IVAN BATOV, lo Stradivari russo
«Lo Stradivari russo», così nel 1833 un giornalista titolò il suo articolo sulla rivista della capitale «Северная пчела» («Ape del Nord»). L’articolista scrisse del suo contemporaneo Ivan Batov, il primo liutaio russo che fece apprezzare gli strumenti ad arco costruiti in Russia.
Ivan Batov nacque nel 1767 nella tenuta del conte Sheremetjev nei pressi di Mosca. Possiamo dire che in questo ebbe fortuna. Il conte aveva dato vita ad uno dei teatri più famosi del suo tempo. Sheremetjev, una delle persone più colte dell’epoca di Caterina la Grande, fin da giovane amò la musica e il teatro, partecipava alle rappresentazioni teatrali in casa, suonava il violoncello. Avendo ereditato dal padre, oltre alle immense ricchezze, anche una compagnia di artisti, a 26 anni si dedicò alla preparazione professionale e al perfezionamento della maestria dei suoi attori invitando a tal scopo maestri di arte. Gli attori e i musicisti più dotati del suo teatro, pur essendo dei servi della gleba, ebbero modo di studiare a San Pietroburgo e a Mosca. Sheremetjev aveva un’ottima orchestra, i suoi spettacoli stupivano per la ricchezza degli scenari, lo splendore dei costumi. All’inizio le rappresentazioni si tenevano su due palcoscenici: uno cittadino nella dèpendance teatrale, appositamente costruita in aggiunta alla casa dei Sheremetjev a Mosca, e l’altro di campagna, nella tenuta di Kuskovo, nei pressi di Mosca. Le sale erano sempre gremite. Per l’alta società , a partire dall’Imperatrice Caterina, era un obbligo conoscere la musica, come era obbligatorio per il ceto nobile saper suonare qualche strumento.
Ivan Batov si appassionò alla musica molto presto. E quando il conte cominciò a scegliere tra i suoi servi della gleba coloro che avevano delle capacità musicali e quindi si poteva insegnare loro la liuteria, Batov fu notato e fu mandato a studiare da un liutaio moscovita. Il giovane lavorò con molta lena ed essendo dotato di un buon spirito di osservazione, con particolare tenacia studiò le proprietà acustiche degli archi tanto da raggiungere degli ottimi risultati nella costruzione dei violini. Lavorando con gli antichi strumenti italiani imparò alla perfezione l’arte dell’intaglio. “Nel tempo che gli restava libero imparava a suonare il violino e più tardi, durante le prove dello strumento, di regola suonava canzoni russe per le quali provava una particolare passione patriottica”, — così scriveva di Batov il suo contemporaneo.
Nel 1789 “il liutaio Ivan, figlio di Andrej” (anche se di norma manca il cognome, non c’è dubbio che si tratti di Batov) figura già nel teatro di Sheremetjev. All’inizio dell’Ottocento il conte si trasferì a San Pietroburgo e prese con sé Batov perché imparasse anche l’arte della costruzione dei clavicordi. Sul giornale cittadino di quegli anni “Il Notiziario di San Pietroburgo” troviamo degli annunci in cui si dice che sono in vendita i violini di Batov. Tenendo conto dei gusti dell’epoca, quando si riteneva che gli strumenti di costruzione russa potevano essere suonati solo dagli amatori e non dai veri musicisti, Batov presenta i suoi strumenti come “violini italiani”. C’era del vero in questo, perché li costruiva attenendosi rigorosamente ai canoni dei maestri italiani.
All’inizio degli anni ’20 per un violoncello di “animo e corpo stupendi” Batov ebbe dal conte Sheremetjev l’affrancamento. E alla Fiera dei manufatti russi che si tenne a San Pietroburgo nel 1829 Batov ebbe la grande medaglia d’argento per il miglior violino e il miglior violoncello. Da quel momento Batov ha avuto il riconoscimento generale di migliore maestro di liuteria e nel suo laboratorio venivano i più famosi artisti russi e i migliori musicisti stranieri di passaggio a Pietroburgo.