento

ciao
zhenja




L'ECO ARCA
Raccontare e comunicare la sofferenza in una fase di decadenza del sistema: sembra essere questo l’intento chiaramente percettibile durante la visione di Cargo 200, il cui titolo esprime già una sconfitta, essendo il nome in codice del carico che trasportava i caduti russi nella guerra tra Unione Sovietica ed Afghanistan.
Un film sicuramente crudo e dai toni forti: non ci sono mezze misure, o lo ami o lo odi, e i pochi applausi in sala lo dimostrano pienamente.
Un professore di ateismo scientifico che si scontra con un contadino produttore di vodka cristiano, un vietnamita che parla il russo e che si occupa di versare vodka e innaffiare l’orto, la figlia del capo del partito e il suo fidanzato paracadutista: sono alcuni dei personaggi di quest’ultima e bizzarra fatica di Aleksej Balabanov, intrecciati in una trama grottesca e piena di violenza ma che riesce senza alcun dubbio a suggestionare il pubblico e trasmettere quella sensazione di insofferenza che provava il popolo russo.
Azzeccata la colonna sonora che riesce a smorzare i momenti più faticosi del film e contribuisce fortemente a rendere insolita quest’opera. Nel complesso non è fuori luogo definirla una pellicola difficile da capire, ma da interiorizzare.

CLOSE-UP
Venezia 64 - Gruz 200 (Cargo 200) - Giornate degli autori venerdì 31 agosto 2007 di Matteo Botrugno (Gruz 200); Regia e sceneggiatura: Alexey Balabanov; fotografia: Alexander Simonov; interpreti: Alexey Serebryakov (Alexey), Leonid Gromov (Artyom), Yuri Stepanov (Mikhail), Agniya Kuznetsova (Angelika), Alexey Poluyan (Zhurov), Mikhail Skryabin (Sunka); produzione: CTB Film Company; origine: Russia, 2007; durata: 89’
Il nuovo cinema russo, recentemente relegato solo nell’ambito dei festival, oltre a dar prova di essere caratterizzato da una vivace originalità, riesce ad essere profondamente fedele alla tradizione e, allo stesso tempo, a fondere le più diverse influenze del cinema contemporaneo. In pochi anni abbiamo assistito a prove notevoli di artisti russi emergenti, come Vyrypaev con lo struggente Ejforja, Lounguine con The Island e Serebrennikov, trionfatore alla Festa del Cinema di Roma con l’ottimo Playing the victim.
Cargo 200: ovvero le bare dei soldati caduti durante la guerra fra Unione Sovietica ed Afghanistan nella prima metà degli anni ’80. Cargo 200, ovvero gli ultimi passi verso il baratro di un sistema politico-economico che sarebbe collassato di lì a poco. Cargo 200, ispirazione per un film morboso, psicotico, disturbante. Ogni personaggio è costruito in modo tale da rappresentare il disagio di un imminente cambiamento. “Qui le cose cambieranno”, sosterrà il condannato a morte prima dell’esecuzione. Non si tratta solo della rassegnazione di un condannato, ma della certezza di un cittadino sovietico alla ricerca del Dio che gli viene negato.
Il lavoro di Balabanov non parla direttamente di comunismo, esattamente come il film Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes, 4 mesi 3 settimane 2 giorni. Il regista russo punta a raccontare una storia che ha per protagonista un poliziotto sovietico completamente folle, che rapisce una ragazza e, oltre a violentarla con bottiglie di vodka e farla violentare da altri individui, la tiene imprigionata nella sua casa fatiscente in cui vive con la madre alcolizzata e teledipendente. Diverse storie si susseguono in Gruz 200: le indagini di un professore universitario ateo, la follia di una donna che cerca di vendicare la morte del marito, un ragazzo che, pur sfoggiando una maglietta con la scritta CCCP, è palesemente rivolto verso la nuova Russia, quella del capitalismo, dell’influenza musicale occidentale, del crescente disagio giovanile. Piccoli esseri umani che zoppicano sul suolo di uno stato morente, sullo sfondo di una Leninsk quanto mai grigia e fumosa.
Chi sono questi individui? Anche se all’apparenza le vicende del film ruotano intorno a psicosi e vendette, ogni personaggio è disegnato in modo tale da rappresentare un tassello di un impero in totale disfacimento. Il lavoro di Balabanov non implica però riferimenti all’opera di autori come Alexandr Solzenicyn: il regista lascia la libertà di trarre le conclusioni che si credono. Appare tuttavia evidente la volontà di mostrare quel mondo disperato, quell’angoscia per le morti dei cittadini, quella falsità evidente di polizia ed esercito, quell’ipocrisia che genererà la vicenda, realmente accaduta, che diviene simbolo della violenza subita dal popolo in quasi settant’anni di regime sovietico.
L’alternanza di canzoni pop tradizionali e musica rock e punk, mette ancor di più in risalto i riferimenti al delicato passaggio di poteri. La madre del poliziotto osserva in silenzio un intervento in tv di Ligaciov, oppositore della Perestrojka di Gorbaciov. Alcune inquadrature insistite sul ferro e il fumo di Leninsk, soffocano, intrappolano. Brutalità e psicosi non sono solo i tratti di un regista che confeziona un lavoro violento e provocatorio mai fini a se stesse, ma quanto mai chiavi di volta per osservare, ormai da lontano, un mondo che non esiste più, ma che è ancora vivo nella coscienza del popolo russo. E rievocarlo aiuterà a comprenderlo.

NONSOLOCINEMA
Giornate degli Autori
"Cargo 200 (Gruz 200)" di Alexey Balabanov
Ritratto della violenza in Russia alla fine dell’era sovietica
Articolo di Maria Conte
Pubblicato mercoledì 29 agosto 2007 - NSC anno III n. 23
Un film intenso, a tratti simbolico, ma soprattutto aggressivo e crudo apre la sezione delle Giornate degli Autori alla 64esima Mostra del Cinema di Venezia. Parte del pubblico si è fremato, incuriosito e impressionato, a porre domande al regista Alexey Balabanov, contento del successo che il suo film ha già avuto in Russia.
1984. In un paesino della provincia di Leningrado un professore di ateismo sovietico in visita da parenti capita per caso in una casa immersa della campagna e il giorno dopo scopre che quella stessa notte in quel luogo è stato ucciso un uomo e due ragazzi sono scomparsi. Così comincia questo quadro della Russia allo sfacelo, che si incrementa sempre più tra corruzione, follia e torture, ingiustizie giudiziarie e sottrazione di cadavere. I cargo 200 che danno il titolo all’opera sono infatti bare di soldati morti in Afghanistan che spesso scompaiono senza traccia. Lo stesso autore ha sottolinato più volte la sua intenzione di realizzare attraverso il suo film un affresco della Russia nei primi anni 80 mettendo ben in evidenza le problematiche di quel periodo, in cui il suo paese era "morto".
Tutti gli eventi si rifanno all’esperienza dello stesso regista in quegli anni e alle testimonianze raccolte dalle sue ricerche come documentarista. Anche l’immaginazine dell’autore di Brother ha avuto la sua parte nella costruzione di questo film dalla trama fluida e coinvolgente, che cattura soprattutto grazie alla crudezza degli eventi. Con uno stile elegante e tagliente Balabanov riesce a descrivere attraverso immagini forti e una ricostruzione curata, anche nelle musiche, un momento storico del suo paese particolarmente difficile e al limite del caos, senza cadere in facili esagerazioni.
Pessimismo intrinseco e l’accusa di mancanza di morale si possono smentire mettendo in risalto il finale, in cui il personaggio del professore si riavvicina alla fede, nel tentativo di recuperare una normalità che gli eventi gli avevano completamente infranto. In Russia il film è già uscito con un ottimo successo di pubblico, scatenando accese polemiche e altrettanti entusiasmi. Si tratta di un tipo di ricostruzione utile per mostrare e far comprendere allo spettatore lo stato di una società in cui i valori venivano completamente a deteriorarsi.


FRAMEONLINE


Gruz 200, di Alexey Balabanov
(Cargo 200, Russia 2007, 89'; con Alexey Serebryako, Leonid Gromov, Yuri Stepanov)
Link: www.gruz200.ru/main/

Non va di certo per il sottile Alexey Balabanov con Gruz 200, presentato a Venezia 64 nelle Giornate degli autori - Venice Days, ritratto a dir poco impietoso dell’Unione Sovietica pre-Gorbaciov, segnato da un iperrealismo di fondo venato da un’ironia che a tratti sfocia platealmente nel grottesco. Lo sfondo su cui si muovono i tipi umani scelti dal regista-sceneggiatore è quello della provincia sovietica appena fuori da San Pietroburgo, una terra di nessuno desolata e cadente dove la fanno da padroni poliziotti psicopatici, militari corrotti, contrabbandieri-filosofi e teppisti disillusi. Il racconto intreccia, a tratti un po’ troppo ellitticamente, i percorsi, le traiettorie di vari personaggi, trascinandoli in un crescendo di follia verso un vero e proprio baratro di aberrazioni sempre più raccapriccianti, che li privano anche di quel barlume di umanità che parevano possedere in partenza.
Del resto, fin dalle prime battute, il dialogo tra due fratelli (l’uno militare di carriera, l’altro docente universitario di ateismo) Balabanov chiarisce quale sia la cornice storica e il clima politico-sociale nel quale ci troviamo: Andropov è morto da poco, i segni del crollo del sistema comunista si fanno via via

più visibili e stridenti e, tra questi, l’Armata rossa impantanata nella guerra in Afghanistan che ormai tutti danno per persa è il più evidente. I soldati che tornano dal fronte nelle bare sono sempre più numerosi ma, in fondo, alla popolazione ciò non sembra importare poi molto, dato che sono altre le preoccupazioni quotidiane: sopperire alla carenza di viveri, innanzitutto, oppure, come fanno i più giovani, sottrarsi alla leva iscrivendosi all’università per poi spassarsela in discoteche improvvisate o tentando scorciatoie per arricchirsi il più rapidamente possibile.
Su questo sfondo storico così preciso Balabanov è abile nel sovrapporre, dapprima in maniera quasi impercettibile, poi sempre più grevemente, una vicenda a metà strada tra il giallo e l’horror che vede un poliziotto dallo sguardo impassibile segregare e sottoporre a ogni genere di aberrazione la giovane fidanzata di uno dei militari morti in Afghanistan. Il corpo di quest’ultimo, ironia della sorte, sarà affidato proprio all’agente che, invece di dargli una sepoltura con tutti gli onori come richiesto dalle circostanze, gli permetterà di ricongiungersi con la ragazza in un ultimo macabro abbraccio.
Dopo un po’ diviene evidente come ognuno dei personaggi in scena sia in fondo la metafora di un’Unione Sovietica che, a quei tempi (siamo nel 1984), nessuno avrebbe potuto immaginare così: il cadavere in decomposizione del soldato morto è il simbolo di un esercito un tempo glorioso ma ormai in disfacimento, le aberrazioni compiute dal poliziotto sulla ragazza sono quelle perpetrate all’epoca dal kgb sul corpo di una nazione rosa dal sospetto e dalla paura, il vitalismo sfrenato ma già fasullo dei teenager vogliosi di guadagnare senza fatica è l’indizio di quel desiderio di ricchezza che sfocerà in tutta la sua volgarità nel corso degli anni Novanta, il professore di ateismo che continua a negare l’esistenza di Dio e dell’anima ma che, nel finale, ritroviamo in una chiesa a chiedere di essere battezzato, è l’icona di una liturgia laica divenuta ormai caricaturale.
Al termine del film ci si chiede che senso abbia una rappresentazione tanto crudele quanto cinica (ma in fondo fredda, diretta, mai compiaciuta o ridondante) di un’epoca ormai archiviata, anche se, la precisione dei riferimenti storici (dallo schermo di un televisore fa la sua fulminea comparsa perfino Gorbaciov, all’epoca ancora sconosciuto ai più), lascia il sospetto che il tutto sia un pretesto bello e buono (si fa per dire) per parlare della Russia di oggi, in fondo non così diversa dall’Unione Sovietica di ieri.
Fabrizio Colamartino, 30/08/2007

Myshkin - Mercoledì, 26 Settembre 2007, 13:27
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Avevo letto anch'io alcune di queste recensioni ma, dopo aver visto il film, devo dire che non mi trovo d'accordo con la prevedibile interpretazione secondo la quale il film è una metafora del regime sovietico con tutti i suoi orrori.
Ho già scritto la mia versione, secondo la mia chiave di lettura.
Il film riprende e sviluppa la tematica già affrontata da Balabanov nel suo precedente film "Uomini e mostri" ("Pro urodov i liudej"), e credo che sia sbagliato volerci vedere a tutti i costi una denuncia, una critica del sistema negli anni del regime comunista, o ancora in quello attuale.
Il tema toccato da Balabanov è assai più generale di quello che si può pensare a prima vista.
Ma ripeto cose già dette...

Zarevich - Giovedì, 27 Settembre 2007, 12:20
Oggetto: Re: «CARGO 200» di Balabanov
Non c’è da meravigliarsi. Anche Balabanov stesso dopo Venezia nella sua intervista ha detto che il suo film ci era capito così come “loro” sono capaci di capirlo. Non è il film dell’anno 1984 e del regime sovietico. È una fantasia del regista sul tema dei mostri e degli uomini. Non è un film sociale o storico, è un film psicologico. Ma la critica occidentale è così come è. La vecchia canzone cantata da tanto tempo. Anch’io ho letto quelle recensioni. C'era da aspettarselo.

Caro Myshkin! Se ti ricordi, noi all’inizio avevamo scritto che questo film sarebbe potuto essere capito male. Non erano conseguenze difficilmente ponderabili. Tornatore e Balabanov hanno fatto due film sulla stessa cosa, dei mostri e degli uomini. Secondo me è lo stesso argomento. La differenza c’è nella critica che scrive del film di Balabanov come del film sociale e storico, e del film di Tornatore come del film caratteristico. Chi sono quei mostri nel film di Balabanov è indicato e indirizzato, ma chi sono i mostri dal film di Tornatore non è indicato. Di dove sono? Dove vivono e a che cosa appartengono. Loro sono di Luna? In che società vivono? In che regime?
Tornando alla critica del film di Balabanov, si può solo rincrescere. E voi scrivete che il film di Tornatore non sarà capito negli USA. Dipende dallo spettatore americano. Anche il film di Balabanov non può essere capito bene da tutti. Se i giornalisti scrivono tali recensioni banali e “a rovescio”, vuol dire che Balabanov non è riuscito a convincerli. Ma il film di Balabanov l'hanno guardato non solo i critici. Quando tu lo guardavi, non ti è venuta quell'idea assurda di cui scrivono quei critici

Argonauta - Giovedì, 27 Settembre 2007, 14:27
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Non ho capito una cosa: questo film a Venezia è stato doppiato in italiano o no?

Argonauta - Giovedì, 27 Settembre 2007, 14:35
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Zarevich ha scritto: [Visualizza Messaggio]
E voi scrivete che il film di Tornatore non sarà capito negli USA. Dipende dallo spettatore americano. Anche il film di Balabanov non può essere capito bene da tutti. Se i giornalisti scrivono tali recensioni banali e “a rovescio”, vuol dire che Balabanov non è riuscito a convincerli. Ma il film di Balabanov l'hanno guardato non solo i critici.


In generale penso che sia difficile capire un film se presentato in un contesto sociale diverso. Ma il commercio ci mette lo zampino, il problema della diffusione dei filmfilm italiani negli Usa è che non hanno una grande distribuzione, sono proiettati solo in poche sale di alcune grandi metropoli. Generalmente non sono mai doppiati. Lo spettatore medio preferisce commedie brillanti, film d'azione, e confezionati in un certo modo.... Certo che se i critici aiutassero FORSE le cose andrebbero un po' meglio.
Dispiace osservare che in Italia molte multisale sono state comprate da Warner, per questa ragione è sempre più difficile anche nel nostro paese vedere prodotti non americani...

Argonauta - Martedì, 02 Dicembre 2008, 22:34
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
Ho finito di vedere questo film, mi è piaciuto molto. E' terribile e duro, come una cosa velenosa e fredda che entra dentro il corpo.

Melancholia - Mercoledì, 24 Novembre 2010, 00:53
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
visto finalmente. dico subito che è uno dei miei generi di film preferiti, ovvero quelli che ti lasciano un pugno nello stomaco. anche se devo dire che Cargo 200 di pugni te ne lascia tanti, non si sazia mai, colpisce sempre più forte. più di tutti, il personaggio che personalmente mi ha ferito tanto è stata la madre di Žurov:


Image


lei.. personaggio simbolico della triste indifferenza, della struggente rassegnazione davanti alla barbarie dell'uomo. suo figlio violenta, maltratta, uccide, viene ucciso... e lei continua a guardare la televisione come se fosse tutto nella norma. ed è proprio questo il problema! la violenza non deve rientrare nella norma, non bisognerebbe abituare gli uomini alla violenza altrimenti diventa cosa di ogni giorno e dunque non colpisce più; e se essa non fa più male allora causa indifferenza. e nel mondo di indifferenza ce n'è tanta in effetti (!).

questa è la mia interpretazione del film e non credo ce ne sia una unica e universale, non in questo genere di film per fortuna.

Vincentius Antonovich - Giovedì, 25 Novembre 2010, 01:22
Oggetto: Re: «CARGO 200» di Balabanov
Dopo tutto quello, che ho letto nel forum su questo film, avevo preparato lo stomaco alla visione... e per fortuna! Tutto si può dire di questo film, così complesso, meno che si tratti di un film piacevole; non lo è, ovviamente, per la crudeltà allucinata delle situazioni, non lo è neanche per lo stile della fotografia, sempre deprimente ed ancora non lo è per la scelta degli esterni (vecchie fabbriche, case decrepite etc.). Mi sembra molto calzante il paragone, proposto da Zarevich, con Salò o le centoventi giornate di Sodoma di Pasolini (un film altrettanto imperdibile e spiacevole): ho trovato nelle due pellicole la stessa miscela di surrealismo ed iperrealismo: il delirio e la descrizione lucida e minuziosa dei fatti.
Dai precedenti commenti, è emersa nettamente una problematica: questo film dipinge un affresco storico della crisi finale dell'URSS, con le sue tinte forti, usate come metafora della violenza del regime, oppure è una riflessione sulla malvagità, intesa come un aspetto della condizione umana, nel senso più universale dell'espressione e soltanto per esempio ambientata nell'Unione Sovietica?
Se il film vuol'essere innanzitutto una critica all'URSS, allora è uscito un pò in ritardo, perché, quanto più è eroico dissentire, mentre è al potere un regime, che può annientarti, tanto più diventa ridicolo farlo, quando ormai il regime non esiste più. Sono dunque convinto, che la riflessione di Balabanov sia rivolta a tutti gli uomini di ogni luogo e di ogni tempo; tuttavia, essendo il regista un russo, gli è sembrato naturale ambientare la storia nel suo paese, piuttosto che altrove. Questo però non significa, che B. si sia limitato a girare il, film sotto casa, per pura comodità. E' fuori discussione, che il film contiene anche un grande e magnifico affresco dell'URSS di quegli anni e che individua nella perdita di fiducia verso il loro regime da parte dei popoli sovietici, seguita alla disfatta afgana, il momento di una grave crisi collettiva di coscienza; tutto questo è suggerito già nel titolo del film.
Semplicemente però non è questo il tema principale.
Con il pretesto di una situazione estrema, il film mette a confronto uomini che, possiedono dei valori con altri, che non ne possiedono affatto (e che questo accada nell'URSS o altrove è davvero insignificante). Forzando parecchio la mano, si potrebbe dire, che si tratta del confronto tra una visione del mondo con Dio ed un'altra senza Dio.
Se esistono dei mostri, ci dice B. quelli sono gli uomini, che hanno smarrito il loro senso etico, per indifferenza, per assuefazione al male, per conformismo e vigliaccheria, per avidità e corruzione oppure soltanto perché non riescono più a prestar fede ai valori nei quali hanno sempre creduto. Esiste in questi casi una sola possibilità di ritrovare la propria umanità, quella di ricercare valori più autentici, la strada che percorrerà il professore di Ateismo Scientifico alla fine del film.

Myshkin - Venerdì, 04 Febbraio 2011, 23:14
Oggetto: Re: «CARGO 200» Di Balabanov
«CARGO 200» - «ГРУЗ 200»


Powered by Icy Phoenix based on phpBB © phpBB Group