Arca Russa

Arti figurative - «MORTE DI RAFFAELLO» di Felice Schiavoni

Zarevich - Sabato, 17 Aprile 2010, 16:57
Oggetto: «MORTE DI RAFFAELLO» di Felice Schiavoni
«MORTE DI RAFFAELLO» «СМЕРТЬ РАФАЭЛЯ»

Nella collezione del Museo «Tsàrskoje Selò» («Царское Село») presso San Pietroburgo è tornato il quadro di Felice Schiavoni «LA MORTE DI RAFFAELLO» («СМЕРТЬ РАФАЭЛЯ»). I lavori di restauro, durati due anni, si svolgevano nello studio dell’Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo. Questa tela dalla collezione del Palazzo di Caterina a Tsàrskoje Selò fu danneggiata durante l’evacuazione nei tempi di guerra. Al restauro del quadro ha preso parte attiva l’Italia. Il ritorno del quadro di Felice Schiavoni è una specie del regalo per l'imminente ricorrenza dei 300 anni di Tsàrskoje Selò. Il quadro di Felice Schiavoni (Феличе Скьявоне 1803-1881) «MORTE DI RAFFAELLO» non è conosciuto né ai russi né agli italiani estimatori dell’arte. La guerra, l’evacuazione e poi settanta anni di oblio. La morte di Raffaello, come d'altronde la morte di ogni genio, agitava sempre il mondo. La versione artistica della morte di Raffaello del pittore Felice Schiavoni è allegorica, di ampio respiro e per molti versi misteriosa. La commissione per la creazione della tela sull’ultima ora di Raffaello fu affidata al pittore italiano poco conosciuto da Aleksandr Nikolajevich Romànov, figlio dello zar Aleksandr I e futuro imperatore Aleksandr II. Nel 1841 il futuro Imperatore Aleksandr II viaggiava per l’Italia, studiava la storia dell’arte e visitò lo studio della famiglia dei pittori Schiavoni. Il minore Schiavoni che non era di gran talento, ma ricevette un grande ordine dall’ospite russo, cominciò raccogliere i materiali per il futuro quadro. Il lavoro occupò vent’anni e in realtà diventò il lavoro di tutta la vita. Il dipinto, che giunse nel 1859 a San Pietroburgo proveniente da Venezia, fu collocato nel Palazzo Imperiale di Caterina, residenza estiva degli zar, e precisamente nella Sala di Lione, progettata alla fine del Settecento. Nel 1860 l’Imperatore Aleksandr II premiò il pittore con l’ordine di San Stanislav. Prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale il quadro si trovava alla Sala di Lione del Gran Palazzo di Tsarskoje Selò presso Leningrado. In seguito all’invasione tedesca della Russia, fu necessario, data anche la rapida avanzata degli invasori, mettere in salvo le opere d’arte. Tra queste, anche la grande tela dello Schiavoni che, avvolta in un cilindro, fu trasportata in località sempre più lontane del fronte, fino a Novossibìrsk in Siberia, dove rimase fino alla fine del conflitto. Il quadro «LA MORTE DI RAFFAELLO» rientra in quel genere definito «pittura di storia», tipico della prima metà dell’Ottocento, in cui gli artisti raffiguravano scene di vita di celebri personaggi del passato o comunque di episodi storici, ricostruendone di fantasia l’ambiente e le situazioni, ma restando massimamente fedeli ai costumi, agli arredi e alle suppellettili. Ci sono raffigurati vari personaggi dell’arte e della letteratura, come Perin del Vaga, Giulio Romano, Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, Ludovico Ariosto, Benvenuto Cellini, ecc. Sullo sfondo, la Fornarina. È un ampio dipinto, soffuso di ombra appena schiarita da luci che entrano da alcune grandi finestre, e illuminato al centro dalla vivace porpora del cardinale Pietro Bembo.
Vasari descrive molto dettagliatamente la morte dell’artista, avvenuta a 37 anni nel Venerdì Santo del 1520, sottolineando in particolare la coincidenza della sua nascita, ancora nel Venerdì Santo.

Zarevich

Zarevich - Mercoledì, 07 Marzo 2018, 16:19
Oggetto: «MORTE DI RAFFAELLO» di Felice Schiavoni
«MORTE DI RAFFAELLO» di Felice Schiavoni


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